19 Febbraio

19 febbraio 2014

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19 febbraio
Che triste giornata è stata oggi povero monsieur Armand! Stamattina Marguerite si sentiva soffocare, il medico le ha fatto un salasso, e le è tornato un filo di voce. Il medico le ha consigliato di far venire un prete. Lei ha acconsentito,  e lui stesso è andato a chiamarne uno alla chiesa di Saint-Roch.
Nel frattempo, Marguerite mi ha chiamato vicino al suo letto, pregandomi di aprire  l’armadio, poi mi ha indicato una cuffietta, una lunga camicia tutta guarnita di pizzi, e mi ha detto con voce fioca: “Dopo essermi confessata morirò, allora mi vestirai con una civetteria da moribonda”

 Alexandre Dumas figlio, La signora delle camelie, 1848, tr. it. L. Collodi, Newton Compton, 1994, p. 251

È l’amica Julie Duprat a scrivere le ultime lettere di Marguerite Gautier, la signora delle (o dalle) camelie, al suo innamorato Armand Duval, da cui è stata separata da una serie di circostanze melodrammatiche. Convinta dal padre del giovane a lasciarlo, Marguerite è malata, sull’orlo del fallimento, sofferente per il distacco.  Il romanzo è iniziato nel marzo del 1874, alla vendita all’asta dei beni di Marguerite e la vicenda è ricostruita attraverso confessioni, carte, diari e tante lettere, spesso trascritte una dentro l’altra, con le loro date rivelatrici  (“e voi dove siete, mentre scrivo queste righe?”).

Dicono del libro 
“Scritto nel 1848, quando l’autore non aveva che ventiquattro anni, il romanzo La signora delle camelie ha prodotto subito un mito, che occuperà l’immaginario di intere generazioni e riempirà le scene, sia quelle del teatro di prosa, sia quelle del teatro d’opera, e successivamente gli schermi del cinema. Lo stesso Dumas ne fece una versione teatrale, affidandola a Sarah Berhnardt. Pochi anni dopo Giuseppe Verdi saprà farne una trasposizione sublime, in musica, con La Traviata“.
(dalla quarta di copertina dell’ed. Newton Compton, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… 19 febbraio. Dàtemi questa soddisfazione, almeno. Riconoscetelo. Ho il diritto o no di dare del farabutto al mio destino?…”
Achille Campanile, Il diario di Gino Cornabò

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“… 19 febbraio. … Quello che non capisco è perché, da qualche giorno, mi scruta con ironia…”
Raymond Queneau, Il diario intimo di Sally Mara

18 Febbraio

18 febbraio 2014

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D’altro canto, e posta per così dire in disparte dietro la risoluzione di morire, ce n’era un’altra, più segreta, e che al canonico aveva gelosamente nascosto, quella di morire di propria mano. Ma anche qui gli restava ancora un’immensa e schiacciante libertà: egli poteva liberamente attenersi a quella decisione o rinunciarvi, fare i gesto che termina tutto o al contrario accettare la mors ignea per nulla differente dall’agonia di un alchimista che si appicchi il fuoco alla lunga veste venuta inavvedutamente a contatto colle braci del proprio athanor. La scelta tra l’esecuzione o la fine volontaria, sospesa fino all’ultimo a una fibrilla della sua sostanza pensante, non oscillava più tra la morte e una specie di vita, come era accaduto per l’accettare o il rifiutare di ritrattarsi, ma concerneva il mezzo, il luogo e il momento esatto. Spettava a lui decidere se sarebbe finito sulla Piazza Grande tra gli schiamazzi o tranquillamente tra quei muri grigi. A lui, quindi, di ritardare o di affrettare di qualche ora l’azione suprema, di scegliere, se lo voleva, di vedere sorgere il sole d’un certo 18 febbraio 1569, o di finir oggi stesso prima che fosse notte fonda

Marguerite Yourcenar, L’opera al nero, 1968, tr. it. M. Mongardo, Feltrinelli 1986, p. 278

Nella città di Bruges, nel febbraio del 1569, il  filosofo e medico Zenone, accusato di eresia ed empietà, è in prigione, in attesa che venga eseguita la condanna a morte. Ha ricevuto una visita in cui gli è stato proposto di ritrattare e avere salva la vita.  Benché questa proposta rimetta in gioco il futuro, Zenone ha deciso di non accettare. Anzi, la sua decisione è quella di darsi la morte prima che lo vengano a prendere per l’esecuzione, prima che sorga il “sole d’un certo 18 febbraio 1569”.
In una nota al testo, l’autrice Yourcenar commenta che al momento del suicidio del personaggio Zenone, Giordano Bruno  – che sarebbe stato mandato al rogo il 17 febbraio del 1600 – avrebbe avuto circa vent’anni.
Zenone ha meditato spesso sul tempo, ricombinando le cifre degli anni, immaginando il futuro “di cui si sapeva una sola cosa, cioè che sarebbe arrivato” e ragionando sulla misura umana del tempo: “La terra girava ignara del calendario giuliano o dell’era cristiana, tracciando il suo cerchio senza principio né fine come un anello perfettamente liscio”. 

Dicono del libro
L’opera la nero è la storia di un personaggio immaginario, Zenone, medico, alchimista, filosofo, dalla nascita illegittima a Bruges nei primi anni del Cinquecento fino alla catastrofe che ne conclude l’esistenza.

Altre storie che accadono oggi

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“…Veramente il signor Jarmarka era tuttora scapolo, ma proprio il 18 febbraio compivano venticinque anni dal giorno in cui, per poco, non s’era sposato…”
Jan Neruda, I racconti di Mala Strana

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“… Comunque la mostra inaugura il diciotto febbraio, il giorno della nascita di André Breton…”
Richard Kadrey, Addio Houston Street, addio 

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“… Il rovescio della Kaleidoscope non aveva abbattuto il suo morale, come annunciava il ‘Los Angeles Record’  il 18 febbraio 1929…”
Paul Auster, Il libro delle illusioni

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“… le nove e un quarto del 18 febbraio? Sissignore – disse, sollevando il braccio per controllare la data sul suo orologio digitale…”
Murakami Haruki, Tutti i figli di Dio danzano

17 Febbraio

17 febbraio 2014

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Esteban Werfell prese la penna – che era di legno, e che usava esclusivamente per redigere il suo diario – e la intinse nel calamaio.
17 febbraio 1958, scrisse. La sua calligrafia era accurata, elegante. Al di là della finestra il cielo era diventato completamente grigio, e una pioggia sottile, invisibile, scuriva l’edera che rivestiva la casetta dei cigni. Quella visuale lo fece sospirare. Avrebbe preferito un tempo diverso. Non gli piaceva che il parco fosse deserto. Sospirò di nuovo. Poi intinse la penna e si chinò sul quaderno

Bernardo Atxaga, Esteban Werfell, in Obabakoak, 1989, tr. it. S. Piloto di Castri, Einaudi, 1991, p. 7

Il pomeriggio del 17 febbraio, sotto un “cielo nuvoloso, bianco e grigio”, il protagonista del racconto si accinge a scrivere su un quaderno dalla copertina rigida. È il dodicesimo quaderno delle sue riflessioni e delle sue memorie, in cui ripercorre un episodio dell’adolescenza, avvenuto molti anni prima, e il cui significato ha compreso da poco. Ha a che fare con il padre, con una ragazza tedesca con la quale si è scritto per tanti anni (o almeno ha creduto di farlo),  con una lontana immaginazione e soprattutto con il corso del tempo, che – al pari della memoria –  nasconde, seleziona e rivela la rete delle cose accadute.

Dicono del libro
“Obabakoak  è un nome composto dal toponimo Obaba e dal suffisso koak, che in lingua basca sta a indicare un’appartenenza. Letteralmente Obabakoak significa le cose, le vicende, le Storie di Obaba, luogo immaginario, piccolo villaggio sperduto fra i monti, isolato e dimenticato dal resto del mondo. Sinonimo di solitudine, metafora dei Paesi Baschi. Obaba funge da mitico fondale dei racconti del libro, racconti scritti fra memoria e gioco combinatorio”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il diciassette (febbraio) uscimmo col proposito di esaminare meglio il vallone di granito…”
Edgar Allan Poe, Le avventure di Gordon Pym

 

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“… La notte del 17 febbraio 1904, il prigioniero è stato visto da due testimoni. Un altro ha fatto il colpo, un altro me…”

James Joyce, Ulisse

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“… 17 febbraio. Ma ora che ci penso … Mary avrà un baby…”
Raymond Queneau, Il diario intimo di Sally Mara

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“… Era il 17 febbraio 1989…nella regione della Cerdana in mezzo al vasto rilievo dei Pirenei, una tempesta doveva aver spadroneggiato…”
Peter Handke, Un’altra storia di liquefazione (Epopea del baleno)

 

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“…Torchia seguì la stessa sorte della sua opera.Condannato per magia e stregoneria,morì sul rogo il 17 febbraio 1667…”
Arturo Pérez-Reverte, Il Club Dumas

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… Qualche biografo sostiene che il 17  febbraio sia la vera data di nascita di Frédéric Chopin.Ma nell’intreccio delle date ci si può perdere, si può uscire di senno…”
Roberto CotroneoPresto con fuoco

16 Febbraio

16 febbraio 2014

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Il dì 16 febbraio, alle sei di mattina, il signor Vorel aveva dunque aperto il suo negozio “All’Angelo verde”. Già dal giorno prima ogni cosa era al suo posto e il negozio riluceva addirittura tutto bianco e nuovo. Negli scompartimenti e nei sacchi faceva bella mostra la farina, più bianca del muro imbiancato di fresco e brillavano i ceci più gialli degli scaffali intorno, verniciati di arancione. I vicini e le vicine, quando passavano accanto, guardavano dentro con attenzione e qualcuno faceva anche un passo indietro, per vedere ancora una volta. Ma nel negozio non entrava nessuno. “Verranno, verranno”, si disse alle sette il signor Vorel 

Jan Neruda, Come il signor Vorel si affumicò la pipa, 1876, tr. it. J. Vesela Torraca in I racconti di Mala Strana, Marietti 1982, pp. 83-84

Questo racconto breve è ambientato a Praga, in un anno imprecisato intorno al 1840, ma in un giorno ben definito, il 16 febbraio, di cui vengono ripercorse tutte le ore, dalle sei del mattino, quando il signor Vorel apre il negozio di farine, fino all’arrivo della prima e unica cliente. Costruito su figure e situazioni tipiche del quartiere praghese di Mala Strana, il racconto si appoggia alla data, come a un dettaglio significativo per la narrazione: “Il dì 16 febbraio 1840 o qualche anno in più…”.

Dicono del libro
“I Racconti di Mala Strana (1878) sono il suo capolavoro: un capolavoro di umanità e di humour, un epico ritratto del famoso e incantevole quartiere praghese che diviene un concentrato del mondo, la saga picaresca e familiare di una piccola realtà borghese innalzata all’universalità del quotidiano”
(dalla terza di copertina dell’ed. Marietti, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“..Ivria era morta un 16 di febbraio, una giornata in cui a Gerusalemme pioveva a dirotto…”
Amos Oz, Conoscere una donna

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“… La notte fra il 16 e il 17 febbraio fu una notte benedetta…”
Victor Hugo, I miserabili

15 Febbraio

15 febbraio 2014

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Iniziai quel disperato viaggio il 15 febbraio 1715 alle  ore nove del mattino. Il vento era assai favorevole; da principio feci uso soltanto delle mie pagaie, ma poi considerando che mi sarei presto stancato e che il vento avrebbe potuto cadere, m’attentai a issare la mia vela; e così, con l’aiuto della marea, me ne venni innanzi alla velocità di una lega e mezzo all’ora, per quello che potei calcolare. Il mio padrone e i suoi amici rimasero sulla spiaggia fino a quando non m’ebbero perduto di vista; e più volte udii il ronzino sauro (che mi aveva sempre voluto bene) gridar da lontano: Hnuy illa nyha maiah Yahoo, Fai buon viaggio gentile Yahoo

Jonathan Swift, I viaggi di Gulliver, 1726, tr. it. G. Celati, Feltrinelli  1997, p. 282

Lemuel Gulliver, dopo studi di medicina, si è dedicato ai viaggi e ha  già conosciuto gli strani regni di Lilliput, Laputa, Brobdingnag, valutandone le forme di governo e di convivenza. Dopo un periodo trascorso a casa, nel settembre del 1710  si è  imbarcato come capitano sulla nave mercantile Avventura, da cui  è stato fatto sbarcare dai marinai  ammutinati. È approdato così nel paese degli Houyhnhnm, cavalli dai modi civili,  che si distinguono per saggezza e razionalità da certe bestie, chiamate Yahoo, usate per i lavori pesanti e assai simili – nella conformazione fisica – agli uomini. È rimasto in questo paese per diversi anni, nella casa di un cavallo sauro che lo tratta con simpatia, ma ora una decisione dell’Assemblea Generale ha deliberato la sua espulsione. Gulliver lascia con dispiacere la terra degli Houyhnhn, dove aveva potuto vivere in modo naturale, e torna  nella società inglese, con le sue regole, la sua scansione del tempo e la sua scrittura.


Dicono del libro
“Gulliver è un esploratore di mondi alla ricerca dell’ordine sociale migliore possibile; e tutto studia, e tutto annota, attraverso  il filtro deformante di una lente che di volta in volta miniaturizza, ingigantisce, spiazza rispetto alle misure convenzionali”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Feltrinelli, op. cit.)

Una riscrittura di questa pagina dell’artista Aldo Spinelli

Altre storie che accadono oggi

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“… All’alba del 15 (febbraio) si arrampicavano di nuovo sul tetto per cantare la canzone…”
Yasunari Kawabata, Il paese delle nevi

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“… Che giorno è oggi?- 15 febbraio – Se fossimo in marzo potremmo festeggiare la Settimana Santa. – Se lei vuole che siamo in marzo, chi può opporsi?..”
Manuel Scorza, Il cavaliere insonne

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“…Per le abitanti di Appleyard College, la domenica 15 febbraio fu una giornata di ossessionante incertezza: metà sogno, metà realtà…”
Joan Lindsay, Picnic a Hanging Rock

14 Febbraio

14 febbraio 2014

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Sull’imbrunire, il pomeriggio di San Valentino, Boldwood sedeva a cena come il solito, accanto a un radioso fuoco di vecchi ceppi. Sulla mensola del focolare, a lui davanti, si trovava un orologio, sormontato da un’aquila con le ali spiegate, e sulle ali dell’aquila era posata la lettera che Batsceba gli aveva spedito. Lo sguardo dello scapolo la fissava con tanta continuità, che il grosso sigillo rosso era divenuto una macchia di sangue sulla retina del suo occhio, e mentre mangiava e beveva, non faceva che rileggerci nella fantasia le parole che vi erano sopra, sebbene fossero troppo lontane per la sua vista.
“Sposami”

Thomas Hardy, Via dalla pazza folla, 1874, tr. it. P. Jahier e M.-L. Rissler Stoneman, Garzanti, 1973 81989), p. 107

Nel tempo  della campagna inglese, i giorni sono identificati dai mutamenti delle stagioni e della luce, dalle feste religiose, dal nome dei santi,  fra cui – in questa storia di innamoramenti – ha un posto d’onore san Valentino, con la sua tradizione di inviare lettere e biglietti. La bella e giovane Batsceba ha inviato uno di questi messaggi, per scherzo, al signor Boldwood, provocando, come conseguenza, una vera proposta di matrimonio, una delle molte che costellano questa storia:“Di nuovo il messaggio di San Valentino! … Non avrei mai dovuto sognarmi di mandarvi quel messaggio”. 

Dicono del libro
“Pubblicato anonimo, a puntate, sul Cornhill Magazine, ebbe subito fortuna: e ha continuato a mantenerla, se  qualche anno fa il cinema inglese ne ha voluto visualizzare, si deve dire con gusto ma senza quella forza calma e quel mistero che ne formano l’incanto, la storia. Che non è priva di punte drammatiche, che procedendo verso l’epilogo assume tinte tragiche, ma alla fine si ricompone: l’equilibrio della piccola comunità rurale che ne è lo scenario, fermo e cangiante, nel succedersi delle stagioni”.
(Dall’introduzione di A. Bertolucci, ed. Garzanti, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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Quale acrostico con abbreviazione del suo nome (Poldy) aveva mandato a Miss Marion (Molly) Tweedy, il 14 febbraio 1888?”
James Joyce, Ulisse

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“… Il 14 febbraio era la “festa della caccia agli uccelli”, una festa di bambini che esprimeva lo spirito più autentico di questo paese della neve…”
Yasunari Kawabata, Il paese delle nevi

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 “…La cosa non lo turbò minimamente. Ci sposammo una settimana dopo, il giorno di San Valentino…”
Truman Capote, L’arpa d’erba

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“… Il 14 febbraio Kimura parlò a mio marito della Polaroid…”
Junichiro Tanizaki, La chiave

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“… Che cosa non darei per il ricordo / D’un portone di villa segreta / Che mio padre spingeva ogni sera / prima di smarrirsi nel sonno / E spinse per l’ultima volta / Il quattordici febbraio del 38…”
Jorge Luis Borges, Elogio del ricordo impossibile

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“… Come regalo per il giorno di San Valentino Jerry le confezionò una pelliccia di criceto…”
Philip Roth, Pastorale americana

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“… Sabato 14 febbraio dell’anno 1900 un gruppo di allieve del collegio Appleyard andò in picnic ad Hanging Rock…”
Peter Weir, Picnic ad Hanging Rock 

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“… wish me a happy Valentine’s day…”
The Ethernal Sunshine of the spotless mind – Se mi lasci ti cancello (segnalazione di Lorena De Amicis)

13 Febbraio

13 febbraio 2014

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Io, Billy Pilgrim, comincia il nastro, morirò, sono morto e sempre morirò il tredici febbraio 1976.
Nell’ora della sua morte, dice, è a Chicago per parlare a una gran folla sul tema dei dischi volanti e della vera natura del tempo

Kurt Vonnegut, Mattatoio n. 5, 1969,  tr. it. L. Brioschi, Feltrinelli, 2003, pp. 133

 Billy Pilgrim, sopravvissuto al bombardamento di Dresda del 13 febbraio del 1945 e tornato negli Stati Uniti, racconta la storia della sua vita, come se le diverse fasi fossero reversibili, continuamente attraversabili e interferenti. In questi viaggi nel tempo, si sposta dall’adolescenza all’età matura; dalla traumatica esperienza della II guerra mondiale al lavoro di ottico; da un incidente aereo a un rapimento degli alieni. L’insensatezza delle guerre e dei massacri è curiosamente commentata, qua e là nel testo, dagli uccelli, con un cinguettio onomatopeico: Poo tee weet. Il tempo, soprattutto, è al centro di riflessioni venate di scienza fantastica: “Tutto il tempo è tutto il tempo. Non cambia”; “Eccoci qua incastonati nell’ambra di questo momento”.
Il giorno 13 febbraio ricorre nella narrazione sia come data storica della distruzione di Dresda, sia come termine (ricorsivo) della vita del protagonista. 

 

Dicono del libro
“Per una decina di giorni, verso la fine della Seconda guerra mondiale, Kurt Vonnegut, americano di origine tedesca (…) batté lande tedesche coperte di neve che il suo piede non aveva mai calcato. Fatto prigioniero durante la battaglia delle Ardenne, ebbe la ventura di assistere al bombardamento di Dresda (…). Da questa dura e incancellabile esperienza nacque Mattatoio n. 5 o La crociata dei bambini, storia semiseria di Billy Pilgrim, americano medio affetto da un disturbo singolare (‘ogni tanto, senza alcuna ragione apparente, si metteva a piangere’) e in possesso di un segreto inconfessabile: la conoscenza della vera natura del tempo. Tutto è, tutto è sempre stato e sempre sarà, passato e futuro sono sempre esistiti e sempre esisteranno, nulla dipende dalla volontà dell’uomo”
(dalla terza di copertina dell’ed. Feltrinelli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“…Il mattino del 13 febbraio che, come sanno, al pari di noi, i lettori di questa veritiera storia…”
Charles Dickens, Il circolo Pickwick

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“…Ne accenneremo soltanto una del 13 febbraio dell’anno 1632…”
Alessandro Manzoni, I promessi sposi

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“… Si era di domenica pomeriggio alla fattoria, il tredici febbraio…”
Thomas Hardy, Via dalla pazza folla

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“… Sabato, 13 febbraio. – Ho incontrato lungo il fiume quella ragazza … Le ho parlato. Intanto che camminava…”
Alain-Fournier, Il gran Meaulnes

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“… Se lei difatti va a vedere la copertina della ‘Domenica del Corriere’ del 13 febbraio 1944…”
Antonio Pennacchi, Canale Mussolini

12 Febbraio

12 febbraio 2014

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La mattina del 12 febbraio 1946, sulla sedia a sdraio del ponte, una carta geografica sulle ginocchia, dice a sua moglie, guardando la superficie dell’oceano: “Ho sbagliato tutto”

Giuseppe Pontiggia,  Vite di uomini non illustri, Mondadori, 1993, p. 211

Questo 12 febbraio è un giorno nella vita di Ghioni Ludovico di Pontelambro, cagionevole di salute, perito chimico presso il Cotonificio Ramponi, di cui diventa per un periodo vicedirettore. Sposato con una donna e attratto dalla sorella; contento del suo lavoro, ma convinto dal cognato ad accettarne un altro in Argentina, per poi tornare – pentito – al suo vecchio cotonificio, Ghioni attraversa i giorni nell’indecisione. In questa, come nelle altre vite di uomini non illustri raccontate nel libro, le date abbondano: nascite, morti, matrimoni, viaggi, tradimenti, assunzioni, i giorni memorabili delle vite di tutti. 

Dicono del libro
“Vite immaginarie di personaggi immaginari, nell’Italia compresa tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Duemila: donne e uomini dal destino oscuro, di cui vengono rievocate, con precisione ‘storica’, le esperienze che hanno reso memorabile ai loro occhi l’esistenza (…) Il libro ha voluto raccontare queste storie con la scansione cronologica delle biografie illustri, ma applicata a personaggi anonimi e a una cronaca spesso interiore”
(dalla seconda di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“…12 febbraio. Eravamo sul lungofiume, ai bordi del Tamigi…”
Henri-Pierre Roché, Le due inglesi e il continente

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“… il 12 febbraio 1952 un giovane Carvalho vide la santa recuperare la sua postazione…”
Quim Aranda, Piacere, Pepe Carvalho

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Paul Delaroche, L’esecuzione di Lady Jane Grey, il 12 febbraio 1554, olio su tela, 1833
Londra, National Gallery

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“…12 febbraio di Bettino, poi Di Lorenzo, poi Goria…”
Davide Riondino, La ballata del si e del no (Segnalazione di Michele Brescia)

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“… Era il 12 febbraio, in gioco c’era il mio futuro…”
Kaso e Maxi B, 6 febbraio (segnalazione di Michele Brescia)

11 Febbraio

11 febbraio 2014

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Genova, 11 Febbraro
Ecco il Sole più bello! Tutte le mie fibre sono in un tremito soave perché risentono la giocondità di questo Cielo raggiante e salubre. Sono pure contento di essere partito! Proseguirò fra poche ore; non so ancora dirti dove mi fermerò, né quando terminerà il mio viaggio: ma per il 16 sarò in Tolone

Ugo Foscolo, Ultime lettere di Jacopo Ortis, 1802, Rizzoli, 1992, p. 150

Una delle tante lettere che il giovane studente Jacopo Ortis invia all’amico Lorenzo, con i suoi pensieri, le sue sofferenze politiche e amorose, le decisioni repentine. È il febbraio 1799 e Jacopo ha deciso di partire per la Francia, dove però non arriverà. Ha informato l’amico con una lunga lettera da Milano, datata 6 febbraio (Foscolo era nato a Zante il 6 febbraio del 1778). Ora, l’11 dello stesso mese, il ragazzo è a Genova, indeciso sulla meta e sulla durata del suo viaggio. 

Dicono del libro
“Iniziato nel 1798 (ma un primo abbozzo il Foscolo lo aveva già steso, diciottenne, nell’esilio dei colli Euganei), il romanzo rimase interrotto per la fuga del poeta da Bologna in seguito all’arrivo degli Austriaci. Ripreso nell”800, fu compiuto e pubblicato nel 1802, con immediato successo. Romanzo-diario o, come scrisse il poeta, ‘diario delle proprie angosciose passioni’: e non solo per la trama, scopertamente autobiografica, ma per l’immediatezza con cui vi si riflettono, quasi a strati successivi, gli umori e le esperienze esistenziali di un’indole istintiva e appassionata”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Rizzoli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… L’11 febbraio l’U-653 raggiunse altri dieci U-Boot in una nuova linea di pattuglia a metà Atlantico…”
Robert Harris, Enigma

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“… Lunedì 11 febbraio. Mi mancano solo sei mesi e ventotto giorni alla pensione…”
Mario Benedetti, La tregua (segnalazione di Federico Bona)

10 Febbraio

10 febbraio 2014

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Quando, a quarantadue anni, disperava ormai dell’amore e si avviava verso la sorte del vecchio scapolo, improvvisamente Gaetano si decise. Il dieci febbraio 1842 scrisse a Giuseppina, chiedendo in matrimonio la figlia che non aveva mai visto. Giuseppina non attendeva la strana lettera, e gli rispose di notte, ultimate le faccende domestiche, nell’ora più propizia ai progetti romanzeschi

 Pietro Citati, Storia prima felice, poi dolentissima e funesta, 1989, Rizzoli 1993, p. 56

Dicono del libro
“E’ una cronaca famigliare, desunta dalle lettere, dalle testimonianze e dai documenti che per oltre un secolo sono stati conservati nella famiglia dell’autore: la storia di un bisnonno e di una bisnonna, di un siciliano e di una parmigiana, Gaetano Citati e Clementina Sanvitale, del loro amore romanzesco e della loro tragica morte. Questa cronaca è un ritratto fedele dell’Ottocento romantico”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Rizzoli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Giaipur, 10 febbraio. I giardini del Maraja sono di una malinconia cimiteriale che pure ha il suo incanto…”
Guido Gozzano, Verso la cuna del mondo

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“… ‘Intorno a me regna il disordine’  pensò con soddisfazione Kazuo (…)  Era il 10 febbraio 1948…”
Yukio Mishima, Una stanza chiusa a chiave

9 Febbraio

9 febbraio 2014

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Era infatti una mattina come tante altre. Il cielo, fuori, si manteneva grigio e uniforme. Ma lui si sentiva bene. Le prossime ore non gli pesavano né gli facevano paura di nessun genere i giorni successivi. Né il grande futuro. Il telefono taceva. Dorigo era tranquillo, le cose gli andavano. Vestito di un completo grisaille, camicia bianca, cravatta in tinta unita rosso magenta, calze pure rosse, scarpe nere lavorate, quasi che. Quasi che tutto dovesse continuare come era continuato fino allora, fino a quel giorno di febbraio, che era un martedì e portava il numero 9. Tutto sicuro e propizio per un borghese nel pieno della vita, intelligente, corrotto, ricco e fortunato

Dino Buzzati, Un amore, 1963, Mondadori, 1979, p. 31

La mattina del 9 febbraio 1960, “una mattina qualsiasi di una giornata qualsiasi”, “una delle tante giornate grigie di Milano”, proprio per questa sua apparente indistinzione, è una protagonista della storia, il crononimo grazie al quale il lettore entra nella scena, la cornice temporale – nel senso del calendario e dell’atmosfera – che rende tanto più tangibile la narrazione di questo amore non ricambiato. 

Dicono del libro
“Nella cornice di una Milano grigia, caliginosa e triste, fra salotti di case d’appuntamento e strade impregnate degli odori dei «camini, sfiatatoi delle caldaie a nafta, ciminiere delle raffinerie Coloradi, camion ruggenti e fogne», si sviluppa la vicenda dell’architetto Antonio Dorigo, 49 anni, che nell’inverno del 1960 incontra una giovanissima squillo, sedicente ballerina del teatro alla Scala di Milano”
(dalla recensione del libro in Italialibri.net)

 

Altre storie che accadono oggi

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“… 9 febbraio. (…) Ieri ho assistito alla corsa dei cavalli di Carnevale, dalle tribune di legno di piazza del Popolo…”
Marisa Volpi, La fortuna di Thomas Bellman

pittura
Il quadro di Jean-Antoine Gros; Napoleone sul campo della battaglia di Eylau, il 9 febbraio 1807,
1808, Parigi, Louvre

8 Febbraio

8 febbraio 2014

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La sera dell’otto febbraio raggiunsi il mio casino dove, all’ora fissata, arrivò M.M. con il suo onorevole cavaliere, e quando l’uomo si tolse la maschera, M.M. me lo presentò, dicendomi insieme al nome, anche i suoi titoli. Allora, Bernis mi disse che non vedeva l’ora di rifare la mia conoscenza, dal momento che, come aveva saputo dalla signora, ci eravamo già visti a Parigi. Mentre pronunciava queste parole, mi guardava con l’aria intenta che si assume quando si cerca di ricordare un volto

Giacomo Casanova, Storia della mia vita, ed. a cura di P. Chiara, F. Roncoroni, I Meridiani,
Mondadori 1992, vol. I, p.1018

Fra il 1754 e il 1755, “complicati maneggi” vedono impegnato Casanova con due donne, indicate dalle iniziali C.C. e M.M., e l’abate de Bernis, allora ambasciatore di Francia a Venezia. Fra la città e l’isola di Murano, fra conventi, chiese, case da gioco e casini privati, si svolgono gli incontri, annunciati da messaggi, fissati con anticipo nel corso di accordi segreti, come è avvenuto per questo, dell’8 febbraio. Casanova registra le date di molte feste religiose (il giorno di santa Caterina, Ognissanti), e i giorni memorabili per i colpi della sorte, lasciando diverse considerazioni sulla “più grande e potente delle entità astratte, il tempo” e sull’arte di rendere inavvertibile il suo corso. 

Dicono del libro
“Ma il Casanova è quello che è, e non vuol essere altro: un vero eroe del suo tempo per l’audacia, la sincerità con la quale lo visse, allo sbaraglio, senza temere i colpi di spada o di pistola, il carcere e l’esilio, pur di consumare fino all’ultimo l’avventura della sua esistenza in un’epoca in cui la vita era un’opera d’arte e si poteva farne, con vera gioia, un capolavoro dei sensi. Perciò le sue Memorie, che furono quasi sempre ritenute un giardino di proibite delizie, sono invece la franca e aperta confessione di un disperato italiano del Settecento”
(Piero Chiara, Introduzione all’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… 8 febbraio. Il termometro ancora indugia intorno allo zero. Il freddo fa parte della cattivaeria generale… ”
Saul Bellow, L’uomo in bilico

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“… sto, di Febbraio, alla vicenda più che negli altri mesi vigile… E anch’io di questo mese nacqui…”
Giuseppe Ungaretti (nato l’8 febbraio 1888, segnalazione di @GiuliAntonia)

 

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“… L’otto febbraio 1926, a Santhià, provincia di Vercelli, d’accordo?, in via Garibaldi, al numero 18, mi segui?…”
Italo Calvino, Quanto scommettiamo? (Le cosmicomiche)

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“… E’ lunedì 8 febbraio, alle quattro. Jericho torna stancamente dalla mensa al capannone…”
Robert Harris, Enigma

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“… Era l’8 febbraio 1991; ero seduto sulla mia poltrona blu; avevo appena finito di leggere i giornali..”
Tahar Ben Jelloun, Amori stregati (segnalazione di @cutierudegirl)

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“… 8 febbraio sabato mattina / il telefono squilla come mai ha fatto prima…”
Kaso e Maxi B, 6 febbraio (segnalazione di Michele Brescia)

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“...Ad esempio mi era sembrato che in Juventus-Roma dell’8 febbraio ‘98…”
Elio e le Storie tese (segnalazione di Michele Brescia)

7 Febbraio

7 febbraio 2014

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Come dice scusi? Io?
Io che le debbo dire, io?
Lei si ricorda per caso di quella volta che le ho raccontato di quando partimmo per lo sfollamento, cioè la notte del 7 febbraio 1944 che i tedeschi ci fecero sfollare sopra un carretto con il telo bianco dal nostro podere 517 Peruzzi, Canale Mussolini?

Antonio Pennacchi, Canale Mussolini, 2010, Mondadori, p. 452

Nelle ultime pagine della storia della famiglia Peruzzi, emigrata dal Veneto nell’Agro Pontino durante il fascismo, per la bonifica – il loro podere è il numero 517 del Canale Mussolini – si affollano le date del passaggio del fronte. Il 22 gennaio del 1944 gli alleati sono sbarcati ad Anzio e gli abitanti dell’Agro sono obbligati dai tedeschi a sfollare verso Cori, rifugiandosi nelle capanne, nei ricoveri dei pastori. E poi a scappare ancora, fino alla liberazione, “Giusto o sbagliato, era finita. Eravamo stati liberati”. Il 7 febbraio è la data in cui la famiglia – vecchi, donne, bambini, il mulo, il cane – lascia la casa e si ritrova in un campo minato. Va avanti Armida, incinta e disonorata: magicamente guidata dalle api attraversa il campo e partorisce il suo bambino, che è poi la voce narrante della storia. “Grassie, appi! Domàn xè un altro giorno”. 

Dicono del libro
“Canale Mussolini è l’asse portante su cui si regge la bonifica delle Paludi Pontine. Su questa terra nuova di zecca, bonificata dai progetti ambiziosi del Duce, vengono fatte insediare migliaia di persone arrivate dal Nord. Tra di loro ci sono i Peruzzi, gli eroi di questa saga straordinaria. A farli scendere dalle pianure padane sono il carisma e il coraggio di zio Pericle. Con lui si trasferiscono i vecchi genitori, tutti i fratelli, le nuore”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il sette febbraio del 1941 fu nominato vicedirettore del campo di concentramento di Tarnowitz…”
Jorge Luis Borges, Deutsches Requiem

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“… Catturato fra la folla, addì 7 febbraio, in compagnia del barone. Portava addosso di gran carte sparse di numeri arabici, a guisa di linguaggio celato…”
Gesualdo Bufalino, Le menzogne della notte

6 Febbraio

6 febbraio 2014

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Tra il momento in cui ho smesso di scrivere, nel maggio scorso, e ora, 6 febbraio ’91, il previsto conflitto tra l’Irak e la coalizione occidentale è scoppiato. Una guerra “pulita” secondo la propaganda, benché siano già cadute sull’Irak “più bombe che sulla Germania durante tutta la durata della seconda guerra mondiale” (Le Monde di stasera) e testimoni dicano di aver veduto a Bagdad dei bambini, resi sordi dalle deflagrazioni, camminare per le vie come ubriachi. Non si fa altro che aspettare avvenimenti annunciati che non arrivano, l’offensiva terrestre degli “alleati”, un attacco chimico da parte di Saddam Hussein, un attentato alle Galeries Lafayette. E’ la stessa angoscia del tempo della passione, lo stesso desiderio – e impossibilità – di sapere la verità. L’affinità si ferma qui. Non v’è sogno né immaginazione

Annie Ernaux, Passione semplice,  1991, tr. it. I. Landolfi, Rizzoli 1992, p.68

La storia di una passione fra uno straniero sposato e una donna, che scrive queste annotazioni, si rivela una riflessione sul tempo e sulla sua percezione. Poiché la relazione è fatta di attese, di incontri a termine e di lontananze, la donna si interroga continuamente sulla natura del presente, sulla fuga degli istanti. Alcune date emergono nella narrazione, date private e date pubbliche come questo 6 febbraio del 1991. E ogni data è motivo per riandare a date analoghe nel tempo trascorso, con il desiderio di ritornare indietro, di “forzare il presente a ridiventare passato”.
[…] mi domandavo perché non è possibile passare in quel giorno, in quel momento, allo stesso modo in cui si passa da una stanza all’altra”. 

Dicono del libro
“Una donna racconta l’irrompere nella sua vita di una passione violenta e totale. Le attese febbrili, la vertigine del desiderio, il delirio dei sensi, la sofferenza angosciosa del vuoto. Un resoconto essenziale, lucido, teso, che mette impietosamente a nudo le emozioni più profonde e segrete dell’esperienza amorosa”
(dalla seconda di copertina dell’ed. Rizzoli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… 6 Febbraio 1799. Diriggi le tue lettere a Nizza di Provenza perch’io domani parto verso Francia; e chi sa? forse assai più lontano… ”
Ugo Foscolo, Ultime lettere di Jacopo Ortis

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“… 6 Febbrajo (…) Erano vissuti da scapigliati, erano morti da eroi…”
Cletto Arrighi, La Scapigliatura e il 6 Febbrajo

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“… Il sei febbraio del 1829, gli armati che, inseguiti da Lavalle, marciavano, provenienti da sud… si fermarono in una fattoria il cui nome ignoravano…”
Jorge Luis Borges, Biografia di Tadeo Isidoro Cruz

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“… 6 febbraio, 1953 …Lui faceva un gioco che si chiamava sett’ e mezz’, puntando solo pochi spiccioli…”
Don DeLillo, Underworld

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“… 6 febbraio 1989. Riccardo urla, Dove sei?…”
Andrea Delogu, Andrea Cedrola, La collina

pittura

Marcel Duchamp, Rendez-vous du Dimanche 6 Février 1916, 1916 Philadelphia Museum of art

 

pittura
“…Oggi, 6 febbraio 1971, dichiaro di non essere Emilio Isgrò…”
(segnalazione di Roberta Malaussène)

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“…Era il giorno 6 febbraio, Lugano era alle spalle…”
Kaso e Maxi B, 6 febbraio (segnalazione di Michele Brescia)

5 Febbraio

5 febbraio 2014

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5 febbraio. Il ricatto è cominciato. Questa mattina, all’uscita della scuola, un ragazzino mi ha dato una grande busta beige. Dentro c’è un montaggio fotografico apparentemente ben fatto: sul corpo di una ragazza nuda lui ha messo la mia testa. La ragazza è carponi, a quattro zampe. Un’altra foto – e quella non è un montaggio – ci mostra, lui e me, vicino a una fontana. La sua mano è appoggiata leggermente sulla mia spalla. Era il giorno in cui l’ho incontrato per la prima volta. Gli avevo portato le mie poesie perché le leggesse ed eventualmente le pubblicasse sulla sua rivista. Non sapevo che fosse un modo che lui utilizzava per prendere in trappola le ragazze

 Tahar Ben Jelloun,  A occhi bassi, 1991, tr. it. E. Volterrani, Einaudi 1993, pp.173-174

La data del 5 febbraio fa parte del Libro di Zina, il diario di una giovane marocchina, scritto con “calligrafia piccola e meticolosa”, che la narratrice della storia legge a casa di uno scrittore francese. Anche lei – la voce narrante – viene dal Marocco, ha lasciato dietro di sé una vita senza orologi né scrittura e a Parigi, con sforzo, ha imparato a misurare il tempo e a coniugare i verbi al passato e al futuro. Nel racconto della sua trasformazione, le date esplicite sono raramente fauste. Anche nel Libro di Zina, un racconto nel racconto, le date hanno una funzione di testimonianza, convenzioni oggettive della linea del tempo.

Dicono del libro
“Centro focale del romanzo è la voce in prima persona della protagonista, che racconta la sua vita dall’infanzia alla maturità. La sua è un’evoluzione intensa e determinata da una forte volontà, che trasforma una pastorella berbera dell’Alto Atlante in una donna moderna e aggressiva, inserita, anche se a disagio, nella società e nella cultura metropolitana occidentale; una donna che di sicuro non sa e non vuole tenere ‘gli occhi bassi'”
(dalla seconda di copertina dell’ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“…Il Pharaon è partito da Calcutta il 5 febbraio, e dovrebbe essere qui già da un mese…”
Alexandre Dumas, Il Conte di Montecristo

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“…5 febbraio. Fra le sue amiche brutte, l’Adalgisa ne ha una, una soltanto carina…”
Achille Campanile, Il diario di Gino Cornabò

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“… Nato? (…) Pisa, cinque febbraio millennovecentosessantanove – Grazie. Professione? – Barrista…”
Marco Malvaldi, La briscola in cinque

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5 febbraio, Sant’ Agata, patrona di Catania, celebrata  con dolci a forma di mammelle (minne). Su questa festa il libro di
Giuseppina Torregrossa, Il conto delle minne (segnalazione di Silvia Veroli)

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“…February 5th, Friday morning, purple dawn, broke a yawn…”
Mat Kearney, Undeniable (segnalazione di Michele Brescia)

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“…Il giorno dopo, 5 febbraio, alle nove della mattina, ora (invernale) di Manhattan, dirigendosi verso lo studio dell’avvocato di Dan…”
Vladimir Nabokok, Ada o ardore

4 Febbraio

4 febbraio 2014

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4 febbraio. 
Grande novità!
Stanotte, dopo lungo e paziente lavoro, dovendo fare in modo di non far rumore per non svegliare i compagni del dormitorio, son riuscito finalmente a fare un buco nella parete in fondo all’armadietto che è nel vano del muro a capo del mio lettino.
Subito è apparso un chiarore, una luce opaca che veniva dall’altra parte, ma riparata da qualche cosa che era frapposta al di là della parete. Spingendo lo scalpello fuori del buco sentii che l’ostacolo era cedevole e dopo averne studiata per un pezzo la natura, mi convinsi che doveva essere un quadro attaccato nella parete che avevo forata. 
Ma se la tela mi vietava la vista non mi impediva l’udito; e io sentivo, sebbene non riuscendo ad afferrar le parole, la voce del signor Stanislao e della signora Geltrude che parlavano tra di loro

Vamba, Il giornalino di Gian Burrasca, in volume 1912 , ed. cons. Giunti, 1994, p. 153

Il diario di Giannino Stoppani, detto Gian Burrasca, ha avuto inizio il 20 settembre 1905, quando la mamma gli ha regalato il giornalino di tela verde per il suo compleanno ed egli teme di non avere niente da scrivere sulle pagine bianche. Ma di settimana in settimana, sotto le date, Gian Burrasca ha registrato le sue avventure e disavventure. È il febbraio dell’anno nuovo: Gian Burrasca è stato mandato nel collegio Pierpaoli da pochi giorni e sta già tramando la sua ribellione. Il 4 febbraio è una data fitta di avvenimenti, di scoperte e di decisioni, prese nella riunione della Società segreta degli allievi del collegio. 

Dicono del libro
“Ogni giorno Giannino Stoppani, detto Gian Burrasca, annota in un diario gli avvenimenti della sua vita e della vita della sua famiglia. Naturalmente, poiché è stato educato a non mentire mai, dice sempre la verità, anche quella che non dovrebbe o potrebbe dire, o che le sorelle e i loro fidanzati, poi mariti, non vorrebbero si sapesse. E, certo, combina un sacco di guai per merito dei quali viene chiuso nel collegio Pierpaoli dove non solo non si educa, bensì diviene l’anima di una ribellione contro la falsa e tirannica disciplina che vi è imposta da una ridicola ma prepotente coppia di proprietari-direttori. Il diario diviene così la protesta e la rivolta di un ragazzo contro il mondo conformista e soffocante dei ‘grandi’. Non per nulla Vamba dedicò il Giornalino ‘ai ragazzi d’Italia perché lo facciano leggere ai loro genitori'”
(dalla scheda del libro su Ibs)

Altre storie che accadono oggi

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“… il 4 febbraio del 1754, mi trovai finalmente davanti alla mia divina, in abiti monacali…”
Giacomo Casanova, Storia della mia vita

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“… Ho ancora un avanzo di mal di testa. Stupida, stupida la vita…”
Neera (Anna Radius Zuccari), Lydia (segnalazione di @chiara_tin

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“… 4 febbraio 1967 alle ore 9 davanti al n. 4 bis di via del Pane di Borgo c’ero soltanto io…”
Paolo Volponi, Altre notizie di Olimpia

3 Febbraio

3 febbraio 2014

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Le date sulle pareti della mia stanza erano impresse coi colori più varii ed anche ad olio. Il proponimento, rifatto con la fede più ingenua, trovava adeguata espressione nella forza del colore che doveva far impallidire quello dedicato al proponimento anteriore. Certe date erano da me preferite per la concordanza delle cifre  […] Ma non si creda che occorrano tanti accordi in una data per dare rilievo ad un’ultima sigaretta. Molte date che trovo notate sui libri o quadri preferiti, spiccano per la loro deformità. Per esempio il terzo giorno del secondo mese del 1905 ore sei! ha un suo ritmo quando ci si pensa, perché ogni singola cifra nega la precedente

Italo Svevo, La coscienza di Zeno, 1923, Dall’Oglio, Milano 1938 (ed. cons. 1976), pp. 32, 33

La data del 3 febbraio del 1905 alle sei è una delle tantissime sequenze giorno-mese-anno-ora a cui Zeno affida la possibilità di smettere di fumare e, nel farlo, di affermare la propria forza di volontà. La sua stanza da studente è stata talmente ricoperta di date di ultime sigarette, che ha dovuto farla tappezzare a sue spese, ma lungi dall’aiutarlo, il segnare la data accresce il gusto dell’Ultima Sigaretta e, insieme, la ricerca di sempre nuove concordanze numeriche, mentre il XIX secolo diventa Novecento. 

Dicono del libro
“Nella Coscienza persiste infatti l’essenziale vocazione analitica del protagonista, il quale ha le stesse caratteristiche di ‘antieroe’ incapace di ‘vivere come gli altri’, l’uomo che sperimenta su di sé, in una gamma che va dalla disperazione tragica all’ironico sorriso di compatimento, la sua ‘assenza dalla vita’.”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Dall’Oglio, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… i due furono i suoi padrini per procura il 3 febbraio 1519…”
William Beckford, Memorie biografiche di pittori straordinari

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“… Tutto questo è accaduto ventisei anni fa, il tre febbraio; avevo sedici anni
Truman Capote, L’arpa d’erba

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“… Da Napoli, lì 3 febbraio 1809, degnissimo Signor Neville, ho il malinconico compito di doverLe inoltrare la lettera…”
Anna Maria Ortese, Il cardillo addolorato

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“… in quel lontano crepuscolo del 3 febbraio 1767 Tànger Soto avrebbe voluto trovarsi su una di quelle navi…”
Arturo Pérez-Reverte, La carta sferica

2 Febbraio

2 febbraio 2014

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I giorni che segnarono l’inizio di quell’innamoramento senza dichiarazione formale né formale consenso, furono indimenticabili. Tutti gli anni in estate, in occasione della festa del quartiere, Flor era solita passare qualche giorno dagli zii, ai quali era molto affezionata. In febbraio la scuola non funzionava.
Andava per la processione del dono a Yemanjá , il due febbraio, quando i pescherecci solcano le onde carichi di fiori e di regali per donna Janaína , madre delle acque, della tempesta, della pesca della vita e morte sul mare. Le offrivano un pettine, una bottiglia di profumo, un anello in similoro. Yemanjà abita al Rio Vermelho, il suo peji s’innalza su di una lingua di terra sopra l’oceano. Insieme alle ragazze del quartiere, Flor si divertiva in un intenso programma festivo

 Jorge Amado, Dona Flor e i suoi due  mariti, 1966. tr. it. E. Grechi, Garzanti 1992, pp. 106-107

In Brasile, febbraio è un mese estivo e il 2 ricorre la festa di Yemanjá (o Janaína), divinità marina che regola i venti e la pesca, “sincretizzata con N. S. della Concezione” e onorata da processioni di barche piene di doni. Intorno a questa data sboccia l’attrazione potente – più potente della morte – fra Vadinho e Dona Flor. 

Dicono del libro
“Il romanzo ruota attorno alla vedovanza di dona Flor e al suo lutto stretto, vissuto nel ricordo di Vadinho, delle loro ambizioni, del fidanzamento e dello sposalizio. Coglie l’intimità della giovane vedova, il suo riserbo, le sue notti insonni e la sua insoddisfazione. Racconta di come arrivò onorata al suo secondo matrimonio, quando il fardello del defunto cominciava a pesare sulle sue spalle, e di come visse in pace e armonia, senza dispiaceri né soprassalti, con suo bravo secondo marito, nel mondo della farmacologia e della musica. E mentre lei brilla nei salotti e il coro dei vicini le ricorda la sua felicità, Vadinho, nel suo corpo astrale, la visita, la corteggia, le elargisce gioie eccezionali e consigli formidabili”
(dalla scheda del libro nel sito Ibs)

Altre storie che accadono oggi

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“… parole scavate profondamente con un coltello: Port…d’Art… 2 febbraio”
Alexandre Dumas, Vent’anni dopo


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“…Era il 2 di febbraio, un mercoledì: in Montecitorio, il Parlamento disputava per il fatto di Dogali…”
Gabriele D’Annunzio, Il Piacere (segnalazione di Matteo Piccioni)

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“…Oggi, 2 Febbraio 1886, passo dagli studii di legge a quelli di chimica. Ultima sigaretta!!…”
Italo Svevo, La coscienza di Zeno

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“s’era arrampicato..tra i rami d’un albero in Northumberland Road, per vedere l’ingresso nella capitale (2 febbraio1888) d’un corteo”
James Joyce, Ulisse

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“… Il 2 febbraio una figura nera, con la testa coperta di una nera berretta di seta…”
Michail Bulgakov, La guardia bianca

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“… Il 2 di fivràro, corto e amaro, Pasqualino Fichèra, commerciante all’ingrosso di pesce, mentre stava tornando a casa…”
Andrea Camilleri, Par condicio

 

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“… Che giorno è oggi? Il 2  febbraio, il giorno della marmotta…”
Ricomincio da capo (Groundhog day) di H. Ramis con Bill Murray

1 Febbraio

1 febbraio 2014

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È stupefacente come si ricordi ancora con tanta precisione tutto ciò che era così immediatamente visibile nella nostra vita di compagni di scuola. Altrettanto stupefacente è l’intensità del sentimento che ci assale vedendoci oggi. Ma la cosa più stupefacente di tutte è che ci stiamo avvicinando all’età che avevano i nostri nonni il I febbraio 1946, quando ci presentammo per la prima volta alla sede distaccata della scuola come studenti del primo anno.  Il fatto stupefacente è che noi, allora senza la minima idea di come sarebbero andate le cose, oggi sappiamo esattamente cosa accadde

Philip Roth, Pastorale americana, 1997, tr. it. V. Mantovani, Einaudi, Torino, 1998, pp. 45-46

La data del primo febbraio 1946 è richiamata verso la fine del discorso che il narratore Nathan Zuckerman scrive la notte dopo la quarantacinquesima riunione degli ex allievi della scuola, rievocando un mondo che non c’è più e riconnettendo le notizie avute. A sessantadue anni, quella riunione è un passaggio nel tempo: “invece di ricatturare il passato, ero stato catturato dal passato nel presente, cosicché, mentre in apparenza uscivo dal mondo del tempo, in realtà puntavo come un razzo verso il suo nocciolo segreto”.

Dicono del libro
“… è un libro sulla vecchiaia, sulla memoria, sull’intollerabilità di certi ricordi. Lo scrittore Nathan Zuckerman, fin dall’adolescenza affascinato dalla vincente solarità dello Svedese, sente la necessità di narrarne la caduta. E ciò che racconta è il rovesciamento della pastorale americana: un grottesco Giudizio Universale in cui i Levov, e i lettori, assistono al crollo dell’utopia dei giusti, al trionfo della rabbia cieca e innata dell’America”
(dalla quarta di copertina, ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Com’è noto, dopodomani, I febbraio,martedì, alle sei meno un quarto del pomeriggio, il mondo finirà…”
István Örkény, Novelle da un minuto

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“… La data del primo febbraio sull’orologio waterproof di Raimondo segnò l’inizio del sesto mese della loro vita su quella costa sconosciuta…”
Alfredo Todisco, La prima spiaggia

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“… Da Sciara a Palermo, I febbraio 1893. Un breve fischio, uno strappo, un cigolio…”
Sebastiano Vassalli, Il cigno

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“…e di colpo venne il mese di febbraio…”
Franco Battiato, Alexanderplatz (segnalazione di Michele Brescia)

pittura
Charlie Brown: “Oggi è il primo di febbraio” Snoopy: “Febbraio? Che ne è stato di luglio? Dove va il tempo?”
Charles Schulz (segnalazione di Massimo Conte @passipo e @effetorakiki)

31 Gennaio

31 gennaio 2014

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Che M. fosse costretto a simulare quell’ultima sera – fu mercoledì 31 gennaio 1973 – quando arrivò all’improvviso dopo una lunga assenza, in compagnia della sua amica, molto più giovane di lui, una sua ex allieva, per restituire un libro preso in prestito (Musil: L’uomo senza qualità), era nella natura delle cose. Sapeva che era l’ultima sera della sua vita. Nella giacca a vento che la ragazza appese in corridoio doveva trovarsi la lettera che spedirono quella sera stessa: dissero che non potevano trattenersi, dovevano ancora andare alla posta

Christa Wolf, Trama d’infanzia, 1976, tr. it. A. Raja, edizioni e/o, 1992, pp. 126-7

Raffronti di date e continui salti dall’oggi (gli anni Settanta in cui il libro viene scritto) all’oggi (gli anni Trenta, Quaranta e oltre) della materia raccontata: la scrittrice tesse una vera trama nel tempo, mentre narra di Nelly, bambina e adolescente durante il Nazismo e la guerra, della sua famiglia, della sua città, passata dalla Germania alla Polonia, dei mutamenti di regime, delle ondate di paura, delle speranze, dell’aderenza al presente che continuamente si aggiorna.
Il libro è costellato di riflessioni sul tempo: “Il passato non è morto; non è nemmeno passato. Ce ne stacchiamo e agiamo come fosse estraneo” e soprattutto di date, come questa del 31 gennaio del 1973, un’incursione del ‘presente’ nell’allora (il 1935) che viene raccontato nella pagina.

Dicono del libro
Trama d’infanzia, romanzo scritto a metà degli anni Settanta, è il capolavoro di Christa Wolf. Prendendo le mosse dal viaggio che una donna sulla quarantina intraprende nel luglio del 1971 – insieme al marito H., al fratello Lutz, alla figlia Lenka – per andare a rivedere la sua città natale dopo decenni di assenza, Christa Wolf racconta una storia emblematica di quella generazione di tedeschi cresciuta negli anni Trenta, sotto il Terzo Reich, spettatrice adolescente del crollo del nazismo”
(dalla quarta di copertina, ed. e/o, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… 31 gennaio Lieve diminuzione del freddo. Furor di pulizia nella casa…”
Saul Bellow, L’uomo in bilico

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“…Per lui l’anno finisce il 31 gennaio, non ora. La data che tutti hanno in testa riaffiora…”
Stanislao Nievo, Le isole del paradiso