15 Giugno | 15. juni

15 giugno 2024

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Fredag den 15. juni 1990 stod der nu på kalendern. Det lyste imod hende. Allerede i januar havde hun skrevet “15 år” på det kaldenderblad. Hun syntes det gjorde ekstra indtryk at hun fyldte 15 den femtende. Det ville hun aldrig mere opleve

Jostein Gaarder, Sofies verden, 1991

Adesso il calendario riportava la data di VENERDÌ 15 GIUGNO, e già a gennaio lei aveva scritto su quel foglietto: “15 anni”. La impressionava doppiamente il fatto di compiere 15 anni proprio il giorno 15: una coincidenza del genere non si sarebbe mai più ripetuta

Jostein Gaarder, Il mondo di Sofia, 1991, tr. it. M. Podestà Heir, Longanesi 1994 (2004), p. 301

Due ragazze norvegesi, Sofia e Hilde, stanno per compiere quindici anni il 15 giugno 1990. Le loro vite si sono collegate al principio di maggio, quando Sofia ha cominciato a trovare nella cassetta della posta una strana corrispondenza: lettere che contengono domande filosofiche e cartoline, indirizzate a Hilde, che portano il timbro del 15 giugno. Il tempo che manca al compleanno sarà occupato, per Sofia, da una serie di lezioni sui maggiori filosofi, tenute solo per lei da un personaggio misterioso, mentre Hilde riceverà – proprio il 15 giugno, come regalo di compleanno – la storia di Sofia, in un gioco di specchi e di coincidenze che si concluderà al solstizio d’estate.
(Coincidenze: nell’
Ulisse di Joyce, Milly, la figlia di Leopold e Molly Bloom, compie 15 anni il 15 giugno dell’anno narrato, che è il 1904: “Quindici anni ieri. Strano, anche il quindici del mese”).

 

Dicono del libro

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I Aprile | Uno de Abril

1 aprile 2024

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—No me refería a eso. Dinos qué fecha es mañana.
—Uno de abril. Lunes —La Ponte se tocó la corbata, turbado—. Mi cumpleaños.
Pero la chica ya no le prestaba atención. Se había inclinado sobre la mochila, buscando algo dentro. Al incorporarse tenía en la mano el tomo de Los tres mosqueteros.
—Descuidas tus lecturas —le dijo a Corso, ofreciéndoselo—. Capítulo primero, línea primera.
Corso, que no esperaba aquello, cogió el libro y le echó un vistazo. Los tres presentes del señor d’Artagnan padre, se titulaba el capítulo. Y en cuanto leyó la primera línea supo dónde tenían que buscar a Milady

Arturo Pérez Reverte, El Club Dumas, 1993

“Dicci che giorno è domani.” “Il primo di aprile, lunedì.” La Ponte si toccò la cravatta, turbato. “Il mio compleanno.”
Ma la ragazza non gli prestava più attenzione. Si era chinata sullo zainetto, cercando qualcosa al suo interno. Quando si risollevò, aveva in mano il volume dei Tre moschettieri.
“Trascuri le tue letture” disse a Corso porgendoglielo. “Capitolo primo, prima riga.”
Corso, che non se lo aspettava, prese  il libro e gli dette un’occhiata. “I tre doni del signor D’Artagnan padre”, si intitolava il capitolo. E appena lesse la prima riga, seppe dove dovevano cercare Milady.

Arturo Pérez-Reverte, Il club Dumas, 1993, tr. it. I. Carmignani, Marco Tropea Editore, 1997, p. 313

L’intricata vicenda del Club Dumas – legata a un capitolo manoscritto dei Tre moschettieri e al libro satanico Le Nove Porte – si sta avvicinando alle sue conclusioni. Il cacciatore di libri antichi Lucas Corso, il suo amico Flavio La Ponte, la ragazza- demone Irene Adler sono a Parigi e devono decidere dove cercare le tracce della borsa sottratta a Lucas Corso dalla vedova di un collezionista (trovato morto al principio del racconto) e dal suo aiutante. Questi ultimi sono assai simili a due personaggi dei Tre moschettieri: Milady e Rochefort. E proprio questa somiglianza offre un indizio sulla mossa da fare, insieme alla coincidenza temporale. Le parole “primo”, “lunedì”, “aprile” sono infatti l’incipit dei Tre moschettieri “Il primo lunedì del mese di aprile del 1625, il borgo di Meung…”. E i tre amici ritroveranno la borsa e il libro a  Meung, il primo lunedì di aprile che cade – nel Club Dumas – il primo di aprile (mentre nell’anno 1625 corrispondeva al giorno 7  del mese). 

 

Dicono del libro

Dicono del libro
“Lucas Corso, mercenario bibliofilo al soldo dei più esigenti collezionisti d’Europa, è abituato a indagare sui libri antichi come un detective sulle tracce di un crimine. Questa volta, però, la sua fama viene messa a dura prova da due incarichi delicati quanto insoliti: verificare l’autenticità di un capitolo manoscritto dei Tre moschettieri e decifrare l’enigma nascosto in un testo rarissimo, il Libro delle Nove Porte del Regno delle Ombre, una sorta di manuale per invocare il diavolo, che il Santo Uffizio mise al rogo insieme al suo autore nel 1667. Le nove incisioni contenute nel volume sono l’unico indizio di un lungo viaggio che conduce Corso dai vicoli di Toledo al Quartiere latino di Parigi, fra archivi, polverose librerie antiquarie e raffinate biblioteche private. Il mistero si tinge di sangue mentre la ricerca si addentra nei sentieri impervi dell’occulto, accompagnata da sospette streghe e apparizioni angeliche, seduzioni pericolose, incontri inaspettati e bizzarre incarnazioni dei personaggi letterari di Dumas”
(dalla scheda del libro sul sito dell’editore Marco Tropea)

 

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17 Febbraio

17 febbraio 2024

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Non mi ero mai accorto che il pianista russo Andrej Charitonovič fu arrestato nella notte tra il 16 e il 17 febbraio 1949. Esattamente cento anni dopo che Chopin terminò di scrivere la parte finale della quarta Ballata. I fogli che ho qui davanti a me dicono: 17 febbraio 1849. Ma chissà, Charitonovič doveva conoscere quella data, e deve aver sorriso sprezzante, quando in quella notte fredda, certo più fredda che a Parigi, ottusi poliziotti pensavano di agire secondo i tempi dettati dalle pratiche e dai timbri del loro sordo regime e invece obbedivano ai tempi di un dramma a cui non avevano accesso, perché non potevano capire. Con che arroganza quello straordinario pianista, il giovane Andrej Charitonovič, può aver guardato negli occhi quegli uomini? (…) Qualche biografo sostiene che il 17 febbraio sia la vera data di nascita di Frédéric Chopin. Ma nell’intreccio di date ci si può perdere, si può uscire di senno

Roberto Cotroneo, Presto con fuoco, 1995, Mondadori, p. 201

 

Dicono del libro
“Siamo nel 1995, un celebre e inavvicinabile pianista ripercorre un episodio della sua vita: quando nel 1978, a Parigi, viene avvicinato da un misterioso esule russo che afferma di possedere un manoscritto sconosciuto della quarta Ballata di Chopin, composto per una giovane donna, una passione segreta. Da qui si snoda una narrazione a ritroso nel tempo. Dal 1849, anno della morte di Chopin, il romanzo segue il cammino iniziatico del manoscritto dalla Parigi del romanticismo alla Berlino nazista fino alla Mosca di Stalin degli ultimi anni Quaranta.”
(dalla bandella dell’edizione Mondadori, op. cit.)

 

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4 Dicembre

4 dicembre 2023

 

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Il signor Ruche rimase ancora un istante sulla terrazza. Ormai era calata la notte. Dimenticando l’indagine, Grosrouvre e la Biblioteca della Foresta, ripensò a Khayyām, al quale si era sentito subito così vicino. Gli tornarono alla mente due date. “Nato il 18 giugno 1048, morto il 4 dicembre 1131.” Khayyām era morto a quasi ottantaquattro anni. La stessa età di Grosrouvre. E… Si raddrizzò sulla sedia, aggrappandosi alla balaustra. Nel freddo e nella notte di Parigi, esclamò al vento del nord: “La mia stessa età!”
Il signor Ruche era nell’ottantaquattresimo anno di età. In quell’istante seppe con certezza che per quell’anno non gli sarebbe accaduto nulla. Si sentì eterno, almeno per qualche anno ancora

Denis Guedj, Il teorema del pappagallo, 1998, tr. it. L. Perria, Longanesi, 2000 p. 281

Il signor Ruche, un vecchio libraio parigino che si muove su una sedia a rotelle, ha avuto da giovane un amico – poi espatriato in Brasile – che  gli ha affidato decine di casse di libri sulla matematica, da rimettere in ordine. Nella sua libreria Mille e una pagina, Ruche ripercorre i testi, scoprendovi non solo nozioni che non conosceva e nuovi punti di vista, ma anche una rete di coincidenze e di corrispondenze fra la sua vita, quella dell’amico Grosrouvre e le esistenze di grandi scienziati del passato. In una fredda giornata invernale, Ruche è alle prese con il matematico e poeta persiano al-Khayyām, il cui nome significa il figlio del venditore di tende. Fu esperto di polinomi e di astronomia, tanto che partecipò anche all’elaborazione di un nuovo calendario, e fu anche astrologo. È per questo che si conoscono – “cosa assai rara all’epoca” –  le date precise della sua nascita e della sua morte, avvenuta nel 1131, un 4 dicembre, data che rivela al libraio un’altra, sorprendente coincidenza. 

Dicono del libro

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3 Ottobre | October 3

3 ottobre 2023

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Edgar fixes today’s date in his mind. October 3, 1951. He registers the date. He stamps the date. He knows this is not completely unexpected. It is their second atomic explosion. But the news is hard, it works into him, makes him think of the spies who passed the secrets, the prospect of warheads being sent to communist forces in Korea. He feels them moving ever closer, catching up, overtaking. It works into him, changes him physically, as he stands there, drawing the skin tighter across his face, sealing his gaze.
Rafferty is standing on the part of the ramp that is downhill from Mr. Hoover.
Yes, Edgar fixes the date. 

Don DeLillo, Underworld, 1997

Edgar fissa la data odierna. 3 ottobre 1951. Registra la data. Se la imprime nella mente. Sa che la cosa non è del tutto inaspettata. È la seconda esplosione atomica dei russi. Ma è una notizia dura da incassare, lo mette in agitazione, lo costringe a pensare alle spie che hanno trasmesso i segreti, alla possibilità di testate nucleari inviate alle forze comuniste in Corea. Se li sente alle spalle, sempre più vicini, che guadagnano terreno, sorpassano. La cosa lo turba, lo cambia fisicamente mentre se ne sta lì impalato, la pelle tesa sulla faccia, lo sguardo fisso.
Rafferty è più in basso sulla rampa rispetto a Hoover.
Sì, Edgar si imprime in testa la data

Don DeLillo, Underworld, 1997, tr. it. D. Vezzoli, ed. cons. Einaudi, 1999, p. 19

Il 3 ottobre 1951 è la data d’avvio delle vicende – a volte intrecciate e conseguenti, a volte parallele e contigue – del romanzo Underworld. L’Edgar citato nel brano è il capo dell’FBI, il celebre Edgar Hoover: si trova allo stadio, a vedere la partita di baseball fra i Giants e i Dodgers, quando viene a sapere che l’Unione Sovietica ha compiuto un esperimento nucleare. Intanto, un memorabile evento sportivo sta per avere luogo mentre Edgar è preso dalle sue preoccupazioni di stato. La squadra dei Giants vince la partita e la palla della vittoria – con i suoi passaggi di proprietà – sarà d’ora in avanti uno dei fili conduttori della storia. Così come la data – 3 ottobre – le cui cifre sono legate al 13, numero fatale, soprattutto negli Stati Uniti: “I Giants hanno incominciato la corsa al campionato con tredici partite e mezzo meno dei Dodgers. Il mese e il giorno della partita di ieri. Tre del dieci. Somma le cifre e ottieni tredici”.

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30 Settembre | the 30th of September

30 settembre 2023

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So the days, the last days, blow about in memory, hazy, autumnal, all alike as leaves: until a day unlike any other I’ve lived. It happened to fall on the 30th of September, my birthday, a fact which had no effects on events, except that, expecting some form of monetary remembrance from my family, I was eager for the postman’s morning visit.  Indeed, I went downstairs and waited for him. If I had not been loitering in the vestibule, then Holly would not have asked me to go horseback riding; and would have not, consequently, have had the opportunity to save my life 

Truman Capote, Breakfast at Tiffany’s, 1958

Così i giorni, gli ultimi giorni, turbinano nella mia memoria, indistinti, autunnali, tutti eguali come foglie: fino a un giorno diverso da tutti quelli che ho vissuto.
Accadde in autunno, il 30 settembre, il giorno del mio compleanno, particolare che non ebbe alcun peso sugli avvenimenti, a parte il fatto che, sperando in un ricordino finanziario della mia famiglia, aspettavo con impazienza la visita mattutina del portalettere. Anzi, scesi dabbasso per vederlo prima. Se non fossi stato nell’atrio in attesa, Holly non mi avrebbe invitato ad andare a cavallo e, di conseguenza, non avrebbe avuto modo di salvarmi la vita

Truman Capote, Colazione da Tiffany, 1958, tr. it. B. Tasso, ed. cons. Garzanti, 1973, pp. 99-100

Mentre in Europa si combatte una guerra a cui partecipano anche molti soldati americani – fra cui Fred, il fratello della protagonista di questa storia – la giovane e bizzarra Holiday (Holly) Golightly fa di ogni giorno una festa, come dice il suo nome, o almeno ci prova. Fra l’autunno del 1943 e quello del 1944, a New York, trascorrono le sue vicende, raccontate dal vicino di casa, aspirante scrittore (e riprese nel celebre film, interpretato da Audrey Hepburn). Sposata giovanissima con un veterinario, “stellina cinematografica”, corriere di messaggi in codice per conto di un contrabbandiere in carcere, incinta di un politico brasiliano, Holly è eccentrica e imprendibile, continuamente di passaggio, “in transito”, come è scritto sulla sua porta. Il 30 settembre è una data cruciale nella storia: compleanno del narratore, è il giorno in cui questi cade da cavallo durante un giro in Central Park e in cui Holly viene arrestata per i suoi contatti con la malavita. Il 30 settembre era anche il compleanno dell’autore di Colazione da Tiffany: Truman Capote, nato il 30 settembre del 1924.

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Magritte, 16 settembre

“Riuniti intorno al pittore, di fronte alla tela fresca a cui era necessario dare un titolo, i suoi amici si scambiavano idee delle quali almeno una alla fine sarebbe stata tenuta. Un buon titolo doveva riunire alcune qualità che escludevano l’aleatorio, anche se si può pensare che questo fosse a volte presente. Era necessario che il titolo corrispondesse al processo mentale che aveva portato l’artista a dipingere quella certa immagine (…)

magritte

René Magritte, Seize Septembre, 1956 – Anversa, Museo reale di Belle arti

Il titolo doveva spaesare sufficientemente gli osservatori in modo che si interrogassero sugli antefatti che l’immagine trasmetteva. Cosa si nasconde dietro a questa immagine? Era inoltre necessario che il titolo introducesse a una dimensione poetica, cioè che facesse capire che il discorso sprigionato dal quadro si affidava all’immaginazione dell’osservatore – alle sue reazioni segrete – sia con ciò mostra sia con ciò che non mostra, ma suggerisce” (Jacques Meuris, Magritte, Taschen 1993/2001, p. 121).

Magritte era dunque solito domandare ai suoi amici quello che pensavano delle sue opere e faceva appello a loro per trovare un titolo. Nel caso del dipinto Seize Septembre (Sedici Settembre), fu l’amico poeta surrealista  Louis Scutenaire a sceglierlo, come riporta la scheda dell’opera nel catalogo del Museo reale di Belle arti di Anversa.
I titoli dei quadri di Magritte si aggiungono alla pittura per vie misteriose e interrogative, entrano in risonanza con le immagini, moltiplicandone le descrizioni e le possibili, e mai definitive, interpretazioni. Non smettono di suggerire collegamenti e riprese. Una storia di coincidenze fatali riguarda proprio il dipinto Seize Septembre / Sedici settembre, che rappresenta un falcetto di luna appoggiato sulla chioma di un albero. In un articolo pubblicato sul Guardian nel 2011, in occasione della mostra  René Magritte: the Pleasure Principle (Tate Liverpool),  il quadro di Magritte è messo in relazione con la morte di Marc Bolan, leader dei T-Rex, avvenuta il 16 settembre del 1977, in un incidente d’auto: Magritte exhibition at Tate Liverpool gets fans of Marc Bolan raving.
(a.s.)