7 Febbraio

7 febbraio 2024

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Come dice scusi? Io?
Io che le debbo dire, io?
Lei si ricorda per caso di quella volta che le ho raccontato di quando partimmo per lo sfollamento, cioè la notte del 7 febbraio 1944 che i tedeschi ci fecero sfollare sopra un carretto con il telo bianco dal nostro podere 517 Peruzzi, Canale Mussolini?

Antonio Pennacchi, Canale Mussolini, 2010, Mondadori, p. 452

Nelle ultime pagine della storia della famiglia Peruzzi, emigrata dal Veneto nell’Agro Pontino durante il fascismo, per la bonifica – il loro podere è il numero 517 del Canale Mussolini – si affollano le date del passaggio del fronte. Il 22 gennaio del 1944 gli alleati sono sbarcati ad Anzio e gli abitanti dell’Agro sono obbligati dai tedeschi a sfollare verso Cori, rifugiandosi nelle capanne, nei ricoveri dei pastori. E poi a scappare ancora, fino alla liberazione, “Giusto o sbagliato, era finita. Eravamo stati liberati”. Il 7 febbraio è la data in cui la famiglia – vecchi, donne, bambini, il mulo, il cane – lascia la casa e si ritrova in un campo minato. Va avanti Armida, incinta e disonorata: magicamente guidata dalle api attraversa il campo e partorisce il suo bambino, che è poi la voce narrante della storia. “Grassie, appi! Domàn xè un altro giorno”. 

Dicono del libro

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23 Gennaio | 23 Enero

23 gennaio 2024

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Cruz fue destinado a un fortín de la frontera Norte. Como soldado raso, participó en las guerras civiles; a veces combatió por su provincia natal, a veces en contra. El veintitrés de enero de 1856, en las Lagunas de Cardoso, fue uno de los treinta cristianos que, al mando del sargento mayor Eusebio Laprida, pelearon contra doscientos indios. En esa acción recibió una herida de lanza.
 En su oscura y valerosa historia abundan los hiatos. Hacia 1868 lo sabemos de nuevo en el Pergamino: casado o amancebado, padre de un hijo, dueño de una fracción de campo.

Jorge Luis Borges, Biografía de Tadeo Isidoro Cruz (1949)

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Cruz fu destinato a un fortino della frontiera nord. Come soldato semplice, partecipò alle guerre civili; a volte combatté per la sua provincia natale, a volte contro. Il ventitré gennaio del 1856, alle Lagune di Cardoso, fu uno dei trenta bianchi che, al comando del sergente maggiore Eusebio Laprida, combatterono contro duecento indios. In quell’occasione ricevette una ferita di lancia.Nella sua oscura e coraggiosa storia abbondano le soluzioni di continuità.

Jorge Luis Borges, Biografia di Tadeo Isidoro Cruz, 1949, tr. it. F. Tentori Montalto, I Meridiani, Mondadori, 1985, I, p. 810

“El veintitrés de enero de 1856” è un giorno nella vita di Tadeo Isidoro Cruz, personaggio immaginario del poema epico argentino Martín Fierro. Per questo personaggio, Borges inventa una biografia, fatta di azioni violente e di casualità, di rivolgimenti e di date. Sappiamo che Cruz è stato concepito la notte del 6 febbraio di ventisette anni prima, da un guerrigliero che morirà di lì a poco, e che il 12 luglio del 1870 si unirà al disertore Martín Fierro. In mezzo, presta servizio come soldato sulla frontiera nord. 

Dicono del libro
“I racconti di questo libro appartengono al genere fantastico; di Biografia di Tadeo Isidoro Cruz [basta scrivere] che è una glossa al Martín Fierro”
(Jorge Luis Borges)

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14 Gennaio | 14 Enero

14 gennaio 2024

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El catorce de enero de 1922, Emma Zunz, al volver de la fábrica de tejidos Tarbuch y Loewenthal, halló en el fondo del zaguánuna carta, fechada en el Brasil, por la que supo que su padre había muerto. La engañaron, a primera vista, el sello y el sobre; luego, la inquietó la letra desconocida. Nueve diez líneas borroneadas querían colmar la hoja; Emma leyó que el señor Maier había ingerido por error una fuerte dosis de veronal y había fallecido el tres del corriente en el hospital de Bagé. Un compañero de pensión de su padre firmaba la noticia, un tal Feino Fain, de Río Grande, que no podía saber que se dirigía a la hija del muerto.
         
Emma dejó caer el papel. Su primera impresión fue de malestar en el vientre y en las rodillas; luego de ciega culpa, de irrealidad, de frío, de temor; luego, quiso ya estar en el día siguiente. Acto contínuo comprendió que esa voluntad era inútil porque la muerte de su padre era lo único que había sucedido en el mundo, y seguiría sucediendo sin fin

Jorge Luis Borges, Emma Zunz, 1949

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Il quattordici gennaio del 1922, Emma Zunz, di ritorno dalla fabbrica di tessuti Tarbuch e Loewenthal, trovò in fondo all’ingresso una lettera, col timbro del Brasile, dalla quale seppe che suo padre era morto. La ingannarono, a prima vista, il francobollo e la busta; poi, la inquietò la calligrafia sconosciuta. Nove o dieci righe scarabocchiate cercavano di riempire il foglio

Jorge Luis Borges, Emma Zunz, 1949, tr. it. F. Tentori Montalto, I Meridiani, Mondadori 1985, I, p. 813

Uno dei racconti della raccolta L’AlephEmma Zunz  narra l’elaborata e dolorosa vendetta di una figlia che vuole rendere giustizia al padre ingiustamente accusato di un furto. Lo “splendido argomento” – così lo definisce lo stesso Borges – del racconto si intreccia con il tema del tempo e del trovarsi nei giorni.  Quando il 14 gennaio la giovane Emma viene a sapere che il padre è morto il 3 dello stesso mese, la notizia le fa desiderare di “trovarsi già al giorno dopo”, desiderio inutile “perché la morte di suo padre era la sola cosa che fosse accaduta al mondo e che sarebbe continuata ad accadere, senza fine”.  E ancora “i fatti gravi stanno fuori del tempo, sia perché in essi il passato rimane come scisso dal futuro, sia perché le parti che li formano non paiono consecutive”.
Il 14 gennaio compare anche nel racconto 
L’anziana signora (Il manoscritto di Brodie)

Dicono del libro

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13 Novembre | trece de Noviembre

13 novembre 2023

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En Buenos Aires el Zahir es una moneda común de veinte centavos; marcas de navaja o de cortaplumas rayan las letras N T y el número dos; 1929 es la fecha grabada en el anverso. (En Guzerat, a fines del siglo XVIII, un tigre fue Zahir; en Java, un ciego de la mezquita de Surakarta, a quien lapidaron los fieles; en Persia, un astrolabio que Nadir Shah hizo arrojar al fondo del mar; en las prisiones de Mahdí, hacia 1892, una pequeña brújula que Rudolf Carl von Slatin tocó, envuelta en un jirón de turbante; en la aljama de Córdoba, según Zotenberg, una veta en el mármol de uno de los mil doscientos pilares; en la judería de Tetuán, el fondo de un pozo). Hoy es el trece de noviembre; el día siete de junio, a la madrugada, llegó a mis manos el Zahir; no soy el que era entonces pero aún me es dado recordar, y acaso referir, lo ocurrido. Aún, siquiera parcialmente, soy Borges.

Jorge Luis Borges, El Zahir, 1947

A Buenos Aires lo Zahir è una moneta comune, da venti centesimi; graffi di coltello o di temperino tagliano le lettere NT e il numero due; 1929 è la data incisa sul rovescio. (A Guzerat, alla fine del secolo XVIII, fu Zahir una tigre; in Giava, un cieco della moschea di Surakarta, che fu lapidato dai fedeli; in Persia, un astrolabio che Nadir Shah fece gettare in mare; nelle prigioni del Mahdi, intorno al 1892, una piccola bussola avvolta in un brandello di turbante, che Rudolf Cari von Slatin toccò; nella moschea di Cordova, secondo Zotenberg, una vena nel marmo di uno dei milleduecento pilastri; nel ghetto di Tetuàn, il fondo di un pozzo).
Oggi è il tredici di novembre; il giorno sette di giugno, all’alba, lo Zahir giunse alle mie mani; non sono più quello che ero allora, ma ancora mi è dato ricordare, e forse narrare, l’accaduto. Ancora, seppure parzialmente, sono Borges

Jorge Luis Borges, Lo Zahir (1947) in L’Aleph, 1949, tr. it. F. Tentori Montalto, in Tutte le opere, I Meridiani Mondadori, 1985, I, p. 847

Dopo aver passato la notte vegliando l’amica Teodelina Villar, in un giorno di giugno, come resto di un’aranciata ordinata in una mescita di Buenos Aires, il narratore di questa storia – che si chiama Borges come l’autore- riceve una moneta da 20 centesimi. Da quel momento,  il piccolo oggetto diventa un’ossessione, un pensiero a cui non si riesce a sfuggire, un’immagine forte come un incantesimo, a cui gli Arabi danno il nome di Zahir. Chi incontra lo Zahir – sotto qualunque forma – non può pensare ad altro, fino a dimenticare il mondo reale, guadagnando, però, forse, la visione di tutti i “futuri possibili”. L’oggi in cui il narratore scrive è – come oggi – un 13 di novembre. 

Dicono del libro
“i racconti di questo libro appartengono al genere fantastico”.
(Dal’Epilogo di Borges nell’ed. Mondadori, op. cit.)

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25 Agosto | 25 de agosto

25 agosto 2023

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― Qué raro – decía – somos dos y somos el mismo. Pero nada es raro en los sueños.
Pregunté asustado:
― Entonces, todo esto es un sueño? ― Es, estoy seguro, mi último sueño. Con la mano mostró el frasco vacío sobre el mármol de la mesa de luz.
― Vos tendrás mucho que sonar, sin embargo, antes de llegar a esta noche. En qué fecha estás?
― No sé muy bien – le dije aturdido –. Pero ayer cumplí sesenta y un años.
― Cuando tu vigilia llegue a esta noche, habrás cumplido, ayer, ochenta y quatro. Hoy estamos a 25 de agosto de 1983.
― Tantos años habrá que esperar – murmuré.

Jorge Luis Borges, Veinticinco de agosto 1983, 1977

“Che strano” diceva, “siamo due e siamo la stessa persona. Ma nulla è strano nei sogni. “
Chiesi sgomento: “Allora, tutto questo è un sogno?”
Con la mano mostrò il flacone vuoto sul marmo del comodino.
“Tu avrai molto da sognare, però, prima di giungere a questa notte. In che data sei?”
“Non saprei con precisione” gli dissi confuso, “Ma ieri ho compiuto sessantun anni.”
“Quando la tua veglia arriverà a questa notte, ne avrai compiuti ieri ottantaquattro. Oggi è il 25 agosto 1983.”
“Tanti anni bisognerà aspettare” mormorai

Jorge Luis Borges, 25 agosto 1983, 1977, tr. it. G. Guadalupi, Franco Maria Ricci, 1980, ora anche in Tutte le opere, I Meridiani Mondadori, 1985, vol. II, p. 1122

Uno sdoppiamento del tempo (e del sogno) mette accanto due date: il 25 agosto del 1960 che è il presente del viaggiatore sessantunenne che entra nell’Hotel Las Delicias del paese di Adrogué e il 25 agosto del 1983, che è il presente del vecchio che il viaggiatore trova nella stanza 19. Hanno lo stesso nome e si somigliano, sono la stessa persona – lo scrittore Borges – presente contemporaneamente in due tempi diversi, che entrano in contatto. Nel dialogo fra i due personaggi, lo scrittore fa riferimento al suo giorno effettivo di nascita, il 24 agosto: “ieri”, rispetto alla data del 25, in cui il racconto si svolge.

Dicono del libro

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24 Agosto | 24 août

24 agosto 2023

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Mais à quelle époque de la vie de Pompéi était-il transporté? Une inscription d’édilité, gravée sur une muraille, lui apprit, par le nom des personnages publics, qu’on était au commencement du règne de Titus, – soit en l’an 79 de notre ère. – Une idée subite traversa l’âme d’Octavien ; la femme dont il avait admiré l’empreinte au musée de Naples devait être vivante, puisque l’éruption du Vésuve dans laquelle elle avait péri eut lieu le 24 août de cette même année ; il pouvait donc la retrouver, la voir, lui parler… Le désir fou qu’il avait ressenti à l’aspect de cette cendre moulée sur des contours divins allait peut-être se satisfaire, car rien ne devait être impossible à un amour qui avait eu la force de faire reculer le temps et passer deux fois la même heure dans le sablier de l’éternité.

 Théophile Gautier, Arria Marcella. Souvenir de Pompéi, 1852

Ma in quale epoca della vita di Pompei era stato trasportato? Un’iscrizione edile scolpita su un muro gli fece capire, dal nome dei personaggi pubblici, che si era all’inizio del regno di Tito, cioè nell’anno 79 della nostra era. Un pensiero improvviso attraversò la mente di Octavien: la donna di cui aveva ammirato l’impronta al museo di Napoli doveva essere viva perché l’eruzione del Vesuvio nella quale era morta era avvenuta il 24 agosto di quell’anno. Poteva dunque ritrovarla, vederla, parlarle… Il desiderio folle che aveva provato vedendo quella cenere modellata su forme divine poteva essere soddisfatto, perché nulla doveva essere impossibile a un amore che aveva avuto la forza di far tornare indietro il tempo e di far passare due volte la stessa ora nella clessidra dell’eternità

Théophile Gautier, Arria Marcella, 1852, in Il vello d’oro e altri racconti, tr. it. L. Binni, Giunti 1993, p.155

In un anno dell’Ottocento, Octavien, un giovane francese in viaggio a Napoli con due amici, visita il Museo e s’incanta di fronte alla vetrina, dove è conservato un pezzo di lava nera che reca l’impronta di un seno e di un fianco femminili. Arrivato a Pompei e trovata la casa da cui proviene l’impronta, Octavien vive – o immagina di vivere – un’esperienza prodigiosa. Mentre i suoi amici dormono fra i fumi del vino Falerno, Octavien visita di nuovo, da solo, le rovine. Per lui “la ruota del tempo era uscita dalla sua carreggiata” , riportandolo a un giorno che precede di poco il 24 agosto del 79 dopo Cristo, data (peraltro contestata da rilevamenti recenti) dell’eruzione del Vesuvio che seppellì la città. Un’ondulazione del tempo, un ritorno del passato – o una sincope, come apparirà agli amici che lo ritrovano svenuto – gli permette di trovarsi di fronte ad Arria Marcella, in un punto nodale della storia antica.

Dicono del libro

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23 Agosto

23 agosto 2023

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Il ventitré agosto del 1964 fu l’ultima giornata felice che il farmacista Manno ebbe su questa terra. Secondo il medico legale, la visse fino al tramonto; e del resto, a suffragare la constatazione della scienza, c’erano i pezzi di caccia che dal suo carniere e da quello del dottor Roscio traboccavano: undici conigli, sei pernici, tre lepri. Secondo i competenti, quella era messe di tutta una giornata di caccia, e considerando che la località non era di riserva, e non proprio ricca di selvaggina. Il farmacista e il dottore la caccia amavano farla con fatica, mettendo a prova la virtù dei cani e la propria: perciò andavano d’accordo e sempre uscivano insieme, senza cercare altri compagni. E insieme chiusero quella felice giornata di caccia, a dieci metri di distanza

Leonardo Sciascia, A ciascuno il suo, 1966, ed. cons. Adelphi, 1994, p. 18

Domenica 23 agosto 1964 (mentre nella realtà – a Roma – si preparano i funerali di Togliatti), nella campagna siciliana vengono uccisi due amici, il dottor Roscio e il farmacista Manno. Quest’ultimo, uomo senza nemici, lontano dalle discussioni politiche, pochi giorni prima aveva ricevuto in farmacia una lettera anonima con una minaccia di morte. Il messaggio non lo aveva spaventato più di tanto e il 23 agosto è andato a caccia con l’amico e i cani, che torneranno in paese da soli, verso le nove di sera, “misteriosamente ululando”. Del caso si occuperà – oltre che il maresciallo dei carabinieri – anche il professor Laurana, l’unico ad accorgersi che la lettera anonima – guardata dal rovescio – rivela una parola latina (unicuique, dal motto unicuique suum che compare sulla testata dell’Osservatore romano, e che, tradotto come “a ciascuno il suo”, dà il titolo al romanzo). Un indizio, questo, che porterà Laurana fatalmente vicino alla spiegazione degli omicidi e alla catena di fatti che li ha determinati, diversa da come poteva apparire – collegando la lettera con il farmacista – in quel giorno di agosto.

Dicono del libro

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13 Agosto | 13 août

13 agosto 2023

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Tout ce que vous voudrez, mais avant d’écrire cette prolongation, vous devrez raconter la fin de ce 13 août 1925.
Ce ne sera pas une prolongation, ce sera un flash-back! Comprenez-moi: les cartilages sont mon chaînon manquant, articulations ambivalentes qui permettent d’aller de l’arrière vers l’avant mais aussi de l’avant vers l’arrière, d’avoir accès à la totalité du temps, à l’éternité! Vous me demandez la fin de ce 13 août 1925? Mais ce 13 août 1925 n’a pas de fin, puisque l’éternité a commencé ce jour-là

Amélie Nothomb, Hygiène de l’assassin, 1997

Tutto quello che vuole, ma prima di scrivere questa continuazione, mi deve raccontare la fine di quel 13 agosto 1925.
Non sarà una continuazione, sarà un flashback! Mi comprenda bene: le cartilagini sono il mio anello mancante, articolazioni ambivalenti che permettono di andare dall’indietro in avanti ma anche dall’avanti all’indietro, di avere accesso alla totalità del tempo, all’eternità! Mi chiedeva la fine di quel 13 agosto 1925? Ma quel 13 agosto 1925 non ha fine, perché l’eternità è cominciata quel giorno.

Amélie Nothomb, Igiene dell’assassino, 1997, tr. it. B. Bruno, Ugo Guanda editore su licenza Voland, p. 148

Dicono del libro

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3 Agosto

3 agosto 2023

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“E poi lo ricordo bene (come se fosse oggi) il pomeriggio del tre agosto 1902… Una madre può parlare a cuore aperto con un figlio grande… Quanti anni hai adesso?”
“Quarantasette…”.
“Hai la tua età!… Il pomeriggio del tre agosto 1902, dopo che sì, insomma, saresti nato tu, io cantavo come un cardellino, e lui invece aveva la fronte diafana che gli si vedeva trasparire il mal di testa come un serpente attorcigliato al povero cervello..”

Vitaliano Brancati, Paolo il caldo, 1955 (postumo), ed. cons. Mondadori, 1976, p. 204

Paolo Castorini, discendente di una nobile famiglia catanese, è nato il 3 agosto del 1902, ed è segnato – nell’indole – da un’accesa sensualità, un fuoco che richiama il clima rovente del mese di agosto nella città ai piedi dell’Etna. Attratto dalle donne, sin da ragazzo intreccia un’avventura dopo l’altra, in questo dimostrandosi opposto al padre, uomo solitario e dedito agli studi, morto suicida. Anche a Roma, dove si trasferisce, Paolo il caldo è schiavo della sua ossessione sessuale. Quando torna a Catania, il giorno del suo quarantasettesimo compleanno, la madre rievoca la sua nascita, il 3 agosto, “un pomeriggio in cui il vento africano soffiava arroventato”.

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#TweetAleph

“Il diametro dell’Aleph sarà stato di due o tre centimetri, ma lo spazio cosmico vi era contenuto, senza che la vastità ne soffrisse. Ogni cosa (il cristallo dello specchio, ad esempio) era infinite cose, perché io la vedevo distintamente da tutti i punti dell’universo. Vidi il popoloso mare, vidi l’alba e la sera, vidi le moltitudini d’America, vidi un’argentea ragnatela al centro d’una nera piramide (…) vidi grappoli, neve, tabacco, vene di metallo, vapor d’acqua, vidi convessi deserti equatoriali e ciascuno dei loro granelli di sabbia…” Jorge Luis Borges, L’Aleph, 1949 (tr. F. Tentori Montalto)

Quando vede l’Aleph (vero o falso che sia), il protagonista del racconto – che si chiama Borges – si trova nella cantina della casa di calle Garay a Buenos Aires, dove ha abitato l’amata Beatriz Viterbo e dove continuano ad abitare dopo la sua morte il padre e il cugino Carlos Argentino Daneri.
Beatriz era nata il 30 di aprile e Borges, per anni, continua a onorare questa data, come fa anche il Borges scrittore, che la richiama in molte storie.

Borges E come facciamo su Twitter, per tutto il 30 aprile 2014, con l’hashtag  #TweetAleph e l’invito a scrivere in 140 caratteri il contenuto del proprio Aleph.
Antonella Sbrilli (@asbrilli)


14 Gennaio

14 gennaio 2014

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Il quattordici gennaio del 1922, Emma Zunz, di ritorno dalla fabbrica di tessuti Tarbuch e Loewenthal, trovò in fondo all’ingresso una lettera, col timbro del Brasile, dalla quale seppe che suo padre era morto. La ingannarono, a prima vista, il francobollo e la busta; poi, la inquietò la calligrafia sconosciuta. Nove o dieci righe scarabocchiate cercavano di riempire il foglio

Jorge Luis Borges, Emma Zunz, 1949, tr. it. F. Tentori Montalto, I Meridiani, Mondadori 1985, I, p. 813

Uno dei racconti della raccolta L’Aleph, Emma Zunz  narra l’elaborata e dolorosa vendetta di una figlia che vuole rendere giustizia al padre ingiustamente accusato di un furto. Lo “splendido argomento” – così lo definisce lo stesso Borges – del racconto si intreccia con il tema del tempo e del trovarsi nei giorni.  Quando il 14 gennaio la giovane Emma viene a sapere che il padre è morto il 3 dello stesso mese, la notizia le fa desiderare di “trovarsi già al giorno dopo”, desiderio inutile “perché la morte di suo padre era la sola cosa che fosse accaduta al mondo e che sarebbe continuata ad accadere, senza fine”.  E ancora “i fatti gravi stanno fuori del tempo, sia perché in essi il passato rimane come scisso dal futuro, sia perché le parti che li formano non paiono consecutive”.
Il 14 gennaio compare anche nel racconto
L’anziana signora (Il manoscritto di Brodie)

Dicono del libro
“All’infuori di Emma Zunz  (il cui splendido argomento, tanto superiore alla sua timida esecuzione, mi fu dato da Cecilia Ingenieros) e di Storia del guerriero e della prigioniera che si propone d’interpretare due fatti degni di fede, i racconti di questo libro appartengono al genere fantastico”
(Jorge Luis Borges)

 

Altre storie che accadono oggi

“.. Il 14 gennaio sbarcavo sano e salvo a Dover…”
Daniel Defoe, Robinson Crusoe

 

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“… Sulla copertina di ‘Time’, del 14 gennaio 1996, c’era la sua immagine…”
Philip K. Dick, Tempo fuori luogo

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“… fino alla notte del 14 gennaio 1929 non avrebbe mai pensato di doversene andare dalla California…”
Paul Auster, Il libro delle illusioni

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“… 14 gennaio E’ ancora una volta domenica. Sono tutti usciti, oggi, subito dopo colazione…”
Alba De Cespedes, Quaderno proibito (segnalazione di Emiliano Ruocco ‏@EMILI4NS)
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“… Mi domanda che giorno è, gli rispondo che è il 14 gennaio, che siamo a Milano…”
Michele Dalai, Le più strepitose cadute della mia vita (segnalazione di Federica @cutierudegirl)

pittura
Un quadro di On Kawara, della serie dell’oggi, JAN. 14, 2011

14 Gennaio

14 gennaio 2013

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Il quattordici gennaio del 1922, Emma Zunz, di ritorno dalla fabbrica di tessuti Tarbuch e Loewenthal, trovò in fondo all’ingresso una lettera, col timbro del Brasile, dalla quale seppe che suo padre era morto. La ingannarono, a prima vista, il francobollo e la busta; poi, la inquietò la calligrafia sconosciuta. Nove o dieci righe scarabocchiate cercavano di riempire il foglio

Jorge Luis Borges, Emma Zunz, 1949, tr. it. F. Tentori Montalto, I Meridiani, Mondadori 1985, I, p. 813

Uno dei racconti della raccolta L’AlephEmma Zunz  narra l’elaborata e dolorosa vendetta di una figlia che vuole rendere giustizia al padre ingiustamente accusato di un furto. Lo “splendido argomento” – così lo definisce lo stesso Borges – del racconto si intreccia con il tema del tempo e del trovarsi nei giorni.  Quando il 14 gennaio la giovane Emma viene a sapere che il padre è morto il 3 dello stesso mese, la notizia le fa desiderare di “trovarsi già al giorno dopo”, desiderio inutile “perché la morte di suo padre era la sola cosa che fosse accaduta al mondo e che sarebbe continuata ad accadere, senza fine”.  E ancora “i fatti gravi stanno fuori del tempo, sia perché in essi il passato rimane come scisso dal futuro, sia perché le parti che li formano non paiono consecutive”.
Il 14 gennaio compare anche nel racconto 
L’anziana signora (Il manoscritto di Brodie)

Dicono del libro
“All’infuori di Emma Zunz  (il cui splendido argomento, tanto superiore alla sua timida esecuzione, mi fu dato da Cecilia Ingenieros) e di Storia del guerriero e della prigioniera che si propone d’interpretare due fatti degni di fede, i racconti di questo libro appartengono al genere fantastico”
(Jorge Luis Borges)