20 Gennaio

20 gennaio 2013

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 “Non ti ricordi? Noi eravamo insieme in questo castello: ma sono memorie terribili! Non le evochiamo.”
“Sarebbe impossibile; io le ho dimenticate.”
“Le ricorderai dopo la tua morte”.
“Quando?”
“Fra venti anni, al venti di gennaio; i nostri destini, come le nostre vite, non potranno ricongiungersi prima di quel giorno.”

Igino Ugo Tarchetti, Le leggende del castello nero, 1869, in Racconti fantastici, Bompiani, 1993, p. 62

 Ambientato fra il 1830 e il 1850, questo breve racconto tocca  le corde del fantastico: la memoria di vite precedenti, oggetti che vengono dal passato, apparizioni, sogni, presagi, meditazioni sul tempo (“E d’altra parte come sentiamo noi di vivere nell’istante?”). Proprio in sogno, il protagonista viene a conoscere fatti che lo hanno riguardato trecento anni prima e, insieme, la data della sua morte. La cifra 20, ripetuta in più occasioni, chiuderà anche il racconto. 

 

Dicono del libro
“Tarchetti fu tra gli esponenti più caratteristici della Scapigliatura; entrato nella storia letteraria per una sua particolare nebulosità romantica, amato forse più per la sua vitalità artistica e per quello che avrebbe potuto dire e non ebbe il tempo di dire, morendo a meno di trent’anni. I cinque Racconti fantastici … assumono il valore di tracce dell’uomo Tarchetti”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Bompiani, op. cit.)

 

 

Altre storie che accadono oggi

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“… Un pomeriggio (era il 20 gennaio 1839) Bouvard che, come al solito, si trovava seduto al suo tavolo d’ufficio, ricevette una lettera…”
Gustave Flaubert, Bouvard e Pécuchet

 

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“… 20 gennaio 1938. L’io vischioso. Mi vien data una buona, una buonissima notizia e mi tira gioiosamente su di morale…”
Michel Tournier, Il re degli ontani

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“… Non occupa alcun posto nel tempo della nostra storia, solo una data, 20 gennaio…”
Annie Ernaux, Passione semplice

 

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20 de enero, La Oreja de Van Gogh (segnalazione di Michele Brescia)

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 “Non ti ricordi? Noi eravamo insieme in questo castello: ma sono memorie terribili! Non le evochiamo.”
“Sarebbe impossibile; io le ho dimenticate.”
“Le ricorderai dopo la tua morte”.
“Quando?”
“Fra venti anni, al venti di gennaio; i nostri destini, come le nostre vite, non potranno ricongiungersi prima di quel giorno.”

Igino Ugo Tarchetti, Le leggende del castello nero, 1869, in Racconti fantastici, Bompiani, 1993, p. 62

 Ambientato fra il 1830 e il 1850, questo breve racconto tocca  le corde del fantastico: la memoria di vite precedenti, oggetti che vengono dal passato, apparizioni, sogni, presagi, meditazioni sul tempo (“E d’altra parte come sentiamo noi di vivere nell’istante?”). Proprio in sogno, il protagonista viene a conoscere fatti che lo hanno riguardato trecento anni prima e, insieme, la data della sua morte. La cifra 20, ripetuta in più occasioni, chiuderà anche il racconto. 

Dicono del libro
“Tarchetti fu tra gli esponenti più caratteristici della Scapigliatura; entrato nella storia letteraria per una sua particolare nebulosità romantica, amato forse più per la sua vitalità artistica e per quello che avrebbe potuto dire e non ebbe il tempo di dire, morendo a meno di trent’anni. I cinque Racconti fantastici … assumono il valore di tracce dell’uomo Tarchetti”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Bompiani, op. cit.)