27 Dicembre

27 dicembre 2013

« »

Così, la sera del 27 dicembre, si diresse verso le Petrovskie linii e, uscendo, mise nel manicotto la rivoltella di Rodja, carica e senza sicura, decisa a sparare contro Viktor Ippolitovic se lui le avesse risposto con un rifiuto, l’avesse fraintesa o comunque umiliata. Camminava per le vie festanti, in preda a un profondo turbamento, senza accorgersi di nulla intorno a sé. Nella sua testa già era echeggiato il colpo di pistola, non importava contro chi. Quello sparo era l’unica cosa di cui fosse cosciente. Seguitò a sentirlo per tutto il tragitto: era diretto contro Komarovskij, contro se stessa, contro il proprio destino, contro la quercia di Dupljanka, nella radura, col bersaglio intagliato nel tronco

Borìs Pasternàk, Il dottor Živago, 1957, tr. it. P. Zveteremich, ed cons. Feltrinelli, 1994, p. 67

Nelle case di Mosca, la sera del 27 dicembre di un anno al principio del Novecento, si festeggia la Festa dell’Albero di Natale ed è a una di queste feste che si sta recando la giovane Larisa Guichard, detta Lara. E non per prendere parte al rito tradizionale delle danze, delle luci e delle conversazioni. La sua intenzione è quella di sparare all’avvocato Komarovskij, un faccendiere che ha rovinato diverse persone, amante della madre e seduttore di Lara stessa. Nella fredda sera di dicembre, la ragazza cammina nella strada dei negozi, con la pistola del fratello nascosta nel manicotto e il desiderio di  compiere un gesto eversivo e liberatorio. Non riuscirà a uccidere Komarovskij, anzi la pallottola colpirà di striscio un altro ospite della festa e Lara, semisvenuta, attirerà l’attenzione e l’ammirazione di un giovane medico, Juri Živago, lì presente. È un giorno fatale, in cui si accavallano avvenimenti densi di conseguenze per le vite dei protagonisti, mentre intorno si preparano cambiamenti epocali durante i quali Lara e Juri si incontreranno e perderanno di vista diverse volte. 

Dicono del libro
“Borìs Pasternàk nacque ne 1890 a Mosca. Il suo ingresso nella vita intellettuale russa coincise con la moda del cubofuturismo e con le più accese esperienze di rinnovamento letterario. ma per quanto animato da un ansioso bisogno di ricerca, egli nn dimenticò mai la più genuina tradizione della su terra come testimonia l’opera poetica e, ancor meglio e di più, il romanzo. La sua poesia, così improduttiva ai fini della propaganda, non lo mise mai in buona luce presso le autorità; egli stesso , non per una ben individuata ragione di ordine politico, ma per un preciso bisogno di salvare la libertà dell’arte e del pensiero, sin dal 1930 visse in disparte nella sua dacia di Peredelkino, presso Mosca, dove morì nel 1960. Fu in questa volontaria solitudine che maturò e fu scritto Il dottor Živago”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Feltrinelli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

tn-1

“… Il 27 di dicembre fuggì di casa col piccolo…”
Saul Bellow, Il re della pioggia

tn-1

“… E’ il 27 dicembre. Sediamo sulle stesse sedie. Sul tavolo c’è la stessa teiera, gli stessi sottobicchieri sotto le tazze da tè…”
Peter Høeg, Il senso di Smilla per la neve

tn-1

“… Un 27 dicembre mi sposai. Un quadro di Paul Klee dedicato al numero 27 sintetizza le luci e le ombre della società segreta…”
Enrique Vila-Matas, Storia abbreviata della letteratura portatile

CondividiTweet about this on TwitterShare on Facebook0Share on LinkedIn0Email this to someone