22 Luglio

22 luglio 2024

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Scorsi la pergamena aperta. C’erano mille ghirigori e sotto un nome, Pacifico Stalio, quindi una data, 22 luglio 1768. Il resto, in tedesco, non lo capivo. Tornai alla data: era lo stesso giorno in cui l’ammiraglio Bougainville aveva disegnato con i suoi assistenti la cascata a Port Praslin, quella che sarebbe passata alla storia con il suo nome. Disegni d’acqua, lontani oceani d’acqua, avvenuti nello stesso giorno tra i milioni di giorni della storia terrestre che presto dimentica tutto, tranne qualche uomo e qualche data

Stanislao Nievo, Le isole del paradiso, 1987, Mondadori 1989, p. 282

Nel diario dell’esploratore Bougainville – alla data del 22 luglio 1768 – è annotata la presenza di acqua dolce nella baia di un’isola dei Mari del Sud, poco distante dalla Nuova Guinea. Un secolo dopo, quell’isola sarà la mèta di un progetto avventuroso, ideato dall’affarista e visionario francese Charles de Rays : il tentativo di renderla abitabile e coltivabile, con il sogno di fondare una nazione nuova, possibilmente ricca e prospera. Seguendo quest’ideale, numerosi coloni – fra i quali molti contadini veneti – s’imbarcano nell’impresa, che si rivelerà durissima e frustrante, per via della natura equatoriale, dove tempo ed energia sono diversi. Sulle tracce di alcuni dei protagonisti di quell’episodio: Angelo e Lucia, la regina melanesiana Emma, il capitano Stalio, il narratore si imbatte in sorprese e coincidenze, come – in questo brano – la data del 22 luglio 1768 (lo stesso giorno registrato nel diario dell’esploratore francese) segnata in un documento che riguarda un altro Stalio, in un altro punto della terra.

 

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21 Luglio

21 luglio 2024

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L’anno 356, nella notte del 21 luglio, la luna non era ancora sorta nel cielo, e il desiderio di Erostrato avendo raggiunto una forza inusitata, egli si decise a violare la camera segreta di Artemide. Scivolò giù per i tornanti della montagna sino alla riva del Caistro e salì i gradini del tempio. Le guardie dei sacerdoti dormivano vicino alle sante lampade. Erostrato ne afferrò una e penetrò nel naos. Un forte odore di olio di nardo si spandeva nell’aria. Le travi nere del soffitto d’ebano erano splendenti. L’ovale della stanza era diviso dalla tenda tessuta di filo d’oro e di porpora che nascondeva la dea. Erostrato, ansimando di voluttà, la strappò

Marcel Schwob, Vite immaginarie, 1896, tr. it. F. Jaeggy, Adelphi 1978, p.36

Lo scrittore Marcel Schwob racconta una data prodigiosa nella storia – e nella leggenda – del mondo antico. Il 21 luglio del 356 avanti Cristo andò distrutta una delle sette meraviglie del mondo, il ricchissimo tempio dedicato alla dea Artemide a Efeso, città dell’Asia minore, nell’attuale Turchia. Nel racconto, la causa della distruzione è l’incendio appiccato da un abitante di Efeso, di nome Erostrato, desideroso di avvicinarsi al tesoro e ai segreti del tempio. Catturato e imprigionato, continua a gridare il suo nome – che le autorità vorrebbero cancellare – “in mezzo alla notte”. Nella stessa notte, racconta lo scrittore, nasce Alessandro, re di Macedonia.

 

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15 Luglio

15 luglio 2024

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“Dopodomani quindici luglio alle ore quindici, stazione di Grosseto, ti aspetterò al binario, hai un treno che parte da Roma verso le tredici.” Clic.
Uno torna a casa e trova un messaggio così nella segreteria telefonica dopo tanto tempo. Tutto inghiottito dagli anni: quel periodo, quella città, gli amici, tutto. E anche la parola gatto, anche quella
inghiottita dagli anni, che riaffiora nella memoria insieme col sorriso che quel gatto si portava appresso, perché era il sorriso del gatto dello Cheshire. Alice nel paese delle meraviglie. (…)
E ora rieccola, la sua Alice delle meraviglie, il quindici luglio alle ore quindici, proprio una cifra da lei, che amava i giochi di numeri e collezionava mentalmente date incongrue

Antonio Tabucchi, Il gatto dello Cheshire, in Il gioco del rovescio, 1981, n. ed. Feltrinelli, 1988, pp. 137-138

In mezzo all’estate, il narratore di questa breve storia trova un messaggio nella segreteria telefonica. Una donna che non vede da tanto – e che chiama Alice, in omaggio all’eroina del paese delle meraviglie – gli dà un curioso appuntamento per il 15 luglio, alle ore quindici, alla stazione di Grosseto. Il viaggio in treno – il 15 di luglio – è riempito dall’immaginazione dell’incontro, dai ricordi della storia passata e da tanti pensieri sul tempo che, come il gatto di Alice a cui fa riferimento il titolo del racconto, fa evaporare tutto.

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11 Luglio

11 luglio 2024

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Ai primi di luglio si diffusero, a Mosca, voci sempre più allarmanti sull’andamento della guerra: si parlava del proclama dell’imperatore al popolo, dell’arrivo a Mosca dal fronte del sovrano in persona. Ma siccome fino all’11 luglio non erano giunti né il manifesto né il proclama, su di essi e sulla situazione della Russia correvano voci esagerate. Si diceva che l’imperatore partiva perché l’esercito era in pericolo; che Smolensk era stata abbandonata, che Napoleone aveva un milione di soldati e che soltanto un miracolo avrebbe potuto salvare la Russia.
L’11 luglio, un sabato, giunse il manifesto

Lev Tolstoj, Guerra e pace, 1867-69, tr. it. P. Zveteremich, ed. cons. Garzanti 1985, III, p. 995

Nel giugno del 1812, Napoleone con il suo esercito ha varcato i confini dell’impero russo, mentre lo zar Alessandro è a Vilnius. È l’inizio della guerra, le cui cause – argomenta Tolstoj – formano una catena lunghissima e intricata e i cui effetti saranno altrettanti complessi per la vita dei singoli e dei popoli, la cui storia è narrata nelle migliaia di pagine di Guerra e pace. Appena Napoleone varca la frontiera, ha inizio uno scambio di messaggi diplomatici, che non riesce a fermare la guerra. A Mosca si attendono notizie e intanto viene luglio, per il calendario gregoriano, in vigore in gran parte dei paesi europei dalla fine del ‘500, e per il calendario giuliano, ancora in uso nella Russia zarista, con uno scarto di una decina di giorni. L’11 luglio è un giorno dell’anno 1812, l’anno della cometa, la cui estate fu ”caratterizzata da continui nubifragi” e dallo spostamento di masse di uomini da occidente a oriente, dalla Francia a Mosca, che avrebbe sopportato un incendio e visto la ritirata delle truppe francesi.

 

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9 Luglio | July 9th

9 luglio 2024

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July 9th. Fine weather. All hands employed in repairing bulwarks. Peters had again a long conversation with Augustus, and spoke more plainly than he had done heretofore. He said nothing should induce him to come into the mate’s views, and even hinted his intention of taking the brig out of his hands. He asked my friend if he could depend upon his aid in such case, to which Augustus said, “Yes,” without hesitation. Peters then said he would sound the others of his party upon the subject, and went away. During the remainder of the day Augustus had no opportunity of speaking with him privately.

Edgar Allan Poe, The Adventures of Arthur Gordon Pym, 1838

9 luglio. Bel tempo. Tutti furono occupati a riparare la murata di babordo. Peters si intrattenne di nuovo per un pezzo con Augustus, e parlò in maniera più esplicita di quanto non avesse fatto sino allora. Gli disse che nulla al mondo poteva costringerlo a mettersi dal punto di vista del secondo, e gli lasciò capire che intendeva strappare il brigantino dalle sue mani. Chiese anzi al mio amico se, nel caso, avrebbe potuto contare su di lui, al che, senza esitazione, Augustus rispose ‘Sì’.”

Edgar Allan Poe, Le avventure di Gordon Pym, 1838, tr. it. E. Vittorini (1937), ed. cons. Mondadori, 1990, p. 73

Il barometro segna bel tempo il 9 luglio del 1827, nel diario di bordo del giovane navigatore Arthur Gordon Pym. Si è imbarcato di nascosto, da meno di un mese, sul brigantino Grampus partito dal porto di Nantucket. Il viaggio è pieno di avvenimenti così straordinari che egli stesso, nel raccontarli, teme di non essere creduto. Subito dopo la partenza, all’altezza delle isole Bermude, un gruppo di ammutinati ha preso il comando della nave. Il 9 luglio è appena passata una tempesta e mentre i marinai discutono se far rotta verso le Antille per darsi alla pirateria, Gordon Pym e due compagni fidati decidono di riprendere in mano il brigantino. Ci riusciranno e il viaggio li porterà verso l’Antartide, fra fenomeni inspiegabili su cui la narrazione si interrompe.

 

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23 Giugno

23 giugno 2024

Una pagina speciale per un giorno – il 23 giugno – che compare sia nel romanzo di Georges Perec, La vita istruzioni per l’uso, sia ne Il pendolo di Foucault di Umberto Eco.  Stefano Bartezzaghi ha scritto per Diconodioggi un commento speciale, che segue questa data nelle due storie, in tempi diversi, nella stessa città di Parigi. 

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È il 23 giugno millenovecentosettantacinque, e stanno per scoccare le otto. Seduto davanti al suo puzzle, Bartlebooth è morto.
Sul panno del tavolo, chissà dove nel cielo crepuscolare del quattrocentonovantesimo puzzle, lo spazio nero dell’unico pezzo non ancora posato disegna la sagoma quasi perfetta di una X

Georges Perec, La vita istruzioni per l’uso, 1978, tr. it. D. Selvatico Estense, ed. cons. Rizzoli 1989, pp. 501-502

 

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È il 23 giugno, ed è Parigi. Siamo nel XVII arrondissement, due isolati a nord del Parc Monceau. La casa è un palazzo di sette piani, compreso il rez-de-chaussée, più due piani di chambres de bonne, più il piano interrato delle cantine. Siamo nell’ora fra il lusco e il brusco, alla fine di un pomeriggio estivo: nel palazzo si svolgono ancora attività, la portinaia ha cambiato delle valvole, un tecnico si occupa della caldaia, in un appartamento si stanno ultimando i preparativi di un party, qualcuno cena già; è una delle giornate più lunghe dell’anno e a Parigi ci sarà ancora luce fino a oltre le ventidue.
«Manca poco alle otto di sera… Presto saranno le otto di sera… Fra poco saranno le otto di sera… Sono quasi le otto di sera … Fra un attimo saranno le otto di sera… Stanno per scoccare le otto di sera»: è nell’incipit appena variato degli ultimi sei paragrafi che Georges Perec fa in modo che il lettore che sta per voltare l’ultima pagina del suo romanzo La Vita istruzioni per l’uso (così il titolo, senza virgole punti o trattini; edizione originale 1978) si accorga che il romanzo si espande verso il passato a partire da un solo, luminescente punto temporale: appunto le otto meno pochi minuti o istanti del 23 giugno 1975. È in quel momento che l’occhio del narratore ha fatto a meno della facciata del palazzo sito all’11 di rue Simon-Crubélier (una via immaginaria che taglia in diagonale un quadrilatero di vie realmente esistenti) e ha esplorato gli ambienti che danno verso la strada: dieci per ognuno dei dieci piani, per un totale di novantanove capitoli, perché in Perec c’è sempre un elemento che sparisce. Le vite delle persone che occupano o occuparono quegli ambienti hanno lasciato tracce nella griglia del caseggiato, griglia che ricorda una cassetta da tipografi, o anche uno dei cruciverba di cui Perec era autore e che spesso erano proprio del formato 10 x 10. Un altro legame tra questo libro e il cruciverba è il fatto che proprio grazie a un contratto per fornire un cruciverba settimanale al giornale Le Point Perec ha potuto abbandonare il suo lavoro da documentalista in un istituto scientifico e scrivere così il romanzo che aveva in mente da tempo. Persone al posto delle lettere, incroci di storie anziché di parole; un istante, prima delle otto di sera, contiene la memoria e il racconto di centosette vicende umane (se non ho sbagliato a contare) che in media non demeritano l’aggettivo «rocambolesco», e si riavvolgono da quel 1975 al 1833. (Stefano Bartezzaghi)

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In quel momento, alle quattro del pomeriggio del 23 giugno, il Pendolo smorzava la propria velocità a un’estremità del piano d’oscillazione, per ricadere indolente verso il centro, acquistar velocità a metà del suo percorso, sciabolare confidente nell’occulto quadrato delle forze che ne segnava il destino

Umberto Eco, Il pendolo di Foucault, 1988, Bompiani 1988, p.10

Ora teniamo ferma la data del 23 giugno ma spostiamoci di nove anni e tre arrondissement (a Sud-Est) più in là. Ora siamo nel III°, 292 rue Saint-Martin, ed è il 1984 (l’anno, peraltro, in cui il romanzo di Perec uscì in traduzione italiana). «Pim» Casaubon (Pim è un nomignolo, il primo nome del personaggio non è noto) è chiuso dalle cinque del pomeriggio nella garitta di un periscopio del Conservatoire des Arts et Métiers, dopo l’orario di chiusura, a qualche sala di distanza dal Pendolo di Foucault che da titolo al romanzo di Umberto Eco che stiamo leggendo ora. Mentre il tempo scorre lentamente Casaubon ci racconta una storia che aveva avuto inizio nel 1972: l’invenzione giocosa e l’incredibile avveramento di un piano esoterico che a partire dai Templari avrebbe coinvolto tutte le sette, i cabalismi, le alchimie, gli ermetismi, i complotti, il «Pensiero Pirla» (così lo stesso Eco, nei corsi universitari che teneva all’epoca della stesura del romanzo) dell’Occidente e non solo di quello. All’ora in cui nove anni prima Perec aveva scattato la sua istantanea, Casaubon è ancora chiuso vicino al periscopio, a ricapitolare la sua vicenda: ne uscirà verso le dieci di sera, e il romanzo che ha appena rievocato entrerà in presa diretta nella cronaca dei terribili eventi che lo concludono.

Per due volte, a Parigi, in due sere del 23 giugno, il tempo della narrazione ha concentrato in un punto le storie che attraversano i piani edilizi immaginati da Perec, i piani ermetici immaginati da Eco: sincronia di diacronie, giorno che contiene decenni e secoli, tempo nel tempo. (Stefano Bartezzaghi)

22 Giugno | June the 22nd

22 giugno 2024

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Marie Rogêt left the residence of her mother, in the Rue Pavée St. Andrée, about nine o’clock in the morning of Sunday June the twenty-second, 18—. In going out, she gave notice to a Monsieur Jacques St. Eustache, (*7) and to him only, of her intent intention to spend the day with an aunt who resided in the Rue des Drâmes. The Rue des Drâmes is a short and narrow but populous thoroughfare, not far from the banks of the river, and at a distance of some two miles, in the most direct course possible, from the pension of Madame Rogêt. St. Eustache was the accepted suitor of Marie, and lodged, as well as took his meals, at the pension. He was to have gone for his betrothed at dusk, and to have escorted her home. In the afternoon, however, it came on to rain heavily; and, supposing that she would remain all night at her aunt’s, (as she had done under similar circumstances before,) he did not think it necessary to keep his promise

Edgar Allan Poe, The Mystery of Mary Roget, 1842

Marie Roget aveva lasciato l’abitazione della madre, in Rue pavé Saint-André, la domenica 22 giugno 18.., alle nove circa del mattino. Uscendo, aveva informato un certo Monsieur St. Eustache, e lui solo, di passare la giornata con una zia che risiedeva nella Rue des Drômes, che è un’arteria breve ma affollata, non lontana dalle rive del fiume e a una distanza di due miglia in linea d’aria dalla pensione di Marie Roget. St. Eustache era il corteggiatore ufficiale di Marie, che alloggiava e prendeva i pasti alla pensione. Egli doveva andare prima di sera a riprendere e riaccompagnare la ragazza. Nel pomeriggio tuttavia si mise a piovere dirottamente e, nella supposizione che essa sarebbe rimasta la notte con la zia (come altre volte aveva fatto in circostanze analoghe) egli non ritenne necessario di mantenere la promessa

Edgar Allan Poe, Il mistero di Marie Roget, 1842, tr. it. G. Cambon e A. Guidi, in Racconti, Garzanti, 1982, p.350

Il mistero di Marie Roget è uno dei casi polizieschi a cui si dedica Auguste Dupin, gentiluomo francese, le cui capacità logiche e intuitive gli consentono di venire a capo di enigmi e problemi, rivelandone il funzionamento nascosto. Nel caso della morte di Marie, una giovane ritrovata nella Senna, Dupin si accorge di indizi tralasciati dagli investigatori. Ripercorre circostanze passate della vita della ragazza, che a ventidue anni era stata assunta come commessa in una profumeria del centro. In passato, la giovane era già scomparsa di casa per alcuni giorni senza rivelare il motivo ed è analizzando questo episodio all’apparenza secondario, le cronache apparse sui giornali, così come le mosse fatte nella giornata della scomparsa, il 22 giugno, che Dupin smonta e rimonta i meccanismi sia del caso (ispirato a un fatto realmente accaduto a New York) sia dell’indagine che lo affronta.  

 

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19 Giugno

19 giugno 2024

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Oggi posso farlo. Per la prima volta oggi, 19 giugno 1913, alle ore 11, poiché mi innalzo al di sopra della Morte, contemplo senza bisogno di protezione il fulgore del sole col massimo entusiasmo di vivere. Lascia che il sole sfolgori tumultuoso, lascialo traboccare mi dico – che debordi pure, con la sua luce e il suo calore: può pure essere più grande di me, ma non più forte – non oggi almeno

Ernst Weiss, L’Aristocratico, 1928, tr. it. M. De Pasquale, edizioni e/o, 1985, p. 42

Le vicende narrate nel racconto si svolgono fra il giugno e l’agosto del 1913, periodo in cui si compie la formazione del protagonista. Il giovane Boëtius, discendente di una famiglia aristocratica decaduta, in quell’estate termina i suoi studi e sceglie, uscito dal collegio, di andare a lavorare in una fabbrica di turbine, passando così da origini principesche a una condizione operaia. Il 19 giugno il ragazzo, che si trova ancora nel collegio, riesce a domare un cavallo nel maneggio della scuola, mettendo così alla prova il suo coraggio, che dovrà usare anche in altre occasioni, in quello stesso giorno e nei successivi. È una giornata indimenticabile – come ripete più volte – sospesa nel primo caldo esaltante dell’inizio dell’estate.

 

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15 Giugno | 15. juni

15 giugno 2024

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Fredag den 15. juni 1990 stod der nu på kalendern. Det lyste imod hende. Allerede i januar havde hun skrevet “15 år” på det kaldenderblad. Hun syntes det gjorde ekstra indtryk at hun fyldte 15 den femtende. Det ville hun aldrig mere opleve

Jostein Gaarder, Sofies verden, 1991

Adesso il calendario riportava la data di VENERDÌ 15 GIUGNO, e già a gennaio lei aveva scritto su quel foglietto: “15 anni”. La impressionava doppiamente il fatto di compiere 15 anni proprio il giorno 15: una coincidenza del genere non si sarebbe mai più ripetuta

Jostein Gaarder, Il mondo di Sofia, 1991, tr. it. M. Podestà Heir, Longanesi 1994 (2004), p. 301

Due ragazze norvegesi, Sofia e Hilde, stanno per compiere quindici anni il 15 giugno 1990. Le loro vite si sono collegate al principio di maggio, quando Sofia ha cominciato a trovare nella cassetta della posta una strana corrispondenza: lettere che contengono domande filosofiche e cartoline, indirizzate a Hilde, che portano il timbro del 15 giugno. Il tempo che manca al compleanno sarà occupato, per Sofia, da una serie di lezioni sui maggiori filosofi, tenute solo per lei da un personaggio misterioso, mentre Hilde riceverà – proprio il 15 giugno, come regalo di compleanno – la storia di Sofia, in un gioco di specchi e di coincidenze che si concluderà al solstizio d’estate.
(Coincidenze: nell’
Ulisse di Joyce, Milly, la figlia di Leopold e Molly Bloom, compie 15 anni il 15 giugno dell’anno narrato, che è il 1904: “Quindici anni ieri. Strano, anche il quindici del mese”).

 

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14 Giugno | June 14th

14 giugno 2024

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He pushed his chair back to get a locked drawer open. He took out a folded paper and passed it over. I unfolded it and saw it was a postal telegraph form. The wire had been filed at El Paso on June 14th, at 9.19 a.m. It was addressed to Dearce Kingsley, 965 Carson Drive, Beverly Hills, and read:

AM CROSSING TO GET MEXIVAN DIVORCE STOP WILL MARRY CHRIS STOP GOOD LUCK AND GOODBYE CRYSTAL

Raymond Chandler, The Lady in the Lake, 1943

Lui spinse indietro la poltroncina per aprire il cassetto della scrivania. Ne trasse un foglio piegato e me lo porse. Lo spiegai e vidi che era un telegramma spedito da El Paso il 14 giugno alle 9 e 19 antimeridiane. Era indirizzato a Derace Kingsley, 965 Carson Drive, Beverly Hills e diceva:

Varco frontiera per ottenere divorzio messicano stop sposerò Chris stop buona fortuna e addio – Crystal

Raymond Chandler, In fondo al lago, 1943, tr. it. I. Omboni, in Tutto Marlowe investigatore, Mondadori 1982, p.651

Due donne molto somiglianti fra loro sono scomparse, in questo caso affidato all’investigatore Philip Marlowe. Muriel, la moglie di Bill Chess, il custode della tenuta di Punta Puma, è sparita il 12 giugno, poco prima di Crystal, la moglie di Kingsley, padrone della tenuta. Quando Marlowe comincia ad occuparsi del caso è passato un mese dalle ultime tracce, un biglietto d’addio di Muriel e un telegramma spedito – così sembra – da Crystal, il 14 giugno, dal confine con il Messico. Le due sparizioni sono molto più collegate di quello che sembri e molto diverse da ciò che appare. Lo svelamento – tragico e sorprendente – di questo legame porterà Marlowe a capire cosa è accaduto il mese prima e chi ha veramente spedito il telegramma quel 14 giugno. 

 

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13 Giugno | 13. kesäkuu

13 giugno 2024

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Neuvostoliiton viranomaiset luopuivat vaatimuksistaan häntä kohtaan, ja viimein, kesäkuun 13. päivänä, Vatanen ohjattiin junaan Suomen asemalla. Saattava majuri halasi häntä lujasti, suuteli molemmille poskille, sanoi:
– Toveri, kun saat vapauden, vot, tule tass Astoriin, juomme silloin yhdessä!

Arto Paasilinna, Jäniksen vuosi, 1975

A Leningrado Vatanen fu alloggiato all’hotel Astoria, il tempo necessario per chiudere definitivamente il caso da parte sovietica. La giustizia sovietica rinunciò a ogni diritto su di lui e finalmente, il 13 giugno, Vatanen fu condotto alla stazione, al treno in partenza per la Finlandia. Il maggiore che l’accompagnava lo abbracciò calorosamente e lo baciò sulle due guance:
– Compagno, quando sarai libero, vot, vieni di nuovo all’Astoria, berremo un bicchierino insieme

Arto Paasilinna, L’anno della lepre, 1975, tr. it. E. Boella, Iperborea, Milano, 1994, p. 195

L’avventura dell’anno della lepre comincia in prossimità del solstizio d’estate, ai bordi di una foresta finlandese e si conclude dopo un anno, nella zona di confine fra Finlandia e Unione Sovietica e poi nella città che ancora – al tempo della storia – si chiamava Leningrado. Il protagonista, il giornalista Vatanen, dopo aver investito una lepre con la macchina, decide di lasciare lavoro, famiglia e vita cittadina per vivere alla giornata, lavorando come taglialegna, vaccaro, aiuto pompiere, sempre accompagnato dalla lepre. Ogni spostamento rivela a Vatanen qualcosa della natura, delle bestie, delle persone, della società: diffidenza e generosità, ottusità e una vena di follia, si alternano durante i mesi di questo vagabondaggio, finché Vatanen si trova a lottare con un grande orso, a inseguirlo oltre i confini della Finlandia, in territorio sovietico, da cui è rilasciato il 13 giugno, alle soglie del nuovo solstizio d’estate (e di una nuova fase della sua vita). 

 

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11 Giugno | June 11

11 giugno 2024

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June 11.—This is my birthday. Seventy years ago exactly I slid from the belly of the great Dark into this Light and Life. My God! My God! it is briefer than the rage of an hour, fleeter than a mid-day trance. Ul-Jabal greeted me warmly—seemed to have been looking forward to it—and pointed out that seventy is of the fateful numbers, its only factors being seven, five, and two: the last denoting the duality of Birth and Death; five, Isolation; seven, Infinity. I informed him that this was also my father’s birthday; and his father’s

Matthew P. Shiel, Prince Zaleski, 1895

11 giugno. Oggi è il mio compleanno. Esattamente settanta anni fa precipitai dal ventre del grande Buio nella Luce e nella Vita. Mio Dio! Mio Dio! è più breve della rabbia di un’ora, più veloce di un sonno pomeridiano. Ul-Jabal mi ha fatto auguri calorosi, ne sembrava impaziente da tempo, e mi ha ricordato che settanta è uno dei numeri fatali, perché i suoi fattori sono sette, cinque e due: l’ultimo denota la dualità di nascita e morte, il cinque l’isolamento, il sette l’infinito. Lo ho informato che era anche il compleanno di mio padre, e di suo padre

Matthew Phipps Shiel, Il principe Zaleski (La pietra dei monaci di Edmundsbury) , 1895, tr. it. A. Carapezza, Sellerio 1986, p. 57

Una pietra preziosa che, se rubata o manomessa, porterebbe alla rovina la famiglia inglese che la possiede da secoli. Il seguace di un’antica setta orientale in cerca della stessa pietra, un tempo appartenuta al fondatore della setta. Il diario di Sir Jocelin Saul, ultimo discendente della famiglia, minacciato di morte. Intorno a tali elementi si svolge la storia di questo caso, risolto dal principe Zaleski, un detective di vasta cultura esoterica. E un velo di magia è posato su tutta la storia, anche sulla data che apre il diario, la data di nascita di Jocelin Saul, che si ripete fatalmente di padre e in figlio: l’undici di giugno.

 

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9 Giugno

9 giugno 2024

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Io dico che, secondo l’usanza d’Arabia, l’anima sua nobilissima si partio ne la prima ora del nono giorno del mese; e secondo l’usanza di Siria, ella si partio nel nono mese dell’anno, però che lo primo mese è ivi Tisirin primo, lo quale a noi è Ottobre; e secondo l’usanza nostra ella si partio in quello anno de la nostra indizione, cioè de li anni Domini, in cui lo perfetto numero nove volte era compiuto in quello centinaio nel quale in questo mondo ella fue posta, ed ella fue de li cristiani del terzodecimo centinaio. Perché questo numero fosse in tanto amico di lei, questa potrebbe essere una ragione: con ciò sia cosa che, secondo Tolomeo e secondo la cristiana veritade, nove siano li cieli che si muovono, e secondo comune oppinione astrologa, li detti cieli adoperino qua giuso secondo la loro abitudine insieme, questo numero fue amico di lei per dare ad intendere che ne la sua generazione tutti e nove li mobili cieli perfettissimamente s’aveano insieme

Dante Alighieri, Vita nuova, XXIX (XXX), 1292-1293 (ed. Garzanti 1993, pp. 55-56)

La Beatrice di Dante è identificata, storicamente, con la figlia di Folco Portinari, morta nel giugno del 1290. Nella Vita nuova, Beatrice – incontrata per la prima volta quando il poeta ha nove anni e di nuovo a distanza di nove anni – è evocata come immagine dell’amore, cortese e cristiano, e come tramite di una riflessione sulla vocazione poetica e profetica dell’autore. Al numero nove, simbolo di perfezione in quanto prodotto del tre (la Trinità) per sé stesso, “si legano sia la figura di Beatrice che le vicende raccontate nella Vita Nuova”. Nel paragrafo XXIX, la data della morte della donna è restituita – comparando diversi calendari – attraverso questa cifra: secondo l’usanza d’Arabia, Beatrice è spirata nella prima ora del nono giorno di quello che – secondo l’usanza di Siria – è il nono mese dell’anno. Poiché i mesi “secondo l’uso siriano” si contano da ottobre, il nono mese è giugno; quanto al giorno, è passato il tramonto dell’8 e, “secondo l’usanza d’Arabia”, è la prima ora del giorno nono. “Questa donna fu accompagnata da questo numero del nove, a dare ad intendere ch’ella era uno nove, cioè uno miracolo”, una “perfetta armonia numerica”.

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4 Giugno | June 4th

4 giugno 2024

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To most of the Tobakofils first-class passengers the afternoon of June 4th 1901, in the Atlantic, on the meridian of Iceland and the latitude of Ardis, seemed little conducive to open-air frolics: the fervor of its cobalt sky kept being cut by glacial gusts, and the wash of an old-fashioned swimming pool rhythmically flushed the green tiles, but Lucette was a hardy girl used to bracing winds no less than the detestable sun

Vladimir Nabokov, Ada, or Ardor, 1969

Alla maggior parte dei passeggeri di prima classe della Tobakoff, il pomeriggio del 4 giugno 1901, nell’Atlantico, sul meridiano dell’Islanda e alla latitudine di Ardis, non sembrava propizio agli svaghi all’aria aperta: il cielo di un vivido blu cobalto era solcato da continue folate d’aria gelida e l’acqua della vecchia piscina inondava ritmicamente le piastrelle verdi del bordo; ma Lucette era una ragazza intrepida, abituata ai venti corroboranti non meno che alla detestabile luce del sole

Vladimir Nabokov, Ada o ardore, 1969, tr. it. M. Crepax, Adelphi,  p. 492

La cronaca familiare raccontata da Nabokov nel romanzo Ada o ardore è intricata come un bosco. Le relazioni fra coniugi, cugini, genitori, figli e figlie, fratelli e sorelle, sono presentate all’inizio del libro in un albero genealogico che, però, non dice tutta la verità sui legami di sangue. Nel corso della vicenda, ci si accorge che i due protagonisti principali – Van e Ada, legati da un’attrazione prodigiosa – sono più che cugini. Anche lo spazio e il tempo non coincidono con le nozioni comuni: la Terra è una terra aumentata, dove luoghi esistenti si sovrappongono ad altri fantastici e il Tempo è addirittura l’oggetto di un racconto nel racconto. Le date sono scelte con cura da Nabokov, che nasconde il suo compleanno (23 aprile) e quello della moglie Vera (5 gennaio) nella trama. Il 4 giugno – si è verso la fine della vicenda – Van è imbarcato su una nave, dove si trova anche la sorella minore di Ada, Lucette, che va incontro al suo destino. Quest’opera di Nabokov è stata rappresentata dalla bottega teatrale Fanny & Alexander, di Chiara Lagani e Luigi De Angelis, in una serie di spettacoli che seguono diverse tracce nella mole complessa del romanzo. Sul 4 giugno, l’ultimo giorno di Lucette, Chiara Lagani ha scritto questo commento per Diconodioggi:

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3 Giugno

3 giugno 2024

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Ma nel calendario non mancano le date e con un po’ d’immaginazione ognuna di esse potrebbe adattarsi al buon proponimento. Ricordo, perché mi parve contenesse un imperativo estremamente categorico, la seguente: “Terzo giorno del sesto mese del 1912 ore 24”. Suona come se ogni cifra raddoppiasse la posta

Italo Svevo, La coscienza di Zeno, 1923, ed. Giunti, 1994, p. 15

Nei suoi tentativi di smettere di fumare – che lo hanno portato anche in una casa di cura – Zeno Cosini annette una grande importanza alla data dell’ultima sigaretta. “Le mie giornate finirono coll’essere piene di sigarette e di propositi di non fumare più”. Le date delle tante ultime sigarette sono segnate sulle pareti, sui libri, sulla ghiaia: sono collegate ad avvenimenti storici, anniversari pubblici e privati o sono scelte in base a concordanze e relazioni fra le cifre, come questa del 3. 6. 12 ore 24, in cui la sequenza aritmetica è ironicamente (e inutilmente) salutata come un buon segno per la riuscita del proposito. 

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31 Maggio | 31. Mai

31 maggio 2024

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Ich kann nicht einen Brief von einem 31. Mai beantworten, die Zahl 31 darf überhaupt nicht verwendet und profaniert werden. Was bildet dieser Herr aus München sich ein? wie kann er mich aufmerksam machen auf den 31. Mai? was geht ihn mein 31 Mai. an? Ich gehe rasch aus dem Zimmer, Fräulein Jellinek soll nicht merken, dass ich zu weinen anfange, sie soll abheften und ordnen, sie soll diesem Herrn überhabt keine Antwort geben. Alle Antworten haben Zeit, Zeit bis nach Sommer…

Ingerborg Bachmann, Malina, 1971

Non posso rispondere a una lettera di un 31 maggio, il numero 31 non si deve assolutamente usare né profanare. Cosa crede questo signore di Monaco? Come può richiamare la mia attenzione sul 31 maggio! che gli importa del mio 31 maggio! Esco svelta dalla stanza, la signorina Jellinek non deve accorgersi che comincio a piangere, deve catalogare e ordinare, non deve dare proprio nessuna risposta a questo signore. Per tutte le risposte c’è tempo, c’è tempo fin dopo l’estate, in bagno mi viene in mente un’altra volta, io, con una tremenda angoscia, con una fretta pazzesca, scriverò oggi un’altra lettera decisiva, implorante, ma da sola. La signorina Jellinek deve fare il conto delle ore, non ho tempo adesso, ci auguriamo una buona estate. Suona il telefono, ma la signorina Jellinek deve andare. Di nuovo, buona estate! Buone vacanze! Molti saluti al dott. Krawanja, anche se non lo conosco personalmente. Il telefono squilla

Ingeborg Bachmann, Malina, 1971, tr. it. M. G. Manucci, Adelphi 1973 (ed. cons.1987), p.132

Dopo aver presentato i personaggi della storia: Ivan, i due bambini, Malina e sé stessa, la narratrice presenta il luogo: Vienna, e il tempo: Oggi. “Solo sulla data ho dovuto riflettere a lungo, perché è quasi impossibile per me dire ‘oggi’, sebbene ogni giorno si dica, anzi si debba dire ‘oggi’”. L’impossibilità di concepire e nominare quest’unità di tempo è un tema importante della narrazione, fatta di pensieri, memorie, sogni, trascrizioni di telefonate, dialoghi e lettere, lettere ricevute e inviate, come questa arrivata il 31 maggio, data che scatena di nuovo l’angoscia del tempo e una catena di riflessioni su oggi, ieri, domani. “Ma non è ancora domani. Prima che emergano ieri e domani debbo farli tacere in me. È oggi. Sono qui e oggi.”

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28 Maggio | Der achtundzwanzigste Mai

28 maggio 2024

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Der achtundzwanzigste Mai!
In diesem Augenblick schlug die Turmuhr halb acht, der Herr Postdirektor trat ein, seine Sporen klirrten leise und übermütig, sie kicherten, und der Herr Postdirektor ging feierlich an den Wandkalender und enthüllte den neuen Tag. Erst jetzt war’s der achtundzwanzigste Mai geworden!
Dieser achtundzwanzigste Mai wurde einer der wichtigsten Tage meines Lebens. Ich beschloß nämlich abzureisen.

Joseph Roth, April. Die Geschichte einer Liebe, 1925

Link per leggere la novella in tedesco

“Il 28 maggio!
In quell’istante l’orologio della torre batté le sette e mezzo e il signor direttore delle poste fece il suo ingresso: gli speroni tintinnarono lievi e insolenti, quasi ridacchiavano, ed egli andò solenne verso il calendario e scoprì il nuovo giorno. Ora soltanto era il 28 maggio!
Questo 28 maggio divenne uno dei giorni più importanti della mia vita. Decisi infatti di partire”

Joseph Roth. Aprile. Storia di un amore, tr. it. in Il mercante di coralli, Adelphi, Milano 1981, ed. digitale 2018

Novella breve di Joseph Roth, Aprile. Storia di un amore (1925) racconta in prima persona il soggiorno del narratore in una piccola città di provincia. Mentre intrattiene una relazione con Anna, cameriera dell’hotel dove alloggia, e madre di un bimbo avuto da un uomo sposato, il narratore si innamora  di una ragazza che vede affacciarsi dalla finestra della casa sopra l’ufficio postale. Incapace di cogliere l’occasione di presentarsi alla fanciulla che gli viene descritta come molto malata; incerto se restare o partire, il narratore prende la decisione di lasciare la città il 28 maggio. La data occupa, nel racconto, un posto consistente, legato a un rito che si svolge quotidianamente nel caffè della città dove, ogni mattina, il direttore delle Poste strappa il foglietto della data da un grande calendario a parete: “il signor direttore strappava via da decenni i vecchi giorni e scopriva i nuovi, con riguardo e umiltà, non come un Dio, ma come un servo di Dio”.
Quella mattina, però, un commesso viaggiatore, dopo colazione, “andò al calendario appeso al muro e strappò, risoluto, la data del giorno prima, quasi che con quel gesto creasse l’oggi, il nuovo giorno, superbo e possente come un Dio”.
Il narratore si preoccupa per il direttore delle Poste che, entrando di lì  a poco, “avrebbe guardato sgomento il calendario al muro, si sarebbe confuso con i giorni della settimana e le date e non avrebbe più capito il mondo”.
Per questo si dà da fare a raccogliere, lisciare e riattaccare il foglietto in tempo per l’arrivo del direttore, in tempo per la ripetizione del rito che sancisce l’arrivo di quel ventotto maggio.
Joseph Roth sarebbe morto a Parigi nel 1939, quattordici anni dopo la pubblicazione della novella, il 27 maggio, che è la data del “giorno prima”, il giorno del foglietto staccato e riattaccato sul grande calendario a muro del caffè.

 

 

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27 Maggio | 27. Mai

27 maggio 2024

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Ich überlese die vorstehenden Zeilen und kann nicht umhin, ihnen eine gewisse Unruhe und Beschwerteit des Atemzuges anzumerken, die nur zu kennzeichnend ist für den Gemütszustand, in dem ich mich heute, den 27. Mai 1943, drei Jahre nach Leverkühns Tode, will sagen: drei Jahre nachdem er aus tiefer Nacht in die tiefste gegangen, in meinem langjährigen kleinen Studierzimmer zu Freising an der Isar niedersetze, um mit der Lebensbeschreibung meines in Gott ruhenden – o möge es so sein! – in Gott ruhenden unglücklichen Freundes den Anfang zu machen, – kennzeichnend, sage ich, fur einen Gemütszustand, worin herzpochendes Mitteilunbedürfnis und tiefe Scheu vor dem Unzukömmlichen sich auf die bedrängendste Weise vermischen

Thomas Mann, Doktor Faustus, 1947

Rileggo le righe precedenti e non posso fare a meno di notarvi una certa inquietudine, una certa pesantezza di respiro fin troppo significativa di quello stato d’animo in cui oggi, il 27 maggio 1943, due anni dopo la morte di Leverkühn, vale a dire due anni dopo che da una notte già fonda egli è entrato nella profondissima, io, qui a Freising sull’Isar, nel mio vecchio studio, mi accingo a iniziare la biografia dell’infelice amico che – oh possa esser così – riposa in Dio…

  Thomas Mann, Doctor Faustus, 1947, tr. it. E. Pocar, Mondadori 1984, p.19

La vita del compositore tedesco Adrian Leverkühn narrata da un amico è il sottotitolo del Doctor Faustus, la storia di un musicista la cui esistenza attraversa e riverbera le vicende della Germania della prima metà del Novecento. Dopo studi di teologia, Adrian si è dedicato alla composizione musicale; ha contratto – quasi volontariamente – la sifilide da una prostituta e, durante un soggiorno a Palestrina, ha avuto un allucinatorio incontro col diavolo, con il quale ha stretto, come Faust, un patto sul tempo: ventiquattro anni di creatività straordinaria e poi la dannazione, che arriva già in vita come perdita di sé per i postumi della malattia. La vicenda – dopo la morte di Adrian – è raccontata dall’amico Serenus Zeitblom, che comincia il suo resoconto in data 27 maggio 1943. Un altro musicista legato al diavolo – Niccolò Paganini – era morto poco più di cento anni prima, nel 1840, il 27 maggio. 

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16 Maggio | 16 Maja

16 maggio 2024

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DNIA 16 MAJA 1973 ROKU
Jedna z tych wielu dat, / które nie mówią mi już nic. / Dokąd w tym dniu chodziłam, / co robiłam – nie wiem. / Gdyby w pobliżu popełniono zbrodnię / – nie miałabym alibi. / Słońce błysło i zgasło /poza moją uwagą. / Ziemia się obróciła / bez wzmianki w notesie….

Wisława Szymborska, Dnia 16 Maja 1973 roku (Koniec i początek), 1993

Il 16 maggio 1973 / Una delle tante date / che non mi dicono più nulla. / Dove sono andata quel giorno, / che cosa ho fatto – non lo so. / Se lì vicino fosse stato commesso un delitto / – non avrei un alibi. / Il sole sfolgorò e si spense / senza che ci facessi caso. / La terra ruotò / e non ne presi nota …

Wisława Szymborska, Il 16 maggio 1973,  La fine e l’inizio (1993), in Vista con granello di sabbia, a cura di P. Marchesani, Adelphi, 2008, p. 201

Dalle piccole misure degli attimi e dei secondi; alle ere geologiche; alle non-misure dell’eternità e dell’infinito: sono tanti i riferimenti che la poetessa polacca Szymborska (Premio Nobel nel 1996) dedica al tempo. Si può incontrare nelle sue poesie l’ora esatta del sorgere e calare del sole in un certo oggi, o la descrizione di quattro precisi minuti fra le 13 e 16 e le 13 e 20. E poi mesi e stagioni, giorni della settimana (“lo scorso martedì”) e anche, come in questo caso, la data completa di una giornata degli anni Settanta, in apparenza del tutto dimenticata.

 

Dicono del libro

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14 Aprile

14 aprile 2024

 

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Ormai, in quella mattina del mercoledì 14 di aprile dell’anno del Signore 1204, ovvero seimilasettecentododici dall’inizio del mondo, come si usava calcolare a Bisanzio, da due giorni i barbari si erano definitivamente impossessati di Costantinopoli. L’esercito bizantino così scintillante di armature e di scudi e di elmi quando era in parata, e la guardia imperiale dei mercenari inglesi e danesi, armati delle loro terribili bipenni, che ancora il venerdì avevano tenuto testa ai nemici battendosi con ardimento, avevano ceduto il lunedì quando i nemici avevano infine violato le mura. Era stata una vittoria così improvvisa che i vincitori stessi si erano arrestati timorosi, verso sera, attendendosi una riscossa

Umberto Eco, Baudolino, 2000, Bompiani

 

Dicono del libro
“In quella zona del basso Piemonte dove, anni dopo, sorgerà Alessandria, Baudolino, un piccolo contadino fantasioso e bugiardo, conquista Federico Barbarossa e ne diventa figlio adottivo. Baudolino affabula e inventa ma, quasi per miracolo, tutto quello che immagina, produce Storia. Così, tra le altre cose, costruisce la mitica lettera del Prete Gianni, che prometteva all’Occidente un regno favoloso, nel lontano Oriente, governato da un re cristiano. Avventura picaresca, romanzo storico in cui emergono in germe i problemi dell’Italia contemporanea, storia di un delitto impossibile, racconto fantastico, teatro di invenzioni linguistiche esilaranti, questo libro celebra la forza del mito e dell’utopia” (dalla scheda del libro nel sito libreriauniversitaria.it)

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