Calendar Houses: il tempo costruito

Grazie a un tweet inviato all’account Twitter @diconodioggi da Sandra Muzzolini, esperta di letteratura e di cultura inglese, veniamo a conoscenza di una rara tipologia di case, costruite nel Regno Unito dalla fine del XVI secolo, che hanno a che fare con la scansione calendariale del tempo. 
Nel tweet, è riportata una citazione dal libro della scrittrice britannica Natasha Solomons, The House of Gold (2018, tradotto in italiano da Laura Prandino per l’editore Neri Pozza col titolo I Goldbaum):
“Era l’ultima delle calendar houses costruite in Inghilterra; aveva 365 finestre, 52 stanze principali, 12 scale, 7 torri e 4 ali”.


Una casa calendario è un edificio complesso in cui gli elementi architettonici (porte e finestre, stanze, camini, torri, cortili) sono modulati in quantità che rappresentano i giorni della settimana, le settimane e i mesi dell’anno, le stagioni.
La genesi delle case calendario risale – come si legge nell’articolo 
Make a date: the strange world of the calendar house – al fervido clima intellettuale del periodo elisabettiano, attraversato da interessi per le scienze della natura, per la matematica, per l’astronomia e da una attrazione per il “device” which in the 16th-century meant any ingenious or original shape or concept”.
Il dispositivo concettuale sotteso alle calendar houses consiste dunque nell’incorporare le misure convenzionali del tempo nel progetto architettonico: una contrainte che, oltre a vincolare eventuali sviluppi successivi dell’edificio, produce un’attitudine al computo e alla verifica
della regola. Fra i non molti esempi di questa tipologia di dimora – che collega porzioni di spazio e di tempo –  è annoverata – almeno miticamente -anche Knole House nel Kent, proprietà della famiglia Sackville-West, evocata nel libro di Virginia Woolf Orlando.

a.s.