15 Luglio

15 luglio 2013

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“Dopodomani quindici luglio alle ore quindici, stazione di Grosseto, ti aspetterò al binario, hai un treno che parte da Roma verso le tredici.” Clic.
Uno torna a casa e trova un messaggio così nella segreteria telefonica dopo tanto tempo. Tutto inghiottito dagli anni: quel periodo, quella città, gli amici, tutto. E anche la parola gatto, anche quella inghiottita dagli anni, che riaffiora nella memoria insieme col sorriso che quel gatto si portava appresso, perché era il sorriso del gatto dello Cheshire. Alice nel paese delle meraviglie. (…)
E ora rieccola, la sua Alice delle meraviglie, il quindici luglio alle ore quindici, proprio una cifra da lei, che amava i giochi di numeri e collezionava mentalmente date incongrue

Antonio Tabucchi, Il gatto dello Cheshire, in Il gioco del rovescio, 1981, n. ed. Feltrinelli, 1988, pp. 137-138

In mezzo all’estate, il narratore di questa breve storia trova un messaggio nella segreteria telefonica. Una donna che non vede da tanto – e che chiama Alice, in omaggio all’eroina del paese delle meraviglie – gli dà un curioso appuntamento per il 15 luglio, alle ore quindici, alla stazione di Grosseto. Il viaggio in treno – il 15 di luglio – è riempito dall’immaginazione dell’incontro, dai ricordi della storia passata e da tanti pensieri sul tempo che, come il gatto di Alice a cui fa riferimento il titolo del racconto, fa evaporare tutto. 

 

Dicono del libro
“Perché ci sono svariati giochi in questo libro, tutto sta nel lasciarsi tentare. Ma quello che importa è che tutte le sue variazioni, tutte le sorprese, i rischi e le audacie aprono strade che si dirigono verso un obiettivo finale, verso l’individuazione di un’unità contraddittoria.”

(Dalla quarta di copertina dell’ed. Feltrinelli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Fu il quindici luglio, che cominciai a prendere una visione più compiuta dell’isola…”
Daniel Defoe, Robinson Crusoe

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“…Nell’anno 1689, la sera del quindici luglio, l’abate di Kerkabon, priore di Nostra Donna della Montagna, passeggiava con sua sorella…”
Voltaire, L’ingenuo

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“… Appena qualche settimana dopo la messa in opera, nella notte fra il 14 e il 15 luglio 1925, è rimasto bloccato sette ore…”
Georges Perec, La vita istruzioni per l’uso

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“… Il mattino del 15 luglio raccolse dal bidone della spazzatura all’ingresso l’opuscolo di una comunità cristiana…”
Michel Houellebecq, Le particelle elementari

14 Luglio

14 luglio 2013

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Mi diressi verso gli scaffali, ne estrassi una storia della città di Parigi e rimasi lì in piedi a sfogliarla. C’erano piante e disegni degli antichi quartieri sulla riva sinistra. E mi riaffiorò alla memoria quel singolare Quattordici Luglio che trascorremmo insieme davanti alla locanda del sidro, nell’angusta, vecchissima rue de l’Hirondelle, appoggiati a una botte a guardare la danza delle variopinte fanciulle del vicino Hotel

Franz Hessel, Romanza parigina, 1920, tr. it. E. Arosio, Adelphi, 1997, p. 31

Nel 1916, mentre – in una cittadina polacca di frontiera – attende di essere mandato al fronte, un giovane soldato tedesco scrive all’amico francese Claude. Non gli parla della guerra che li ha divisi, ma degli anni trascorsi a Parigi in compagnia di artisti, poeti, modelle, cameriere, abitando a Montparnasse, a Passy e attraversando la città in lungo e in largo, di notte e di giorno. Per sopravvivere al presente, si rifugia nella memoria di un tempo irripetibile e, mentre inizia a raccontare dell’incontro con Lotte, enigmatica diciannovenne  con cui ha condiviso i vagabondaggi parigini, ricorda un episodio accaduto un Quattordici Luglio, uno dei tanti momenti perfetti della vita prima della guerra. 

Dicono del libro
“Per le strade di Parigi, «la città più carnale che ci sia», passeggiano instancabilmente un mite flâneur – ma la sua mitezza è un’insidiosa forma di seduzione – e una bionda diciannovenne tedesca, che dovrebbe migliorare il suo francese. Lotte vuole scoprire la «vera vita» della città, e il suo accompagnatore non chiede di meglio che iniziarla. Parigi sta vivendo un ultimo momento di inconsapevole felicità, poco prima che scoppi la Grande Guerra. E il flâneur la osserva come se già stesse per inabissarsi. Così comincia una storia su cui oggi, paradossalmente, sappiamo più di quanto non sapesse il suo autore quando la pubblicò nel 1920. Il flâneur è infatti Franz Hessel, che sarà Jules inJules e Jim di Henri-Pierre Roché, il grande amico a cui la Romanza parigina viene raccontata in forma di lettera, quasi per invitarlo a innamorarsi anche lui di Lotte. E Lotte – quella Helen Grund che diventerà la moglie di Hessel e l’amante di Roché – sarà Kathe in Jules e Jim. Ma le complicate geometrie sentimentali della vicenda non si sono ancora delineate: siamo sulla soglia, in un vagabondaggio malinconico e vibrante nel regno del possibile, immersi nelle sue variegate tentazioni.”
(Dalla bandella dell’ed. Adelphi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il 14 luglio 1789 è l’ultima mia data sull’isola… O 14 luglio! Tu mi vedesti arrivare in città per la prima volta, nel 1751…”
Restif de la Bretonne, Le notti di Parigi

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“…Un lunedì, 14 luglio 1819 (non dimenticò la data), Victor annunciò che era stato arruolato nel lungo corso…”
Gustave Flaubert, Un cuore semplice 

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“… Oggi è lunedì 14 luglio 1922, e sono le cinque e tredici minuti al mio orologio da polso, le undici e cinquantadue sul cruscotto e le quattro e dieci a tutti gli orologi della città…”
Vladimir Nabokov, Ada

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“… sono in grado di ricordarmi esattamente tutto ciò che si associa con la relazione di A….il calore e il cielo velato del 14 luglio ’89…”
Annie Ernaux, Passione semplice

 

 

13 Luglio

13 luglio 2013

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Venerdì 13 luglio […] Hélas! è un venerdì 13 e, in luogo di genovesi o di qualcos’altro di pari, incontro un costantinopoletano. Era fatale! Questa terribile giornata, accoppiata alla data ancor più terribile, non sarebbe trascorsa per me senza un intoppo in qualché di tremendo: lo prevedevo (ecco, qui sono coniglio). Il pregiudizio si avvera: Taranto mi riserbava l’incontro con questo bisantino, italiano di oriente, al presente soldato nel R. Esercito per una inverosimile concordanza di casi, di sudditanze, di fedi di nascita e tutto un oscuro lavorio di cancellerie consolari

Alberto Savinio, La partenza dell’Argonauta (Hermaphrodito), 1918, Einaudi 1974, p.186

Nel caldissimo mese di luglio, un giovane soldato italiano, nato ad Atene (si tratta di Andrea de Chirico), sta viaggiando da Ferrara a Taranto, con destinazione Salonicco, in Macedonia, dove le truppe italiane fanno base durante la prima guerra mondiale. Ha percorso lentamente la penisola – in vagoni di terza classe – e ora si trova nella città dei due mari, che gli appare come una faccia rasata a metà, la Taranto nuova e quella vecchia. Prima di raggiungere la sua destinazione, c’è un tempo d’attesa e di incontri con altri soldati, ufficiali, signore, tipi singolari, nella giornata venata di superstizione mediterranea di venerdì 13 luglio 1917.

Dicono del libro
“La chiave in cui si narrano nella Partenza dell’Argonauta le peripezie del soldato Andrea de Chirico, trasferito da Ferrara a Salonicco, è fondamentalmente burlesca, più prossima dunque al Pulci che a Apollonio Rodio. Ma di quest’ultimo Savinio ha lo spirito curioso e paradossale che indugia volentieri su storie soprannaturali o bizzarre, l’occhio che si ferma, sbigottito o compiaciuto, su spettacoli orridi o macabri.”
(Dalla Nota di G.C. Roscioni all’ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

13 juillet 1793 David Marat

13 luglio 1793, dettaglio del quadro
La morte di Marat, di Jacques- Louis David, 1793, Bruxelles, Musées Royaux des Beaux-Arts

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“… 13 luglio. No, non m’inganno! Leggo nei suoi occhi neri un sincero interesse per me e per la mia sorte…”
Wolfgang Goethe, I dolori del giovane Werther

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“… Era giunto il tredici luglio ed era una di quelle giornate tepide come talora sogliono capitare nel corso di un’estate piovosa…”

George Eliot, Adam Bede

 

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“…Non si fermò neppure il 13 luglio 1992, quando persi Marita …Il tempo non smette mai di passare, non conosce pietà…”
Almudena Grandes, Atlante di geografia umana

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“… È l’ultimo albero /questo / di un’anima in inverno…”
Stefano Benni, 13 luglio

pittura

Spencer Finch, Moonlight (Luna County, New Mexico, 13 July 2003)
la luce della luna piena del 13 luglio 2003 nel New Mexico

12 Luglio

12 luglio 2013

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Partì il dodici luglio, alle sette di mattina. Restai a J… la notte precedente. Nell’andarvi, mi promettevo di non chiudere occhio tutta la notte, per fare una tale provvista di carezze, da non avere più bisogno di Marta pel resto dei miei giorni.
Un quarto d’ora dopo essermi coricato, mi addormentai. 
In generale, la presenza di Marta mi turbava il sonno. Per la prima volta, al suo fianco, dormii bene come se fossi stato solo.
Quando mi svegliai la vidi già in piedi. Non aveva osato svegliarmi. Non mi restava che una mezz’ora prima del treno. Mi rodevo di aver sciupato nel sonno le ultime ore che avevamo da passare insieme

Raymond Radiguet, Il diavolo in corpo, 1923, tr. it. M. Ortiz, ed. cons. Garzanti, 1966, p. 112

Ultimo anno della prima guerra mondiale, in una cittadina francese lungo il corso del fiume Marna, al primo piano di una villetta, la mattina del 12 luglio. Lei è la diciottenne Marthe. Lui è il narratore della storia, un ragazzo di sedici anni. Si sono conosciuti quando lui era uno studente brillante e poco disciplinato e lei era già fidanzata con Jacques, che ora è suo marito, ed è al fronte. Sono diventati amanti, mentre il mondo intorno è preso dalla guerra. Ora lei è incinta e sta per partire. Lui la accompagna a Parigi, fino alla stazione di Montparnasse, dove la attendono i suoceri. Mancano pochi mesi all’armistizio, al parto, al ritorno alla normalità, al termine di una passione da adolescenti. Per questo, anche, la data del 12 luglio resta impressa nella memoria. 

Dicono del libro
“Il protagonista parla in prima persona, racconta, tornando a viverla nel giro di ogni frase, in ogni accostamento di parola a parola, la storia della sua adolescenza: l’incontro con la passione. Un ragazzo e una donna di poco più matura di lui, ma sposata, destinata, parrebbe, a un’esistenza diversa, si uniscono nelle retrovie sconvolte dalla guerra del 1914-18. Il marito della donna è soldato, il dovere lo chiama lontano dal focolare, la moglie è senza difese davanti alla tentazione. La guerra con la sua atrocità e i suoi pericoli diventa l’occasione di un’inaudita vacanza; la golosa, struggente, terribile vacanza che Radiguet ha fermato sulla pagina, prima di scomparire precocemente, ragazzo sventato, egoista, acerbo non meno del suo protagonista”.

(Dalla quarta di copertina dell’ed. Garzanti op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… 12 luglio. Mi sono fatto coraggio e sono sceso dabbasso. L’ho incontrato nello studio…”
Matthew P. Shiel, La pietra dei monaci di Edmundsbury

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“…intessé a cavallo un lungo labirinto di andirivieni; tuttavia lo accerchiarono la notte del dodici luglio…”
Jorge Luis Borges, Biografia di Tadeo Isidoro Cruz

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“…attraverso Cerisy, Canisy, / [Coutances, Regnéville; (ma il 12 / luglio era chiuso il Louvre, martedì)”
Edoardo Sanguineti

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“…Mi chiamo Matteo. Sono nato il 12 luglio 1972. Io, della mia vita, ho quattro cose da dire…”
Aldo Nove, Amore mio infinito

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“…incise sul fianco del pino le cifre VII, 12. I mirtilli cominciavano a maturare, cosa che sembrava confermare la data…”
Arto Paasilinna, Il mugnaio urlante

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“…12 luglio, 1953. Era un gesto privo di storia…”
Don DeLillo, Underworld (segnalazione di Sandra Muzzolini)

 

 

11 Luglio

11 luglio 2013

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Ai primi di luglio si diffusero a Mosca, voci sempre più allarmanti sull’andamento della guerra: si parlava del proclama dell’imperatore al popolo, dell’arrivo a Mosca dal fronte del sovrano in persona. Ma siccome fino all’11 luglio non erano giunti né il manifesto né il proclama, su di essi e sulla situazione della Russia correvano voci esagerate. Si diceva che l’imperatore partiva perché l’esercito era in pericolo; che Smolensk era stata abbandonata, che Napoleone aveva un milione di soldati e che soltanto un miracolo avrebbe potuto salvare la Russia.
L’11 luglio, un sabato, giunse il manifesto

Lev Tolstoj, Guerra e pace, 1867-69, tr. it. P. Zveteremich, ed. cons. Garzanti 1985, III, p. 995


Nel giugno del 1812, Napoleone con il suo esercito ha varcato i confini dell’impero russo, mentre lo zar Alessandro è a Vilnius. È l’inizio della guerra, le cui cause – argomenta Tolstoj – formano una catena lunghissima e intricata e i cui effetti saranno altrettanti complessi per la vita dei singoli e dei popoli, la cui storia è narrata nelle migliaia di pagine di Guerra e pace. Appena Napoleone varca la frontiera, ha inizio uno scambio di messaggi diplomatici, che non riesce a fermare la guerra. A Mosca si attendono notizie e intanto viene luglio, per il calendario gregoriano, in vigore in gran parte dei paesi europei dalla fine del ‘500, e per il calendario giuliano, ancora in uso nella Russia zarista, con uno scarto di una decina di giorni. L’11 luglio è un giorno dell’anno 1812, l’anno della cometa, la cui estate fu ”caratterizzata da continui nubifragi” e dallo spostamento di masse di uomini da occidente a oriente, dalla Francia a Mosca, che avrebbe sopportato un incendio e visto la ritirata delle truppe francesi.  

Dicono del libro
“In una prefazione rimasta incompiuta a Guerra e pace, Tolstoj scriveva: ‘La mia intenzione in questo libro non era di fare una cronaca storica, e neppure di descrivere in modo romanzato le vicende di questo o quel personaggio, ma piuttosto di mostrare la vita e il carattere del popolo russo’.”
(Dall’introduzione all’ed. Garzanti, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Passano altri otto giorni, S’avvicina la fine del viaggio perché dovevo trovarmi a Parigi per l’11 luglio…”

Guy de Maupassant, Le sorelle Rondoli

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“… l’11 di luglio, data in cui Shade terminò il Canto Secondo. Era una notte afosa, nera e minacciava burrasca…”
Vladimir Nabokov, Fuoco pallido

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“… In viaggio tra Witnica e Kostrzyn – domenica 11 luglio 1971 (una data che adesso, nel marzo del 1975, è ormai così lontana da scoraggiarti)….”
Christa Wolf, Trama d’infanzia

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“…L’undici luglio millenovecentocinquasettte ci fu un colpo di scena…”
Georges Perec, La vita istruzioni per l’uso

 

 

10 Luglio

10 luglio 2013

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Addio
Luglio 10, lunedì 

Al tocco ci trovammo tutti per l’ultima volta alla scuola a sentire i risultati degli esami e a pigliare i libretti di promozione. La strada era affollata di parenti, che avevano invaso  anche il camerone, e molti erano entrati nelle classi , pigiandosi fino accanto al tavolino del maestro: nella nostra riempivano tutto lo spazio fra il muro e i primi banchi. C’era il padre di Garrone, la madre di Derossi, il fabbro Precossi, Coretti, la signora Nelli, l’erbaiola, il padre del muratorino, il padre di Stardi, molti altri che non avevo mai visti; e si sentiva da tutte le parti un bisbiglio, un brulichìo, che pareva d’essere in una piazza. Entrò il maestro: si fece un grande silenzio. Aveva in mano l’elenco e cominciò a leggere subito

Edmondo De Amicis, Cuore, 1886, ed. cons.Rizzoli, 1978, p. 421

L’anno scolastico raccontato nel libro Cuore e ambientato in una scuola elementare torinese è quello del 1881-82: è cominciato il 17 ottobre con la presentazione del maestro e dei compagni del narratore, Enrico, ed è proseguito con i resoconti delle vicende avvenute in classe e fuori, le lettere dei genitori e della sorella, i commoventi (e crudeli) racconti mensili, mentre regnava re Umberto e moriva Garibaldi. L’anno scolastico – e il libro – si concludono alla data del 10 luglio, quando il maestro legge i voti degli esami e hanno inizio i tre mesi di vacanza che passeranno “come un sogno”.


Dicono del libro
Cuore uscì a Milano nel 1886, e, non a caso, il 15 ottobre, primo giorno di lezioni, quell’anno, nelle scuole elementari italiane. Il De Amicis avrebbe voluto aspettare qualche settimana, per evitare che l’uscita del libro coincidesse con giornate distratte dalle prime cure scolastiche e nel momento in cui babbi e mamme erano oberati dalle spese dei libri di testo. Ma Emilio Treves pazientava da troppo tempo e non volle perdere nemmeno un giorno. L’attesa non era, del resto, soltanto sua: Cuore era già stato annunciato anni prima, fin dal ’78, in tutti i periodici della casa editrice milanese, e la curiosità era grande”.

(Dalla Nota biografica e storia del testo di E. Barelli nell’ed. Rizzoli, op. cit.)

Altre storie cha accadono oggi

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“…Ontario, Canada, 10 luglio 1927. Viviamo tutti in una delle Mille Isole del San Lorenzo…”
Henri-Pierre Roché, Le due inglesi e il continente 

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“… All’alba del 10 luglio ’72 cominciò a rompere con un paio di tenaglie di ferro i catenacci della porta del carcere…”
Vladimir Nabokov, Il dono

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“… Gli Americani qui da noi sbarcarono nella notte tra il 9 e il 10 luglio del 1943…”
Andrea Camilleri, Il cane di terracotta (segnalazione di @cutierudegirl)

Corto Maltese nascita

“… Non sono nato in giugno, ma il 10 luglio…”
Hugo Pratt, Corto Maltese

 

9 Luglio

9 luglio 2013

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9 luglio. Bel tempo. Tutti furono occupati a riparare la murata di babordo. Peters si intrattenne di nuovo per un pezzo con Augustus, e parlò in maniera più esplicita di quanto non avesse fatto sino allora. Gli disse che nulla al mondo poteva costringerlo a mettersi dal punto di vista del secondo, e gli lasciò capire che intendeva strappare il brigantino dalle sue mani. Chiese anzi al mio amico se, nel caso, avrebbe potuto contare su di lui, al che, senza esitazione, Augustus rispose ‘Sì’.”

Edgar Allan Poe, Le avventure di Gordon Pym, 1838, tr. it. E. Vittorini (1937), ed. cons. Mondadori, 1990, p. 73

Il barometro segna bel tempo il 9 luglio del 1827, nel diario di bordo del giovane navigatore Arthur Gordon Pym. Si è imbarcato di nascosto, da meno di un mese, sul brigantino Grampus partito dal porto di Nantucket. Il viaggio è pieno di avvenimenti così straordinari che egli stesso, nel raccontarli, teme di non essere creduto. Subito dopo la partenza, all’altezza delle isole Bermude, un gruppo di ammutinati ha preso il comando della nave. Il 9 luglio è appena passata una tempesta e mentre i marinai discutono se far rotta verso le Antille per darsi alla pirateria, Gordon Pym e due compagni fidati decidono di riprendere in mano il brigantino. Ci riusciranno e il viaggio li porterà verso l’Antartide, fra fenomeni inspiegabili su cui la narrazione si interrompe. 

Dicono del libro
“Le Avventure di Arthur Gordon Pym apparvero per la prima volta in volume a New York nel 1838 con il titolo The Narrative of Arthur Gordon Pym of Nantucket, dopo essere state pubblicate l’anno prima a puntate, con qualche leggera variante, sul ‘Southern Literary Messenger’. A quanto pare, Poe le scrisse sull’onda del diffuso interesse per le esplorazioni polari che a più riprese avevano tentato, senza molto successo, di penetrare nelle terre ancora incognite dell’Antartide”
(Dall’Introduzione di M. Vitta all’ed. Mondadori op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“…Il 9 luglio, durante una cerimonia al Bowling Green, ci fu data lettura di un documento appena giunto da Filadelfia…”
Gore Vidal, Burr

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“… Il mattino del 9 luglio (Santa Amandine), notò come negli scaffali del Monoprix fossero già esposti in bell’ordine quaderni, classificatori, cancelleria in genere…”
Michel Houellebecq, Le particelle elementari

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“… Finalmente arrivò il nove luglio. La sera dell’appuntamento da Fulcaniello, anche dopo il tramonto, il caldo si appiccicava addosso afoso e molliccio…”
Giuseppe Montesano, Nel corpo di Napoli

8 Luglio

8 luglio 2013

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L’8 luglio 1940 sale con lui nel crepuscolo, per una breve passeggiata, fino alla piscina vuota. Le lucertole serpeggiano sul fondo asciutto. Si appoggia al suo braccio mentre scendono: 
“Dimmi che mi ami come il primo giorno”.
“Ti amo come il primo giorno” dice lui

Giuseppe Pontiggia, Vite di uomini non illustri, 1993, Mondadori, p. 113

Quella di Nena Prinzhofer è una delle tante vite di persone non illustri raccontate da Giuseppe Pontiggia seguendo “la scansione cronologica” delle biografie, applicata a figure anonime, che non sono presenti nei libri di storia. Nena è una donna avvenente, di origine svizzere ma nata in Italia. È stata sposata con un conte, ha incontrato un amante di nome Carlo, per il quale si è separata e con cui vive  sul lago di Bolsena. Alla data del 10 giugno 1940, giorno della dichiarazione dell’entrata in guerra, Nena è presa dalla scoperta di un capello femminile sulla giacca di Carlo e, con una vena di gelosia un po’ folle, cerca rassicurazioni sulla fedeltà del compagno, come in questo 8 luglio, mentre l’Italia è coinvolta nel conflitto mondiale da meno di un mese. 

Dicono del libro
“Raccontando l’esistenza di personaggi che appartengono alla cosiddetta gente comune, l’autore ne ha scoperta ogni volta l’eccezionalità. Non c’è vita d’uomo che non sia ricca di pathos e di violenza, di svolte drammatiche e di situazioni comiche, di momenti sordidi e grandi, di cadute e di riscatti. Raccontarla è stato come ritrovare, dentro una vita, la vita di tutti e dentro la vita di tutti la vita di ognuno”.

(Dalla bandella dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“…8 luglio. All’alba si levò una brezza leggera da est; il secondo fece puntare a sud-ovest, con l’intenzione di raggiungere qualcuna delle Antille…”
Edgar Allan Poe, Le avventure di Gordon Pym

tnThe Party 8 luglio

Hollywood Party (The Party), Blake Edwards, 1968

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“…A presto. Salutami il tuo amico violinista. 8 luglio 1972…”
Dai Sijie, Balzac e la Piccola Sarta cinese

 

7 Luglio

7 luglio 2013

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Finalmente una sera – ma quanto tempo c’era voluto – un lumicino tremolante apparve entro la lente del cannocchiale, fioco lume che sembrava palpitare moribondo e invece doveva essere, calcolata la distanza, una rispettabile illuminazione. Era la notte del 7 luglio. Drogo per anni si ricordò la gioia meravigliosa che gli inondò l’animo e la voglia di correre a gridare, perché tutti quanti lo sapessero, e la orgogliosa fatica di non dir niente a nessuno, per la superstiziosa paura che la luce morisse

Dino Buzzati, Il deserto dei Tartari, 1940, Mondadori 1984, pp.84-85

L’imponente Fortezza Bastiani sbarra un valico fra le montagne che segnano il confine settentrionale del paese e fronteggia un deserto, chiamato dei Tartari. È da quel confine che possono arrivare le truppe nemiche, ma il pericolo è vago e lontano, così vago che l’attesa sempre smentita diventa piano piano speranza, perché l’arrivo degli stranieri darebbe infine un senso alla presenza dei militari, al regolamento talvolta incomprensibile, ai turni di guardia che scandiscono giornate e notti tutte somiglianti. Da quando è stato assegnato alla Fortezza come sottotenente, Giovanni Drogo ha scrutato dagli spalti in attesa di avvistare il nemico. Nel tempo monotono della sua permanenza alla Fortezza, poche date emergono e fra queste il 7 luglio, quando Drogo scorge una luce all’orizzonte, segno che qualcosa sta accadendo nel deserto, qualcuno sta costruendo una strada. Nulla però cambia nell’immediato. La novità – che pare così importante – è diluita nel lungo periodo dell’attesa e ci sarà tempo per andare in pensione, per morire, per avere una promozione, prima che, forse, qualcuno arrivi. 


Dicono del libro
“La fortezza, enorme, gialla, situata ai limiti del deserto, una volta regno dei mitici nemici, i Tartari, lo accoglie con la sua maestosa imponenza. Il tenete Drogo viene contaminato da quel clima eroico di avidità di gloria, che sembra pietrificare, in un’attesa perenne, ufficiali e soldati. Il tenente Drogo viene contaminato da quel clima eroico di avidità di gloria, che sembra pietrificare, in un’attesa perenne, ufficiali e soldati. Tutti aspettano i nemici, che verranno dal Nord”.

(Dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

 

 

Altre storie che accadono oggi

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“…Arrivammo a Kishan il 7 luglio. Per tutto il viaggio il tempo era stato sereno…”
Mary Shelley, L’ultimo uomo

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“…Le elezioni comunali erano per il sette luglio…”

John Steinbeck, L’inverno del nostro scontento

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“… Quella notte, 7 luglio, le automobili passavano come al solito per lo stradone che conduce a Deauville…”
Georges Simenon, Maigret e una vita in gioco

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“… Grazie, disse Holmes. Anche la busta, per favore. Timbro postale. Londra S.W. Data 7 luglio…”
Arthur Conan Doyle, Il segno dei quattro

6 Luglio

6 luglio 2013

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La fiesta esplose a mezzogiorno di domenica 6 luglio. Non c’è altro modo di descrivere ciò che avvenne. Era tutto il giorno che arrivava gente dalla campagna, ma si mimetizzavano nella città e non li notavi. Sotto il sole cocente, la piazza era tranquilla come in qualsiasi altro giorno. I contadini erano nelle osterie fuori mano, a bere e a prepararsi alla fiesta

Ernest Hemingway, Fiesta, 1926, tr. it. E. Capriolo, Mondadori 1990, p. 154

Dopo mesi trascorsi a Parigi con scrittori, boxeur, viaggiatori inglesi e americani in giro per l’Europa dopo la fine della prima guerra mondiale, il giornalista Jake Barnes è partito per la Spagna. All’inizio di luglio si trova a Pamplona, antica capitale della Navarra che celebra il suo patrono San Firmin con sette giorni di processioni, danze, corride, precedute dalla corsa dei tori lungo le strade, in mezzo alla folla. Barnes alloggia all’Hotel Montoya, dove scendono anche i toreri più famosi. Tutto è pronto per l’inizio della Fiesta, che esplode come un fuoco d’artificio a mezzogiorno del 6 luglio, trascinando spagnoli e stranieri in eccessi e azzardi che lasciano conseguenze anche oltre quella data. 

Dicono del libro
“Pubblicato nel 1926, Fiesta ebbe un successo immediato, collocando Hemingway tra i più ammirati scrittori di quella che Gertrude Stein definì la ‘generazione perduta’. Romanzo per quei tempi di palpitante attualità, per le situazioni che descrive e per i riferimenti alle burrascose inquietudini di un gruppo di emigrati internazionali, Fiesta tratteggia l’intensa suggestione dell’ambiente, le notti insonni trascorse tra clamorose sbornie e tempestose discussioni con uno stile tutto teso tra cronaca e poesia. La narrazione, caratterizzata tra l’altro da un dialogato che rimane esemplare per incisività ed eleganza, viene definita, in una lettera di Hemingway al suo editore, ‘non una satira, ma una tragedia che ha come eroe la terra’.”
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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Soirée du Coeur à Barbe 6 et 7 juillet 1923, Théatre Michel

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“…Il 6 luglio, verso le 3 pomeridiane, l’Abramo Lincoln doppiò – tenendosi 15 miglia a sud – quello scoglio sperduto…”
Jules Verne, Ventimila leghe sotto i mari
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“… 6 luglio 1937 … a ovest capo Govino resta buio e silenzioso, sotto la cresta d’ombra delle montagne…”
Lawrence Durrell, La grotta di Prospero

 

5 Luglio

5 luglio 2013

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Comunque sia, i nostri trovarono il posto così piccolo che temettero di non trovarvi da dormire, e andarono oltre come due viaggiatori che disdegnano una cattiva locanda di villaggio e si spingono fino alla città più vicina. Ma il Siriano e il suo compagno se ne pentirono presto. Camminarono a lungo senza trovare nulla. Alla fine scorsero un lumicino; era la terra: roba da far pena a gente che veniva da Giove. Tuttavia, per paura di doversi pentire per la seconda volta, risolsero di sbarcare. Passarono sulla coda della cometa e, trovando un’aurora boreale pronta, ci entrarono dentro, e arrivarono sulla terra dal bordo settentrionale del mar Baltico, il cinque luglio millesettecentotrentasette, nuovo stile

Voltaire, Micromega, 1752, tr. it. M. Moneti in Candido, Zadig, Micromega, L’ingenuo, Garzanti 1973, ed. cons. 2012 e-book

In questo racconto fantastico di Voltaire, il protagonista è uno scienziato di proporzioni gigantesche, di nome Micromega, abitante di un pianeta che gira intorno alla stella Sirio. Bandito dal suo paese a causa di una pubblicazione non gradita alle autorità, è partito per un viaggio stellare. Su Saturno, pianeta molto più piccolo di quello da cui proviene, ha conversato con un filosofo del posto, confrontando le idee sulla natura e sulla durata della vita. Insieme proseguono il viaggio, saltando dagli anelli di Saturno alle sue lune, da una cometa ai satelliti di Giove, da Marte a un minuscolo pianeta, la Terra, con abitanti quasi invisibili. Percorrendo un’aurora boreale sulle coste del mar Baltico, sbarcano su questa piccola palla “che gira intorno al sole in modo maldestro”, in un giorno che – secondo il calendario – è il 5 di luglio del 1737. 

Dicono del libro
“Il tema centrale è quello del viaggio come strumento di educazione, della scoperta di mondi nuovi e delle riflessioni che ne nascono. Il viaggiatore, un extraterrestre cacciato da un’accademia scientifica del suo pianeta, comincia questo itinerario culturale attraverso mondi diversi, interrogando tutti quelli che incontra e acquistando sempre nuove nozioni di scienza, di metafisica e di morale”.
(Dall’Introduzione di M. Moneti all’ed. Garzanti, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… E la dichiarazione dell’Indipendenza che ci leggeva tutti i 5 luglio, nella sala ellittica del Capitolio, l’imperioso Valentin Gómez…”
Adolfo Bioy Casares, L’invenzione di Morel

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“… 5 luglio. È l’alba e io scrivo presso la finestra aperta, per aver luce…”
Antonio Fogazzaro, Il mistero del poeta

 

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“… In realtà, Gradus partì da Onhava, sull’aereo per Copenaghen, il 5 luglio…”
Vladimir Nabokov, Fuoco pallido

 

4 Luglio

4 luglio 2013

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Credo che fosse il quattro di luglio quando mi levarono la sedia da sotto il culo. Non una parola di preavviso. Uno dei grossi pescicani che stanno dall’altra parte dell’Oceano aveva deciso di fare economie; risparmiando sui correttori di bozze e sulle povere piccole dattilografe riusciva a pagarsi le spese dei viaggi avanti e indietro e il sontuoso appartamento che occupava al Ritz.
(…) il pensiero m’era tornato al Quattro di Luglio, quando comprai il mio primo pacco di mortaretti, e assieme i lunghi bastoncini d’esca, l’esca che si accende per fare una bella fiamma rossa, l’esca col suo odore che ti rimane attaccato alle dita per giorni e ti fa sognare strane cose

Henry Miller, Tropico del Cancro, 1934, tr. it. L. Bianciardi, Feltrinelli 1967 (ed. cons. 1973) p. 181, p.192

È il 4 luglio quando il protagonista di Tropico del Cancro – un giovane americano a Parigi tra gli anni ’20 e ’30 – viene licenziato in tronco dal giornale dove lavora come correttore di bozze,  mentre cerca di avere la testa lucida dai fumi dell’alcol, del sesso e dell’immaginazione. A Parigi conduce una vita intensa e debosciata, in alberghi miseri, in compagnia di altri aspiranti scrittori, artisti, viaggiatori e viaggiatrici. È duro per lui perdere il lavoro al giornale e di nuovo andare in cerca di un modo per sbarcare il lunario: scrivere tesi di laurea o posare nudo, abbordare turisti o insegnare inglese, e attendere denaro dagli Stati Uniti. Tanto più che il 4 luglio si celebra in patria la dichiarazione d’Indipendenza e il pensiero corre alla giornata di festa, alle confezioni di mortaretti e all’odore esotico della miccia che resta attaccato alle dita e alla memoria. 

Dicono del libro
” ‘È un romanzo in prima persona’, continua Orwell, ‘o, se preferite, un’autobiografia in forma di romanzo. Miller sostiene addirittura che è una vera e propria biografia, ma il ritmo e la maniera di narrare sono propri del romanzo. È la storia della Parigi americana, ma non secondo l’abituale cliché: gli americani che i compaiono, infatti, sono tutti senza un quattrino. Negli anni della prosperità, quando i dollari abbondavano, e il cambio del franco era basso, Parigi era stata invasa da un tale sciame di artisti, scrittori, studenti, dilettanti, turisti, debosciati e fannulloni di professione quale il mondo non ha probabilmente visto mai.”
(Dall’intr. non firmata all’ed. Feltrinelli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“…l’ultimo vaporetto da turismo di ritorno dalle Isles des Lerins attraversava la baia come un pallone del 4 luglio abbandonato nei cieli…”
Francis S. Fitzgerald, Tenera è la notte

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“…preparò un punch con una mistura di Yage, hascish e Yohimbina durante un ricevimento per il 4 di luglio all’ambasciata degli Stati Uniti, provocando un’orgia…”
William Burroughs, Il pasto nudo

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“… quella sì che era stata una cosa grandiosa, impressionante, il Quattro Luglio, quarantuno gradi e una folla di uomini  in maniche di camicia…”
Don DeLillo, Underworld

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“… Il loro primo gesto esplicito di intimità – goffo e frettoloso ma stranamente privo di imbarazzo – avvenne a notte fonda il 4 luglio…”
Joyce Carol Oates, Un’educazione sentimentale

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“… Carissimi culopiatti governativi. Oggi 4 luglio 2157, io capitano Eric Van Cram il vichingo, comandante la nave spaziale Langebrot, rivendico la scoperta di un pianeta naturale…”
Stefano Benni, Terra!

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“… Oggi, è il quattro luglio 1997. Sono all’Ikea di Cinisello Balsamo…”
Aldo Nove, Puerto Plata Market

3 Luglio

3 luglio 2013

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Era il tre luglio. C’erano un’afa e una calura insopportabili. A Velciàninov era capitata una giornata fastidiosissima; tutta la mattina aveva dovuto girare a piedi o in vettura, e in prospettiva c’era la necessità imprescindibile di far visita quella sera stessa a un signore di cui aveva bisogno, uomo d’affari e consigliere di stato, nella sua villa, da qualche parte sul Fiumicello Nero, e coglierlo in casa di sorpresa. Dopo le cinque Velciàninov entrò finalmente in un ristorante (molto dubbio, ma francese), sul Nevskij prospékt presso il ponte della Polizia, sedette nel suo solito angolo al suo tavolino e chiese il suo pranzo quotidiano

Fiodor Dostoevskij, L’eterno marito, 1870, tr. it. A. Polledro, Mondadori 1989, p. 10

È il 3 luglio di un anno dell’Ottocento, quando ha inizio la vicenda di Velciàninov, che invece di partire per la villeggiatura, decide di restare a Pietroburgo per stare dietro a una causa. È un uomo sui quarant’anni, soffre d’insonnia e da qualche tempo ha l’impressione di essere seguito. Lo aspetta in effetti  l’incontro con il marito di una sua ex amante e con una bambina di otto anni, Liza, forse la figlia avuta da quella relazione. Preso da questa rivelazione e dalle sue conseguenze, Velciàninov dimentica “perfino il tempo”, in quel luglio afoso trascorso in città. 

Dicono del libro
L’eterno marito è una delle pochissime opere, forse l’unica, in cui Dostoevskij abbia descritto l’abisso, il ‘sottosuolo’ dell’ordinario, l’abiezione del quotidiano. Velciàninov non è che un ‘piccolo peccatore’, un uomo qualunque; non è spinto da passioni stragrandi, da volontà titaniche; è un non-diverso”.

(Dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

 

Altre storie che accadono oggi

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“…Più di tre anni fa lo vidi per la prima e ultima volta. Fu il tre di luglio, a una festa della società dei pompieri…”
Franz Kafka, Il castello (tr. it. Paola Capriolo, Einaudi)
vedi Quel fatale 3 luglio nel castello di Kafka

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“…Quando oggi abbasso gli occhi sul numero del 3 luglio 1958, tento di credere alla data, e insieme a un giorno che forse è esistito davvero…”
Ingeborg Bachmann, Malina

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“…Fu il 3 luglio che la vedova del colonnello cominciò a ricamare…”
Ingeborg Bachmann, Il caso Franza

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“… Era un giorno magnifico (il 3 luglio)…”
Matthew P. Shiel, L’isola degli inganni

2 Luglio

2 luglio 2013

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“Oggi ho tratto l’oroscopo” disse l’Armeno, “e ho veduto che questa sera deve portarmi qualcosa. Saturno minaccia, Marte è neutrale, Giove domina. O Klingsor Li Tai Pe, non siete voi un nato di luglio?”
“Son nato il 2 luglio.”
“Lo pensavo. C’è gran confusione nelle vostre stelle, amico, solo voi potreste interpretarle. La fecondità vi avvolge come una nuvola pronta a scoppiare. Le vostre stelle stanno in uno strano congiungimento, Klingsor; dovreste sentirlo”

Hermann Hesse, L’ultima estate di Klingsor, 1920, tr. it. B. Allason, in Romanzi, I Meridiani Mondadori 1977, p. 627

L’ultima estate del pittore Klingsor trascorre in una località “del sud” fra monti, boschi, vallate, distese di girasoli e amici, con cui parlare di arte e poesia. Il mese di luglio è particolarmente intenso per il pittore, che cerca di fissare i colori infuocati dell’estate al suo culmine, come se presentisse, di lì a poco, il volgere della stagione e della sua stessa vita. Del resto luglio è il suo mese, essendo nato – come veniamo a sapere dall’astrologo che gli fa l’oroscopo – il 2 di luglio. Lo stesso giorno in cui era nato, nel 1877, l’autore del romanzo, Herman Hesse. 

 

Dicono del libro
“Teso disperatamente a cogliere le ultime gioie della vita, Klingsor fa convergere tutte le esperienze, tutte le sensazioni, tutte le impressioni di quell’estate infuocata nell’ultima opera. Le pagine che descrivono giorni di crescente invasamento, in cui i motivi della pittura prorompono dalle ignote profondità della sua anima, sono forse le migliori del racconto.”

(Dalla Nota introduttiva al romanzo nell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“…2 luglio. Scendendo lungo il Fiume pareva che l’angoscia dovesse aumentare…”
André Malraux, I conquistatori
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“… Due luglio milleottocentonovantanove, ecco la data della caccia, mormorò…”
Sándor Márai, Le braci

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“…Quella notte – il 2 luglio, dovevo lasciare l’Unione Sovietica il cinque – provai un enorme senso di sfiducia…”
Bernard Malamud, Uomo nel cassetto

1 Luglio

1 luglio 2013

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Primo luglio. Divide l’anno come la scriminatura divide una testa di capelli. Lo avevo previsto come un segno di confine: ieri un me, domani un me diverso. Avevo fatto le mie mosse, irripetibili. Tempo e incidenti erano entrati nel giuoco, erano parsi collaborare con me. Non avevo nemmeno cercato di nascondere a me stesso quel che stavo facendo. Nessuno mi aveva spinto a prendere la strada che avevo scelto

 John Steinbeck, L’inverno del nostro scontento, 1961, tr. it. L.Bianciardi, Mondadori ed. cons. 1991, p. 264

Il primo luglio del 1960 è una data spartiacque per Ethan Hawley, discendente di una famiglia di balenieri, un tempo proprietario di un negozio di alimentari nella cittadina di New Baytown e ora commesso nel negozio gestito da Marullo,  immigrato negli Stati Uniti dalla Sicilia. Scontento della sua condizione, Ethan è ossessionato dal motto che i soldi fanno i soldi, poco importa che vengano da speculazioni, quiz televisivi truccati o bravura negli affari. Per tutto l’inverno ha meditato su come cambiare la vita sua e della sua famiglia, progettando addirittura una rapina in banca per i primi di luglio. La rapina non avrà luogo, ma molte cose cambieranno a partire da quella giornata estiva, quando “il confine orlato di luce a oriente era luglio, perché giugno se n’era andato via quella notte”. 

Dicono del libro
“Con un rinnovato gusto per la satira d’ambiente sociale, il libro racconta l’avventura morale di un piccolo uomo di provincia, pago del suo modesto destino che d’improvviso, quasi invasato dalla religione del successo, tesse una trama sottile e sicura attraverso la quale muove alla conquista del potere e della ricchezza. Il tutto, mascherando il proprio atteggiamento sotto le più belle e conformistiche virtù del cittadino medio americano.”

(Dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… La sera del primo luglio, verso le dieci, stavo leggendo nella mia camera colle finestre aperte quando udii suonare sul cattivo piano della sala…”
Antonio Fogazzaro, Il mistero del poeta
 
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“… Ma lì ci dissero che il servizio di pullman cominciava soltanto il I luglio…”
Ernst Hemingway, Fiesta
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“… Questa mattina, quella del primo giorno di luglio del 1969, voglio tentare una preghiera che sia personale, non ereditata…”
Jorge Luis Borges, Una preghiera
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“… ROMANZO SENZA TITOLO. E sotto il mio nome. E la data: 1 luglio 1949…”
Ray Bradbury, La morte è un affare solitario

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“… Era fissato che io e il Nonno saremmo partiti a mezzanotte del 1° luglio…”
Jonathan Safran Foer, Ogni cosa è illuminata (segnalazione di Sandra Muzzolini)

 

30 Giugno

30 giugno 2013

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L’indomani, martedì 30 giugno, alle sei, la discesa riprese. Seguivamo sempre la galleria di lava, vera rampa naturale, dolce come quei piani inclinati che sostituiscono le scale in certi antichi palazzi. Continuammo così fino a mezzogiorno e diciassette minuti, l’istante preciso in cui Hans, che ci precedeva, si fermò.
– Ah, – esclamò mio zio, – siamo arrivati a una biforcazione!
Mi guardai intorno: eravamo al centro di uno slargo da cui partivano due strade, entrambe scure e strette. Quale scegliere?

Jules Verne, Viaggio al centro della Terra, 1864, tr. it. C. Fruttero e f. Lucentini, Einaudi 1989, p. 54

Le date hanno grande importanza nel Viaggio al centro della Terra. In un antico documento ritrovato dallo scienziato tedesco Lidenbrock nel maggio del 1863, si parla di un cratere, in Islanda, che conduce al centro del pianeta. Per identificarlo, bisogna seguire l’ombra proiettata su di esso da un monte, negli ultimi giorni di giugno. Lo scienziato, insieme al nipote Axel che racconta la storia, parte subito alla volta dell’Islanda e lì, identificato il cratere, ha inizio l’esplorazione, lungo strade e gallerie di lava, come questa in cui si trovano a mezzogiorno del 30 giugno, mentre scendono in direzione sud-est.

Dicono del libro
“Si parte da un cratere spento fra i ghiacci d’Islanda e, seguendo il crittogramma di un viaggiatore e alchimista del Seicento, si arriva all’isola di Stromboli. Ma non è un viaggio per mare, bensì attraverso il centro della Terra, dove ci sono oceani vastissimi, animali preistorici, pericoli e avventure a ogni passo. Fino a quando un’esplosione e un’altissima colonna d’acqua non catapultano all’aria aperta il terzetto dei protagonisti. Il genio dell’immaginazione mescola sogni ed echi di fantascienza in un vortice di avvenimenti che germinano di continuo.”

(Dalla quarta di copertina dell’ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“…Quel giorno era il 30 giugno, il tredicesimo giacché il Grampus era salpato da Nantucket…”
Edgar Allan Poe, Le avventure di Gordon Pym

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“…La miniera apparteneva dunque a Ronalds; ma la concessione che aveva ottenuto sarebbe scaduta il 30 di giugno…”
Robert L. Stevenson, Gli accampati di Silverado

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“…Il trenta giugno andai di nuovo a Chimoto Imaidegawa per comprare del pan dolce…”
Yukio Mishima, Il padiglione d’oro

29 Giugno

29 giugno 2013

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Sebbene, specie da principio, lo sforzo fosse durissimo, mi feci una sorta di punto d’onore di sottostare scupolosamente ai divieti di Micòl. Basti dire che essendomi laureato il 29 di giugno, ed avendo immediatamente ricevuto dal professor Ermanno un caldo bigliettino di felicitazioni nel quale era contenuto, tra l’altro, un invito a cena, credetti opportuno rispondere di no, che mi dispiaceva ma non potevo. Scrissi che avevo mal di gola, e che il papà mi proibiva di uscire la sera. La ragione vera del mio rifiuto, tuttavia, era che dei venti giorni di esilio impostimi da Micòl, ne erano trascorsi soltanto sedici.

Giorgio Bassani, Il giardino dei Finzi-Contini, Einaudi, 1962, p. 241

Nella storia dell’amicizia del narratore con la famiglia Finzi-Contini – soprattutto con la giovane Micòl – nella Ferrara degli anni Venti e Trenta del Novecento, si incontrano poche date. Alcune richiamano avvenimenti storici, come le infauste leggi razziali contro gli Ebrei, emanate nel 1938. La data del 29 giugno appare verso la fine della vicenda, è il giorno della laurea del protagonista, la cui felicità è incrinata dalla promessa fatta a Micòl di non vedersi per un po’. Il 29 giugno richiama, come un chiasmo, il primo incontro fra i due giovani, nel giugno del ’29 quando il narratore, rimandato agli esami di licenza ginnasiale, era capitato sotto il muro di cinta della dimora dei Finzi-Contini. E Micòl, allora tredicenne, l’aveva invitato a scavalcare il muro per entrare nel giardino. Quando la vicenda viene raccontata, la famiglia Finzi-Contini è stata decimata dalla guerra e dall’Olocausto e il narratore si chiede: “Quanti anni sono passati da quel remoto pomeriggio di giugno?”

Dicono del libro
B. è ancora un bambino quando, nel ’29, si avvicina per la prima volta al giardino dei Finzi-Contini: Micòl, la piú giovane della ricca famiglia ebraica, si affaccia dal muro di cinta e lo chiama. Dovranno passare nove anni perché si ritrovino. In una Ferrara dove la comunità israelitica è sempre piú minacciata dalle leggi razziali, Ermanno e Olga Finzi-Contini aprono le porte della loro casa agli amici dei figli, nel tentativo di ricreare nel proprio giardino le esperienze che i giovani non possono piú vivere in pubblico. E fra partite di tennis e discussioni politiche affiora l’amore tra B. e Micòl: un amore delicato e infelice che prelude alla tragica fine della famiglia, deportata poi in Germania.”

(Dalla scheda del libro sul sito Einaudi)

Altre storie che accadono oggi

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“… Ma oggi, 29 giugno, non è bruciata e si è ridotta in cenere tutta la nostra vita?…”
Ernst Weiss, L’Aristocratico

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“…29 giugno. Saigon Città desolata, deserta, provinciale..”

André Malraux, I conquistatori

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“… La notte del ventinove giugno del 1893, una limpida notte d’estate, Achille-Claude Debussy, musicista e esteta, sognò che si trovava su una spiaggia…”
Antonio Tabucchi, Sogni di sogni

 

28 Giugno

28 giugno 2013

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Quando fu sul marciapiede, rimase per un attimo immobile, incerto sul da farsi. Era il 28 di giugno, e gli restavano in tasca solo tre franchi e quaranta per tirare avanti fino alla fine del mese. Il che significava due pranzi senza colazione, o due colazioni  senza pranzo, a scelta. Dato che i pasti del mattino costavano ventidue soldi rispetto ai trenta di quelli della sera, pensò che limitandosi ai primi gli sarebbe avanzato un franco e venti centesimi, la qual cosa significava altri due spuntini a base di pane e salame, più due boccali di birra sul boulevard. Ch’era poi tutta la spesa e tutto il piacere delle sue notti; e s’avviò lungo rue Notre-Dame de Lorette

Guy de Maupassant, Bel-Ami, 1885, tr. it. D. Selvatico Estense, Mondadori, 1993, p. 5

È una giornata calda come un forno a Parigi, il 28 giugno di un anno alla fine dell’Ottocento. Il giovane impiegato delle Ferrovie Georges Duroy, tornato dall’Algeria, con pochi soldi in tasca e molta sete, sta per incontrare l’amico ed ex commilitone Charles Forestier, che lo introdurrà nel mondo del giornalismo. Quel giorno di giugno comincia per Georges – detto Bel-Ami, amico del cuore – la personale discutibile scalata alla società parigina, dalla redazione del giornale La Vie Française, ai salotti della politica e della finanza, alle donne importanti, fra le quali anche la moglie dell’amico incontrato il 28 giugno, al principio della storia.

 

Dicono del libro
“Accolto al suo apparire – nel 1885 – con scandalo e polemiche per i riferimenti diretti a certi ambienti corrotti e spregiudicati del giornalismo e del mondo politico -finanziario della Terza Repubblica. Bel-Ami è in realtà un grande affresco sociale alla manieradi Balzac e di Flaubert, e il suo eroe, Georges Duroy, il prototipo dell’arrampicatore sociale d’ogni tempo.”

(Dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Ti fisso nell’albo con tanta tristezza, ov’è di tuo pugno / la data: ventotto di giugno del mille ottocentocinquanta…”
Guido Gozzano, L’amica di nonna Speranza

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“…28 giugno, antipenultimo giorno del mese, col cambiamento di luna venne anche il cambiamento del tempo…”
Jules Verne, Viaggio al centro della Terra

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“… Vi andai il 28 giugno, per Argegno. Trovai la valle così fresca e verde, l’aria così pura!…”
Antonio Fogazzaro, Il mistero del poeta

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“…’Al a Mildred. 28 giugno 1938. Con tutto il mio amore…”
Raymond Chandler, In fondo al lago

27 giugno

27 giugno 2013

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Un tardo pomeriggio radioso. Un sole quasi languido nelle strade tranquille della Rive Gauche. E ovunque la gioia di vivere, sui visi, nei mille rumori familiari della strada. 
Ci sono giorni come questo, in cui l’esistenza è meno banale, e i passanti sui marciapiedi, i tram e le auto sembrano uscire da una fiaba.
Era il 27 giugno. Quando Maigret arrivò alla postierla della Santé, la guardia osservava intenerita un gattino bianco che giocava con il cane della lattaia.
E ci sono giorni in cui anche il selciato dev’essere più sonoro. I passi di Maigret risuonarono nell’immenso cortile.

Georges Simenon, La balera da due soldi, 1931,  tr. it. E. Vicari, Adelphi e-book 2012

Come spesso accade nelle storie del commissario Maigret, l’atmosfera della giornata è una cornice in cui tutti gli eventi narrati si dispongono, sia i crimini che vengono commessi, sia la vita simultanea della città e soprattutto le mosse, i pensieri, i tragitti dello stesso commissario. Il 27 giugno – un giorno di luce straordinaria, che contrasta con il luogo in cui si dirige –  Maigret varca la porta della prigione per incontrare il condannato a morte Jean Lenoir, per il quale quel 27 giugno è l’ultimo giorno. Ma l’incontro fra i due è anche l’ingresso in un’altra storia, accaduta anni prima e segnata da altre date da ricostruire, mentre l’estate si fa più calda e Maigret rimanda le ferie in campagna di giorno in giorno. 

Dicono del libro
“Alla vigilia dell’esecuzione Jean Lenoir, un famoso capobanda di Belleville ha voglia di confidarsi indicando a Maigret una ‘balera da due soldi’ dove avrebbe trovato un uomo colpevole di un vecchio assassinio. Dopo un mese dall’esecuzione Maigret incontra per caso un uomo che parla della ‘balera da due soldi’. Al commissario non resta che seguirlo. Sulla Senna, vicino a Morsang, trova questa balera e una festosa compagnia di benestanti parigini che ogni fine settimana si ritrova sul fiume per fare baldoria. Ma troverà anche un nuovo delitto e un’atmosfera angosciosa e assurda, in cui si cammina senza meta, ‘senza sforzo, senza gioia, senza tristezza, brancolando in una coltre di nebbia’.”

(Dalla scheda del libro sul sito Adelphi)

Altre storie che accadono oggi

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“…Siamo al Queen’s Hotel, a Ennis, contea di Clare, dove Rudolph Bloom (Rudolf Virag) morì nella notte del 27 giugno 1886, a un’ora imprecisata…”
James Joyce, Ulisse

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“… Lunedì 27 giugno Marullo entrò subito dopo che ebbi aperto…”
John Steinbeck, L’inverno del nostro scontento

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“…La mattina del 27 giugno era limpida e assolata…”
Shirley Jackson, La lotteria (segnalazione di @AlittleLibrary)

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“… Il giorno previsto per il 1862 era il 27 giugno, e le invitate al ballo emersero da nuvole di garza e si sollevarono nell’aria in delicate spirali…”
Antonia S. Byatt, Morpho Eugenia (Angeli e insetti)

26 Giugno

26 giugno 2013

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Una mattina calda, affannosa, il 26 del giugno, capitarono le prime notizie di una battaglia orribile: l’Austria era disfatta, diecimila morti, ventimila feriti, le bandiere perdute, Verona ancora nostra, ma vicina a cedere, come le altre fortezze, all’impeto infernale degli Italiani. 
Mio marito era in villa, e doveva starci una settimana. Suonai con furia; la cameriera non veniva; tornai a suonare; si presentò all’uscio il domestico. 
“Dormite tutti? maledetti poltroni. Fammi venire subito il cocchiere, ma subito, intendi?”
Qualche minuto dopo entrò Giacomo sbigottito, abbottonandosi la livrea.
“Da qui a Verona quante miglia ci sono?”

Camillo Boito, Senso, 1883, in Senso Storielle vane, Garzanti, 1990, pp. 359-60

La giovane e seducente contessa Livia, sposata a un uomo molto più anziano di lei, racconta nel suo diario (“lo scartafaccio segreto”) l’adulterio commesso con un ufficiale dell’esercito austriaco, Remigio Ruz. Sullo sfondo della guerra italo – austriaca del 1866, fra Venezia, Trento e Verona, si consuma la relazione della donna con il tenente, basata sull’interesse, da parte di lui, al denaro con cui pagare i vizi e l’esonero dalla vita militare. Il 26 giugno è il giorno fatale della vicenda, nel quale Livia, arrivate le notizie di una terribile battaglia (la data è prossima a quella della battaglia di Custoza, vinta dagli Austriaci, con ingenti perdite da entrambe le parti), decide di recarsi di sorpresa dall’amante a Verona. Trovatolo con un’altra donna, ricambia la sua slealtà con una denuncia ai superiori, segnandone così la fine, in poche ore di quel giugno afoso.

Dicono del libro
“Mai pubblicato in rivista, Senso chiude il secondo volume delle novelle, edito nel 1883. Posto a conclusione della raccolta (come sarà poi Il maestro di Setticlavio), Senso appare come uno dei racconti meglio strutturati di Boito e tra quelli che hanno avuto maggiore fortuna. Certo non estranea al suo successo la riduzione cinematografica del 1954, per la regia di Visconti. La vicenda narrata da Boito è storia comune: una passione a finale drammatico nel topico binomio di amore e morte.”

(dal Profilo a c. di R. Bertazzoli  nell’ed. Garzanti, op. cit.)

 

Altre storie che accadono oggi

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“… Prendemmo il “rapido” un giovedì’ sera, il 26 giugno….”
Guy de Maupassant, Le sorelle Rondoli

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“…Comunque siano andate le cose, il 26 giugno 1859 Černyševskij arrivò a Londra (tutti credevano che si trovasse a Saratov)…”
Vladimir Nabokov, Il dono

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“…dopo aver fatto scalo a Sant’Elena … il 26 giugno 1806 l’Alexander approda a Gravesend, sul Tamigi…”
Claudio Magris, Alla cieca (segnalazione di Sandra Muzzolini)