Capodanni narrati

31 dicembre e primo gennaio sono giorni che ospitano molte storie, dalla fiaba di Andersen La piccola fiammiferaia che inizia la sera di San Silvestro, al lento passaggio dal 1935 al ’36  narrato da Saramago nel romanzo L’anno della morte di Ricardo Reis, passando per il compleanno di Lolita, che Nabokov colloca al primo di gennaio. Numerosi tweet, nei giorni scorsi, hanno segnalato racconti, film e canzoni, riflessioni (fra cui Odio il Capodanno di Gramsci), su questo passaggio di tempo del calendario occidentale. Alcuni di questi contributi inviati dai lettori del blog e dell’account twitter @diconodioggi sono raccolti nell’antologia Capodanni narrati.
In copertina, c’è un’opera dell’artista sardo Lino Fois della serie Boxes (2010-2011): una scatola che, come dice  il titolo, Contiene 365 giorni di felicità rinnovabili a ogni Capodanno. Nella scatola di legno chiusa da un vetro sono conservati i petardi esplosi al principio di un anno nuovo, in mezzo agli scarti colorati degli involucri. All’esterno, la scatola bianca è decorata di grafie non leggibili e pentagrammi con segni verbo-musicali, stenografie di suoni e formule augurali della festa.

twbook

Tweetbook, in copertina: Lino Fois, “Contiene 365 giorni di felicità rinnovabili a ogni Capodanno”, 2010-11 (courtesy L. Fois)

Una variazione sul tema di una copertina-tastiera per i tweet di Capodanno viene da @around2033:

cover

“Copertina per i tweet di Capodanno” da @around2033, photo @glocalwalk

2 Gennaio

2 gennaio 2014
00:00

« »

2 gennaio 1922. Sui fogli posati sopra il tavolo, al posto dei soliti bozzetti, ho scritto con una grafia che stento a riconoscere: “Sono le sei del mattino e Diego non è qui”. Con stupore osservo lo scarabocchio sul foglio bianco che non mi azzarderei mai a usare se non per un disegno: “Sono le otto del mattino, non sento Diego far rumore, andare in bagno, percorrere il tratto dall’entrata sino alla finestra e guardare il cielo con un movimento lento e grave come era sua abitudine fare, credo che diventerò pazza”. (…) Le ultime parole sono tracciate con violenza, strappano quasi il foglio e piango davanti all’ingenuità del mio sfogo. Quando l’ho scritto? Ieri? L’altro ieri? La sera scorsa? Quattro sere fa? Non so, non ricordo

Elena Poniatowska, Caro Diego ti abbraccia Quiela, 1978, tr. it. S. Zatta, Giunti, Firenze, 1992, p.44

Dicono del libro
“Autunno del 1921: dal grigio, dal freddo e dalla miseria della Parigi del dopoguerra l’artista russa Angelina Beloff (San Pietroburgo 1879-Città del Messico 1969) scrive al pittore messicano Diego Rivera (1886-1957), suo compagno per diaci anni nella capitale francese. Da qualche mese Rivera è tornato definitivamente in Messico, ma Angelina non ha potuto seguirlo. Il rapporto fra i due artisti, ormai concluso, rivive in queste dodici lettere senza risposta, immaginate e ricreate da Elena Poniatowska sulla scorta di notizie storicamente documentate”

(dalla bandella dell’ed. Giunti op. cit.)

 

Altre storie che accadono oggi

 

tn-1
“… La vigilia dello sposalizio, il 2 gennaio, il termometro segnava quaranta gradi…”
Silvina Ocampo, Le nozze

tn-1
“… Il 2 di gennaio, fui convocata a una riunione nell’ufficio di Harry Tapp al secondo piano…”
Ian McEwan, Miele

tn-1
“2 genn. 1950 È destino ciò che si fa senza saperlo, abbandonandosi”
Cesare Pavese, Il mestiere di vivere (segnalato su Twitter da Adriana Giuffrida @melanthea)

tn-1
“… 2 gennaio.Che pranzo ieri! Quanti dolci e liquori e rosolii e pasticcini …”
Vamba, Il giornalino di Gian Burrasca (segnalazione di ag @alegissi)

tn

“Il 2 di gennaio e’ il giorno in cui escono i rapporti sui raccolti…È il momento più critico dell’anno”
Dan Aykroyd in  Una poltrona per due (segnalazione di Enrico Magrelli @enricomagrelli)