17 Agosto

17 agosto 2014

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Joan rovistò nella sua valigia aperta e tornò a galla con una manciata di ritagli di giornali. Il primo mostrava l’ingrandimento fotografico di una ragazza con occhi ombreggiati di nero e labbra nere aperte in un largo sorriso. Non riuscivo a immaginare dove mai fosse stata presa una simile fotografia, poi notai gli orecchini e la collana di Bloomingdale che mandava raggi bianchi e splendenti a imitazione di stelle.
Scomparsa una studentessa universitaria. Angosciata la madre.
L’articolo sotto la fotografia diceva che questa ragazza era sparita di casa il 17 agosto, che indossava una gonna verde e una camicetta bianca, che aveva lasciato un biglietto in cui diceva di andare a fare una lunga passeggiata

Sylvia Plath, La campana di vetro, 1963, tr. it. D. Menicanti, Mondadori 1979, pp.174-5

Nell’estate afosa del 1953 – iniziata negli Stati Uniti con l’esecuzione dei coniugi Rosenberg, accusati di spionaggio a favore dell’Unione Sovietica– la giovane Esther è tornata nella casa materna, alla periferia di Boston, dopo un mese passato a New York con una borsa di studio. Non è stata ammessa alla scuola per scrittori e, una volta a casa, non riesce a dormire né a leggere; vede gli anni della sua vita “lungo una strada come pali telegrafici collegati da fili, diciannove pali”, dopo i quali i fili pendono nel vuoto. L’incertezza sul suo talento di scrittrice e la mancanza di sonno – con i giorni “abbaglianti come un lungo viale bianco di infinita desolazione” – la trascinano nella depressione. Dalla campana di vetro in cui si sente rinchiusa, finisce nello studio di uno psichiatra, sul lettino dell’elettroschock, finché non tenta il suicidio – camuffandolo da fuga – in un giorno di quell’estate: la vicenda è riportata dai giornali del 17 agosto, in cui Esther, nella clinica dove è ricoverata, si vede ripresa in una vecchia foto.

Dicono del libro
“E se il Giovane Holden fosse stato una ragazza? In un albergo di New York per sole donne Esther, diciannovenne di provincia, studentessa brillante, vincitrice di un soggiorno offerto dalla rivista di moda più sofisticata, incomincia a sentirsi ‘come un cavallo da corsa in un mondo senza piste’. Intorno a lei, sopra di lei, l’America degli anni Cinquanta chiude una campana di vetro da cui sfugge a poco a poco l’aria”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

 

Altre storie che accadono oggi

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“… prese congedo dalla moglie il giorno 17 agosto 1703, due mesi circa dopo il mio arrivo…”
Jonathan Swift, I viaggi di Gulliver

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“… giunsero finalmente all’isola di Santa Maria il 17 agosto, alle sei di sera, e calarono l’ancora presso la nave americana Gioia dello Scapolo…”
Herman Melville, Benito Cereno

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“… Di tutte le notti di festa del 17 agosto alle quali ho partecipato nel corso degli anni a Graffenegg, quella fu la più animata e la più lunga…”
Franz Werfel, Il cielo rubato

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“… A poco a poco, il tempo della narrazione raggiunse il tempo della mia vita effettiva, il 17 agosto, con un caldo atroce…”
Michel Houellebecq, La possibilità di un’isola