8 Febbraio

8 febbraio 2013

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La sera dell’otto febbraio raggiunsi il mio casino dove, all’ora fissata, arrivò M.M. con il suo onorevole cavaliere, e quando l’uomo si tolse la maschera, M.M. me lo presentò, dicendomi insieme al nome, anche i suoi titoli. Allora, Bernis mi disse che non vedeva l’ora di rifare la mia conoscenza, dal momento che, come aveva saputo dalla signora, ci eravamo già visti a Parigi. Mentre pronunciava queste parole, mi guardava con l’aria intenta che si assume quando si cerca di ricordare un volto

Giacomo Casanova, Storia della mia vita, ed. a cura di P. Chiara, F. Roncoroni, I Meridiani,
Mondadori 1992, vol. I, p.1018

Fra il 1754 e il 1755, “complicati maneggi” vedono impegnato Casanova con due donne, indicate dalle iniziali C.C. e M.M., e l’abate de Bernis, allora ambasciatore di Francia a Venezia. Fra la città e l’isola di Murano, fra conventi, chiese, case da gioco e casini privati, si svolgono gli incontri, annunciati da messaggi, fissati con anticipo nel corso di accordi segreti, come è avvenuto per questo, dell’8 febbraio. Casanova registra le date di molte feste religiose (il giorno di santa Caterina, Ognissanti), e i giorni memorabili per i colpi della sorte, lasciando diverse considerazioni sulla “più grande e potente delle entità astratte, il tempo” e sull’arte di rendere inavvertibile il suo corso. 

 

Dicono del libro
“Ma il Casanova è quello che è, e non vuol essere altro: un vero eroe del suo tempo per l’audacia, la sincerità con la quale lo visse, allo sbaraglio, senza temere i colpi di spada o di pistola, il carcere e l’esilio, pur di consumare fino all’ultimo l’avventura della sua esistenza in un’epoca in cui la vita era un’opera d’arte e si poteva farne, con vera gioia, un capolavoro dei sensi. Perciò le sue Memorie, che furono quasi sempre ritenute un giardino di proibite delizie, sono invece la franca e aperta confessione di un disperato italiano del Settecento”

(Piero Chiara, Introduzione all’ed. Mondadori, op. cit.)

 

 

Altre storie che accadono oggi

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“… 8 febbraio. Il termometro ancora indugia intorno allo zero. Il freddo fa parte della cattivaeria generale… ”
Saul Bellow, L’uomo in bilico

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“… E’ lunedì 8 febbraio, alle quattro. Jericho torna stancamente dalla mensa al capannone…”
Robert Harris, Enigma

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“… 8 febbraio sabato mattina / il telefono squilla come mai ha fatto prima…”
Kaso e Maxi B, 6 febbraio (segnalazione di Michele Brescia)

 

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“...Ad esempio mi era sembrato che in Juventus-Roma dell’8 febbraio ‘98…”
Elio e le Storie tese (segnalazione di Michele Brescia)

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La sera dell’otto febbraio raggiunsi il mio casino dove, all’ora fissata, arrivò M.M. con il suo onorevole cavaliere, e quando l’uomo si tolse la maschera, M.M. me lo presentò, dicendomi insieme al nome, anche i suoi titoli. Allora, Bernis mi disse che non vedeva l’ora di rifare la mia conoscenza, dal momento che, come aveva saputo dalla signora, ci eravamo già visti a Parigi. Mentre pronunciava queste parole, mi guardava con l’aria intenta che si assume quando si cerca di ricordare un volto

Giacomo Casanova, Storia della mia vita, ed. a cura di P. Chiara, F. Roncoroni, I Meridiani,
Mondadori 1992, vol. I, p.1018

Fra il 1754 e il 1755, “complicati maneggi” vedono impegnato Casanova con due donne, indicate dalle iniziali C.C. e M.M., e l’abate de Bernis, allora ambasciatore di Francia a Venezia. Fra la città e l’isola di Murano, fra conventi, chiese, case da gioco e casini privati, si svolgono gli incontri, annunciati da messaggi, fissati con anticipo nel corso di accordi segreti, come è avvenuto per questo, dell’8 febbraio. Casanova registra le date di molte feste religiose (il giorno di santa Caterina, Ognissanti), e i giorni memorabili per i colpi della sorte, lasciando diverse considerazioni sulla “più grande e potente delle entità astratte, il tempo” e sull’arte di rendere inavvertibile il suo corso. 

Dicono del libro
“Ma il Casanova è quello che è, e non vuol essere altro: un vero eroe del suo tempo per l’audacia, la sincerità con la quale lo visse, allo sbaraglio, senza temere i colpi di spada o di pistola, il carcere e l’esilio, pur di consumare fino all’ultimo l’avventura della sua esistenza in un’epoca in cui la vita era un’opera d’arte e si poteva farne, con vera gioia, un capolavoro dei sensi. Perciò le sue Memorie, che furono quasi sempre ritenute un giardino di proibite delizie, sono invece la franca e aperta confessione di un disperato italiano del Settecento”

(Piero Chiara, Introduzione all’ed. Mondadori, op. cit.)