28 Settembre

28 settembre 2025

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28.9.1932 […] Non è questa prima giornata di avvertibile autunno (la prima giornata di freddo non fresco che veste l’estate morta di minore luce) che mi dà, in una trasparenza straniata, una sensazione di proposito morto o di falsa volontà. Eppure non c’è, in questo interludio di cose perdute, una traccia incerta di memoria inutile. È, più dolorosamente, un tedio di stare rammentando ciò che non si ricorda, uno scoraggiamento di ciò che la coscienza ha perso fra alghe o giunchi, in riva a non so cosa. Vedo che la giornata, limpida e immobile, ha un cielo positivo, di un azzurro meno chiaro dell’azzurro profondo. Vedo che il sole, leggermente meno dorato di prima, infiamma di riflessi umidi i muri e le finestre. Mi rendo conto che, nonostante non ci sia vento, o brezza che lo ricordi e lo neghi, nella città indefinita dorme tuttavia una frescura sveglia. Mi rendo conto di tutto ciò, senza pensare o volere, e non ho sonno se non come ricordo, e non ho nostalgia se non come inquietudine

Fernando Pessoa, Il libro dell’inquietudine di Bernardo Soares, 1982 (post.), tr. it. M. J. De Lancastre, A. Tabucchi, Feltrinelli 1987, p.138

Bernardo Soares, impiegato contabile in una ditta di tessuti, passa le sue giornate nel suo ufficio al centro di Lisbona. Giornate tutte simili, senza grandi avvenimenti esteriori, ma ricche di osservazioni sottili sul tempo, il tempo che passa e quello atmosferico. Il 28 settembre del 1932, Soares riprende a scrivere i suoi pensieri dopo una lunga pausa e si accorge del cambiamento di luce, temperatura e atmosfera che ha portato con sé la prima settimana di autunno. Cerca – come fa sempre – di descrivere le piccole variazioni che segnano il cambiamento, da un giorno all’altro, come stazioni successive della corsa del tempo.

Dicono del libro

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6 Settembre | September 6th

6 settembre 2025

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And so the seasons went rolling on into summer, as one rambles into higher and higher grass.
Thus was my first year’s life in the woods completed; and the second year was similar to it. I finally left Walden September 6th, 1847.

Henry D. Thoreau, Walden, 1854

 

E così la stagione evolveva via via nell’estate, come uno che si addentri nell’erba alta. In questo modo finii il mio primo anno di vita nei boschi; e il secondo anno fu simile a questo. Alla fine lasciai il lago di Walden ed era il 6 settembre 1847

Henry D. Thoreau, Walden ovvero Vita nei boschi, 1854, tr. it. P. Sanavio, Rizzoli, Milano, 1994, p. 394

Per due anni e due mesi, il giovane Henry David, americano di Concord, Massachusetts, ha vissuto in una capanna, sulle sponde del lago Walden. Lontano da tutti, circondato da pochi oggetti e da un riparo che ha costruito da solo, ha cercato di vivere con il minimo indispensabile, seguendo i ritmi e le indicazioni della natura. Il 6 settembre del 1847, il suo esperimento di vita nei boschi si conclude ed egli torna nel “consorzio civile”, nel tempo dell’agenda e dell’orologio, dopo essersi orientato – per due anni e due mesi – con la luce, il comportamento degli animali, il rumore del ghiaccio e il colore delle foglie degli aceri, calendari infallibili del tempo naturale.

Dicono del libro

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22 Dicembre | the twenty-second day of December

22 dicembre 2024

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As brisk as bees, if not altogether as light as fairies, did the four Pickwickians assemble on the morning of the twenty-second day of December, in the year of grace in which these, their faithfully-recorded adventures, were undertaken and accomplished. Christmas was close at hand, in all his bluff and hearty honesty; it was the season of hospitality, merriment, and open-heartedness; the old year was preparing, like an ancient philosopher, to call his friends around him, and amidst the sound of feasting and revelry to pass gently and calmly away. Gay and merry was the time; and right gay and merry were at least four of the numerous hearts that were gladdened by its coming.

Charles Dickens, The Picwick Papers, 1836-37

Industriosi come api, se proprio non lievi come fate, i quattri pickwickiani si ritrovarono il mattino del ventiduesimo giorno di dicembre dell’anno di grazia nel quale furono intraprese e compiute le avventure qui fedelmente registrate. Natale era ormai prossimo, con tutta la sua schietta e franca letizia; era la stagione dell’ospitalità, della gioia, della bontà. L’anno vecchio, simile a un antico filosofo, si preparava a chiamare a raccolta i suoi amici e, fra tripudio di feste e giubilo, andarsene tranquillo e pacifico. Lieta e serena era quella stagione, e lieti e sereni erano almeno quattro dei tanti cuori esultanti per l’avvicinarsi di quel giorno. 

Charles Dickens, Il circolo Pickwick, 1836-1837, tr. it. G. Lonza, Garzanti 1990, vol. I, pp.431-32

Dicono del libro

 

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