The Time is Right For…

The Time is Right For… / è il momento giusto per… è una frase che può essere completata in diversi modi, con sostantivi, con verbi, con locuzioni che rimandano a desideri da soddisfare, a doveri da compiere, ad azioni e imprese. È una frase che ricorre nelle pubblicità e nel linguaggio politico,  una frase che risuona in canzoni e jingle, in conversazioni e riunioni.
Nel 1984, l’artista finlandese Marikki Hakola la scelse per intitolare un suo video-collage, realizzato montando spezzoni di news e pubblicità televisive. Ora The Time is Right For… è il titolo di una mostra aperta fino al 24 settembre 2017  a Edimburgo, Summerhall.

The Time is right For / è il momento giusto per rivedere le opere di quattro artiste: Marikki Hakola, Ketty La Rocca, Elaine Shemilt e Giny Vos. Quattro artiste che sin dagli anni ’70 hanno lavorato su temi cruciali e attuali, il “dialogo, l’apertura, lo scambio fra culture, la pace”, sperimentando tecnologie e linguaggi in modo autonomo e singolare.

La mostra, curata da Laura Leuzzi e Adam Lockhart, nasce da una collaborazione fra Summerhall ed EWVA (European Women’s Video Art in the 1970s and 1980s). 

@asbrilli

23 Aprile: libri nel tempo

Il 23 aprile si celebra la giornata mondiale del libro e questa data è stata scelta dalla rivista “Alfabeta2” per pubblicare l’intervista all’artista Katie Paterson, l’autrice del progetto Future Library. Un progetto partito nel 2014 e destinato a compiersi a cento anni da allora, nel 2114. L’avvio è la piantagione di una foresta di 1.000 abeti norvegesi nelle vicinanze di Oslo, il compimento sarà il taglio di quegli alberi e la loro trasformazione nella carta che servirà a stampare un’antologia di testi che vengono scritti – un anno dopo l’altro – dalle autrici e dagli autori invitati.

Ogni anno, nel pieno della primavera, il testo viene consegnato (su carta e in digitale), durante una cerimonia nella foresta, senza rivelare nulla della sua natura, del contenuto, dello stile, della lunghezza.
Un’opera sulla fiducia: nelle tante persone e istituzioni coinvolte al proseguimento dell’impresa; nella continuità dell’esperienza della lettura; nella presenza futura dei libri.
Sandra Muzzolini, nel post 100 libri futuri, aveva parlato su diconodioggi.it di questo progetto al suo avvio, nel 2014.
Qui il sito di Future Library
Qui il pezzo di Laura Leuzzi e Antonella Sbrilli su “Alfabeta2”, La biblioteca del futuro. Una conversazione con Katie Paterson

Tutti i venerdì 13 dell’artista Claude Closky

Tutti i venerdì 13 dell’artista Claude Closky
Laura Leuzzi

Contare, enumerare e classificare i giorni – per l’artista francese Claude Closky (Parigi, 1963) – sono una vera e propria mania: da più di vent’anni realizza opere, sotto forma di libretti d’artista, dedicate a questo tema, a partire dal 1991, a cui risalgono Les 365 jours de l’année 1991 classés par ordre chronologique e Les 365 jours de l’année 1991 classés par ordre de taille.
Tra le sue opere più curiose e singolari vi è senz’altro Trois mille quatre cent quinze vendredis 13 (1992), in cui elenca tremila quattrocento quindici “venerdì 13” in ordine cronologico a partire dal “venerdì 13 dicembre 1991” al “venerdì 13 gennaio 1”.
Invertendo la macchina del tempo, l’artista snocciola a ritroso il calendario alla ricerca di un giorno considerato, in particolare nella società americana, “sfortunato”,  sino ad arrivare – paradossalmente – addirittura all’anno 1, in cui il calendario gregoriano non era stato ancora introdotto. Dobbiamo inoltre pensare che, secondo le ricerche più accreditate, la nascita della superstizione legata al “Friday 13th” sarebbe relativamente recente e frutto dell’unione di due elementi distintamente considerati sfortunati già nell’antichità: il numero 13 e il giorno di venerdì.

LawsonLa prima menzione del Venerdì 13 non risalirebbe che al XIX sec. nelle fonti scritte e la sua diffusione a livello popolare sarebbe stata scatenata da un romanzo del 1907 di Thomas W. Lawson intitolato Friday, The Thirteenth.
Un riferimento va fatto anche al brano del compositore Thelonious Monk, Friday the 13th, registrato nel 1953 (segnalazione di Stefano Bartezzaghi).
Ad alcuni, l’opera di Closky potrebbe apparire come un invito a verificare la reale fondatezza della credenza nei macroeventi passati alla storia. D’altronde, anche Dan Brown nel suo Il Codice Da Vinci (2003), ha fatto un’operazione simile: notando che l’arresto dei Templari in Francia era avvenuto venerdì 13 ottobre 1307, sostiene fantasiosamente nel romanzo che la superstizione del venerdì 13 sarebbe da far risalire proprio a quell’avvenimento.
Closky d’altronde sembra amare i paradossi temporali: nel 1994 ha realizzato 8560 nombres qui ne servent pas a donner l’heure in cui elenca altrettanti orari impossibili, esistenti solo nella spazio temporale fantastico dell’artista.
Numerosi sono quindi i filoni che si possono percorrere per interpretare le opere di quest’artista, in cui enumerazione, classificazione, tempo e numeri si intrecciano indissolubilmente. (l.l.)