#TweetAleph

“Il diametro dell’Aleph sarà stato di due o tre centimetri, ma lo spazio cosmico vi era contenuto, senza che la vastità ne soffrisse. Ogni cosa (il cristallo dello specchio, ad esempio) era infinite cose, perché io la vedevo distintamente da tutti i punti dell’universo. Vidi il popoloso mare, vidi l’alba e la sera, vidi le moltitudini d’America, vidi un’argentea ragnatela al centro d’una nera piramide (…) vidi grappoli, neve, tabacco, vene di metallo, vapor d’acqua, vidi convessi deserti equatoriali e ciascuno dei loro granelli di sabbia…” Jorge Luis Borges, L’Aleph, 1949 (tr. F. Tentori Montalto)

Quando vede l’Aleph (vero o falso che sia), il protagonista del racconto – che si chiama Borges – si trova nella cantina della casa di calle Garay a Buenos Aires, dove ha abitato l’amata Beatriz Viterbo e dove continuano ad abitare dopo la sua morte il padre e il cugino Carlos Argentino Daneri.
Beatriz era nata il 30 di aprile e Borges, per anni, continua a onorare questa data, come fa anche il Borges scrittore, che la richiama in molte storie.

Borges E come facciamo su Twitter, per tutto il 30 aprile 2014, con l’hashtag  #TweetAleph e l’invito a scrivere in 140 caratteri il contenuto del proprio Aleph.
Antonella Sbrilli (@asbrilli)


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