Mappe nel tempo globale: Cristina Lucas

Una storia dell’arte estesa quanto il mondo, che cerchi di raccontare la molteplicità delle espressioni artistiche che si sono sviluppate – nel tempo – nelle diverse aree del globo. Mentre scuole e università affrontano questa nuova prospettiva modificando metodi, libri di testo, pratiche didattiche, le opere d’arte stesse possono rivelarsi efficaci strumenti, come dimostrano le reazioni dei visitatori davanti alle mappe geo-politiche di Alighiero Boetti: i planisferi colorati dalle bandiere cangianti delle nazioni attirano l’attenzione e inducono a percorrere la superficie per un tempo ben maggiore dei pochi secondi che le statistiche indicano come standard nelle visite museali.
Un’opera d’arte che si presenta come una interessante visualizzazione di questo vasto tema è visibile fino al 3 novembre 2019 a Roma, nella mostra collettiva dal titolo Kronos Kairos. I tempi dell’arte contemporanea, a cura di Lorenzo Benedetti, allestita negli spazi dell’area archeologica del Palatino.

L’opera è dell’artista spagnola Cristina Lucas (Jaén, 1973) e si intitola Pantone -500 +2007. Si tratta di una video-installazione che mostra in modo dinamico l’emergere – nella conoscenza geo-politica occidentale – delle diverse zone del mondo in un arco di tempo compreso fra il 500 avanti Cristo e il 2007, anno di realizzazione dell’opera stessa.
L’artista spagnola, che ha all’attivo diverse creazioni che indagano le convenzioni narrative della storia ufficiale, esplorando con i mezzi del video e dell’installazione le fonti secondarie e critiche, per l’opera Pantone -500 + 2007 ha condotto un lungo lavoro di ricerca storico-geografica e cartografica, avvalendosi della consulenza di esperti internazionali.

Ha poi inserito i dati in un programma: ogni secondo che passa nel video corrisponde a un anno nella storia del mondo: 2507 anni in 40 minuti circa. All’aumentare del tempo (il tempo reale che trascorre per chi guarda e quello collegato, proporzionalmente, nella linea ella storia), la superficie bianca dello schermo si anima di zone colorate. E qui si spiega il titolo, che fa riferimento a Pantone, l’azienda che ha creato un sistema standardizzato internazionale per effettuare e condividere selezioni di colore. Nel video in continua mutazione di Cristina Lucas, “ogni colore rappresenta una specifica identità nazionale”, come scrive la curatrice Ghila Limon, “il movimento di macchie di colore rappresenta guerre, invasioni o migrazione della popolazione. Pantone standardizza la rappresentazione di tutti gli eventi storici, senza alcun ordine gerarchico”.

Chi osserva questa mappa in continua trasformazione è coinvolto nella ricostruzione della forma del mondo (così come siamo abituati a vederla negli atlanti), si interroga sulla mancanza di alcune zone, sul loro comparire in corrispondenza della loro “scoperta”, sul loro mutare di colore a seconda della travagliata storia coloniale, fino a che – anno dopo anno – il planisfero si completa, senza che i colori si assestino mai definitivamente. Storia, geografia, politica, rappresentazione sono messe in una prospettiva dinamica e relativa, che dialoga con chi la segue guardando il video, desiderando fermarlo in alcuni anni cruciali, per approfondire una zona, colorata o vuota che sia.
La mappa di Cristina Lucas potrebbe scorrere proficuamente nelle classi scolastiche e universitarie, come traccia mobile su cui interagire per cogliere cromaticamente la dimensione spazio-temporale della storia e riempirla di contenuti e collegamenti inter-disciplinari.

Mostra Kronos Kairos. I tempi dell’arte contemporanea, a cura di Lorenzo Benedetti, Roma, Palatino, fino al 3 novembre 2019

(a.s.)

 

Visualizing Time: Time’s News 2019

Mentre a Los Angeles (Marymount Loyola University) si svolge Time in Variance, il 17° simposio sul tempo organizzato dall’International Society for the Study of Time (ISST), il cinquantesimo numero del magazine dell’ISST,  “Time’s News”, esce a cura di Emily Di Carlo. 
Contiene notizie sulle attività della Società, recensioni, segnalazioni di eventi ed esperienze, call for papers, approfondimenti, interviste e una sezione, dal titolo Visualizing Time, dedicata ad opere d’arte che – nel corso del 2018-19 – hanno fatto emergere una riflessione  sul tempo, attraverso tecniche e strumenti diversi. 
La selezione di questa scelta di “time focused art”, curata da Antonella Sbrilli e Laura Leuzzi, segnala una serie di artisti internazionali, da Olafur Eliasson e Minik Rosing con il loro Time Watch a Tracey Emin (I Want My Time With You), passando per Aiko Miyanaga (Waiting for Awakening – Clock), Marco Godinho (Every Day a Poem Disappears in the Universe), Zhao Zhao (One Second) e due artiste italiane: Daniela Comani che nel 2019 ha realizzato Planet earth 21st Century (ne abbiamo parlato qui), e Mariagrazia Pontorno, con Everything I Know, un progetto che ripercorre il viaggio di Leopoldina d’Austria – appassionata di scienze – verso il Brasile, nel 1817: un diario che rintraccia, aggiorna, rimodula lo sguardo scientifico, le atmosfere geografiche, i passaggi di spazio e di tempo.


Nell’anno in cui si celebra il  cinquantenario del primo sbarco sulla Luna, non poteva mancare l’eloquente opera di Peter Liversidge, From home – how far the moon has, and is, moving away from the Earth since the moon landing, July 20th, 1969


Il numero di “Time’s News” riporta anche un interessante esperimento di Emily Di Carlo,  I Need To Be Closer To You, parte del progetto Daylight Saving Time, che indaga il concetto di “time-specificity” nell’arte contemporanea, lavorando sui fusi orari, sull’ora legale, sulla percezione della distanza temporale e delle sue variazioni.