Vie del tempo. Un gioco di Stefano Bartezzaghi

Lisbona rua 1 de dezembroEra il 1997: Stefano Bartezzaghi, nella sua rubrica La posta in gioco su “La Stampa”, proponeva ai suoi lettori l’impresa delle Vie del tempo, una raccolta di “giorni instradati, ovvero vie che, nelle varie città d’Italia e del vasto mondo, ricordano non un nome ma una data”. Uno stradario di date, un calendario di strade in cui possono rientrare anche le strade citate  nelle storie, come, ad esempio, la Rua do Primeiro de Dezembro, nella Lisbona di Saramago.

6 Gennaio

6 gennaio 2013

 

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L’inverno terminò quell’anno sotto il segno di una congiuntura astronomica particolarmente favorevole. I pronostici colorati del calendario fiorivano in rosso sulla neve ai bordi dei mattini. Il rosso fiammeggiante delle domeniche e delle feste gettava il suo riflesso su metà della settimana, e quei giorni bruciavano a freddo in un fuoco falso, di paglia, i cuori illusi battevano per un attimo più in fretta, accecati da quel rosso annunciatore, che non annunciava niente ed era solo un allarme prematuro, una finzione colorata del calendario dipinta in vivace cinabro sulla copertina della settimana. A partire dall’Epifania, sedevamo ogni notte alla bianca parata del tavolo risplendente di calendari e di argenti, facendo solitari senza fine

Bruno Schulz, La cometa, 1938, tr. it. A. Vivanti Salmon, in Le botteghe color cannella,Einaudi, Torino, 2001, p. 281

Dicono del libro
“Metamorfosi, travestimenti, viaggi nello spazio e nel tempo (basta come pretesto, ad esempio, un vecchio album di francobolli) si accavallano con l’ausilio di una lingua poetica scoppiettante di metafore. Scettico sulle possibilità di conoscenza umane, Schulz dette libero sfogo alla fantasia e alla ‘mitizzazione’ della realtà”  (bandella edizione Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

 

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“… Il 6 gennaio 1482 non è però un giorno che la storia ricordi…”
Victor Hugo, Notre-Dame de Paris

 

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“… Oggi per me è una bellissima giornata. Viva la Befana!…”
Vamba, Il giornalino di Gian Burrasca 

 

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“… perché è il colmo che anche il giorno della Befana si debba fare politica…”
Manuel Vázquez Montalbán, Assassinio al Comitato Centrale

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“… Oggi è il 6 gennaio: festa della Befana. Domani tornerò a scuola…”
Aurelio Picca, L’esame di maturità« »

L’inverno terminò quell’anno sotto il segno di una congiuntura astronomica particolarmente favorevole. I pronostici colorati del calendario fiorivano in rosso sulla neve ai bordi dei mattini. Il rosso fiammeggiante delle domeniche e delle feste gettava il suo riflesso su metà della settimana, e quei giorni bruciavano a freddo in un fuoco falso, di paglia, i cuori illusi battevano per un attimo più in fretta, accecati da quel rosso annunciatore, che non annunciava niente ed era solo un allarme prematuro, una finzione colorata del calendario dipinta in vivace cinabro sulla copertina della settimana. A partire dall’Epifania, sedevamo ogni notte alla bianca parata del tavolo risplendente di calendari e di argenti, facendo solitari senza fine

Bruno Schulz, La cometa, 1938, tr. it. A. Vivanti Salmon, in Le botteghe color cannella,Einaudi, Torino, 2001, p. 281

Dicono del libro
“Metamorfosi, travestimenti, viaggi nello spazio e nel tempo (basta come pretesto, ad esempio, un vecchio album di francobolli) si accavallano con l’ausilio di una lingua poetica scoppiettante di metafore. Scettico sulle possibilità di conoscenza umane, Schulz dette libero sfogo alla fantasia e alla ‘mitizzazione’ della realtà”  (bandella edizione Einaudi, op. cit.)

365 Day Project di Jonas Mekas

Segue la forma del calendario l’opera 365 Day Project dell’artista Jonas Mekas. Nato nel 1922 in Lituania, internato in Germania durante la guerra e poi attivo negli Stati Uniti, Mekas è una figura di primo piano nella storia del cinema d’avanguardia. Cineasta, critico, fondatore di riviste, animatore di gruppi, ha dato grande impulso alla conservazione e alla diffusione del cinema sperimentale con la sua Film-Makers’ Cinematheque, poi confluita nell’Anthology Film Archive. La documentazione della vita quotidiana attraverso riprese brevi, montate con materiali sonori disparati, commenti fuori campo, memorie, trova un’espressione  peculiare in 365 Day Project, costituita di un video per ogni giorno dell’anno 2007. (a.s.)

I Librivori: corti d’autore

LibrivoriRisale al 1995 il progetto de I Librivori, una rubrica quotidiana per l’emittente televisiva Videomusic. Sulla traccia del Gioco dei giorni narrati, il progetto  – di Dinamo Italia, Antonella Sbrilli, Valerio Eletti – prevedeva che ogni giorno un attore leggesse, commentasse, interpretasse la citazione del giorno. La cronaca immaginaria della giornata avrebbe dovuto trovare posto fra le notizie del telegiornale e quelle del meteo, ma a ridosso della produzione, l’emittente musicale passò dalla proprietà della famiglia Marcucci a Cecchi Gori e il progetto non ebbe seguito. Rimangono alcune puntate pilota, fra le quali: Daria Nicolodi legge La campana di vetro di Sylvia Plath (17 agosto); Roberto “Freak” Antoni legge Il Giornalino di Gian Burrasca di Vamba (9 dicembre); Rosa Masciopinto e Giovanna Mori leggono Il castello di Kafka (3 giugno). Produzione Dinamo Italia (Stefano Scialotti, Massimo Lancellotti, Stefano Aria).
Antonella Sbrilli (@asbrilli)

 

5 Gennaio

5 gennaio 2013

 

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Così trascorsero mesi e mesi, tanti perché ella compisse vent’anni, e una mattina, era la vigilia dell’Epifania, il 5 gennaio del 1900, una data impossibile da dimenticare, Ersilia aveva fatto il turno di notte e usciva dall’ospedale. Erano le sette di mattina, già nell’atrio il freddo tagliava il viso; fuori il cielo era bujo, come se l’alba non si decidesse a spuntare; i lampioni a gas erano ancora illuminati sulla piazza e sotto il porticato, a metà del quale, degli uomini stavano attorno a un falò acceso dagli spazzini. Di nuovo, il cuore le salì in gola, prima ancora di poter dire a se stessa la ragione. Metello dava le spalle al falò, le mani dietro il dorso; indossava un cappotto marrone col bavero tirato fin sulla bocca, un cappello dalla tesa grande calata, ma lo stesso, quando egli si mosse, già ella lo aveva riconosciuto

Vasco Pratolini, Metello, 1955, Mondadori, 1965, p. 115

Dicono del libro
“Firenze, l875. Metello Salani nasce nel rione popolare di San Niccolò e, anche se si trasferisce quasi subito a vivere in campagna con gli zii, non dimentica la sua città d’origine. Lì è morto suo padre, annegato in Arno. Lì riconosce le sue radici. E lì fa ritorno non appena gli riesce, a soli quindici anni, in cerca di lavoro e fortuna. Sotto l’ala protettrice di Betto, il vecchio anarchico che gli farà da padre, Metello inizia a lavorare come muratore nei cantieri edili e si avvia a un apprendistato non solo nel mestiere, ma anche nella vita: muove i primi passi nel movimento sindacale, incontra Ersilia, si innamora, conosce il carcere e la lotta politica, sperimenta la tentazione e il tradimento. Dall’infanzia alla maturità, l’esistenza di Metello personaggio tra i più carismatici e poetici di Pratolini – si snoda attraverso le tappe principali della storia di un’Italia agli albori: una nazione ritratta all’indomani dell’Unità, travagliata da duri conflitti di classe, ancora – e sempre – in cerca di se stessa”

Altre storie che accadono oggi

 

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“.. L’affaire di Marina e Demon cominciò il giorno del compleanno di lui, di lei e di Daniel Veen: il 5 gennaio 1868…”
Vladimir Nabokov, Ada 

 

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“… I giorni passarono con una rapidità spaventosa; dovevamo ripartire il 5 gennaio…”
Michel Houellebecq, Piattaforma

 

 

 

 

 

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Così trascorsero mesi e mesi, tanti perché ella compisse vent’anni, e una mattina, era la vigilia dell’Epifania, il 5 gennaio del 1900, una data impossibile da dimenticare, Ersilia aveva fatto il turno di notte e usciva dall’ospedale. Erano le sette di mattina, già nell’atrio il freddo tagliava il viso; fuori il cielo era bujo, come se l’alba non si decidesse a spuntare; i lampioni a gas erano ancora illuminati sulla piazza e sotto il porticato, a metà del quale, degli uomini stavano attorno a un falò acceso dagli spazzini. Di nuovo, il cuore le salì in gola, prima ancora di poter dire a se stessa la ragione. Metello dava le spalle al falò, le mani dietro il dorso; indossava un cappotto marrone col bavero tirato fin sulla bocca, un cappello dalla tesa grande calata, ma lo stesso, quando egli si mosse, già ella lo aveva riconosciuto

Vasco Pratolini, Metello, 1955, Mondadori, 1965, p. 115

Dicono del libro
“Firenze, l875. Metello Salani nasce nel rione popolare di San Niccolò e, anche se si trasferisce quasi subito a vivere in campagna con gli zii, non dimentica la sua città d’origine. Lì è morto suo padre, annegato in Arno. Lì riconosce le sue radici. E lì fa ritorno non appena gli riesce, a soli quindici anni, in cerca di lavoro e fortuna. Sotto l’ala protettrice di Betto, il vecchio anarchico che gli farà da padre, Metello inizia a lavorare come muratore nei cantieri edili e si avvia a un apprendistato non solo nel mestiere, ma anche nella vita: muove i primi passi nel movimento sindacale, incontra Ersilia, si innamora, conosce il carcere e la lotta politica, sperimenta la tentazione e il tradimento. Dall’infanzia alla maturità, l’esistenza di Metello personaggio tra i più carismatici e poetici di Pratolini – si snoda attraverso le tappe principali della storia di un’Italia agli albori: una nazione ritratta all’indomani dell’Unità, travagliata da duri conflitti di classe, ancora – e sempre – in cerca di se stessa”

4 Gennaio

4 gennaio 2013

 

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Comprai l’attrezzatura da pesca e le esche, e andavo fuori cento metri oltre la mia casa, prendevo corbine e sgombri, e una volta presi un halibut. Li portavo a casa, li cucinavo ed erano pessimi, li buttavo fuori sulla sabbia, e gabbiani vigili piombavano giù e se li portavano via. Un giorno dissi: devo scrivere qualcosa. Scrissi una lettera a mia madre, ma non riuscii a metterci la data. Non avevo la cognizione del tempo. Andai a trovare la giapponese e le domandai la data.
‘Il quattro gennaio’ disse lei.
Sorrisi. Ero stato lì due mesi, e non mi erano sembrati più di due settimane 

John Fante, Sogni di Bunker Hill, 1982, tr. it. F. Durante, Marcos y Marcos, Milano, 1996, p. 121

Dicono del libro
Ultimo romanzo di John Fante, Sogni di Bunker Hill è “il romanzo di uno scrittore a Hollywood. Il problema dello scrittore Arturo Bandini è sì quello del denaro, ma soprattutto quello della scrittura. Una volta ottenuto l’impiego negli studios, trovandosi a ricevere una quantità per lui enorme di danaro senza produrre una sola riga, la nevrosi gli si presenta. Vuole essere uno scrittore, ma si accorge di essere pagato per non esserlo. Come uscirne? Nell’unico modo che Arturo Bandini conosce: viaggiando, fuggendo (…) Bandini torna ben presto a essere il disperato di sempre, il vagabondo perenne delle città nella polvere”
Pier Vittorio Tondelli (prefazione edizione Marcos y Marcos, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

 

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“… La mattina del 4 gennaio 1925 mia madre fu colta dalle doglie…”
Yukio Mishima,Confessioni di una maschera 

 

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“… Sono nato il 4 gennaio 1951, nella prima settimana del primo mese del primo anno della seconda metà del ventesimo secolo…”
Haruki Murakami, A sud del confine, a ovest del sole

 

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“4 genn.1929  La vita, insomma, è molto solida o molto instabile? Sono ossessionata da questa contraddizione ”
Virginia Woolf  (segnalazione di Adriana Giuffrida ‏@melanthea)

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Comprai l’attrezzatura da pesca e le esche, e andavo fuori cento metri oltre la mia casa, prendevo corbine e sgombri, e una volta presi un halibut. Li portavo a casa, li cucinavo ed erano pessimi, li buttavo fuori sulla sabbia, e gabbiani vigili piombavano giù e se li portavano via. Un giorno dissi: devo scrivere qualcosa. Scrissi una lettera a mia madre, ma non riuscii a metterci la data. Non avevo la cognizione del tempo. Andai a trovare la giapponese e le domandai la data.
‘Il quattro gennaio’ disse lei.
Sorrisi. Ero stato lì due mesi, e non mi erano sembrati più di due settimane 

John Fante, Sogni di Bunker Hill, 1982, tr. it. F. Durante, Marcos y Marcos, Milano, 1996, p. 121

Dicono del libro
Ultimo romanzo di John Fante, Sogni di Bunker Hill è “il romanzo di uno scrittore a Hollywood. Il problema dello scrittore Arturo Bandini è sì quello del denaro, ma soprattutto quello della scrittura. Una volta ottenuto l’impiego negli studios, trovandosi a ricevere una quantità per lui enorme di danaro senza produrre una sola riga, la nevrosi gli si presenta. Vuole essere uno scrittore, ma si accorge di essere pagato per non esserlo. Come uscirne? Nell’unico modo che Arturo Bandini conosce: viaggiando, fuggendo (…) Bandini torna ben presto a essere il disperato di sempre, il vagabondo perenne delle città nella polvere”
Pier Vittorio Tondelli (prefazione edizione Marcos y Marcos, op. cit.)

3 Gennaio

3 gennaio 2013

 

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Fin da S. Silvestro spirava un forte vento di nord-est, che nei giorni seguenti si accrebbe quasi fino a diventare una tempesta, e il pomeriggio del tre gennaio corse la voce che una nave non era riuscita ad entrare in porto, ed era naufragata a cento metri dal molo; era una nave inglese… Furono tratti in salvo tutti quanti, e mezz’ora dopo, tornando a casa con Innstetten, Effi avrebbe voluto gettarsi sulla sabbia e piangere. Un sentimento puro aveva trovato nuovamente posto nel suo cuore, ed essa si sentiva infinitamente felice che fosse così. Questo era accaduto il tre di gennaio

Theodor Fontane, Effi Briest, 1895, tr. it. E. Linder, Garzanti, 1981, p. 150

Effi è stata una spensierata fanciulla tedesca, che ha lasciato la casa paterna per seguire il marito nel profondo nord, in un ambiente desolato e solitario. Gli anni sono trascorsi fra abitudini pedanti e poco calore, malgrado la nascita di una figlia. L’arrivo di un nuovo comandante del distretto, un viaggio notturno in slitta durante le feste di Natale, la trascinano nell’avventura e nell’ambiguità. Il 3 di gennaio di un anno alla fine dell’Ottocento, mentre assiste al salvataggio dei marinai, Effi prova una gioia  pura, così diversa dalla sua condizione. E quel giorno ha come un presentimento, per contrasto, dei giorni infelici che la attendono.

Dicono del libro
“Effi Briest, più ancora di Emma Bovary, tradisce non per passione, ma per noia, per rompere la monotonia della vita coniugale. La sua vicenda è narrata con grande penetrazione psicologica da Fontane ed è stata anche ripresa in un bellissimo film del regista tedesco Rainer Fassbinder.”

 

Altre storie che accadono oggi

 

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“…’Non sarò libero prima del mese di gennaio’ ‘Che giorno?’ ‘Le va bene il 3? Verso le sette al Criterion?'”
Raymond Queneau, Gli ultimi giorni

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“.. lo Svedese aveva trovato la data 3/1/68 scritta, con la sua calligrafia, nel quaderno a spirale…”
Philip Roth, Pastorale americana

pittura
Ben McLaughlin, January 3 2003: Raymond Baxter has condemmed the BBC for axing ‘Tomorrow’s World, 2003, olio su tavola

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“… Il quinto paio di scarpe lo comperai il 3 gennaio del ’72 in un posto denominato Lake Elsinore…”
Paul Auster, Moon Palace

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Il 3 gennaio i terroristi, guidati da Scamarcio, danno l’assalto al carcere di Rovigo, La prima linea di Renato De Maria (segnalazione di Enrico Magrelli @enricomagrelli) 

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Fin da S. Silvestro spirava un forte vento di nord-est, che nei giorni seguenti si accrebbe quasi fino a diventare una tempesta, e il pomeriggio del tre gennaio corse la voce che una nave non era riuscita ad entrare in porto, ed era naufragata a cento metri dal molo; era una nave inglese… Furono tratti in salvo tutti quanti, e mezz’ora dopo, tornando a casa con Innstetten, Effi avrebbe voluto gettarsi sulla sabbia e piangere. Un sentimento puro aveva trovato nuovamente posto nel suo cuore, ed essa si sentiva infinitamente felice che fosse così. Questo era accaduto il tre di gennaio

Theodor Fontane, Effi Briest, 1895, tr. it. E. Linder, Garzanti, 1981, p. 150

Effi è stata una spensierata fanciulla tedesca, che ha lasciato la casa paterna per seguire il marito nel profondo nord, in un ambiente desolato e solitario. Gli anni sono trascorsi fra abitudini pedanti e poco calore, malgrado la nascita di una figlia. L’arrivo di un nuovo comandante del distretto, un viaggio notturno in slitta durante le feste di Natale, la trascinano nell’avventura e nell’ambiguità. Il 3 di gennaio di un anno alla fine dell’Ottocento, mentre assiste al salvataggio dei marinai, Effi prova una gioia  pura, così diversa dalla sua condizione. E quel giorno ha come un presentimento, per contrasto, dei giorni infelici che la attendono.

Dicono del libro
“Effi Briest, più ancora di Emma Bovary, tradisce non per passione, ma per noia, per rompere la monotonia della vita coniugale. La sua vicenda è narrata con grande penetrazione psicologica da Fontane ed è stata anche ripresa in un bellissimo film del regista tedesco Rainer Fassbinder.”

 

2013: l’anno del biliardo. Un calendario di Paolo Bernacca

Da venticinque anni, il grafico e illustratore romano Paolo Bernacca (autore, fra l’altro, di giochi, agende e di dipinti sui fari), dedica un calendario all’anno nuovo, scegliendo un’immagine che rappresenti graficamente (con analogia benaugurante) le ultime cifre della data.
Paolo Bernacca 2013 Gli ori del sette di denari, due bicchieri sovrapposti, due punti e una virgola, una faccia del dado, una coppia di ciliegie, e così via per venticinque varianti, che sono altrettanti esercizi di poesia visiva sui numeri, sulla forma delle date e sull’andamento dei mesi. Il 2013 pesca la sua immagine dal gioco del biliardo: la palla con la cifra rappresenta anche lo zero e i dodici mesi si dispongono in una carambola che allude al tempo e al gioco.
Da venticinque anni, il grafico e illustratore romano Paolo Bernacca (autore, fra l’altro, di giochi, agende e di dipinti sui fari), dedica un calendario all’anno nuovo, scegliendo un’immagine che rappresenti graficamente (con analogia benaugurante) le ultime cifre della data. Gli ori del sette di denari, due bicchieri sovrapposti, due punti e una virgola, una faccia del dado, una coppia di ciliegie, e così via per venticinque varianti, che sono altrettanti esercizi di poesia visiva sui numeri, sulla forma delle date e sull’andamento dei mesi. Il 2013 pesca la sua immagine dal gioco del biliardo: la palla con la cifra rappresenta anche lo zero e i dodici mesi si dispongono in una carambola che allude al tempo e al gioco.