3 Ottobre

3 ottobre 2014

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Edgar fissa la data odierna. 3 ottobre 1951. Registra la data. Se la imprime nella mente. Sa che la cosa non è del tutto inaspettata. È la seconda esplosione atomica dei russi. Ma è una notizia dura da incassare, lo mette in agitazione, lo costringe a pensare alle spie che hanno trasmesso i segreti, alla possibilità di testate nucleari inviate alle forze comuniste in Corea. Se li sente alle spalle, sempre più vicini, che guadagnano terreno, sorpassano. La cosa lo turba, lo cambia fisicamente mentre se ne sta lì impalato, la pelle tesa sulla faccia, lo sguardo fisso.
Rafferty è più in basso sulla rampa rispetto a Hoover.
Sì, Edgar si imprime in testa la data. Pensa a Pearl Harbor, meno di dieci anni prima, anche quel giorno era a New York, e la notizia era stata un bagliore nell’aria, lo scatto di un flash su ogni cosa, oggetti comuni caldi e carichi di elettricità.
Il rumore della folla esplode sopra di loro

Don DeLillo, Underworld, 1997, tr. it. D. Vezzoli, ed. cons. Einaudi, 1999, p. 19

Il 3 ottobre 1951 è la data d’avvio delle vicende – a volte intrecciate e conseguenti, a volte parallele e contigue – del romanzo Underworld. L’Edgar citato nel brano è il capo dell’FBI, il celebre Edgar Hoover: si trova allo stadio, a vedere la partita di baseball fra i Giants e i Dodgers, quando viene a sapere che l’Unione Sovietica ha compiuto un esperimento nucleare. Intanto, un memorabile evento sportivo sta per avere luogo mentre Edgar è preso dalle sue preoccupazioni di stato. La squadra dei Giants vince la partita e la palla della vittoria – con i suoi passaggi di proprietà – sarà d’ora in avanti uno dei fili conduttori della storia. Così come la data – 3 ottobre – le cui cifre sono legate al 13, numero fatale, soprattutto negli Stati Uniti: “I Giants hanno incominciato la corsa al campionato con tredici partite e mezzo meno dei Dodgers. Il mese e il giorno della partita di ieri. Tre del dieci. Somma le cifre e ottieni tredici”.

Dicono del libro
“Il 3 ottobre 1951, al Polo Grounds di New York, si gioca una leggendaria partita di baseball tra i Giants e i Dodgers. Della palla con cui viene battuto l’altrettanto leggendario fuoricampo che assicura la vittoria e il campionato ai Giants si impadronisce un ragazzino nero di Harlem. La palla viene via via rubata, venduta, regalata: la ritroveremo anni dopo in possesso di Nick Shay, un waste manager, un dirigente dell’industria del riciclaggio di origine italiana che nel ’51 era a sua volta un ragazzino, un passo piú in là, nel Bronx.
Nel romanzo di DeLillo i passaggi di mano della mitica palla sono il filo narrativo per la costruzione di un gigantesco quadro dell’America dall’inizio della guerra fredda fino al crollo dell’Unione Sovietica”.
(Dalla scheda del libro nel sito Einaudi)

Altre storie che accadono oggi

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“… gli scabini della città daranno una festa il 3 di ottobre. La cosa si combina a perfezione…”
Alexandre Dumas, I Tre Moschettieri

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“… il giorno delle nozze, fissato per il 3 ottobre, si avvicinava…”
Theodor Fontane, Effi Briest

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“… Il 3 ottobre 1961 ha il presentimento di incontrare, in piazza del Campo a Siena, la sua donna…”
Giuseppe Pontiggia, Vite di uomini non illustri

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“… È il 3 ottobre 1869, Morris lascia in eredità al mondo il suo telaio con metà dell’arazzo di foglie di acanto e metà dei fili in attesa…”
Marisa Volpi, L’intrepido William Morris (Fuoco inglese)

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“… La canzone seguente era Early Autumn, cantata da Woody Herman. La sveglia sul tavolo segnava le 7 e 25. Le 7 e 25 del mattino del 3 ottobre…”
Murakami Haruki, La fine del mondo e il paese delle meraviglie

Vai a Tempo frattale. L’infinito nascosto nell’infinitesimo (di Valerio Eletti)

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