7 Febbraio

7 febbraio 2016

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Come dice scusi? Io?
Io che le debbo dire, io?
Lei si ricorda per caso di quella volta che le ho raccontato di quando partimmo per lo sfollamento, cioè la notte del 7 febbraio 1944 che i tedeschi ci fecero sfollare sopra un carretto con il telo bianco dal nostro podere 517 Peruzzi, Canale Mussolini?

Antonio Pennacchi, Canale Mussolini, 2010, Mondadori, p. 452

Nelle ultime pagine della storia della famiglia Peruzzi, emigrata dal Veneto nell’Agro Pontino durante il fascismo, per la bonifica – il loro podere è il numero 517 del Canale Mussolini – si affollano le date del passaggio del fronte. Il 22 gennaio del 1944 gli alleati sono sbarcati ad Anzio e gli abitanti dell’Agro sono obbligati dai tedeschi a sfollare verso Cori, rifugiandosi nelle capanne, nei ricoveri dei pastori. E poi a scappare ancora, fino alla liberazione, “Giusto o sbagliato, era finita. Eravamo stati liberati”. Il 7 febbraio è la data in cui la famiglia – vecchi, donne, bambini, il mulo, il cane – lascia la casa e si ritrova in un campo minato. Va avanti Armida, incinta e disonorata: magicamente guidata dalle api attraversa il campo e partorisce il suo bambino, che è poi la voce narrante della storia. “Grassie, appi! Domàn xè un altro giorno”. 

Dicono del libro

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