28 Aprile

28 aprile 2014

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Quel mare che egli scorse dai pendii del monte Velebit, il ventotto aprile del 1935, per la prima volta nella vita, a venticinque anni, rimarrà per lui come una rivelazione, come un sogno che egli recherà in sé per circa quaranta anni con la medesima intensità, come un segreto, come una visione di cui non si parla con nessuno. Dopo tanti anni, non era più nemmeno sicuro se quel giorno avesse visto davvero l’alto mare o se si fosse trattato solo dell’orizzonte celeste, e l’unico mare reale sarebbe sempre rimasto per lui l’acquamarina delle carte geografiche, dove le profondità sono in azzurro scuro e i bassi fondali in azzurro chiaro

Danilo Kiš, Enciclopedia dei morti, 1983, tr. it. L. Costantini, Adelphi, 1988, p. 56

Nell’immaginario catalogo delle persone che hanno vissuto sulla terra e che non sono riportate in nessuna enciclopedia, la protagonista del racconto trova la scheda relativa a suo padre, morto da poco. È conservata nella Biblioteca di Stoccolma, nella stanza della lettera M.  In quella scheda, la vita del padre Marko è registrata nei più minuti dettagli, poiché “ogni uomo è un mondo a sé, tutto accade sempre e mai, tutto si ripete all’infinito e irripetibilmente”. Dai ricordi d’infanzia ai tanti giorni trascorsi a Belgrado, ogni avvenimento di quella esistenza è riportato con precisione e una data risalta in particolare: “il ventotto aprile del trentacinque, quando, per la prima volta nella sua vita, aveva scorto, da lontano, alle prime luci dell’alba, la distesa azzurra dell’Adriatico”.

 

Dicono del libro
“L’Enciclopedia dei morti di cui si parla nel racconto che dà il titolo al libro è un’opera in migliaia di volumi dove sono ammesse soltanto le voci riguardanti persone che non compaiono in alcun’altra enciclopedia. Vale a dire la massa sterminata degli ignoti, che qui si ritrovano raccontati in un ‘incredibile amalgama di concisione enciclopedica e di eloquenza biblica’ (…) Secondo le parola dell’autore, ‘tutti i racconti di questo libro nascono, in misura maggiore o minore, sotto il segno di un tema che chiamerei metafisico; a partire da Gilgamesh, la questione della morte è uno dei temi ossessivi della letteratura’”.
(dalla bandella dell’ed. Adelphi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Consultando i numeri arretrati del Times, ho scoperto che il Maggiore Sholto di Upper Norwood, ex-appartenente al 34° Fanteria di Bombay, è morto il 28 aprile 1882…”
Arthur Conan Doyle, Il segno dei quattro
(segnalazione e commento a cura di Roberto Ghisellini)

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“… Il caso straordinario che avvenne il 28 aprile in tribunale, dov’ero giurato, lo ha risvegliato…”
Leone Tolstoj, Resurrezione

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“…nel giorno di domenica 28 aprile 1931 di Nostro Signore, alle ore 16 precise, questi erano i Lattuada, i Perego, i Cavaggioni, i Trabattoni, i Berlusconi..”
Carlo Emilio Gadda, L’Adalgisa

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“… Palermo, 28 aprile 1897 Tutte le strade e tutte le piazze di Palermo erano ancora piene di sole e di gente…”
Sebastiano Vassali, Il cigno

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“… È domenica mattina, 28 aprile ’74, tre giorni e qualche ora dopo l’inizio della rivoluzione dei garofani…”
Marco Ferrari, Alla rivoluzione sulla Due Cavalli

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“… il 28 aprile 1989, un uragano scagliò in cielo la cucina di Chittagong, portandosi via tutto…”
Zadie Smith, Denti bianchi (segnalazione di Sandra Muzzolini)

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