11 Dicembre

11 dicembre 2013

 

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Mercoledì 11 dicembre Quandt arrivò più tardi del solito e assai eccitato. Mentre rincasava da scuola aveva avuto un vivace alterco con un carrettiere, il quale aveva frustato crudelmente il proprio cavallo, che non riusciva a trascinare il pesante carico su per un’erta. Quandt gli aveva rivolto le proprie rimostranze, chiamando a testimoni di tanta inumana crudeltà alcuni passanti. Allora quell’omaccio l’aveva aggredito brandendo la frusta e urlandogli di andare all’inferno e non immischiarsi in faccende che non lo riguardavano. — Grazie al cielo so come si chiama e ne farò rapporto al tenente di polizia, — concluse Quandt, e non si stancò di ripetere più e più volte come quel villano avesse continuato a tirare per la cavezza lo sfortunato ronzino, le cui vene si gonfiavano come corde sotto le magre costole. — Mascalzone — borbottava, — gl’insegnerò io a tormentar così un animale

Jacob Wassermann, Caspar Hauser, 1908, tr. it. L. Magliano, Rizzoli 1961, p.365

Un mercoledì undici dicembre di un anno dell’Ottocento, nella cittadina tedesca di Ansbach, il maestro di scuola Quandt racconta  un episodio che gli è capitato tornando a casa. Lo racconta a tavola, dove siedono la moglie e un giovane, che la famiglia ospita in casa da alcuni mesi. Il nome del giovane è Caspar Hauser e la sua storia misteriosa sta per giungere al termine, proprio in quel mese di dicembre. Di origini ignote, Caspar Hauser aveva fatto la sua comparsa a Norimberga nel 1828: un ragazzo sbucato dal nulla,  segregato fino ad allora nel buio di una stanza, ignaro della lingua e delle abitudini dei suoi contemporanei. Da allora, Caspar è stato ospite di diverse famiglie e oggetto di indagini e illazioni sulla sua provenienza, che lo danno a volte come un principe spodestato, a volte come un impostore. “Enigma del suo tempo”, Caspar Hauser passa gli ultimi mesi della sua vita in casa del maestro Quandt, un uomo pedante e di poca umanità. Il cavallo maltrattato di cui il maestro racconta quel giorno ricorda l’unica compagnia che Caspar Hauser ha avuto negli anni di segregazione, un cavallino di legno con cui ha trascorso un periodo indefinito, quando ancora – fuori della società – non aveva una cognizione del tempo. 

Dicono del libro
“È l’opera che segna la maturità artistica di Jacob Wassermann, lo scrittore tedesco tanto vicino a Thomas Mann: racconto che ha tutti gli aspetti del fantastico, nonostante sia attinto alla realtà storica. La vicenda centrale del libro, quella del giovane Caspar Hauser, la cui nascita e la cui morte furono avvolte nel mistero, e nel quale si credette di ravvisare un principi vittima di oscuri intrighi dinastici, ispirò non pochi drammi, liriche e romanzi: dei quali ultimi questo è indubbiamente il più suggestivo”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Rizzoli, op. cit.)

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“… Era l’undici di dicembre. nella grande anticamera tappezzata in color cuoio scuro…”
Jens Peter Jacobsen, Maria Grubbe

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“… 11 dicembre Ho camminato, per un buon tratto, camminato…”
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