6 Gennaio

6 gennaio 2014

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Sono già oggi trascorsi trecentoquarantotto anni sei mesi e diciannove giorni da che i parigini si svegliarono al frastuono di tutte le campane che suonavano a distesa nella tripla cerchia della Cité, dell’Université e dell’intera città.
Il 6 gennaio 1482 non è però un giorno che la storia ricordi. Nulla di rimarchevole nell’evento che così scuoteva, fin dal mattino, le campane e i borghesi di Parigi. Non si trattava né di un assalto di piccardi o di borgognoni, né di un reliquiario portato in processione, nè di una rivolta di scolari nella vigna di Laas, né di un ingresso del nostro temutissimo signor Messere il re, nemmeno di una bella impiccagione di briganti e di brigantesse in Place de la Justice a Parigi (…)
Il 6 gennaio, il che metteva in subbuglio tutto il popolo di Parigi, come dice Jean de Troyes, ricorrevano entrambe le solennità, fatte coincidere da tempo immemorabile, dell’Epifania e della Festa dei Folli

Victor Hugo, Notre-Dame de Paris, 1831, tr. it. F. Scotto, ed. cons. Gruppo editoriale L’Espresso, 2003, pp. 5-6

Un mare di gente invade le strade di Parigi  il 6 gennaio 1482, giorno dell’Epifania, data in cui hanno inizio le vicende del romanzo Notre-Dame de Paris di Victor Hugo. È un giorno di feste e di rituali che si tengono in diversi luoghi – aperti e chiusi –  della città, fra cui il palazzo di Giustizia, nella cui sala immensa si affollano migliaia di parigini. Aspettano sin dal mattino presto di assistere al ‘mistero’, una sacra rappresentazione di cui è autore il poeta Pierre Gringoire. Ma lo spettacolo più atteso è l’elezione del re dei folli, una tradizione popolare che incorona – nel “livido chiarore” di quel 6 gennaio – il gobbo Quasimodo, campanaro della cattedrale, mentre  fa la sua comparsa la zingara Esmeralda e l’intreccio degli avvenimenti si mette in moto.

Dicono del libro
“Hugo ci fa credere che i protagonisti della vicenda siano esseri umani, mentre in verità – ma il titolo ne dovrebbe già essere spia – il personaggio centrale e incombente della storia è cuna chiesa. Che lì rimane malgrado le sue trasformazioni, ingoia ed espelle, nel senso più letterale del termine (leggetevi gli ultimi capitoli), il magma degli insetti bipedi che l’attorniano, e sola sopravvive tetragona _ Hugo lo ha pur detto – come una sfinge”.
(Dallintroduzione di U. Eco all’ed. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… A partire dall’Epifania, sedevamo ogni notte alla bianca parata del tavolo risplendente di calendari e di argenti, facendo solitari senza fine….”
Bruno Schulz, La cometa

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“… Oggi per me è una bellissima giornata. Viva la Befana!…”
Vamba, Il giornalino di Gian Burrasca

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“… 6 gennaio. le feste natalizie sono trascorse come al solito melanconicamente…”
Ennio Flaiano, Un marziano a Roma

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“… perché è il colmo che anche il giorno della Befana si debba fare politica…”
Manuel Vázquez Montalbán, Assassinio al Comitato Centrale

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“… ‘Si chiama teofania’, disse Fat. ‘O epifania’. ‘L’Epifania’ disse Sherri, adattando la voce al ritmo lento del suo ferro da stiro, ‘ è una festa che si celebra il 6 gennaio…”
Philip Dick, Valis

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“… Oggi è il 6 gennaio: festa della Befana. Domani tornerò a scuola…”
Aurelio Picca, L’esame di maturità

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“… Riveniva a suonare il giorno dell’Epifania, quando arrivano i Re Magi…”
Antonio Pennacchi, Canale Mussolini