10 Maggio

10 maggio 2014

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Era arrivato al termine della casa. Una lavatrice, uno spazzolone appeso a un gancio, un fustino di Dash, una pila di riviste e giornali.
Pescando nel mucchio, ne tirò su qualcuna e l’aprì a caso.
La data di un giornale gli fece interrompere la ricerca; restò lì a fissarla.
10 maggio 1997.
Quasi quarant’anni nel futuro. Scorse i titoli. Un miscuglio insignificante di banalità senza relazione tra loro: un assassinio, un’emissione di buoni del tesoro finalizzata alla raccolta di fondi per la costruzione di aree di parcheggio, la morte di un famoso scienziato, una rivolta in Argentina. E, in taglio basso, un altro titolo: Contesi i giacimenti minerari di Venere.

Philip K. Dick, Tempo fuori luogo, 1959, tr. it. G. Pannofino, Sellerio, Palermo, 1999, pp. 194-95

In una cittadina americana, in un periodo che somiglia alla fine degli anni Cinquanta, le giornate di Ragle Gumm trascorrono in una routine stressante: entro la fine di ogni pomeriggio deve inviare la soluzione di un gioco a premi indetto da un giornale, per rimanere così in cima alla classifica dei solutori. Grazie al suo intuito e a un complesso sistema di calcolo, Ragle riesce a indovinare, con minimi errori, in quale zona di una mappa quadrettata apparirà l’omino verde del gioco. È un gioco. O almeno così sembra, fino a quando alcuni indizi fanno dubitare Ragle e la sua famiglia che la normalità della loro vita quotidiana (compreso il concorso a premi) sia autentica. Dettagli fuori posto, brevi allucinazioni, elenchi telefonici anacronistici. Quando Ragle si imbatte nella copia del giornale datato 10 maggio 1997, comincia ad avvicinarsi a una spiegazione di quello che sta accadendo (sulla terra e non solo) e in cui lui – con il suo talento per la decrittazione – ha un ruolo centrale.

Dicono del libro
“In Tempo fuori luogo, pubblicato nel 1959, secondo romanzo scritto da Dick, irrompono con forza alcuni temi che rimarranno in seguito angosciosamente presenti in tutta la sua opera. L’ambiente di una piccola città di provincia statunitense – una delle tante Peyton Place che affollavano la letteratura popolare di quegli anni – è descritto nella sua esasperante routine fino a quando alcuni particolari non cominciano ad apparire al protagonista ‘ fuori luogo’ come se si aprisse una serie di falle nella realtà”
(A. Barbato, dal risvolto di copertina dell’ed. Sellerio, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Oggi addì 10 maggio dell’anno 1888, alle ore 11 antimeridiane, è comparso al mio domicilio il Sig. Comm. Bomparin, notaio…”
Hugo von Hofmannsthal, La lettera dell’ultimo Contarin (La mela d’oro)

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“… Al settimo giorno del suo letargo (mercoledì 10 maggio) veniva sparato il primo colpo di quella terribile e sanguinosa insurrezione…”
Virginia Woolf, Orlando 

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“… Fu il 10 maggio che la regina sedette a modello. Pioveva forte e duro sull’erba di smeraldo che Artemisia dovette attraversare per raggiungere il padiglione…”
Anna Banti, Artemisia

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“…In quello stesso 10 maggio 1933, sulla piazza del Teatro dell’Opera di Berlino su cui aleggia un acre odore di benzina si celebra un rito propiziatorio. O forse è un rito di espiazione. Il troppo celebre rogo dei libri…”
Melania Mazzucco, Lei così amata

 

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“Alle ore 15:00 del 10 Maggio 1939 Marte è fascista!”
Corrado Guzzanti, Fascisti su Marte (segnalazione di Michele Brescia)