La citazione di Oggi 13 Dicembre

13 dicembre 2024

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Alle ore 6 e 10 minuti del 13 dicembre la Mercedes di piazza dello chauffeur Giocondo Giocondini si staccava solenne dal portone degli Oddi-Semproni, percorreva, ancora con la prima marcia, l’ultimo tratto di via Ca’ Fante e poi entrava con cautela ma facilmente, a fari abbaglianti, nella discesa del Pincio. Lì tutti i viaggiatori guardarono in alto, tra i rami ancora neri degli ippocastani, per vedere cosa prometteva il tempo. Il cielo non si vedeva, mentre biancheggiava di fronte, e poi sul lato sinistro, il campo tra le Vigne e la Fortezza, apertissimo e alzato proprio come la lavagna civica di Subissoni: la neve sopra era intatta, anche se non arrivava dappertutto, appoggiata come uno scialletto, traforato e sfrangiato là dove il suo filo, specie ai margini, non riusciva a coprire qualche piccola gobba o qualche arbusto. – Il tempo lo vedremo bene a Fossombrone

Paolo Volponi, Il sipario ducale, 1975, ed. cons. Garzanti, 1979, p. 43

È il 13 dicembre del 1969, il giorno dopo l’attentato alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di Milano, in piazza Fontana.  A Urbino, dove si svolge la storia del Sipario ducale, la notizia si è diffusa nelle case, nei caffè, nelle fiaschetterie, provocando reazioni visibili e invisibili nella vita della città e dei suoi abitanti. Un forte colpo, le bombe del 12 dicembre lo provocano nel professor Gaspare Subissoni, anarchico visionario, e nella sua compagna Vivés, conosciuta durante la guerra di Spagna. Dal giorno dopo divorano i giornali in cerca di informazioni e Vivés si lancia in un’indagine delle cause dell’attentato, progettando anche un viaggio a Milano, che non potrà compiere. Parallela si svolge la vicenda della nobile famiglia Oddi-Semproni, chiusa nel suo palazzo e nelle sue antiquate abitudini. Il 13 dicembre, gli Oddi-Semproni partono con l’autista per un viaggio di piacere verso la Puglia, mentre Vivés discute delle bombe di Milano con i facchini dell’ente comunale dei consumi, e la neve ricopre le strade trasformandole in lavagne bianche su cui scrivere.

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