Tanti tipi di tempo e la cronografia del potere

Si deve all’artista e ricercatrice canadese Emily DiCarlo la cura dell’ultimo numero della rivista “KronoScope” (Issue 2, April 2025), dal titolo Subaltern TemporalitiesUn numero speciale, che dà voce “alla pluralità di esperienze del tempo che resistono alle strutture temporali dominanti”, esplorando le sfumature, le intersezioni, la complessità degli approcci politico-culturali all’esperienza del tempo. Come accade in tutti i numeri della storica rivista, collegata all’International Society for the Study of Time (l’associazione fondata nel 1966 da J.T. Fraser), la prospettiva di indagine è interdisciplinare, aperta a metodi e sguardi critici diversi, che mettono in risonanza i linguaggi artistici della rappresentazione, le dinamiche globali, i mutamenti delle società, le aperture delle scienze. 
“I
l tempo, come esperienza vissuta, emerge attraverso l’interazione tra identità e strutture di potere, dove fattori come il genere, la classe, la razza, la neurodiversità e la sessualità danno forma a sensibilità temporali distinte” è l’incipit di questa raccolta di saggi, per la quale DiCarlo cita e riprende un libro del 2014 dell’ esperta di teoria dei media Sarah Sharma, In the Meantime: Temporality and Cultural Politics. Basandosi su osservazioni e ricerche di taglio etnografico, psicologico e sociale, Sharma sviluppa il concetto di “power-chronography”, cronografia del potere,  per descrivere l’architettura temporale che organizza la gerarchia sociale e le relazioni di lavoro nel capitalismo globale.
Risuona in questo punto di vista il “rifiuto del tempo” messo in scena da un artista come William Kentridge, l’analisi del modulo 24/7 condotta da Jonathan Crary, le incursioni di tanti artisti e artiste nei ritmi di scorrimento del quotidiano: si veda per un esempio la mostra curata da Sarah Cook 24/7. A wake-up call for our non-stop world (Londra, Somerset House, 2020). 

All’interno della cornice sintetizzata in questa frase: “Il tempo egemonico – un ritmo caratterizzato da velocità, efficienza, puntualità e progresso lineare – emargina e svaluta chi si discosta dai suoi ritmi normativi”, si dipanano i contributi di questo numero di Kronoscope.
Time Zero di John Streamas; Temporal Fabrication in Israeli-Indian Realations di Ameen Ahmed; A Disappearing Hill: Temporal Dynamics of the Navi Mumbai International Airport Megaproject di Kush Badhwar; Visual and Sonic Experiments in Flow States di Mehrnaz Rohbakhsh, Accelerated Temporalities in Teleworking Mothers in Pandemic and Post-pandemic di Paula González León; “What If My Body Is a Beacon for the World?”: Autistic Non-speaking Languaging, Movement and S/Pacetime di Estée Kler e Adam Wolfond; Star Trek Past and Future: Neuroqueering the Final Frontier di Sue Scheibler; vigor in a zipper di Jasmine Liaw; Model Systems: Within-Human Temporalities di Isabelle Martin; Continuous Discontinuities: More-than-Human Temporalities in jean-Luc Nancy’s Sonic Ontology di Jamie Stephenson.

Kronoscope, volume 24 (2024): Issue 2 (April 2025): Special Issue: Subaltern Temporalities, a cura di Emily DiCarlo (Brill). Al link gli abstract dei contributi elencati. 
a.s.

24 Hours in Contemporary Art

24 Hours in Contemporary Art: Reflections on an Exhibition About Time è il titolo dell’articolo di Antonella Sbrilli uscito sulla rivista “Kronoscope. Journal for the Study of Time” (2017) che racconta la mostra Dall’oggi al domani. 24 ore nell’arte contemporanea svoltasi al Macro di Roma nel 2016. Il testo riprende la relazione tenuta nel corso della XVI Triennal Conference dell’International Society for the Study of Time, dal titolo Time’s Urgency (University of Edinburgh, 26 June – 2 July 2016).

Qui l’abstract:
Time and its representation have been historically fascinating, as Books of Hours, allegories, and artistic calendars testify. This attention to time has become increasingly more urgent recently, as studies confirm. The exhibition Dall’oggi al domani (From Today till Tomorrow), held in Rome in 2016, focused on the discrete single day, with its date and its 24- hour rhythm. The article addresses the main aspects of that exhibition, its historical background, the conceptual attraction for calendars’ grids, the interest of artists in the everyday, the processing of daily digital traces, time-lapse, and 24/7 formats. Artworks were displayed according to their affinity towards time rhythms, time words, dates, calendars, and diaries. Although the itinerary of the show was not chronological, some historical clusters emerged: for example, the importance of the pivotal year 1966 in time consideration.

Kronoscope, Volume 17, Issue 2, 2017 Brill, Leiden-Boston