4 Novembre | November 4th

4 novembre 2024

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The flutter of cards, motion of hands, of eyelids, the drone of the time-voice in the firehouse ceiling “… one thirty-five, Thursday morning, November 4th,… one thirty-six… one thirty-seven A.M….” The tick of the playing cards on the greasy table top, all the sounds came to Montag, behind his closed eyes, behind the barrier he had momentarily erected. He could feel the firehouse full of glitter and shine and since, of brass colors, the colors of coins, of golf, of silver. The unseen men across that table were sighing on their cards, waiting. “… one forty-five…” The voice clock mourned out the cold hour of a cold morning of a still colder year.

Ray Bradbury, Fahrenheit 451, 1951

Il fruscio delle carte da gioco, il muoversi delle mani, il murmure monotono del cronofono nel soffitto della Caserma del fuoco “… una e trentacinque, mattino, martedì, 4 novembre.. una e trentasei… una e trentasette, mattino…”. Il lieve battito delle carte sul piano sudicio del tavolo, tutti i rumori raggiungevano Montag dietro i suoi occhi chiusi, dietro la barriera che aveva eretto momentaneamente. Poteva sentire la Caserma del fuoco piena di scintillii, di luminosità e di silenzio, di colori bronzei, i colori delle monete, dell’oro, dell’argento. Gli uomini invisibili dall’altra parte della tavola stavano sospirando sulle loro carte, in attesa di “… una e quarantacinque…” e la voce del cronofono si rattristava sulla fredda ora di un freddo mattino di un ancor più gelido anno

Ray Bradbury, Fahrenheit 451, 1953 (1951), tr. it. G. Monicelli, Mondadori 1989, p.38

La storia di Fahrenheit 451 e del pompiere Guy Montag – impiegato nella squadra che appicca il fuoco alle biblioteche, dichiarate fuorilegge dal regime – ha inizio in autunno. Cadono le foglie e piove, quando Montag incontra Clarisse McClellan, una giovane vicina di casa che si comporta in modo diverso da tutte le persone che Montag conosce, dalla moglie Mildred – presa dalle serie televisive -, così come dai colleghi incendiari. Indipendente e curiosa, Clarisse suscita in Montag un imprevedibile disagio verso la sua vita consueta, che lo porta via via a farsi domande e a dubitare del suo lavoro. Come accade durante una partita a carte con i colleghi nella Caserma del Fuoco, mentre il cronofono segna il tempo nelle prime ore del 4 novembre.

Dicono del libro

 

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28 Agosto

28 agosto 2024

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La creatura, in qualche modo, provvide ad aiutarla, con l’anticipare di alcune settimane la propria nascita, che era prevista per l’autunno, ma invece fu alla fine di Agosto, mentre Nino si trovava a un campeggio di avanguardisti. Il 28 di agosto, quando avvertì le prime doglie, Ida era sola in casa; e, presa dal panico, senza nemmeno preannunciasi con una telefonata, si mise su un tram verso l’indirizzo della levatrice

Elsa Morante, La Storia, 1974, Einaudi, p. 94

Concepito nel gennaio del 1941, dalla maestra Ida Ramundo e da un soldato tedesco di passaggio, il 28 agosto nasce – in anticipo – il figlio di quell’unione consumata nel quartiere romano di san Lorenzo. Ida è preoccupata di come dire del suo stato al figlio grande Nino, ed è sollevata dal fatto che il parto avvenga in anticipo, mentre il ragazzo è fuori. Quando il bambino nasce, “piccirillo”, “caruccio” e “con l’intenzione di sopravvivere”, malgrado le difficoltà del momento in cui è venuto al mondo, Ida deve superare lo scoglio di dichiararlo figlio di padre ignoto. Così, scrive su un foglio a lettere stampatello “Giuseppe Felice Angiolino nato a Roma il 28 agosto 1941 da Ida Ramundo vedova Mancuso e da N. N.”

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25 Luglio

25 luglio 2024

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Sostiene Pereira di averlo conosciuto in un giorno d’estate. Una magnifica giornata d’estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava. Pare che Pereira stesse in redazione, non sapeva che fare, il direttore era in ferie, lui si trovava nell’imbarazzo di mettere su la pagina culturale, perché il “Lisboa” aveva ormai una pagina culturale, e l’avevano affidata a lui. E lui, Pereira, rifletteva sulla morte. Quel bel giorno d’estate, con la brezza atlantica che accarezzava le cime degli alberi e il sole che splendeva, e con una città che scintillava, letteralmente scintillava sotto la sua finestra, e un azzurro, un azzurro mai visto, sostiene Pereira, di un nitore che quasi feriva gli occhi, lui si mise a pensare alla morte. Perché? (…)
Era il venticinque di luglio del millenovecentotrentotto, e Lisbona scintillava nell’azzurro di una brezza atlantica, sostiene Pereira

Antonio Tabucchi, Sostiene Pereira, 1994, Feltrinelli, p.10

Lisbona: la data del 25 luglio del 1938 segna l’inizio della storia narrata nel romanzo Sostiene Pereira. È in quel giorno, infatti, che Pereira, anziano responsabile delle pagine culturali di un giornale del pomeriggio, il “Lisboa”, fa la conoscenza del giovane Francesco Monteiro Rossi. Si sono sentiti al telefono: Pereira ha proposto al giovane di tenere una rubrica sul giornale e si incontreranno la sera stessa, a una festa in Praça da Alegria, dove Pereira conoscerà anche l’amica di Monteiro, Marta, entrando in contatto con le loro idee libertarie, antagoniste al regime di Salazar. Mentre nel pomeriggio dall’oceano arriva la nebbia e Lisbona “si trova avvolta in un sudario di calura”, la vita di Pereira comincia a cambiare, quel 25 luglio, 1938, trentotto gradi.

 

Dicono del libro

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25 Gennaio

25 gennaio 2024

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La fine di Quattro segue a poca distanza quella di Mosca: e fu precisamente nella notte fra il 25 e il 26 gennaio. […] La notte del 25, pioveva a rovesci, e Quattro si era coperto la testa di un caschetto coloniale, da lui tinto di nero per mimetizzarlo, e sotto il quale la sua faccia tonda di contadinello scompariva quasi fino al naso. Aveva con sé il suo mitra, predato al nemico; e si portava, naturalmente, la sua solita munizione notturna di chiodi quadripunte, la quale invero, stanotte, era piuttosto magra. Difatti, la rifornitura dei chiodi era diventata difficile, da quando alcuni fabbri amici che li producevano (romani, in prevalenza) erano stati “fermati” e portati all’ammazzatoio. E da ultimo, Quattro aveva preso a fabbricarseli lui stesso in una fucina di paese, in complicità col garzoncello e di nascosto dal padrone. […] Il crocevia, quella notte, era un punto di azzardo estremo. Ci si incrociava il traffico da Cassino e quella da Roma e dal Nord

Elsa Morante, La storia, Einaudi 1974, pp. 297-98

Gennaio è il mese in cui le vicende del romanzo La Storia hanno avuto inizio “Un giorno di gennaio dell’anno 1941, un soldato tedesco di passaggio, godendo di un pomeriggio di libertà, si trovava, solo, a girovagare nel quartiere di San Lorenzo, a Roma”. Dall’incontro fra quel soldato di passaggio e Ida Ramundo, maestra elementare che si sarebbe dovuta chiamare Aida (“come sei bella” avrebbe cantato Rino Gaetano tre anni dopo l’uscita del libro della Morante), è nato Useppe. Sono passati tre anni ed è il gennaio 1944: il 22 gli alleati sono sbarcati ad Anzio, ma i tedeschi resistono e il fronte è fermo a Cassino. Ida e Useppe si riparano dai pericoli e dagli stenti, ricevendo notizie frammentarie dei conoscenti passati alla lotta partigiana. Gennaio è funestato di agguati e morti, fra cui quelle degli amici Quattro e Mosca, che lascia a Ida una piccola eredità nascosta in un materasso.

Dicono del libro

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25 Gennaio

25 gennaio 2013

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La fine di Quattro segue a poca distanza quella di Mosca: e fu precisamente nella notte fra il 25 e il 26 gennaio. […] La notte del 25, pioveva a rovesci, e Quattro si era coperto la testa di un caschetto coloniale, da lui tinto di nero per mimetizzarlo, e sotto il quale la sua faccia tonda di contadinello scompariva quasi fino al naso. Aveva con sé il suo mitra, predato al nemico; e si portava, naturalmente, la sua solita munizione notturna di chiodi quadripunte, la quale invero, stanotte, era piuttosto magra. Difatti, la rifornitura dei chiodi era diventata difficile, da quando alcuni fabbri amici che li producevano (romani, in prevalenza) erano stati “fermati” e portati all’ammazzatoio. E da ultimo, Quattro aveva preso a fabbricarseli lui stesso in una fucina di paese, in complicità col garzoncello e di nascosto dal padrone. […] Il crocevia, quella notte, era un punto di azzardo estremo. Ci si incrociava il traffico da Cassino e quella da Roma e dal Nord

Elsa Morante, La storia, Einaudi 1974, pp. 297-98

Gennaio è il mese in cui le vicende del romanzo La Storia hanno avuto inizio “Un giorno di gennaio dell’anno 1941, un soldato tedesco di passaggio, godendo di un pomeriggio di libertà, si trovava, solo, a girovagare nel quartiere di San Lorenzo, a Roma”. Dall’incontro fra quel soldato di passaggio e Ida Ramundo, maestra elementare che si sarebbe dovuta chiamare Aida (“come sei bella” avrebbe cantato Rino Gaetano tre anni dopo l’uscita del libro della Morante), è nato Useppe. Sono passati tre anni ed è il gennaio 1944: il 22 gli alleati sono sbarcati ad Anzio, ma i tedeschi resistono e il fronte è fermo a Cassino. Ida e Useppe si riparano dai pericoli e dagli stenti, ricevendo notizie frammentarie dei conoscenti passati alla lotta partigiana. Gennaio è funestato di agguati e morti, fra cui quelle degli amici Quattro e Mosca, che lascia a Ida una piccola eredità nascosta in un materasso.

 

Dicono del libro
“A questo romanzo…Elsa Morante consegna la massima esperienza della sua vita ‘dentro la Storia’ quasi a spiegamento totale  di tutte le sue precedenti esperienze narrative. ‘La Storiaì, che si svolge a Roma durante e dopo l’ultima guerra (1941-1947), vorrebbe parlare a tutti, in un linguaggio comune e accessibile”
(quarta di copertina ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… 25 gennaio 1787 Mi diventa sempre più difficile dar conto del mio soggiorno a Roma…”
Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia

 

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“…Questa chiacchierata tra amiche si è svolta intorno al 25 gennaio…”
Christa Wolf, Trama d’infanzia