27 Ottobre

27 ottobre 2013

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Il 27 ottobre, alle sei di sera, mi restavano diciassette lire e cinquanta. Presi la pistola, il pacco delle lettere e discesi. Ebbi cura di non chiudere la porta, per poter rientrare più presto quando avessi fatto il colpo. Non mi sentivo bene, avevo le mani fredde e il sangue alla testa, gli occhi mi pizzicavano. Guardavo i negozi, l’edificio delle scuole, la cartoleria dove compro le matite, e non li riconobbi. Mi dicevo: “Che strada è questa?” Il boulevard Montparnasse era pieno di gente. Mi spingevano, mi ricacciavano indietro, mi urtavano con i gomiti o con le spalle. Mi lasciavo sballottare, mi mancava la forza per farmi largo tra loro. Mi vidi d’un tratto nel cuore di questa folla, orribilmente piccolo e solo

Jean-Paul Sartre, Erostrato, 1939, tr. it. E. G., in Il muro, Einaudi 1974, pp.79-80

Come Erostrato, che incendiò il tempio di Efeso procurandosi una fama duratura e sinistra, Paolo Hilbert ha deciso di compiere un atto gratuito ed eclatante, diretto contro il genere umano. Con una pistola carica di sei colpi, progetta di uccidere un gruppo di passanti in un boulevard parigino, per poi scappare e togliersi a sua volta la vita. Le cose non andranno come egli se le immagina nei suoi piani esaltati e deliranti. A partire dalla data scelta per l’azione, il 27 ottobre, quando decide di rimandare “all’indomani l’esecuzione del progetto”, andando a cenare alla Coupole per sedici franchi e ottanta. 

Dicono del libro
“Motivo comune dei racconti raccolti in questo volume è l’antitesi fra coraggio e viltà: una diversa attitudine di fronte alla vita nei diversi personaggi, che un febbrile monologo interiore svela in un attimo oscuro e bizzarro del loro destino”.

(Dalla quarta di coperina dell’ed. Einaudi, op. cit.)

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