22 Maggio

22 maggio 2014

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Infine ritornarono Natale, Capodanno… la primavera, e il 22 maggio lasciai l’isola con il kayak carico di provviste; il mare appariva ormai piuttosto sgombro, e il ghiaccio era così levigato, che a un certo punto riuscii a farci scivolare sopra l’imbarcazione, spinto abbastanza velocemente dal vento

Matthew P. Shiel, La nube purpurea, 1901, tr. It. R. Wilcock, Adelphi, 1967, pp. 65-66

175 milioni di dollari sono il premio che verrà assegnato al primo uomo che raggiungerà il Polo Nord, i 90° gradi di latitudine. La solida nave Boreal si è messa in viaggio con diciassette uomini di equipaggio, fra cui il medico Adam Jeffson, esperto di botanica e meteorologia. La spedizione è in viaggio da più due anni e sono accaduti diversi fatti inquietanti, fra i quali è difficile distinguere quali siano allucinazioni: aurore boreali, presenze animali, colonne di ghiaccio intorno a cui pare di vedere una scritta in caratteri misteriosi e addirittura “una lunga data”. Ma il fenomeno più strano è un vapore purpureo profumato di peschi che accompagna l’esplorazione di Adam Jeffson, rimasto via via solo, in mezzo a distese di ghiaccio coperte di carcasse di animali. Il 22 maggio, piena primavera, si avventura col suo kayak sulla strada del ritorno, piena di sorprese apocalittiche.

Dicono del libro
“Pubblicata nel 1901, riscoperta una prima volta, in America, nel 1928 – quando si arrivò a pubblicare quattro romanzi di Shiel nello stesso giorno – e poi nel 1948, La nube purpurea è senza dubbio il capolavoro di M. P. Shiel, la cui opera è stata esaltata da scrittori quali Arnold Bennett, Hugh Walpole, H. G. Wells, Dashiel Hammett.”

Altre storie che accadono oggi

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“… 22 maggio 1937 Di sera le acque azzurre della laguna carpiscono il chiaro di luna…”
Lawrence Durrell, La grotta di Prospero

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“… 22 maggio. Ecco passati due mesi da quando ho cominciato le presenti note. Due mesi: un’eternità? Piuttosto un attimo….”
Tommaso Landolfi, Cancroregina

Diteci di oggi, “attenzione”

Gioco Diteci di oggi – Pagina99 we: settimana 24 – 31  maggio 2014 (si partecipa fino a lunedì 26 maggio)

Diconodioggi collabora con il giornale Pagina99, con Diteci di oggi: una rubrica di giochi e interazioni che hanno a che fare con la scrittura e con il tempo raccontato, in particolare con le date.

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Ecco il gioco di questa settimana:
Facile parlare di un luogo, più difficile parlare del tempo, specialmente se questo tempo è Oggi, “una cosa sempre nuova, incalzante”, come si legge in una pagina del romanzo Malina (ed. it. Adelphi) della scrittrice austriaca Ingeborg Bachmann: “è quasi impossibile pe rme dire ‘oggi’, sebbene ogni giorno si dica, anzi, si debba dire ‘oggi’…”  “Come può richiamare la mia attenzione sul 31 maggio! … È oggi. Sono qui e oggi”.
L’invito per il prossimo gioco è a fare attenzione al termine Oggi e a provare a spiegarlo, definirlo, raccontarlo, in un testo di non più di 800 caratteri, da inviare entro lunedì 26 maggio a giochi@pagina99.it .
Appuntamento col giornale in edicola, sabato 31 maggio, per una scelta dei testi arrivati e un commento.

todayIl gioco prosegue su Twitter, con l’hashtag #oggi, grazie a Francesca Chiusaroli, che gli dedica un post nel suo blog Scritture brevi

Ed ecco l’antologia di @atrapurpurea Waiting for Today

21 Maggio

21 maggio 2014

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“E poi, il 21 di maggio, Flush seppe che il giorno era venuto. Poiché quel martedì, il 21 di maggio, Madamigella Barrett si scrutò attentamente allo specchio; con arte squisita si adornò dei suoi scialli indiani; disse alla Wilson di accostar la poltrona, ma non troppo accosto; diede un tocco a questo, a quest’altro e a quest’altro ancora; e si levò a sedere eretta fra i suoi cuscini. Flush le si accucciò ai piedi, zitto zitto. Soli, insieme, attesero”

Virginia Woolf, Flush, 1933, tr. it. A. Scalero, La Tartaruga edizioni, 1991, pp. 42-43

Da quando Elizabeth Barrett ha conosciuto quello che diventerà suo marito, Robert Browning, le giornate del cocker spaniel di nome Flush non sono più le stesse. Arrivato in casa Barrett nel 1842, Flush si è adattato a vivere nella camera della Barrett, la quale, cagionevole di salute, non esce quasi mai. Rinunciando alla sua natura di cane cacciatore, Flush ha imparato a capire la sua padrona, che ricambia l’affetto con attenzioni e poesie. Da qualche mese, le lettere del signor Browning hanno portato dei cambiamenti nella routine sempre uguale delle giornate, cambiamenti che preoccupano Flush (“E che cosa avrebbe portato con sé quell’orrida primavera?”) e che preludono alla prima visita dell’uomo in casa Barrett, alle due e mezzo del pomeriggio di martedì 21 maggio. 

Dicono del libro
“Scritto nel 1933, Flush è la storia di un cane. Non un cane qualsiasi, ma il cocker spaniel di Elizabeth Barrett, una delle più famose poetesse inglesi, nata nel 1806 e morta nel 1861. C’è, nella National Portrait Gallery di Londra, un ritratto di Elizabeth Barrett; il viso circondato da pesanti riccioli scuri, gli occhi grandi e brillanti, la bocca larga e sorridente, non ricordano forse vagamente i bei riccioli e i grandi occhi brillanti del giovane spaniel di nome Flush? Fra questi due esseri esiste una somiglianza e Virginia Woolf ci racconta attraverso la storia dell’uno quella dell’altra.”
(dal risvolto di copertina dell’edizione La Tartaruga, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… L’ultima domanda venne posta per la prima volta, quasi per scherzo, il 21 maggio 2061…”
Isaac Asimov, L’ultima domanda

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“… Peppermill avrebbe condotto Bel il 21 maggio, verso le quattro. Dovevo riempire in qualche modo l’abisso del pomeriggio…”
Vladimir Nabokov, Guarda gli arlecchini!

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“… C’era, naturalmente, una sua fotografia all’incoronazione di Miss New Jersey la sera di Sabato 21 maggio 1949, Dawn in abito da sera…”
Philip Roth, Pastorale americana

Cangiullo

Francesco Cangiullo, Pisa, 1914, tempera su carta, 57 x 74 cm.

20 Maggio

20 maggio 2014

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Il venti di maggio, alle otto della sera, tutt’e sei le batterie della brigata d’artiglieria di stanza a N., in via di trasferirsi al campo, sostarono a pernottare nel paesino di Mjestèčki. Proprio al colmo della baraonda, mentre alcuni degli ufficiali s’affancendavano intorno ai cannoni, e altri, radunati così a cavallo sulla piazza presso il sagrato, ascoltavano le indicazioni dei furieri d’alloggiamento, di dietro alla chiesa apparve un cavallerizzo in panni borghesi, su una strana cavalcatura. Era una cavallina color isabella, di piccola statura, bella di collo e corta di coda, la quale non incedeva diritta, ma un po’ di sbieco, e scandiva con le zampe certi piccoli movimenti di danza, da parer che le battessero le zampe col frustino. Quando fu accosto agli ufficiali, il cavallerizzo si sollevò il cappello, e disse: “Sua Eccellenza il luogotenente generale von Rabbeck, proprietario di queste terre, invita i signori ufficiali a favorire immediatamente in casa sua, per una tazza di tè…”. La cavallina fece un inchino, si rimise a danzare e, sempre di sbieco, tornò sui suoi passi; il cavaliere, ancora una volta, si sollevò il cappello, e, di lì a un istante, lui e la sua strana cavalcatura dileguavano là di dietro alla chiesa.

Anton Čechov, Un bacio, 1887, tr. it. A. Villa, in Racconti, Einaudi 1974, vol. II, p.282

Il timido capitano Rjabòvič, in sosta con la sua compagnia, si trova a vivere un’avventura inaspettata in casa del luogotenente von Rabbeck, che ha invitato a cena tutti gli ufficiali, la sera del 20 di maggio. Mentre si aggira per la vasta casa, cercando di tornare dalla sala del biliardo al salone, il capitano entra per sbaglio in una stanza buia, dove una donna gli getta le braccia al collo e lo bacia, per poi ritrarsi subito, appena si accorge che egli non è la persona che stava aspettando. Da quell’incontro, la scialba vita di Rjabòvič – almeno per un po’ – cambia. Con la curiosità di indovinare chi possa essere la sconosciuta, ripercorre i dettagli della serata di maggio, finestre aperte, cognac, musica, profumi di lillà, di rose, di pioppi.  È maggio anche all’inizio della vicenda di un’altra opera di Čechov, Il giardino dei ciliegi.

Dicono del libro
“Nei racconti di Čechov vive l’intero popolo russo. La ricca galleria delle maschere tragiche o comiche è illuminata da un umorismo che non è mai fine a se stesso: intriso di pietà e di amarezza riesce a disegnare in pochi tratti un personaggio, una condizione umana.”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“Che c’è, Pietro? niente ancora si vede? – domandava il 20 maggio 1859, uscendo senza berretto sulla bassa scalinata dell’albergo sulla strada maestra…”
Ivan Turgenev, Padri e figli (segnalazione di @gscarpitano)

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“…La mattina del 20 maggio, Andrea Sperelli risaliva il Corso inondato dal sole…”
Gabriele D’Annunzio, Il piacere

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“20 maggio 1928. Ora è invulnerabile come gli dèi / Nulla sulla terra può ferirlo”
Jorge Luis Borges, 20 maggio 1928

19 Maggio

19 maggio 2014

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Erano calendari molto comuni, di quelli con i paesaggi che certi bottegai regalano ai clienti per Natale. Intorno a molte date si ammassavano appunti sbiaditi in una sorta di stenografia domestica che mi fu impossibile decifrare, e ogni giorno del mese era coperto dalla sua bella X. Sette anni erano stati cancellati in quel modo. Le X si interrompevano il diciannove di maggio, dieci giorni prima della morte di mia madre, piùo meno quando dalla fattoria, mi avevano portato in città a casa di mia zia. Mi pareva che neppure Iddio, avvolgendo la terra nelle tenebre e assicurando al creato il sonno ristoratore, avesse dimostrato maggiore autorità e controllo sul finire del giorno di quanto la marcia inesorabile delle X di mia madre sembrasse proclamare nel corso di quegli anni

John McGahern, Il pornografo, 1979, tr. it. S. Basso, Einaudi 1994, pp.203-4

Nel momento in cui il protagonista della storia – un giovane irlandese che per mestiere scrive racconti pornografici – si trova a riflettere sul tempo, la vicenda narrata è quasi al termine.  La zia con cui è cresciuto sta per morire; la ragazza con cui ha una relazione, relazione che vorrebbe chiudere, è incinta. Il pensiero va al mucchio di calendari trovati in casa alla morte della madre, che cancellava con una X tutti i giorni trascorsi, e a un calendario in particolare, in cui la sequenza arriva fino alla data del 19 maggio. È il grafico della marcia inesorabile del tempo, che ha portato “ciascuno di noi al punto in cui eravamo, ora e per sempre”. 

Dicono del libro “Come in un labirinto dove s’incontri ad ogni bivio una mescita di alcolici, quasi a renderne più arduo l’attraversamento, la Dublino di John McGahern trova le sue pietre miliari nei pub e in ogni altro locale dove possano essere serviti birra scura, whiskey e gin tonic. ‘Non posso che dire un gran bene dell’alcol, – afferma il protagonista di questo romanzo, – è l’unica cosa che ti porta via’. Ma perché fuggire con tanta caparbia determinazione, e che cosa?” (dal risvolto di copertina dell’ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… 19 maggio Sono in trappola…” Bram Stoker, Dracula
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“… Ottantadue in agosto! Che cos’è oggi? – Il 19 maggio. – Quanto manca da qui ad agosto?…”
Joseph Roth, La marcia di Radetzky (segnalazione di Sandra Muzzolini)

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“… Il matrimonio che tanto gioiosamente lo turbò ebbe luogo il 19 maggio 1848; quello stesso giorno, sedici anni dopo, ebbe luogo l’esecuzione civile di Černyševskij…” Nabokov, Il dono

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Era il 19 maggio. Avrebbe ricordato quella data perché era l’anniversario di nozze dei suoi genitori…” Paul Auster, Città di vetro (Trilogia di New York)

 

18 Maggio

18 maggio 2014

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18.5.1930 […] Quest’alba è la prima alba del mondo. Questo colore rosa, che attraverso il giallo volge verso un caldo bianco, non si è mai posato prima sulla facciata occidentale che il caseggiato con i suoi occhi vitrei punta sul silenzio che sopraggiunge dalla luce crescente. Mai c’è stata quest’ora, o questa luce, o questo mio essere. Ciò che sarà domani sarà un’altra cosa e ciò che vedrò sarà visto da occhi ricomposti, pieni di una nuova visione. Alti monti della città! Grandi architetture che i pendii scoscesi reggono e ingrandiscono, slittare di edifici raggrumati in varie forme che la luce intesse di ombre e di ustioni: siete l’oggi, siete me

Fernando Pessoa, Il libro dell’inquietudine, 1982 (post.), tr. it. M. J. Lancastre, A. Tabucchi, Feltrinelli 1987, p.72

Il diario di Bernardo Soares, contabile in una ditta di Lisbona, è “un’autobiografia senza fatti di un personaggio inesistente”, pieno di “riflessioni, di appunti, di impressioni, di meditazioni, di vaneggiamenti e di slanci lirici”. La registrazione continua di sensazioni minime si avvale di una sottile competenza sul tempo, sull’antichità del presente e sulle singole date, distinte dalla luce sempre mutevole dei giorni. 

Dicono del libro
“Bernardo Soares è un uomo che sta alla finestra. Soares è un contabile di Lisbona e la finestra appartiene a una ditta di tessuti nel vecchio centro commerciale della città, la ‘Baixa’ pombalina. Taciturno e solitario, egli se ne sta dietro ai vetri, come il vecchio Flaubert, a spiare la vita. Una vita esterna e reale ma che si svolge estranea  a lui, anche se gli transita accanto; e una vita interiore e inventata: perché la finestra di Bernardo Soares ha le imposte che si possono aprire nei due sensi, sul fuori e sul dentro.”
(A. Tabucchi, dalla quarta di copertina dell’ed. Feltrinelli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Jørgen per esempio era nato il 18 maggio…”
Herbjørg Wassmo, La veranda cieca

 

17 Maggio

17 maggio 2014

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Alcuni, ai quali era parso di vedere, la sera del 17 di maggio, persone in duomo andare ungendo un assito, che serviva a dividere gli spazi assegnati ai due sessi, fecero, nella notte, portar fuori della chiesa l’assito e una quantità di panche rinchiuse in quello; quantunque il presidente della Sanità, accorso a far la visita, con quattro persone dell’ufizio, avendo visitato l’assito, le panche, le pile dell’acqua benedetta, senza trovar nulla che potesse confermare l’ignorante sospetto d’un attentato venefico, avesse, per compiacere all’immaginazione altrui, e più tosto per abbondare in cautela che per bisogno, avesse, dico, deciso che bastava dar una lavata all’assito. Quel volume di roba accatastata produsse una grand’impressione di spavento nella moltitudine

Alessandro Manzoni, I promessi sposi, 1827-40, Garzanti, 1981, p. 435

La peste ha già cominciato a diffondersi nella zona di Milano e le autorità la affrontano in modi incerti, affidandosi all’iniziativa di pochi volenterosi, mentre gli abitanti ondeggiano fra la paura, la sottovalutazione del pericolo, la disobbedienza e la superstizione.  Nel maggio del 1630, quando già i lazzaretti sono pieni di malati, si diffonde la voce che il morbo sia portato a Milano da persone straniere (gli untori) che avrebbero contaminato con sostanze tossiche diversi luoghi, fra cui addirittura –  all’interno del duomo – le panche e l’assito, cioè il tramezzo di assi che separa gli uomini dalle donne. Tutto è portato all’esterno, in un giorno reso infausto da false credenze, mentre il morbo si diffonde per altre ragioni e altre strade. 


Dicono del libro
“La rivoluzione letteraria compiuta con i Promessi Sposi si esprime anzitutto nella fondazione di uno stile medio, duttile e sciolto, atto a narrare le vicende degli uomini semplici, a riferire con fedeltà il tono delle conversazioni d’ogni giorno, a penetrare senza sforzo le emozioni di personaggi di modesta levatura intellettuale. È lo stile realistico. A questa invenzione basilare il romanzo deve molta parte delle sue pagine più felici”
(dall’introduzione all’ed. Garzanti, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“…17 maggio. Ho fatto ogni sorta di conoscenze, ma non ho ancora trovato compagnia…”
Wolfgang Goethe, I dolori del giovane Werther

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“… Sulla pagina che portava la data 17 maggio 2157, scrisse: Oggi Tommy ha trovato un vero libro!…”
Isaac Asimov, Chissà come si divertivano

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“…Il lago si liberò del ghiaccio il diciassette maggio…”
Torgny Lindgren, Il pappagallo di Mahler

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“… Non doveva sciupare le scarpe, che erano nuove di zecca e che oggi era stata autorizzata a mettere solo per farci il piede in modo che non le venissero le vesciche il 17 maggio…”
Herbjørg Wassmo, La veranda cieca

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“… Era il 17 maggio, mattina presto, o forse a quel punto la si poteva definire metà mattina presto…”
David Foster Wallace, Il re pallido (segnalato da Ellisse @Elliptic)

 

16 Maggio

16 maggio 2014

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Il 16 maggio 1973
Una delle tante date
che non mi dicono più nulla.

Dove sono andata quel giorno,
che cosa ho fatto – non lo so.

Se lì vicino fosse stato commesso un delitto
– non avrei un alibi.

Il sole sfolgorò e si spense
senza che ci facessi caso.
La terra ruotò
e non ne presi nota

Wisława Szymborska, Il 16 maggio 1973,  La fine e l’inizio (1993), in Vista con granello di sabbia, a cura di P. Marchesani, Adelphi, 2008, p. 201

Dalle piccole misure degli attimi e dei secondi; alle ere geologiche; alle non-misure dell’eternità e dell’infinito: sono tanti i riferimenti che la poetessa polacca Szymborska (Premio Nobel nel 1996) dedica al tempo. Si può incontrare nelle sue poesie l’ora esatta del sorgere e calare del sole in un certo oggi, o la descrizione di quattro precisi minuti fra le 13 e 16 e le 13 e 20. E poi mesi e stagioni, giorni della settimana (“lo scorso martedì”) e anche, come in questo caso, la data completa di una giornata degli anni Settanta, in apparenza del tutto dimenticata.

Dicono del libro
Vista con granello di sabbia è una scelta, approvata dall’autrice, che attraversa tutta la sua opera a partire dal 1957″
(dal risvolto di copertina dell’ed. Adelphi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Più tardi: mattino del 16 maggio. Che Dio mi conservi il senno, ormai a questo sono giunto…”
Bram Stoker, Dracula

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“…16 maggio. Com’è bello essere innamorati e com’è interessante sapere d’esserlo!…”
Sören Kierkegaard, Diario del seduttore

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“… Giunse a Parigi il 16 maggio alle sette del mattino. Aveva visto sorgere il sole…”
Joseph Roth, Fuga senza fine (segnalazione di Sandra Muzzolini)

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“… 16 maggio. Sei un tale enigma…”
David Grossman, Che tu sia per me il coltello

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“… Il 16 maggio ci sarà la cerimonia di premiazione in un albergo di Shinbashi…”
Murakami Haruki, 1Q84

 

15 Maggio

15 maggio 2014

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Il 15 maggio Claude, che era rientrato dalla serata da Sandoz alle tre del mattino, stava ancora dormendo, verso le nove, quando Madame Joseph entrò con un mazzo di lillà bianchi, consegnati da un fattorino. Capì subito: Christine festeggiava in anticipo il successo del suo quadro. Era una grande giornata, per lui: si inaugurava il Salon des Refusés, una novità di quell’anno, in cui avrebbe figurato la sua opera, respinta dalla giuria del Salon ufficiale. Quel pensiero delicato, quei lillà freschi e odorosi che lo svegliavano, lo commosse profondamente, come il presagio d’una giornata fortunata

Emile Zola, L’opera, 1886, tr. it. F. Cordelli, Garzanti 1978, p.111

La vicenda raccontata nell’Opera ha avuto inizio a Parigi in una notte di giugno, durante un temporale, che fa conoscere per caso il pittore Claude Lantier, ribelle alle regole dell’Accademia, e la giovane Christine, sperduta nella città che non conosce. Si sono rivisti dopo due mesi e da allora hanno continuato a frequentarsi, prima “senza una data regolare” e poi con sempre maggiore frequenza, finché la ragazza ha acconsentito a posare nuda per un grande quadro a cui Claude sta lavorando. Il 15 maggio si apre la mostra dei pittori rifiutati dal Salon ufficiale. È “una giornata meravigliosa, con un gran cielo sereno” e Claude si avvia pieno di speranza verso la sede dell’esposizione, dove dovrà affrontare critiche, dissensi e successo di scandalo.  

Dicono del libro
” ‘Ho iniziato a lavorare al mio prossimo romanzo, che si svolge nel mondo letterario e artistico. Ho ripreso il mio Claude Lantier dal Ventre de Paris. Vi racconto tutta la mia giovinezza, vi ho messo dentro tutti i miei amici, me stesso. Voglio soprattutto spiegare come   l’opera d’arte, e ho un dramma di passione che attraversa il libro, che, credo, interesserà.’ Il progetto di scrivere un romanzo sull’ambiente dei pittori è presente da molti anni negli appunti di lavoro di Zola, che dal 1866 è attivamente impegnato nella critica d’arte”
(dall’introduzione dell’ed. Garzanti, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il 15 maggio 1796 tutto un popolo ebbe ad accorgersi che ciò che aveva sin allora rispettato era estremamente ridicolo e qualche volto odioso…”
Stendhal, La Certosa di Parma

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“… Il 15 maggio lasciai la casa di Heatherlegh alle undici del mattino e l’istinto dello scapolo mi condusse al Club…”  Rudyard Kipling, Il risciò fantasma

Breton

André Breton, Assemblage dada, 1923 ca., collage, Milano, coll. pr. (Alger ce 15 Mai / et le 24 Floréal)

Diteci di oggi, Dylanday

Gioco Diteci di oggi – Pagina99 we: settimana  17-24  maggio 2014 (si partecipa fino a lunedì 19 maggio)

Diconodioggi  collabora al giornale Pagina99con Diteci di oggi: una rubrica di giochi e interazioni che hanno a che fare con la scrittura e con il tempo raccontato, in particolare con le date.

Aire de Dylan
Il gioco di questa settimana si ispira a un compleanno reale e a un’immaginazione dello scrittore Vila-Matas.

Nel maggio del 1963 usciva The Freewheelin’ Bob Dylan, il secondo album di Dylan, che il 24 dello stesso mese compiva ventidue anni.

Nel romanzo Un’aria da Dylan (Feltrinelli), lo scrittore Enrique Vila-Matas immagina il 24 maggio del 1963 come un giorno straordinario, in cui – fra l’altro – qualcuno dice che a Barcellona abbia avuto luogo il Giudizio Universale: “Quel giorno poteva essere solo il 24 maggio…”.
Che cosa sarà mai successo il 24 maggio del 1963? Si può proporre un ricordo o uno pseudo-ricordo, una testimonianza, un’invenzione, in un testo di non più di 800 caratteri, da inviare entro lunedì 19 maggio a giochi@pagina99.it .
Appuntamento col giornale in edicola, sabato 24 maggio, per una scelta delle proposte arrivate e un commento.

14 Maggio

14 maggio 2014

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Al largo della costa di Okinawa, il 14 maggio (il giorno dopo che lo Svedese fece quattro su quattro contro la squadra del liceo di Irvington con un singolo, un triplo e due doppi), due piloti kamikaze attaccarono la portaerei ammiraglia Bunker Hill centrando con i loro apparecchi imbottiti di bombe il ponte di volo gremito di aerei americani carichi di munizioni e pronti a decollare. La fiammata arrivò a trecento metri d’altezza, e nell’esplosiva tempesta di fuoco che infuriò per otto ore morirono quattrocento uomini, tra aviatori e marinai. Il 14 maggio 1945 – altri tre doppi per lo Svedese in una partita vincente contro l’East Side – le truppe della sesta divisione catturarono il Pan di Zucchero

Philip Roth, Pastorale americana, 1997, tr. it. Vincenzo Mantovani, Einaudi, Torino, 1998, pp. 210-11

La domenica di Pasqua del 1945 gli Americani invadono l’isola giapponese di Okinawa ingaggiando una battaglia che durerà fino a giugno. Nel New Jersey, il diciottenne Seymour Levov, detto lo Svedese, formidabile giocatore di baseball, segue le azioni dei Marines attraverso il Pacifico, appuntando su una carta le zone degli attacchi. La battaglia di Okinawa corre parallela al suo ultimo anno di liceo: il 14 maggio è una giornata di feroci combattimenti sul fronte e di successi sportivi per il ragazzo Levov, che cercherà di arruolarsi nei Marines, mentre la seconda guerra mondiale sta per concludersi e altri agoni lo attendono al varco della sua vita adulta.

Dicono del libro
“Lo scrittore Nathan Zuckerman, fin dall’adolescenza affascinato dalla vincente solarità dello Svedese, sente la necessità di narrarne la caduta. E ciò che racconta è il rovesciamento della pastorale americana: un grottesco Giudizio Universale in cui i Levov, e i lettori, assistono al crollo dell’utopia dei giusti, al trionfo della rabbia cieca e innata dell’America.”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Carlos Caçoncellos, come tutti sanno, fu l’aedo della Reconquista e della battaglia di Santa Rosa (14 maggio 1817 – in giorno di domenica)…”
Carlo Emilio Gadda, Strane dicerie contristano i Bertoloni (L’Adalgisa)

 

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“il 14 maggio 2061, quella che era stata una teoria, era diventata un fatto concreto”
Isaac Asimov, L’ultima domanda

13 Maggio

13 maggio 2014

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Il sole, puntuale servitore di tutti i mestieri, si era appena levato e aveva cominciato a risplendere sulla mattinata del tredici maggio milleottocentoventisette, quando Mr Samuel Pickwick, destatosi come un secondo sole dal sonno, balzò in piedi, aprì la finestra della stanza da letto e volse lo sguardo sul mondo sottostante. Ai suoi piedi si stendeva Goswell Street, alla sua destra – fin dove giungeva la vista – proseguiva Goswell Street, e di fronte, al di là della strada, ecco l’altro tratto di Goswell Street.
“Anguste”, pensò Mr Pickwick, “anguste sono le vedute di quei filosofi che, paghi dell’apparenza delle cose, non ricercano la verità che vi si cela dietro. Anch’io potrei accontentarmi di contemplare per sempre Goswell Street, senza fare il minimo sforzo di penetrare le contrade nascoste che la circondano da tutte le parti.”
E avendo così tradotto in parole questa bellissima riflessione, Mr Pickwick si accinse a infilar se stesso in alcuni abiti e a infilarne altri nella valigia

Charles DickensIl Circolo Pickwick, 1836-37, tr. It. G. Lonza, Garzanti 1990, col. I, pp. 28-29

Il “primo giorno di viaggio e la prima serata di avventure”  del Circolo Pickwick cadono il 13 di maggio del 1827. Il giorno prima, a Londra, è stata costituita una nuova sezione del Circolo, il cui nome è Inviati speciali e la cui missione è quella di viaggiare – a proprie spese – in cerca di curiosità e conoscenze, riportando all’associazione documenti e rapporti sulle esperienze fatte. Fedele a questa missione, all’alba del 13 maggio Mr Pickwick sta per uscire con valigia e telescopio verso quasi mille pagine di avventure, guai, scoperte e amicizie.  

Dicono del libro
“Nel 1836, gli editori Chapman e Hall proposero a Dickens di scrivere dei bozzetti che avrebbero dovuto commentare una serie di vignette del noto disegnatore Robert Seymour. Ma Dickens pretese subito maggior libertà e ottenne abbastanza presto che le vignette fossero subordinate al testo letterario. nacque così Il Circolo Pickwick (The Posthumous Papers of the Pickwick Club) le cui dispense mensili illustrate da ‘Phiz’, dopo la morte di Seymour, raggiunsero presto l’eccezionale tiratura di quarantamila copie.”
(dall’introduzione di P. Bellocchio all’ed. Garzanti, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Dia 13 de maio em Santo Amaro
Na Praça do Mercado
Os pretos celebravam
(Talvez hoje inda o façam)
O fim da escravidão… ” Caetano Veloso, 13 de maio

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“… Anche così, fu quello stesso venerdì 13 maggio, il giorno in cui Frankie Trumbauer a 5000 chilometri di distanza incise il suo famoso disco For No Reason at All in do…”
Malcolm Lowry, Sotto il vulcano

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“… Il sole, che tuttavia era ben lontano in quel mattino del 13 Maggio dalla massima sua foga, si rivelava come l’autentico sovrano della Sicilia…”
Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo

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“… Toro? Vuoi dire del Toro? – Sì. 13 maggio. – Sei un bugiardo, Bruce. – Sono nato il 13 maggio…”
Bruce ChatwinChe ci faccio qui?

 

12 Maggio

12 maggio 2014

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12 maggio
Non so se spiriti ingannevoli aleggiano su questo paesaggio, o se è la calda, celestiale fantasia nel mio cuore, che rende così paradisiaco tutto quello che mi circonda. Proprio all’ingresso del villaggio c’è una fontana, una fontana alla quale mi sento legato come da un sortilegio, come Melusina con le sue sorelle. Scendi il pendio di un breve colle e ti trovi davanti a una grotta, in cui scendono almeno venti gradini e, in fondo, da rocce marmoree sgorga un’acqua purissima. Il muretto che la recinge in alto, formando un parapetto, gli alberi alti, che ricoprono tutt’intorno lo spiazzo, la freschezza del luogo, tutto è così attraente e così misterioso

Johann Wolfgang Goethe, I dolori del giovane Werther, 1774, tr. It. A. Pandolfi, Bompiani 1987, p. 11 (altra ed. Mondadori)

Nei primi giorni del maggio 1771, Werther si trova in campagna, da solo, per sistemare degli affari di famiglia. Quella del dodici maggio è la terza lettera che scrive all’amico Wilhelm per raccontare le sue giornate, durante le quali esplora il territorio, scoprendo luoghi quasi fatati e la bellezza del paesaggio tedesco in primavera. Non ha ancora conosciuto Charlotte, la ragazza di cui si innamorerà senza speranza, poiché lei andrà in sposa ad Albert. Ancora, in quel giorno di maggio, Werther è in grado di “godere del presente”, degli incontri e della natura, incondizionatamente.

 

Dicono del libro
“Opera tra le più amate della letteratura I dolori del giovane Werther venne pubblicata nel 1774 ed ebbe subito un immenso successo in tutto il mondo, se è vero che Napoleone la portò con sé nella campagna d’Egitto e che persino i cinesi dipingevano il volto soave di Lotte sui loro paralumi. Emblematico caposaldo dello Sturm und Drang, I dolori del giovane Werther venne scritto da Goethe ventiquattrenne in pochi mesi, storia straziante di una passione con tratti palesemente autobiografici. L’influsso di Werther fu enorme”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Bompiani, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… 12 maggio… E’ la forma delle nuvole, o il colore della luce, il colore delle cose, così mutevole, che, passando attraverso i miei occhi, ha turbato il mio pensiero?
Guy de Maupassant, L’Horlà

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“… 12 maggio. Voglio cominciare con i fatti – fatti nudi, semplici, verificati da libri e cifre, sui quali non possa esserci dubbio…”
Bram Stoker, Dracula

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“… Maggio, se permetti (…) Dodici maggio 1852…”
Luigi Pirandello, Amicissimi -Novelle per un anno (segnalato da Nicoletta Cardano)

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“… Il 12 maggio, una settimana dopo il battagliero articolo sullo Svenska Dagbladet, arrivò finalmente la primavera…”
Bjorn Larsson, I poeti morti non scrivono gialli (segnalato da @nicolazamperini)


Restany   
Pierre Restany, decruciverba politico per il no al referendum sul divorzio del 12 maggio 1974 (segnalazione di Michele Brescia)

Avevamo detto di oggi. L’applicazione Timehop

Avevamo detto di oggi. L’applicazione Timehop 

di @atrapurpurea

La Timeline, si sa, scorre inesorabile come solo il tempo sa fare, si porta via i tuoi instantweet in uno spazio-tempo di 140 caratteri effimeri e inconsistenti. Un presente amplificato come unica dimensione, ma destinato a perdersi ben presto in un passato dimenticato.
Tra i tanti rimedi (storify, tweetbook…)
ho trovato molto interessante l’applicazione Timehop.

TimehopÈ una specie di diario, involontario e passivo, che ti offre un feedback quotidiano in grado di catapultarti indietro nel tempo. Con una semplice notifica quotidiana l’app invita a fare un viaggio in quella che a tutti gli effetti assomiglia a una Timeline del passato: cosa hai scritto su Facebook, Twitter, Instagram e Forsquare esattamente un anno fa? O due, tre, quattro anni fa?  E nel rileggere, chissà, forse si rivivrà un déjà vu, oppure sarà la nostalgia o il rimpianto a prendere il sopravvento; oppure si leggerà “cosa dicono di oggi” come se quell’ “oggi” appartenesse a un altro.
TimeHop è in definitiva un banalissimo automatismo, per di più accompagnato da un messaggio standardizzato e spersonalizzante (in cui a parlare in prima persona è il tuo “io” meccanico), un automatismo che però ti immette nel bel mezzo di un’emozione, tra i filtri di una foto che magari vorresti non vedere più, in una conversazione che neanche ricordavi o in un’altra che vorresti rivivere con la stessa intensità di quel momento…
È ancora e sempre un flusso di tempo, ma che in qualche modo hai l’illusione di poter fermare per qualche istante. Oggi. Domani, chissà??!!

 

 

11 Maggio

11 maggio 2014

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Aprì il giornale. “Un atto di pirateria flagrante veniva consumato l’11 Maggio mercé lo sbarco di gente armata alla marina di Marsala. Posteriori rapporti hanno chiarito esser la banda disbarcata di circa ottocento, e comandata da Garibaldi. Appena quei filibustieri ebbero preso terra evitarono con ogni cura lo scontro delle truppe reali, dirigendosi per quanto ci viene riferito a Castelvetrano, minacciando i pacifici cittadini e non risparmiando rapine, devastazioni… etc. etc….” 
Il nome di Garibaldi lo turbò un poco. Quell’avventuriero tutto capelli e barba era un mazziniano puro. Avrebbe combinato dei guai. “Ma se il Galantuomo lo ha fatto venire quaggiù vuol dire che è sicuro di lui. Lo imbriglieranno.”
Si rassicurò, si pettinò, si fece rimettere le scarpe e la redingote. Cacciò il giornale in un cassetto

Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo, 1957 (1958 post.), ed. cons. Feltrinelli, 1993, pp. 54-44

L’11 maggio del 1860, le due navi partite da Quarto, con a bordo i Mille volontari al comando di Garibaldi, sono approdate a Marsala. È l’inizio della fine del Regno delle Due Sicilie. Nella sua villa presso Palermo, il Principe Fabrizio Salina apprende la notizia dello sbarco dal giornale che gli viene portato nel pomeriggio e riflette con lucido disincanto su quello che sta per accadere. Si è appena svegliato dal sonnellino, dopo il pranzo di famiglia, concluso con gelatina al rhum e vino, proprio di Marsala. La vicenda narrata dal Gattopardo inizia nel maggio del 1860, e termina nel maggio del 1910: cinquant’anni durante i quali la Sicilia diventa parte del Regno d’Italia, l’Italia diventa uno stato unitario e tutto si trasforma senza cambiare.

Dicono del libro
“Siamo in Sicilia, all’epoca del tramonto borbonico. È di scena una famiglia della più alta aristocrazia isolana, colta nel momento rivelatore del trapasso del regime, mentre già incalzano i tempi nuovi. Accentrato quasi interamente intorno a un solo personaggio, il principe Fabrizio Salina, lirico e critico insieme, il romanzo nulla concede all’intreccio e al romanzesco tanto cari a tutta la narrativa europea dell’Ottocento. L’immagine della Sicilia che invece ci offre è una immagine viva, animata da uno spirito alacre e modernissimo”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Feltrinelli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… La sera dell’11 maggio, Dean Forsyth, che al solito se ne stava con l’occhio al telescopio, d’improvviso si scostò bruscamente…”
Jules Verne, Caccia al meteorite

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“… fino a oggi non mi sono mai preso la fatica di verificare se questo che ora scrivo lo sto scrivendo il 10 oppure l’11 maggio…”
Matthew P. Shiel, La nube purpurea

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“… Strano a dirsi, quell’anno a lunedì 11 maggio successe lunedì 12. Alcuni oroscopi saltarono, e così certe programmazioni teatrali…”
Alessandro Bergonzoni

10 Maggio

10 maggio 2014

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Era arrivato al termine della casa. Una lavatrice, uno spazzolone appeso a un gancio, un fustino di Dash, una pila di riviste e giornali.
Pescando nel mucchio, ne tirò su qualcuna e l’aprì a caso.
La data di un giornale gli fece interrompere la ricerca; restò lì a fissarla.
10 maggio 1997.
Quasi quarant’anni nel futuro. Scorse i titoli. Un miscuglio insignificante di banalità senza relazione tra loro: un assassinio, un’emissione di buoni del tesoro finalizzata alla raccolta di fondi per la costruzione di aree di parcheggio, la morte di un famoso scienziato, una rivolta in Argentina. E, in taglio basso, un altro titolo: Contesi i giacimenti minerari di Venere.

Philip K. Dick, Tempo fuori luogo, 1959, tr. it. G. Pannofino, Sellerio, Palermo, 1999, pp. 194-95

In una cittadina americana, in un periodo che somiglia alla fine degli anni Cinquanta, le giornate di Ragle Gumm trascorrono in una routine stressante: entro la fine di ogni pomeriggio deve inviare la soluzione di un gioco a premi indetto da un giornale, per rimanere così in cima alla classifica dei solutori. Grazie al suo intuito e a un complesso sistema di calcolo, Ragle riesce a indovinare, con minimi errori, in quale zona di una mappa quadrettata apparirà l’omino verde del gioco. È un gioco. O almeno così sembra, fino a quando alcuni indizi fanno dubitare Ragle e la sua famiglia che la normalità della loro vita quotidiana (compreso il concorso a premi) sia autentica. Dettagli fuori posto, brevi allucinazioni, elenchi telefonici anacronistici. Quando Ragle si imbatte nella copia del giornale datato 10 maggio 1997, comincia ad avvicinarsi a una spiegazione di quello che sta accadendo (sulla terra e non solo) e in cui lui – con il suo talento per la decrittazione – ha un ruolo centrale.

Dicono del libro
“In Tempo fuori luogo, pubblicato nel 1959, secondo romanzo scritto da Dick, irrompono con forza alcuni temi che rimarranno in seguito angosciosamente presenti in tutta la sua opera. L’ambiente di una piccola città di provincia statunitense – una delle tante Peyton Place che affollavano la letteratura popolare di quegli anni – è descritto nella sua esasperante routine fino a quando alcuni particolari non cominciano ad apparire al protagonista ‘ fuori luogo’ come se si aprisse una serie di falle nella realtà”
(A. Barbato, dal risvolto di copertina dell’ed. Sellerio, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Oggi addì 10 maggio dell’anno 1888, alle ore 11 antimeridiane, è comparso al mio domicilio il Sig. Comm. Bomparin, notaio…”
Hugo von Hofmannsthal, La lettera dell’ultimo Contarin (La mela d’oro)

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“… Al settimo giorno del suo letargo (mercoledì 10 maggio) veniva sparato il primo colpo di quella terribile e sanguinosa insurrezione…”
Virginia Woolf, Orlando 

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“… Fu il 10 maggio che la regina sedette a modello. Pioveva forte e duro sull’erba di smeraldo che Artemisia dovette attraversare per raggiungere il padiglione…”
Anna Banti, Artemisia

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“…In quello stesso 10 maggio 1933, sulla piazza del Teatro dell’Opera di Berlino su cui aleggia un acre odore di benzina si celebra un rito propiziatorio. O forse è un rito di espiazione. Il troppo celebre rogo dei libri…”
Melania Mazzucco, Lei così amata

 

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“Alle ore 15:00 del 10 Maggio 1939 Marte è fascista!”
Corrado Guzzanti, Fascisti su Marte (segnalazione di Michele Brescia)

Julieta Aranda e la linea internazionale della data – IDL

Presentata anche alla 54° Biennale di Venezia 2011, l’opera dell’artista messicana Julieta Aranda dal titolo You had no 9th of May! tratta di un luogo sulla terra dove si effettua il cambio di data: l’arcipelago delle isole Kiribati nel Pacifico,  attraversato dall’IDL (International Date Line).

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L’International Date Line è una linea convenzionale che separa due giorni consecutivi del calendario, oggi e domani. Nel 1995 l’arcipelago decise di modificare l’assetto della IDL in modo da far rientrare l’intero territorio in una sola data. Colpita da questa notizia, Julieta Aranda (la cui ricerca sul tempo non tralascia la prospettiva politica) ha elaborato l’opera-installazione You had no 9th of May!, in cui un muretto di mattoni segue l’andamento della linea, separando le due scritte, Today e Tomorrow. (a.s.)

Leggi un’intervista a Julieta Aranda sul tempo

Vedi su Youtube: How the International Date Line works

9 Maggio

9 maggio 2014

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Canzone per accompagnare Il libro della memoria. Solitude, interpretata da Billie Holiday. Registrazione del 9 maggio 1941, di Billie Holiday e la sua orchestra. Durata del brano: tre minuti e quindici. Fa così: In my solitude you haunt me / With reveries of days gone by. / In my solitude you taunt me / With memories that never die… ecc.  Si ringraziano anche D. Ellington, E. De Lange e I. Mills

Paul Auster, L’invenzione della solitudine, 1982, tr. it. M. Bocchiola, Einaudi, Torino, 1997, p. 124

Nell’affollata stanza della memoria, dove si muove il protagonista – indicato con la sola iniziale del nome A. -, tutto sembra collegato per affinità, per coincidenza o per necessità. Le cose accadute a lui o ad altri, le cose lette e viste, si connettono in un mosaico di pensieri sui difficili temi del caso, del destino, del rapporto padre-figlio, della solitudine. Le date non mettono ordine nel tempo del racconto, ma si presentano anche loro casualmente, trovate in una lettera, in un appunto o  – come in questo caso – su un disco di Billie Holiday, che il 9 maggio del 1941 registrava la canzone Solitude, perfetta colonna sonora, in anticipo, dei ricordi di A. 

Dicono del libro
“Se nel Ritratto di un uomo invisibile, la prima parte de L’invenzione della solitudine, Paul Auster veste i panni del figlio, nella seconda, Il libro della memoria, la sua attenzione si sposta sulla sua identità di padre. E attraverso un mosaico di immagini, coincidenze, associazioni, ‘A’ riflette su come il caso impercettibilmente governi le nostre vite, sulla natura solitaria dello scrivere e l’inevitabile distacco che lo separa dal figlio David”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il 9 maggio, nella torre grande del castello, egli opinò che la tortura s’imponeva…”
Marcel Schwob, Vite immaginarie

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“… ‘Stanotte, 8-9 maggio 1793, ho amato Carlotta in maniera che certamente  mi varrà una severa redarguizione di padre Lasagna!…”
Alberto Savinio, La nostra anima

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“…9 maggio 2004. Una di quelle giornate di primavera che sembrano tenere le distanze…”
J. C. Oates, La madre che mi manca (segnalato da @fchiusaroli)

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“…Era la notte buia dello Stato Italiano, quella del nove maggio settantotto…”
I cento passi , Marco Tullio Giordana (film, 2000); Modena City Ramblers (canzone)

8 Maggio

8 maggio 2014

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L’otto di maggio, a Schloss Rosenbad nacque un piccolo Principe. 
Quando il primo stridulo e arcano vagito eruppe dalla camera della Principessa, intorno alla quale tutta la casa era rimasta in ascolto, il castello fremette e si trasformò dalla cantina ai solai. Un sospiro di felice sollievo percorse tutte le stanze. Ma dopo un attimo il silenzio divenne infinitamente più profondo e più solenne. Chi avrebbe avuto il coraggio di tradire la piccola, indifesa creatura appena giunta tra loro? Tutti, in quella casa, avrebbero preferito la morte

Karen Blixen, Ehrengard, 1963 (post.), tr. it. A. Motti, Adelphi, 1986, p. 44

 

La storia immaginata dalla Blixen si svolge in un piccolo principato della vecchia Germania, in un paese ormai “cancellato dalla carta geografica”, in un’epoca di ideali cavallereschi e sottili giochi di seduzione. Il bambino che viene alla luce l’otto maggio è il figlio del principe Lotario e della principessa Ludmilla, ed è stato concepito prima delle nozze. Per nascondere questo scandalo, il bimbo è fatto nascere nel castello di Rosenbad, lontano dalla corte. Le persone presenti all’evento devono tenere nascosta la nascita per due mesi e proteggere il bambino da intrighi e rapimenti, che pure avranno luogo, nel corso della storia. Ma intanto, tutti devono fare finta che quell’otto di maggio sia un giorno come un altro, in cui non è accaduto niente di speciale, mentre la data segna l’inizio di un tempo strano e segreto, portatore di cambiamenti e avventure.

Dicono del libro
“Riprendendo gesti e scenari del suo primo libro, le Sette storie gotiche, ma immettendoli in un gioco se possibile ancora più affilato, in una occulta matematica delle immagini, la Blixen ci racconta qui la storia della splendida vergine guerriera Ehrengard e del demoniaco pittore Cazotte, che vuole sedurla – ma senza neppure sfiorarla, facendola solo arrossire di complicità (così vuole la sua suprema perversione di artista) -, mentre intorno a loro e attraverso di loro si intreccia una contorta trama dinastica, in un felice, piccolo regno da operetta”.
(dalla quarta di copertina dell’ed. Adelphi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“Fu l’unica volta che rifiutò di portarmi con sé in aeroplano. Partì l’otto maggio, venerdì”
Karen Blixen, La mia Africa

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“… Tre mesi dopo, il tepore di un certo 8 maggio invade quella stanza, abbellendo ogni cosa…”
Marguerite Yourcenar, Archivi del Nord

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“…C’era una data, l’otto di Maggio, lei era bella, era tutto per lui…”
I Nomadi, Ho difeso il mio amore (segnalazione di Mau e M. Brescia)

Diteci di oggi, mix

Gioco Diteci di oggi – Pagina99 we: settimana  10-17  maggio 2014 (si partecipa fino a lunedì 12 maggio)

Diconodioggi  collabora al giornale Pagina99con Diteci di oggi: una rubrica di giochi e interazioni che hanno a che fare con la scrittura e con il tempo raccontato, in particolare con le date.

V'Eletti, 1980

V’Eletti, 1980

Mentre il Salone del Libro di Torino è ancora in corso, lo spunto del gioco di questa settimana viene da un racconto di Isaac Asimov che parla proprio di libri e della loro evoluzione nel tempo.

In The Fun They Had – Chissà come si divertivano (1951, ’54), Asimov immagina che il 17 maggio di un anno nel futuro, due ragazzi ritrovino un vecchio libro di carta, dove le “parole se ne stavano ferme invece di muoversi” e quando si tornava alla pagina precedente, si ritrovavano le stesse frasi lette la prima volta.

L’invito è a mescolare tre frasi di un libro a scelta, prese dalle pagine 19, 59 e 99, ricomponendo con esse un breve racconto e indicando il libro di partenza.
Si possono aggiungere dei raccordi fra una frase e l’altra.

I testi (non più di 800 caratteri) vanno inviati entro lunedì 12 maggio a giochi@pagina99.it
Sabato 17 maggio, poi, nel giornale in edicola, troverete una scelta delle proposte arrivate e un commento.