15 Marzo | March 15

15 marzo 2025

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Two days before Sophie’s fourteenth birthday, on the 15th of March 1796, the anniversary of his engagement – still not authorized, and indeed not discussed so far, with his father – Fritz went to the jewelers in Tennstedt to have yet another alteration to his ring. It was  a tiny likeness of Sophie, he explained, taken from the miniature which had disappointed everybody, that couldn’t be helped. Her startled, eager expression was there at least, and her mixture of darkness and brightness. On the reverse, he told them to engrave the words – Sophie sey mein schuz geist – Sophie be my guardian spirit. In her birthday poem ho wrote: What I looked for I have found, What I found has looked for me.

Penelope Fitzgerald, The Blue Flower, 1995

Due giorni prima del quattordicesimo compleanno di Sophie, il 15 marzo 1796, anniversario del suo fidanzamento – tuttora non autorizzato, e per la verità neanche discusso con suo padre – Fritz andò dai gioiellieri di Tennstedt per farsi fare un’ulteriore modifica al suo anello. Questo avrebbe dovuto contenere un minuscolo ritratto di Sophie, spiegò, ricavato dalla miniatura che aveva deluso tutti – non c’era altro da fare. Perlomeno c’era la sua espressione stupita, avida, e il suo misto di scuro e di chiaro. Sul lato opposto, disse loro di incidere le parole – Sophie sey mein schuz geist – “Sophie sii il mio Spirito Guardiano”. Nella poesia per il suo compleanno scrisse:
Quello che cercavo, ho trovato:
Quello che ho trovato, mi ha cercato

Penelope Fitzgerald, Il fiore azzurro, 1995, tr. it. M. d’Amico, Sellerio, 1998, p. 164

Il giovane Friedrich von Hardenberg, prima di diventare noto col nome d’arte di Novalis, cerca la sua strada fra gli studi universitari, le letture, i primi abbozzi delle sue riflessioni sul linguaggio e sulla natura, delle sue poesie e delle sue storie (fra cui Il fiore azzurro, che dà il titolo a questa ricostruzione romanzata della sua vita). L’incontro con la giovanissima Sophie si trasforma subito in fidanzamento. Alla fine del Settecento, quando la prospettiva di vita era breve, minata soprattutto dalla tisi – malattia di cui moriranno sia Sophie sia lo stesso Novalis – non era insolito sposarsi appena adolescenti. O almeno promettersi di farlo, come accade alla data del 15 di marzo e del suo anniversario.

Dicono del libro

Dicono del libro
Il fiore azzurro, infine, crea (…) tutto un mondo remoto, quello di una fetta di Germania provinciale nell’ultimo decennio del Settecento, dove l’eco lontana della Rivoluzione francese alimenta la ricerca dell’assoluto nel petto di un giovane predestinato, il goffo, egocentrico e geniale Friedrich von Hardenberg che in seguito assumerà il nom de plume di Novalis (…) L’episodio centrale è il rapporto di Hardenberg con la bambina che il futuro poeta idealizzò, un  po’ come Dante fece con Beatrice”
(dalla Nota di M. d’Amico nell’ed. Sellerio, op. cit.)

 

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19 Gennaio | January 19th

19 gennaio 2025

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And so it was settled. I left school at Christmas and on January 19th, my birthday, almost exactly a year after Konradin had come into my life, I left for America. Two days before my departure I got two letters. The firsi one was in verse, the joint effort of Bollacher and Schulz:


Little Yid – we bid you farewell / May you join Moses and Isaac in hell. / Little Yid – where will you be? / Joining the Jews in Australie? / Little Yid – never come back/ or we’ll break your bloody neck.

The second ran:
My dear Hans,
this is a difficult letter. First let me tell you how very sad I am that you are leaving for America. It can’t be easy for you, who love Germany, to start a new life in America – a country with which you and I have nothing in common and I can imagine how bitter and unhappy you must feel. On the other hand, it’s probably the wisest thing you can do”

Fred Uhlman, Reunion, 1971 (Vintage Book, London, 2006, p. 74)

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E così fu deciso. Lasciai la scuola a Natale e il 19 gennaio, giorno del mio compleanno, circa un anno dopo che Konradin era entrato nella mia vita, partii per l’America. Prima della partenza ricevetti due lettere. La prima, in versi, era il prodotto degli sforzi congiunti di Bollacher e di Schulz: 
Piccolo Yid – vogliamo dirti addio / che tu raggiunga all’inferno i senzadio / Piccolo Yid – ma dove te ne andrai? / Nel paese da cui non si torna giammai? / Piccolo Yid – non farti più vedere / se vuoi crepare con le ossa intere.
La seconda invece, diceva:

Mio caro Hans, questa è una lettera difficile. Prima di tutto voglio dirti quanto mi dispiaccia che tu stia per partire per l’America. Non dev’essere facile per te, che ami tanto la Germania, ricominciare una nuova vita in un paese con cui né io né te abbiamo niente in comune e mi immagino l’amarezza e l’infelicità che devi provare. Tuttavia, questa è la soluzione più saggia, date le circostanze

Fred Uhlman, L’amico ritrovato, 1971, tr. it. M. Castagnone, Feltrinelli 1986, p. 83

La data del 19 gennaio segna la fine di una fase felice della vita di Hans, giovane studente ebreo, mandato dalla famiglia negli Stati Uniti per salvarsi dalle persecuzioni naziste incombenti. E’ la data della partenza, che lo allontana dall’amico Konradin (l’amico che “ritroverà”, in un modo inaspettato e toccante alla fine del racconto); è la data del suo compleanno ed  è anche la data di nascita dello scrittore Fred Uhlman, nato a Stoccarda il 19 gennaio del 1901. 

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I Gennaio | January 1

1 gennaio 2025

“I knew I have fallen in love with Lolita forever; but I also knew she would not be forever Lolita. She would be thirteen on January 1. In two years or so she would cease being a nymphet and would turn into a ‘young girl’ and then, into a ‘college girl’ – that horror of horrors. The word ‘forever’ referred only to may own passion, to the eternal lolita as reflected in my blood”

Vladimir Nabokov, Lolita, 1955 (The Annotated Lolita, ed. by Alfred Appel), Vintage Books, 1991, p. 65

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“Sapevo di essermi innamorato di Lolita per sempre; ma sapevo anche che lei non sarebbe stata per sempre Lolita. Il primo gennaio avrebbe compiuto tredici anni.
Entro un paio d’anni avrebbe cessato di essere una ninfetta e si sarebbe trasformata in una ‘ragazza’, e poi, orrore degli orrori, in una college girl.
La parola ‘per sempre’ si riferiva solo alla mia intima passione, a quell’eterna Lolita che si rifletteva nel mio sangue”    

Vladimir Nabokov, Lolita, 1955, tr. it. G. Arborio Mella, Adelphi, 1993, p. 86

Chi parla di questo primo gennaio, nel romanzo di Nabokov, è il professor Humbert Humbert. Colto europeo trasferitosi nel New England, vive nella casa della signora Haze, la cui figlia dodicenne, Dolores detta Lolita, è una fanciulla in fiore, immagine perfetta, antichissima e attuale, del desiderio. Quando Humbert Humbert riflette sul compleanno della ragazza, la vicenda è a una svolta. Stanno per accadere dei fatti (il matrimonio con la Haze e la morte di questa) che porteranno Humbert Humbert e Lolita in un viaggio attraverso gli Stati Uniti, fra motel e cittadine sconosciute, sospetti, capricci, perversioni. Intanto Lolita cresce, comincia a frequentare amiche e ragazzi, finché non scappa, realizzando il presentimento di Humbert Humbert sull’inesorabile passaggio di tempo di cui il compleanno è simbolo e soglia. 

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25 Novembre | 25 November

25 novembre 2024

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Mario Incandenza’s nineteenth birthday will be Wednesday 25 November, the day before Thanksgiving. His insomnia worsens as Madame Psychosis’s hiatus enters its third week and WYYY tries bringing back poor Miss Diagnosis again, who’s started in on a Pig-Latin reading of the Revelation of John that makes you so embarrassed for her it’s uncomfortable. For a couple nights in the HmH living room he tries falling asleep to WODS, an AM-fringe outfit that plays narcotizing orchestral arrangements of old Carpenters songs. It makes things worse. It’s weird to feel like you miss someone you’re not even sure you know.

David Foster. Wallace, Infinite Jest, 1996

Il diciannovesimo compleanno di Mario Incandenza sarà mercoledì 25 novembre, il giorno prima del Ringraziamento. La sua insonnia peggiora con l’entrare nella terza settimana dello iato di Madame Psychosis e il tentativo della Wyyy di riproporre la povera Miss Diagnosis, che ha iniziato una lettura in latino della Rivelazione di Giovanni che è così imbarazzante da farti sentire in pena per lei. Per un paio di notti Mario cerca di addormentarsi nel salotto della CdP con la Wods, una stazione Am che trasmette narcotizzanti arrangiamenti orchestrali di vecchie canzoni dei Carpenters. Il che rende le cose ancora più difficili. È strano sentire che ti manca qualcuno che forse non conosci neanche

David Foster Wallace, Infinite Jest, 1996, tr. it. E. Nesi (con la coll. di A. Villoresi e G. Giua), Einaudi, 2006, p. 706

Nel tempo raccontato in Infinite Jest, un tempo futuro in cui la geografia politica del Nordamerica è profondamente modificata, gli anni sono sponsorizzati da aziende di prodotti alimentari, medicali, elettrodomestici. L’anno a cui si riferisce questa pagina – indicato in italiano dall’acronimo APAD – prende il nome dal Pannolone per Adulti Depend  e interseca il calendario reale fra il 2008 e il 2009. Il secondogenito della famiglia Incandenza, Mario, un ragazzo disabile, compirà diciannove anni la vigilia del Giorno del Ringraziamento, che cade il quarto giovedì di novembre, mese di giornate “grigie, fredde e ventose”, col cielo colore “vetro sporco”. Mario fa parte della famiglia di James Incandenza, fondatore dell’Ensfield Tennis Academy e autore del film  perduto che dà il titolo al libro, oggetto di infinito intrattenimento e dipendenza.  Detto Booboo dal fratello più piccolo Hal, allievo dell’accademia di tennis, Mario ha competenze tecniche nelle riprese cinematografiche e una passione per il programma radiofonico – trasmesso dalla Wyyy – di Madame Psychosis. A qualche giorno dal suo compleanno Mario si è trasferito per la notte nella CdP, la casa del preside, in ascolto della radio. Madame Psychosis è sostituita, ma Mario si imbatte passeggiando nella registrazione di una vecchia puntata del programma, un programma in cui sembra di ascoltare “una persona triste” che legge ad alta voce lettere ingiallite, tirate fuori “da una scatola da scarpe durante un pomeriggio piovoso”. 

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11 Novembre | November 11th

11 novembre 2024

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 “I can’t have you ask me that again,” said the boy, flaring up into a sudden passion.  “I’ve promised to marry you when I’m of age, and that’s enough.  My word’s my word.  I’ve promised to marry you as soon as ever I’m twenty-one, and I can’t keep on being worried.  I’ve worries enough.  It isn’t likely I’d throw you over, let alone my word, when I’ve spent all this money.  Besides, I’m an Englishman, and I never go back on my word.  Jacky, do be reasonable.  Of course I’ll marry you.  Only do stop badgering me.”
 “When’s your birthday, Len?”

“I’ve told you again and again, the eleventh of November next.  Now get off my knee a bit; someone must get supper, I suppose.”

Edward M. Forster, Howards End, 1910

Ho promesso di sposarti quando sarò maggiorenne, e tanto basta. Ho una parola sola. Ho promesso di sposarti appena avrò ventun anni, e non tollero che si continui ad angustiarmi. Di angustie ne ho a sufficienza. A parte la mia parola, non è probabile che ti lasci, dopo aver speso tutti questi soldi. E poi sono inglese, e non mi rimangio mai la parola. Jacky, sii ragionevole. Certo che ti sposerò. Soltanto smettila di tormentarmi.”
“Quand’è il tuo compleanno, Len?”
“Te l’ho detto e ridetto, l’undici novembre prossimo. Ora togliti un momento dalle mie ginocchia; qualcuno deve preparare la cena, suppongo”

Edward M. Forster, Casa Howard, 1910, tr. it. L. Chiarelli, ed. cons. Feltrinelli, 1991, p. 56

In un seminterrato di una strada chiamata Camelia Road, in un quartiere periferico di Londra, vive il giovane Leonard Bast. Modesto impiegato di una compagnia di assicurazioni, Leonard – detto Len – cerca di migliorare la sua posizione sociale e la sua cultura in un periodo – l’inizio del ‘900 – in cui le differenze fra i ceti sono forti. A un concerto alla Queen’s Hall, ha appena conosciuto  le sorelle Margaret e Helen Schlegel, vivaci intellettuali di origine tedesca, rappresentanti di una borghesia aperta alle relazioni fra classi sociali diverse. Dalla casa in centro delle sorelle, Leonard è arrivato, a piedi, alla sua abitazione, che condivide con una donna più grande di lui, Jacky. Insoddisfatto di questa relazione, Leonard ha comunque promesso alla sua compagna di sposarla, non appena la maggiore età gli consentirà di farlo senza il consenso della famiglia. Leonard Bast diventerà maggiorenne di lì a poco, un 11 novembre, un giorno di un mese più volte richiamato nel romanzo Casa Howard, mese di partenze e cambiamenti di vite. 

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9 Novembre | November 9th

9 novembre 2024

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It was on the ninth of November, the eve of his own thirty-eighth birthday, as he often remembered afterwards.He was walking home about eleven o’clock from Lord Henry’s, where he had been dining, and was wrapped in heavy furs, as the night was cold and foggy. At the corner of Grosvenor Square and South Audley Street, a man passed him in the mist, walking very fast and with the collar of his grey ulster turned up. He had a bag in his hand. Dorian recognized him. It was Basil Hallward. A strange sense of fear, for which he could not account, came over him. He made no sign of recognition and went on quickly in the direction of his own house.

Oscar Wilde, The Picture of Dorian Gray, 1891

Era il 9 di novembre, vigilia del suo trentottesimo compleanno, com’egli ebbe spesso a ricordare in seguito. 
Stava rincasando a piedi verso le undici, dalla casa di Lord Henry dove aveva pranzato, ed era avviluppato in una pesante pelliccia perché la notte era fredda e nebbiosa. All’angolo di Grosvenor Squaree South Audley Street gli passò accanto nella nebbia un uomo che camminava molto in fretta, col bavero del pastrano grigio rialzato e una valigia in mano. Dorian lo riconobbe: era Basil Hallward. Fu preso da uno strano, inesplicabile senso di paura. Non fece segno alcuno di averlo riconosciuto e proseguì frettolosamente verso casa. Hallward però l’aveva visto ; e Dorian l’udì prima fermarsi sul marciapiede, poi corrergli dietro e dopo pochi istanti sentì la sua mano posarglisi sul braccio

Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, 1891, tr. it. E. Grazzi, in Tutte le opere, Newton Compton, 1994, p. 107

Prima di partire da Londra per Parigi, dove ha intenzione di trattenersi sei mesi, il pittore Basil Hallward è passato a fare visita a Dorian Gray, l’amico che ha ritratto anni prima in un dipinto che, da allora, nessuno ha più rivisto. Realizzato mentre Dorian Gray era nel pieno della bellezza e del fascino, il dipinto – per un sortilegio inspiegabile – ha preso su di sé il passare del tempo, lasciando il volto di Dorian Gray uguale – bello e puro come nell’adolescenza – e registrando sulla tela  i segni dell’invecchiamento, del cinismo, degli eccessi compiuti da Dorian nella vita reale. Il pittore ha atteso dalle nove il rientro di Dorian a casa e sta per incamminarsi verso la stazione, quando incontra l’uomo all’esterno. Rientrati in casa, Basil si mostra preoccupato per la condotta del vecchio amico e quando gli chiede di rivedere il ritratto, la rivelazione dell’anima di Dorian impressa nel quadro come in un diario, scatena una reazione incontrollata da parte di questi. La data è il nove novembre, giorno in cui si perdono le tracce del pittore Basil Hallward.

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22 Settembre | September 22nd

22 settembre 2024

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The eldest of these, and Bilbo’s favorite, was young Frodo Baggins. When Bilbo was ninety-nine he adopted Frodo and his heir, and brought him to live at Bag End; and the hopes of the Sackville-Bazgginses were finally dashed. Bilbo and Frodo happened to have the same birthday, September 22nd. ‘You had better come and live here, Frodo, my lad’, said Bilbo one day; ‘and then we can celebrate our birthday-parties comfortably together.’ At that tine Frodo was still in his tweens, as the hobbits called the irresponsible twenties between childhood and coming of age at thirty-three.

J. R. Tolkien, The Lord of the Rings, 1954-55

Il maggiore ed il preferito era Frodo Baggins. A novantanove anni Bilbo lo adottò e lo portò con sé a Casa Baggins, e tutte le speranze dei Sackville-Baggins sfumarono. Si dà il caso che tanto Bilbo quanto Frodo festeggiassero il compleanno il 22 settembre.
“Sarebbe meglio che tu venissi a stare da me”, disse un giorno Bilbo, “così potremmo festeggiare insieme i nostri compleanni”.
A quell’epoca Frodo era ancora negli enti, come gli Hobbit chiamavano gli irresponsabili anni tra l’infanzia e la maggiore età (33)

John Ronald Reuel Tolkien, Il Signore degli Anelli, 1954-55, tr. it. Q. Principe, ed. cons. Rusconi,1993, pp. 47-48

Nella terra di mezzo, mondo fantastico abitato da creature fatate, la Contea è un’isola di rustica serenità e spensieratezza abitata da piccoli esseri laboriosi chiamati hobbit. Creature per natura longeve, uno fra loro è in procinto di raggiungere la veneranda età di cento undici anni: si tratta di Bilbo Baggins, zio adottivo del protagonista Frodo e possessore di un anello incantato, oggetto della brama di re e stregoni. Ereditato il magico anello, il destino dei popoli liberi sarà nelle mani del giovane hobbit, che lascerà per la prima volta il proprio locus amoenus per un viaggio ricco di peripezie. È proprio il 22 settembre – compleanno sia del vecchio Bilbo che del giovane Frodo – che l’avventura ha inizio, con una grande festa nella giornata assolata. (Commento di Oliviero Eletti)

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11 Giugno | June 11

11 giugno 2024

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June 11.—This is my birthday. Seventy years ago exactly I slid from the belly of the great Dark into this Light and Life. My God! My God! it is briefer than the rage of an hour, fleeter than a mid-day trance. Ul-Jabal greeted me warmly—seemed to have been looking forward to it—and pointed out that seventy is of the fateful numbers, its only factors being seven, five, and two: the last denoting the duality of Birth and Death; five, Isolation; seven, Infinity. I informed him that this was also my father’s birthday; and his father’s

Matthew P. Shiel, Prince Zaleski, 1895

11 giugno. Oggi è il mio compleanno. Esattamente settanta anni fa precipitai dal ventre del grande Buio nella Luce e nella Vita. Mio Dio! Mio Dio! è più breve della rabbia di un’ora, più veloce di un sonno pomeridiano. Ul-Jabal mi ha fatto auguri calorosi, ne sembrava impaziente da tempo, e mi ha ricordato che settanta è uno dei numeri fatali, perché i suoi fattori sono sette, cinque e due: l’ultimo denota la dualità di nascita e morte, il cinque l’isolamento, il sette l’infinito. Lo ho informato che era anche il compleanno di mio padre, e di suo padre

Matthew Phipps Shiel, Il principe Zaleski (La pietra dei monaci di Edmundsbury) , 1895, tr. it. A. Carapezza, Sellerio 1986, p. 57

Una pietra preziosa che, se rubata o manomessa, porterebbe alla rovina la famiglia inglese che la possiede da secoli. Il seguace di un’antica setta orientale in cerca della stessa pietra, un tempo appartenuta al fondatore della setta. Il diario di Sir Jocelin Saul, ultimo discendente della famiglia, minacciato di morte. Intorno a tali elementi si svolge la storia di questo caso, risolto dal principe Zaleski, un detective di vasta cultura esoterica. E un velo di magia è posato su tutta la storia, anche sulla data che apre il diario, la data di nascita di Jocelin Saul, che si ripete fatalmente di padre e in figlio: l’undici di giugno.

 

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8 Giugno | June 8

8 giugno 2024

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It never once occurred to me to find out where our water came from. There must be a well. Can you imagine that! And we’ve been here since I was ten. June 8. 1949. I’m a Gemini. Lily of the valley is my birth flower. Didi you know the lily of the valley was very poisonous? We moved on my birthday. No party. The van got stuck between the gateposts on moving day

Saul Bellow, Mr. Sammler’s Planet, 1970

Mai una volta mi è saltato in mente di scoprire da dove veniva l’acqua di casa nostra. Si vede che c’è un pozzo. Te l’immagini! E abbiamo abitato qui fin da quando avevo dieci anni! L’8 giugno 1949. Io sono dei Gemelli. Il mughetto è il fiore del giorno della mia nascita. Lo sapevi che i mughetti sono molto velenosi? Facemmo il trasloco qui il giorno del mio compleanno. Niente festa. L’autotreno rimase incagliato fra i pali del cancello d’entrata proprio il giorno del trasloco

Saul Bellow, Il pianeta di Mr. Sammler, 1970, tr. it. L. Ciotti Miller, Feltrinelli 1981, p.216

Mentre l’amato nipote Elya sta morendo in un ospedale di New York, lo zio Arthur Sammler, un intellettuale polacco settantenne che è arrivato negli Stati Uniti dopo essere scampato alla guerra e all’olocausto, è a New Rochelle, nella casa del nipote. Shula, la figlia di Sammler, durante una conferenza, ha sottratto il manoscritto di un libro sul Futuro della Luna al professore indiano Govinda Lal, per darlo al padre, che da anni sta scrivendo un saggio sullo scrittore di fantascienza Herbert G. Wells. La restituzione di questo manoscritto riunisce in casa  diversi componenti della famiglia e scatena un vivace confronto di opinioni, credenze, aspettative e ricordi. Nel pieno della discussione, ecco che l’appartamento si allaga perché uno dei figli di Elya ha rotto un tubo dell’acqua cercando nelle tubature il denaro che forse il padre vi ha nascosto. L’incidente riporta alla memoria la vita della casa e nella casa, associazioni di pensieri e giornate di vent’anni prima, come l’8 giugno del 1949. Lo scrittore Saul Bellow (1915-2005) festeggiava il suo compleanno il 10 giugno. 

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19 Maggio | May 19th

19 maggio 2024

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It was May nineteenth. He would remember the date because it was hos parent’s anniversary – or would have been, had his parents been alive – and his mother once told him that he had been conceived on her wedding night. This fact had always appealed to him – being able to pinpoint the first moment of his existence – and over the years he had privately celebrated his birthday on that day

Paul Auster, City of Glass (New York Trilogy), 1985

Era il 19 maggio. Avrebbe ricordato questa data perché era l’anniversario di nozze dei suoi genitori; o meglio, lo sarebbe stati, sei i suoi fossero stati ancora vivi; e una volta la madre gli aveva detto di averlo concepito la prima notte di nozze. Il fatto lo aveva sempre affascinato, la prerogativa di determinare con precisione il primo momento della propria esistenza, e nel corso degli anni aveva festeggiato privatamente il compleanno proprio quel giorno

Paul Auster, Città di vetro (Trilogia di New York),tr. it. M. Bocchiola, Einaudi 1996, p. 12

 

Dicono del libro

Dicono del libro
“In una città stravolta e allucinata, in cui ogni cosa si confonde e chiunque è sostituibile, i protagonisti di queste storie conducono ciascuno un’inchiesta misteriosa e dall’esito imprevedibile. Tutto può cominciare con una telefonata nel cuore della notte, come nel caso di Daniel Quinn (Città di vetro), autore di romanzi polizieschi che accetta la sfida che gli si presenta e si cala nei panni di un detective sconosciuto.” (dalla scheda nel sito Einaudi)

 

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