9 Settembre

9 settembre 2024

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Quando, all’alba del 9 settembre del 1943, Jack era saltato dalla tolda di un LST sulla riva di Pesto, presso Salerno, s’era visto sorgere davanti agli occhi, meravigliosa apparizione, nella rossa nube di polvere sollevata dai cingoli dei carri armati, dagli scoppi delle granate tedesche, dal tumulto degli uomini e delle macchine accorrenti dal mare, le colonne del tempio di Nettuno, sul labbro di una pianura folta di mirti e cipressi, sullo sfondo dei nudi monti del Cilento simili ai monti del Lazio. Ah, quella era l’Italia, l’Italia di Virgilio, l’Italia di Enea! E aveva pianto di gioia, aveva pianto di religiosa commozione, buttandosi in ginocchio sulla riva sabbiosa, come Enea quando sbarcò dalla trireme troiana sul lido arenoso alla foce del Tevere, davanti ai monti del Lazio sparsi di castelli e di templi bianchi nel verde profondo delle antiche selve latine. Ma il classico scenario delle colonne doriche dei templi di Pesto nascondeva ai suoi occhi un’Italia segreta, misteriosa: nascondeva Napoli, quella prima terribile e meravigliosa immagine di un’Europa ignota, posta al di fuori della regione cartesiana, di quell’altra Europa di cui egli non aveva avuto, fino a quel giorno, se non un vago sospetto, e i cui misteri, i cui segreti, ora che li veniva a poco a poco penetrando, meravigliosamente lo atterrivano

Curzio Malaparte, La pelle, 1949, ed. cons. Mondadori 1984, p.32

9 settembre del 1943: il giorno dopo l’annuncio dell’armistizio, il colonnello americano Jack Hamilton è sbarcato nel golfo di Salerno, “sotto il fuoco delle mitragliatrici tedesche”, da una di quelle navi LST (Landing Ship Tank), che trasportano soldati e mezzi. La sua esperienza diretta dell’Italia comincia da lì, dalla visione di Paestum, che gli ricorda i suoi studi e l’ammirazione per la cultura classica. Guidato da un ufficiale di collegamento italiano – che racconta la storia – Jack avrà modo di conoscere Napoli, nel momento in cui la liberazione e la corruzione s’intrecciano in modo inquietante. Un luogo pericoloso, dove i carri armati statunitensi “rischiano di affondare nella melma nera dell’antichità, come in una sabbia mobile”. Mentre Jack sbarca, in mezzo al tumulto e agli spari, ancora non sa che cosa si nasconde dietro le colonne, le rovine e il paesaggio bellissimo, in quella data destinata a fissarsi nei suoi ricordi e nella storia.

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3 Giugno

3 giugno 2024

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Ma nel calendario non mancano le date e con un po’ d’immaginazione ognuna di esse potrebbe adattarsi al buon proponimento. Ricordo, perché mi parve contenesse un imperativo estremamente categorico, la seguente: “Terzo giorno del sesto mese del 1912 ore 24”. Suona come se ogni cifra raddoppiasse la posta

Italo Svevo, La coscienza di Zeno, 1923, ed. Giunti, 1994, p. 15

Nei suoi tentativi di smettere di fumare – che lo hanno portato anche in una casa di cura – Zeno Cosini annette una grande importanza alla data dell’ultima sigaretta. “Le mie giornate finirono coll’essere piene di sigarette e di propositi di non fumare più”. Le date delle tante ultime sigarette sono segnate sulle pareti, sui libri, sulla ghiaia: sono collegate ad avvenimenti storici, anniversari pubblici e privati o sono scelte in base a concordanze e relazioni fra le cifre, come questa del 3. 6. 12 ore 24, in cui la sequenza aritmetica è ironicamente (e inutilmente) salutata come un buon segno per la riuscita del proposito. 

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5 Maggio

5 maggio 2024

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Corsi da un fioraio e scelsi un magnifico mazzo di fiori che indirizzai alla signora Malfenti accompagnato dal mio biglietto da visita sul quale non scrissi altro che la data. Non occorreva altro. Era una data che non avrei dimenticata più e non l’avrebbero dimenticata forse neppure Ada e sua madre: 5 Maggio, anniversario della morte di Napoleone.
Provvidi in fretta a quell’invio. Era importantissimo che giungesse il giorno stesso

Italo Svevo, La coscienza di Zeno, 1923, ed. cons. Giunti, 1994, p. 93

È nel capitolo 5 che Zeno racconta le vicende che, nel 1891, l’hanno portato a sposarsi con Augusta, una delle quattro figlie dell’amico Giovanni Malfenti. Zeno frequenta la casa da cinque mesi, attratto dalla sorella di Augusta, Ada, che però pare non ricambiarlo. Il 5 maggio, la signora Malfenti lo invita a diradare per un po’ le sue visite. Zeno rimarrà lontano da casa Malfenti cinque giorni “cinque giorni memorandi che mi condussero al matrimonio”. Il 5 maggio (quinto mese dell’anno), uscendo, prova un senso di temporanea liberazione dai vincoli complicati del corteggiamento e decide di inviare i fiori col sintetico messaggio: la data del giorno, che deve risuonare come un monito, legata com’è all’anniversario della morte di Napoleone, figura esemplare con la quale il capitolo 5 si era aperto (“M’aspettavo perciò anch’io di divenire e disfarmi come Napoleone e l’onda”).

 

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Date in coincidenza: Joyce, Svevo e un libro di Enrico Terrinoni

Date in coincidenza: Joyce, Svevo e un libro di Enrico Terrinoni

di Sandra Muzzolini

Nella recensione al libro di Antonella Sbrilli Il gioco dei giorni narrati, primo nucleo del progetto editoriale di cui fa parte questo blog, Umberto Eco scrive: “Si sa di autori che hanno situato la loro vicenda in una data precisa per ragioni magico-sentimentali, perché era un giorno in cui a loro (non ai personaggi) era accaduto un evento mirabile, e in tal senso un crononimo lasciato cadere quasi per caso può tener luogo di una rinnovata dichiarazione d’amore.”
Questa osservazione vale sicuramente per una delle date letterarie più note, quel 16 giugno 1904 in cui si svolge l’Ulisse di Joyce e che oggi è festeggiato in Irlanda e in altri paesi come “Bloomsday”.
Sappiamo infatti che Joyce scelse quel giorno perché era una delle date più importanti nella sua storia d’amore con Nora Barnacle. Ma l’attenzione e la fascinazione dello scrittore irlandese per le date, i nomi e i numeri vanno ben oltre questa scelta, come ci spiega in un libro uscito alcuni mesi fa lo studioso Enrico Terrinoni, esperto traduttore di Joyce.

La vita dell’altro – Svevo, Joyce: un’amicizia geniale (Bompiani, 2023) ci offre una ricca e ben documentata ricostruzione del rapporto d’amicizia tra i due scrittori, delle loro affinità elettive ed anche caratteriali. Sorprendono le numerose corrispondenze tra i due scrittori e le loro opere, tra le loro vite e quelle dei loro personaggi, quei continui travasi dal piano dell’esistenza a quello della scrittura per i quali Svevo coniò il concetto di “vita letteraturizzata”.  Scrive Terrinoni in una postfazione specificamente dedicata alle coincidenze: “Le loro vite, come i loro libri, sono infatti abitate anche da numeri, cifre, date, orari che le colorano di misteriosi echi. Quasi che entrambi sfogassero in rare ricorrenze numeriche certe attitudini vagamente superstiziose.”

Joyce era particolarmente, anzi maniacalmente, attento alle date, cui assegnava un valore magico, augurale. Era sempre felice di scoprire coincidenze che riguardavano le date dei compleanni delle persone con cui entrava in contatto. Era nato a Dublino il 2 febbraio 1882 e in quella stessa data fu pubblicato l’Ulisse, nel 1922; il 2 febbraio 1939 ricevette le prime copie rilegate del Finnegans Wake. Sarà stato sicuramente contento di scoprire che anche l’amico triestino aveva scelto questa data per uno snodo fondamentale del romanzo La coscienza di Zeno: “Oggi, 2 febbraio 1886, passo dagli studii di legge a quelli di chimica. Ultima sigaretta!!”.

Ci sono anche altri aspetti del libro di Terrinoni che i lettori di questo blog sicuramente apprezzano: il discorso sul tempo, rilevante in entrambi gli scrittori, e il gusto per l’invenzione linguistica e per i giochi di parole. La sovrapposizione di letteratura e vita, gli intrecci che uniscono le opere dei due scrittori in un misterioso entanglement e la circolarità e simultaneità del tempo della narrazione trovano un’originale sintesi nei titoli di gusto joyciano di alcuni capitoli: Narravita, Senilitalia, Zenotipia e Finizio.

Sandra Muzzolini, 12 aprile 2024