15 Agosto

15 agosto 2013

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Io sono nato  nella città di Bombay… tanto tempo fa. No, non va bene, impossibile sfuggire alla data: sono nato nella casa di cura del dottor Narlikar il 15 agosto 1947. E l’ora? Anche l’ora è importante. Bè, diciamo di notte. No, bisogna essere più precisi… Allo scoccare della mezzanotte, in effetti. Quando io arrivai le lancette dell’orologio congiunsero i palmi in un saluto rispettoso. Oh, diciamolo chiaro, diciamolo chiaro; nell’istante preciso in cui l’India pervenne all’indipendenza, io fui scaraventato nel mondo. Ci fu chi boccheggiò. E, fuori della finestra, folle e fuochi d’artificio. Pochi secondi dopo, mio padre si ruppe un alluce; ma questo incidente era una bazzecola se paragonato a quel che era accaduto a me in quel tenebroso momento: grazie infatti alle tirannie occulte di quelle lancette dolcemente ossequianti, io ero stato misteriosamente ammanettato alla storia, e il mio destino indissolubilmente legato a quello del mio paese. Nei tre decenni successivi non avrei avuto scampo 

Salman Rushdie, I figli della mezzanotte, 1980, tr. it. E. Capriolo, Garzanti 1987, p.11

Fra mezzanotte e l’una del 15 agosto 1947, mentre l’India, dopo il lungo dominio inglese, diventa indipendente, entro le frontiere del nuovo stato nascono mille e uno bambini, dotati di poteri e potenzialità straordinarie. Uno di loro – il narratore di questa storia mitica e allegorica – è Saleem Sinai, nato a Bombay in una famiglia benestante. La sua dote è vedere nei pensieri delle persone e collegare telepaticamente le menti degli altri bambini della mezzanotte. Scoprirà questo suo potere verso i dieci anni, così come scoprirà di non essere esattamente il figlio dei suoi genitori. Intanto, la storia dell’India procede, fra partizioni, conflitti di religione, ascesa di nuovi leader; una storia che non si può riassumere (come la vita di Saleem) e che ha inizio alla metà del sacro mese di agosto, mese di ricorrenze nazionali e feste religiose.  

 

Dicono del libro
“Sinai, l’eroe di questo straordinario romanzo picaresco tradotto in più di 15 lingue, è nato a Bombay il 15 agosto 1947 allo scoccare della mezzanotte., nel momento in cui l’India proclama l’indipendenza. Come lui, tutti i ‘mille e uno’ bambini della mezzanotte possiedono doti straordinarie: forza erculea, capacità di rendersi invisibili e di viaggiare attraverso il tempo, bellezza soprannaturale. Ma lui soltanto può penetrare nel cuore e nel cervello di altri esseri umani”.

(Dalla quarta di copertina dell’ed. Garzanti, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… anche stasera, 15 agosto 1821, mio compleanno, verso le 10 mi sono distolto dalla mia passeggiata notturna fino in fondo a via Oxford, per rivederla passando…”
Thomas de Quincey, Confessioni di un mangiatore d’oppio

 

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“… Ero venuto per riposarmi un quindici giorni e càpito che è la Madonna d’agosto…”
Cesare Pavese, La luna e i falò

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“… Siamo al 15 agosto. La canicola dura da tre settimane. Il caldo è insopportabile sia dentro che fuori…”
Agota Kristof, La prova

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“… Il 15 agosto del 1901 Lello scrisse sul suo quaderno che Alfonsa aveva partorito una bambina…!
Clara Sereni, Il gioco dei regni

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“… Il 15 agosto del ’45 a Castiglion del Lago si tenne la regata, la prima del dopoguerra..”
Marco Rufini, Il lago

 

14 Agosto

14 agosto 2013

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Il generale tirò fuori la lettera, lisciò con cura il foglio di carta e sotto la luce forte, con gli occhiali sul naso, lesse ancora una volta quelle brevi righe ben allineate, vergate con una grafia appuntita. Intrecciò le mani dietro la schiena e proseguì la lettura. Sul muro c’era un calendario con cifre grandi come pugni. Quattordici agosto. Il generale rovesciò la testa all’indietro e si mise a contare. Quattordici agosto. Due luglio. Calcolava il tempo trascorso tra un giorno remoto e il giorno presente. Quarantun anni, disse infine a fior di labbra

Sándor Márai, Le braci, 1942, tr. it. M. d’Alessandro, Adelphi, 1998, p. 13

Dicono del libro
“Dopo quarantun anni, due uomini, che da giovani sono stati inseparabili (una di quelle amicizie maschili non meno intense del rapporto fra due gemelli monozigoti), tornano a incontrarsi in un castello ai piedi dei Carpazi. Uno ha passato quei decenni in Estremo Oriente, l’altro non si è mosso dalla sua proprietà. Ma entrambi hanno vissuto in attesa di quel momento. Null’altro contava per loro. Perché? Perché condividono un segreto che possiede una forza singolare”

(Dalla bandella dell’ed. Adelphi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il 14 agosto seguente, sposavo l’onnipotente ordinatrice della nuit du tournesol..”
André Breton, L’amour fou

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“… il 14 agosto spalancai le porte del mio chalet a un gruppo interessante: scrittori e sottoscrittori delle edizioni Probeta…”
Jorge Luis Borges, Adolfo Bioy Casares, Il dio dei tori

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“… Una sera il temporale mi ha sorpreso nel sonno, un temporale terribile. Era il quattordici agosto….”
Agota Kristof, La prova

 

13 Agosto

13 agosto 2013

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Lui, chino sul baule, rimestava tra le carte con le mani come se stesse impastando. E quell’impasto era dotato di vita, perché mescolandolo scopriva nomi e visi conosciuti. Di quel mondo ormai scomparso aveva fatto parte anche lui, all’epoca in cui era arrivato, appena diciannovenne, in compagnia dell’altro. Blonde Mary l’aveva vista ballare al Sunburne Palace, ormai appesantita dagli anni, prima che tornasse al suo paese d’origine, la Francia. E aveva conosciuto i primi pionieri, quelli che avevano fondato la città e scoperto le miniere.
Peggy Clum uggiolava al telefono, e poiché tutte le finestre erano aperte, lui la sentì raccontare non solo la faccenda di Paquita ma anche quella dei chiodi e delle vecchie carte. Di tanto in tanto lei ridacchiava.“John, tesoro…”. Il telefono squillò di nuovo; lui si raddrizzò, con la fronte aggrottata e una leggera fitta al petto.
Su una lettera ingiallita aveva letto una data: 13 agosto 1909.

Due giorni esatti prima dell’imboscata in cui aveva rischiato di lasciare la pelle mentre tornava al ranch. Più in basso, tra le righe quasi cancellate, decifrò un nome

Georges Simenon, Il ranch della Giumenta perduta, 1948, tr. it. A. Berello, Adelphi 2010. p. 25

Dicono del libro
“Scritto nel settembre del 1947 (pochi mesi prima di La neve era sporca, in un momento di grande felicità creativa) durante il soggiorno di Simenon in Arizona, La Jument-Perdue apparve a stampa l’anno seguente”.
 (Dalla bandella dell’ed. Adelphi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… queste lettere non presentano un grande interesse, tranne una datata a Cartagena il 13 agosto del 1824…”
Jorge Luis Borges, Guayaquil

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“… C’era stato, al posto loro, qualche nuovo arrivo, di sinistrati del secondo bombardamento di Roma (il 13 agosto) o di fuggiaschi del sud…”
Elsa Morante, La Storia

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“… Il 13 agosto, giorno in cui compì vent’anni, la contessina Marianna attraversò lo stradone di terra battuta che conduceva alla villa…”
Francesca Sanvitale, Madre e figlia

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“… Spero che ogni essere umano abbia avuto in vita sua un 13 agosto 1925; perché quella giornata, più che una data, era una meraviglia…”
Amélie Nothomb, Igiene dell’assassino

12 Agosto

12 agosto 2013

 

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Erano otto anni che Ruth Young, il dodici agosto, perdeva la voce. La prima volta era capitato quando aveva traslocato in casa di Art, a San Francisco. Per diversi giorni, dalla bocca non le erano usciti altro che sibili, un po’ come un bollitore dimenticato sul fornello. Lì per lì, aveva pensato che si trattasse di un virus, o forse di un’allergia a qualche muffa strana che cresceva solo lì. L’anno successivo, proprio quando cadeva il primo anniversario della loro convivenza, aveva perso di nuovo la voce e Art, scherzando, aveva alluso alla possibile natura psicosomatica di quella laringite. E lei aveva cominciato a chiedersi di cosa si trattasse esattamente. Si ricordò che una volta, da bambina, quando si era rotta un braccio, per alcuni giorni aveva perso la voce.  Come mai? Nel secondo anniversario della loro convivenza, Ruth e Art erano andati ad ammirare le stelle, nel Parco Nazionale dei Monti Tetons. A sentire il dépliant del parco, “durante il picco delle Perseidi, attorno al dodici agosto, il cielo è solcato da centinaia di stelle cadenti o filanti”

Amy Tan, La figlia dell’aggiustaossa, 2001, tr. it. L. Noulian, Feltrinelli, Milano, 2002, p. 17

Le stelle cadenti visibili nelle notti di agosto, a cui si affidano i desideri, sono invece – per la vecchia madre cinese di Ruth – legate ai fantasmi, e non vanno guardate. Ruth, cresciuta negli Stati Uniti, editor di libri di successo, è figlia della combattiva LuLing, che non ha mai imparato bene la lingua inglese e che porta con sé le storie della famiglia d’origine, racchiuse in un diario scritto in cinese. Anche nella sua casa americana, LuLing mantiene acceso il contatto con i morti della sua stirpe, attraverso riti e oggetti magici. Nel corso della storia, Ruth viene via via in contatto con i segreti della sua famiglia, e con la dimensione prodigiosa dell’esistenza, che si rivela attraverso i segni più impensati, come – per lei –  la perdita ricorrente della voce ogni 12 di agosto, in corrispondenza con il periodo delle stelle cadenti.

Dicono del libro
“LuLing e Ruth. Madre e figlia. Cina e Stati Uniti. Due persone, due mondi si affrontano e si intersecano in un delicato arazzo di affetti e rancori. Ruth, quarantasei anni, è cinese solo nelle fattezze: la sua professione, la lingua, il modo di interpretare la realtà sono quelli di un’americana di oggi. LuLing ha più di settant’anni. La tragica occupazione nipponica precedente la Seconda guerra mondiale e una serie di disgrazie familiari l’hanno costretta a lasciare il suo paese. Pur avendo vissuto per mezzo secolo negli Stati Uniti, è profondamente legata alla terra d’origine: le sue paure, le ansie e le superstizioni sono ancora quelle di una figlia dell’Impero Celeste”.

(Dalla quarta di copertina dell’ed. Feltrinelli, op. cit.)

 

Altre storie che accadono oggi

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“… Così io sono seduto qui, oggi 12 Agosto 1766, in casacca viola e ciabatte gialle, senza né parrucca né berretto in capo, il più tragicomico avveramento della sua profezia…”
Laurence Sterne, La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo

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“… Era uscito per salutare… era a capo scoperto sotto il sole… era tornato in casa… era sabato 12 agosto…”
Muriel Spark, La porta di Mandelbaum

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“… questa settimana farai il bar-mitzvah… agosto… 12 di agosto… sì”…”
David Grossman, Ci sono bambini a zigzag (segnalazione di Sandra Muzzolini)

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“… ci aveva lavorato per altri cinque mesi prima di presentare la versione definitiva il 12 agosto, in una proiezione privata…”
Paul Auster, Il libro delle illusioni 

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“… si bevve la cioccolata calda il dodici di agosto e poi andò in processione a portare il santissimo…”

Marco Malvaldi,Odore di chiuso

 

11 Agosto

11 agosto 2013

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Faceva già caldo, i pochi alberi rimasti sulla piazza, avevano il fogliame bruciato dal sole e dal fumo dei treni e facevano ben poca ombra. Ma io pensavo solo ai camioncini e non mi importava del caldo. Dopo una mezz’ora, Jacqueline mi disse che aveva sete e avrebbe bevuto volentieri una gazzosa, il tempo c’era. Le dissi di andare a prenderla da sola, non dovevo lasciarmi sfuggire gli operai; lei ci rinunciò e comprò due gelati. Li mangiammo in fretta: ci colavano tra le dita, erano troppo dolci e ci fecero venire più sete. Era l’11 agosto

Marguerite Duras, Il marinaio di Gibilterra, 1952, tr. it. L. Prato Caruso, Feltrinelli, 1993, pp. 9-10

In una delle prime estati del dopoguerra, una coppia di francesi viaggia in Italia. Nel caldo torrido dell’11 agosto, a Pisa, i due giovani trovano un passaggio sul camioncino di un operaio che li invita in un paesino sulla costa tirrenica. Lì  – racconta – si può pescare, passeggiare per il porto e incontrare la leggendaria signora che vive sullo yacht bianco chiamato Gibilterra. Il racconto esercita sul giovane francese una potente attrazione che lo porterà davvero a incontrare la signora del Gibilterra e a imbarcarsi sul suo yacht per un viaggio dalle innumerevoli soste e fughe, che lo allontana per sempre dalla vita precedente.

Dicono del libro
“Un impiegatuccio borghese, scontento del lavoro che fa, della donna con la quale vive, trova il coraggio, durante i giorni di ferie trascorsi a Firenze in un agosto torrido, di prendere una decisione che meditava da tempo: piantare la sua compagna e il lavoro. Mette in atto questa decisione pochi giorni dopo, a Rocca, un paesino vicino a Sarzana. E come per premiare il suo coraggio, il caso sembra finalmente accorgersi di lui”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Feltrinelli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“La matura perfezione di questa giornata -/ l’undici agosto ma è come fosse settembre…”
Attilio Bertolucci, L’undici agosto

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“… L’ingenuità della donna, incapace di decifrare quei documenti e del tutto indifferente al ritorno ossessivo di quella data… Cuando saò grande tuciderò Ange 11 gosto 1944”
Michel Tournier, Mezzanotte d’amore

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“… ‘Sento molto la tua mancanza, Ana’ questa fu la prima cosa che mi disse l’11 agosto, a sorpresa, all’ora della siesta…”
Almudena Grandes, Atlante di geografia umana

10 Agosto

10 agosto 2013

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Successe il dieci agosto. Per San Lorenzo il cielo è pieno di stelle cadenti, ne contai tredici tornando a casa. Trovai la porta chiusa, e io bussai. Poi bussai di nuovo, con più forza, perché la luce era accesa. Lei mi aprì e restò sulla porta, ma io la scostai con un braccio. Parto domani, disse, la persona che aspettavo è tornata. Sorrideva come se mi ringraziasse, e chissà perché pensai che pensava al mio canto. In fondo alla stanza una figura si mosse. Era un uomo anziano e si stava vestendo. Che cosa vuole?, le chiese in quella lingua che io ora capivo. È ubriaco, disse lei, una volta faceva il baleniere ma ha lasciato l’arpione per la viola, durante la tua assenza mi ha fatto da servo. Mandalo via, disse lui senza guardarmi. C’era un riflesso chiaro sulla baia di Porto Pim. Percorsi il golfo come se fosse un sogno, quando ci si trova subito all’altra estremità del paesaggio

Antonio Tabucchi, Donna di Porto Pim. Una storia, in Donna di Porto Pim e altre storie, 1983, ed. cons. Sellerio 1988, p.85


Il dieci agosto è la data centrale nel racconto Donna di Porto Pim. La donna di Porto Pim, località nell’isola di Faial, nell’arcipelago delle Azzorre, si chiama Yeborath ed è la padrona del locale Bote, dove il giovane Lucas Eduino – figlio di un baleniere dell’isola – canta le melodie della tradizione portoghese. La notte, per tante notti, raggiunge la donna nella sua casa bianca, fino alla sera di San Lorenzo, quando lei lo saluta, lo lascia per un altro, scatenando in Lucas una reazione fatale, per tutti i protagonisti della storia.

Dicono del libro
“Le isole di Tabucchi sono paesaggi che digradano rapidi verso la tentazione metafisica, le sue balene azzurre sirene che cantano di lontananze che appartengono all’essere e non allo spazio e al tempo, le sue gesta di caccia e i suoi naufragi hanno per scenario i campi magnetici e le analogie potenti e misteriose delle parole”.
(Dalla bandella dell’ed. Sellerio, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

Stelle cadenti Ceccotti 2003

Sergio Ceccotti, Stelle cadenti, olio su tela, 2003

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“… San Lorenzo, io lo so perché tanto / di stelle per l’aria tranquilla / arde e cade…”
Giovanni  Pascoli, X agosto

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“… ed io oggi (10 agosto 1761) faccio in parte le spese della reputazione di quest’uomo…”
Laurence Sterne, La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo

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“… ed era il 10 agosto quando mi disse che la cosa era compiuta e il nuovo acceleratore era una nuova realtà sulla terra…”
Herbert G. Wells, Il nuovo acceleratore

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“… ne abbiamo 10 di agosto, oggi, 10 di agosto e non manca che poco più di un mese, un mese e mezzo al tuo ritorno…”
Elio Vittorini, Il garofano rosso

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“… Tutto questo mi pare di avertelo già scritto in quella lettera che ti ho mandato verso il 10 agosto, giusto?…”
Murakami Haruki, Norwegian Wood

9 Agosto

9 agosto 2013

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Gli eserciti  nemici che si trovavano nelle foreste vergini dello Horican passarono la notte del 9 agosto 1757 come se fossero stati nel più bel campo d’Europa. Mentre i vinti erano silenziosi, torvi e afflitti, i vincitori si abbandonavano al trionfo. Ma ci sono limiti tanto per il dolore quanto per la gioia, e molto prima che cominciassero i turni di guardia del mattino, il silenzio di quei boschi sconfinati era rotto soltanto da un gaio richiamo di qualche esultante giovane francese dei picchetti avanzati o da un’intimazione minacciosa dal forte, che vietava rigidamente l’accostarsi di qualunque passo nemico prima del momento convenuto. Nemmeno questi occasionali suoni minacciosi si udirono più nell’ora smorta che precede il giorno, momento nel quale un ascoltatore avrebbe invano cercato una prova della presenza di quelle forze armate che erano assopite sulle sponde del “lago sacro” 

James Fenimore Cooper, L’ultimo dei Mohicani, 1826, tr. it. F. Pivano, Einaudi, 1992, p. 174

Nell’antica provincia di New York, sulla riva meridionale del lago George, Francesi e Inglesi combattono per il possesso dei territori nordamericani. Il 9 agosto 1757 si è concluso l’assedio al forte William Henry, a sfavore degli Inglesi. Questi, al comando del colonnello Munro, hanno trattato la resa coi Francesi, alleati degli indiani Uroni. Nell’umida notte del 9 agosto aspettano di abbandonare il forte con gli onori militari. Ma li attende un’imboscata e il rapimento delle figlie del colonnello alla cui ricerca, in mezzo alle foreste, partono la guida Natty Bumppo e il giovane mohicano Uncas. L’episodio storico dell’assedio al forte William Henry si svolse dal 3 al 9 agosto del 1757.

 

Dicono del libro
L’ultimo dei Mohicani (1826) è il secondo dei cinque romanzi che compongono la serie delle avventure di Natty Bumppo (qui Occhio di Falco), il mitico eroe che la fantasia di James Fenimore Cooper fece rivivere nel Nord America, sulle rive del Lago Sacro, tra il 1740 e il 1806, al tempo dell’ultima guerra tra Francia e Inghilterra. Nelle tormentate vicende belliche , tra agguati, imboscate, incendi e scorrerie, sullo sfondo di una natura grandiosa e incontaminata, Occhio di Falco troneggia imponente al di sopra dell’odio degli avversari bianchi e di colore che partecipano alla guerra”.

(Dalla quarta di copertina dell’ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il 9 d’agosto verso sera, inquieto, si era portata una seggiola nel vano di una finestra del Quirinale…”
Riccardo Bacchelli, Il diavolo al Pontelungo

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“… Il nove di agosto, quando ancora non era arrivata la prima lettera da Bruxelles, José Arcadio Secondo chiacchierava con Aureliano…”
Gabriel García Márquez, Cent’anni di solitudine

8 Agosto

8 agosto 2013

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E veniamo ora al meccanismo dei delitti di Nigger Island. Acquistare l’isola, usando come intermediario Morris per coprire le mie tracce, fu facile. L’uomo era un esperto in queste cose. Esaminando tutte le informazioni che avevo raccolto sulle vittime designate, mi riuscì di offrire a ciascuna l’esca più adatta. Neppure uno dei miei piani fallì. Tutti gli ospiti arrivarono a Nigger Island l’8 agosto. La piccola compagnia comprendeva me stesso  

Agatha Christie, Dieci piccoli indiani, 1939, tr. it. B. Della Frattina, Mondadori 1994, p.204

L’otto di agosto (8-8)  è la data di arrivo degli ospiti del signor Owen nella sua residenza di Nigger Island, isolotto che diventa irraggiungibile dalla costa del Devon in caso di tempesta. Gli invitati  non si conoscono fra di loro, ma quella sera stessa – nella casa dove dieci statuine di porcellana poggiano sul tavolo e alla parete delle stanze è incorniciata  la filastrocca “e poi non ne rimase nessuno” – avranno modo di apprendere da una registrazione di essere stati chiamati lì per qualche ambiguo crimine commesso in passato. Mentre il mare tempestoso di agosto interrompe i collegamenti con la terraferma, si mette in moto il sadico meccanismo dei delitti punitivi, che verrà spiegato per intero solo da un manoscritto in bottiglia, rinvenuto in mare da un peschereccio. 
Dicono del libro
“Dieci persone estranee l’una all’altra sono state invitate a soggiornare in una splendida villa a Nigger Island senza sapere il nome del generoso ospite. Eppure, chi per curiosità, chi per bisogno, chi per opportunità, hanno accettato l’invito”.
(Dalla bandella dell’ed. Mondadori, op. cit.)

 

Altre storie che accadono oggi

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“… ricordandom’io pur testé che la festa di san Lorenzo sia di qui a due dì…”
Boccaccio, Decameron

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“… Era l’8 agosto, data festiva e patriottica per la città, che commemorava l’episodio del ’48, e i carabinieri avevano avuta la sveglia due ore prima…”
Riccardo Bacchelli, Il diavolo al Pontelungo

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“… L’otto di agosto, ignara di tutto, sono in Palazzo, intenta alle solite cure di corte…”
Maria Bellonci, Rinascimento privato

7 Agosto

7 agosto 2013

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Se qualche dubbio era rimasto a zia Eloisa riguardo al fatto che l’uomo fosse una specie destinata a sparire dalla Terra, esso fu cancellato definitivamente quel 7 agosto 1945 quando, ancora a letto, mezzo addormentata fra i suoi gatti birmani, bevendo il suo primo tamarindo della giornata, lesse sul giornale locale che una bomba atomica era stata sganciata sopra Hiroshima. Non pensò che la demenza umana fosse giunta al parossismo – era già successo infinite volte nella storia – bensì che fosse ormai impossibile fermare il processo che conduceva la specie al suicidio, ovvero non c’era il tempo necessario per cambiare radicalmente la struttura di una società che, elevando la violenza a modalità d’azione, preparava nell’ignoranza la propria rovina. Richiuse il giornale 

Marvel Moreno, In dicembre tornavano le brezze, 1987, tr. it. M. Molteni, ed. cons. Giunti, 1991 p. 17

La storia di una grande famiglia colombiana è raccontata, in questo romanzo, dalla parte delle donne  e segue il corso di diverse generazioni (nonne, figlie, nipoti) e ramificazioni (zie, prozie, amiche). Il tempo scorre in modo irregolare, con ritorni e soste, tanto che a volte si ha l’impressione che “non correva né passava”. Le date riguardano feste e traumi, matrimoni e morti, ricorrenze religiose e nazionali o – come in questo caso – eventi storici (la bomba su Hiroshima il 6 agosto del 1945)  la cui eco arriva nella città di Barranquilla, confermando l’attrazione degli uomini per la distruzione agli occhi smagati delle donne di casa, come la zia Eloisa, che legge la notizia di Hiroshima, il 7 di agosto.

Dicono del libro
“A Barranquilla, città del Caribe colombiano, dove l’aria si impregna di calore e profumi intensi, di colori violenti e odori grevi, dove le razze e la tradizioni umane si mescolano in un amalgama di passioni e tensioni, torna la memoria di Lina, ormai da anni emigrata a Parigi. Testimone e compartecipe di molte vicende, Lina si fa narratrice dei destini intrecciati di uomini e donne di molte generazioni”.

(Dalla bandella dell’ed. Giunti, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Lasciai Auxerre il 7 agosto, data che non dimenticherò mai. Avevo percorso circa due leghe…”
Donatien Alphone François De Sade, Justine

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“… Capo Confort fu segnalato la mattina del 7 agosto. La terra groenlandese termina un po’ più a est…”
Jules Verne, La caccia al meteorite

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“… 7 agosto: primo giorno d’autunno. Per una volta tanto sono vissuto nel presente!…”
Palinuro, La tomba inquieta

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“… Ma Arthur Banning non trovava mai la donna dei suoi sogni. Esattamente alle 3,27 di venerdì 7 agosto finii la storia…”
John Fante, La strada per Los Angeles

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“… tra la poca corrispondenza accumulata sotto la porta trovai una lettere di Sensini con la data del 7 agosto. Era una lettera d’addio…”
Roberto Bolaño, Chiamate telefoniche

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Lucio Battisti, 7 agosto di pomeriggio (segnalazione di Giorgia Nespola)

6 Agosto

6 agosto 2013

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6 agosto. Si ebbe quel giorno la benedizione di una pioggia fitta e continua che durò da mezzogiorno sin quasi all’imbrunire. Rimpiangemmo allora amaramente la perdita della nostra brocca e della nostra damigiana; dappoiché, nonostante i mezzi insufficienti di cui ci trovavamo a disporre per raccogliere l’acqua, avremmo certo potuto riempire l’una o l’altra, se non proprio tutte e due. Riuscimmo, in ogni modo, a calmare gli ardori della nostra sete lasciando che le camicie si impregnassero d’acqua per spremerci quindi in bocca, torcendole, il liquido benefico. Fu intenti a questo che trascorremmo la giornata

Edgar Allan Poe, Le avventure di Gordon Pym, 1838, tr. it. E. Vittorini, ed. cons. Mondadori, 1990, p. 132

Nell’inquietante viaggio del giovane Arthur Gordon Pym, imbarcatosi di nascosto sulla baleniera Grampus, le date fissano eventi come l’ammutinamento dei marinai, le tempeste, la discesa in terre enigmatiche e pericolose, la perdita delle provviste, con la conseguente ricerca disperata dell’acqua da bere. La pioggia del 6 agosto, in una zona a sud dell’equatore, è una benedizione, che prelude all’avvistamento – il giorno successivo – di una goletta. L’acqua raccolta ingegnosamente durante la pioggia australe diventa quasi un modo di tenere la scansione del tempo, nel lungo vagare del protagonista per mari e terre che ancora sfuggono alla misura.

Dicono del libro
“Gordon Pym, il protagonista di questo lungo racconto, cacciandosi nella stiva di una baleniera, si imbarca inconsapevolmente in una serie di avventure stravaganti. Per mezzo di Pym, l’autore rappresenta le sue ossessionanti fantasie. Questo è un viaggio senza ritorno oltre il più lontano confine della ragione, ‘la cui meta è la distruzione’.”

(Dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Siamo nell’estate del 1957, in agosto, a Hiroshima. Una francese di una trentina d’anni è in questa città. È venuta qui per recitare in un film sulla Pace…
Marguerite Duras, Hiroshima mon amour

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“… finché il 6 agosto 1824, in un palco dalle funeree cortine che prefigurava quello di Lincoln, una pallottola desiderata entrò nel petto del traditore e dell’eroe…”

Jorge Luis Borges, Tema del traditore e dell’eroe

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“… un contratto in base al quale prendeva in affitto per un periodo di sei mesi, a decorrere dal 6 agosto 1940, la casa posta al n.460 di Hill Drive…”
Ellery Queen, Il paese del maleficio

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“… Napoli, 6 agosto 1901. Sua eccellenza trascorreva le sue giornate stando seduto davanti alla finestra a guardare il cielo..”
Sebastiano Vassalli, Il cigno

5 Agosto

5 agosto 2013

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E, a dir il vero, il sole, la solitudine, le notti passate sotto il roteare delle stelle, il silenzio, lo scarso nutrimento, lo studio di argomenti remoti, tessevano attorno a me come una incantazione che mi predisponeva al prodigio.
Questo avvenne la mattina del cinque Agosto, alle sei. Mi ero svegliato da poco ed ero subito salito in barca, pochi colpi di remo mi avevano allontanato dai ciottoli della spiaggia e mi ero fermato sotto un roccione la cui ombra mi avrebbe protetto dal sole che già saliva, gonfio di bella furia, e mutava in oro e azzurro il candore del mare aurorale. Declamavo, quando sentii un brusco abbassamento dell’orlo della barca, a destra, dietro di me, come se qualcheduno vi si fosse aggrappato per salire. Mi voltai e la vidi

Giuseppe Tomasi di Lampedusa, La Sirena, 1956-57, in I racconti, ed. cons. Feltrinelli, 1993, pp. 117-118

A Torino, nel 1938, un giovane giornalista siciliano conosce il senatore catanese Rosario La Ciura, illustre studioso di greco, autore di scritti da cui trapela un senso “quasi carnale dell’antichità classica”. Nel corso di alcuni incontri, il giovane raccoglie le considerazioni dell’uomo, i suoi ricordi nitidissimi della Sicilia e infine il racconto di un evento prodigioso, che risale all’estate eccezionalmente calda del 1887. L’allora ventiquattrenne Rosario La Ciura, già laureato in lettere antiche, si prepara al concorso per una cattedra universitaria di letteratura greca. Studia come un pazzo, nutrendosi di olive nere e caffè, e per salvarsi dal caldo infernale, si trasferisce nella casa di un amico, ad Augusta, in un paesaggio dove i libri di greco sembrano mettere in comunicazione il presente con il mito. Ed è proprio nel mare di Augusta che il giovane studioso entra in contatto con la creatura che dà il titolo al racconto, la sirena Lighea, la mattina del 5 di agosto.

Dicono del libro
“Ma il racconto più celebre della raccolta è senza dubbio La Sirena (precedentemente con il titolo imposto dalla vedova dell’autore, Lighea), scritto dopo una gita lungo la costa meridionale della Sicilia. Al centro della favola, al limite tra il reale e il surreale, si accampa un personaggio formidabile: il vecchio professor La Ciura, il quale, da giovane, conobbe l’amore della Sirena, e non poté più gustarne altro”.

(Dalla quarta di copertina dell’ed. Feltrinelli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il 5 agosto il litorale era completamente deserto. Convinti che la flotta tedesca avrebbe presto dato l’assalto al Canale della Manica…”
Rosamond Lehmann, Le ragazze dai capelli rossi

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“… La giovane coppia si sposò per la prima volta il 5 agosto 1744, quando Joseph aveva appena otto anni e Sarah sei…”
Jonathan Safran Foer, Ogni cosa è illuminata (segnalazione di Sandra Muzzolini)

pittura

Sassetta, Madonna della neve, 1430-32, Firenze, Uffizi
nella predella: è rievocata la nevicata miracolosa del 5 agosto a Roma, sull’Esquilino, nel luogo dove successivamente sorgerà la basilica di S. Maria Maggiore

Masolino da Panicale, Miracolo della neve, 1428 ca., Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte

4 Agosto

4 agosto 2013

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Tutte le particolarità del giorno terribile gli tornarono alla memoria: – l’annunzio improvviso portato alle Torrette di Sarsa, verso le tre del pomeriggio, da un corriere ansante che balbettava e piagnucolava; il viaggio fulmineo, a cavallo, sotto la gran canicola, su per le coste infiammate, e nella corsa i sùbiti mancamenti di forza che lo facevano pericolare; e poi la casa tutta piena di singhiozzi, piena d’uno strepito di porte sbattute dalla raffica, piena del rombo ch’egli aveva nelle arterie; e infine l’entrata impetuosa nella stanza, la vista del cadavere, le tende che si gonfiavano e garrivano, il tintinnio dell’acquasantiera su la parete… – Il fatto era avvenuto nella mattina del 4 agosto, senza alcuna preparazione sospetta. Il suicida non aveva lasciata nessuna lettera, neppure per il nipote.  Il testamento, nel quale costituiva erede suo unico Giorgio Aurispa, era già pronto da tempo 

Gabriele D’Annunzio, Trionfo della morte, 1894, ed. cons. Mondadori 1977, pp.173-74

Giorgio Aurispa, il giovane abruzzese protagonista del romanzo, ha lasciato Roma – la città dove ha conosciuto l’amante Ippolita Sanzio – e si trova nella casa di Guardiagrele, a dirimere una lite fra i genitori. Fra tutti i componenti della sua famiglia d’origine, ha sentito un legame profondo con il defunto zio Demetrio, da cui è stato scelto come erede. In questa pagina, Giorgio visita la stanza dello zio, ricordando le sue doti di musicista, e ne rievoca il suicidio, avvenuto un 4 di agosto. L’attrazione per la morte, di cui parla il titolo del romanzo, accompagna tutte le giornate del protagonista, anche quelle trascorse con l’amante Ippolita, e dirige i suoi pensieri, la memoria e l’attitudine a rivivere “ore di vita già vissute”.

Dicono del libro
“Terzo e ultimo dei ‘Romanzi della Rosa’, Trionfo della morte ci presenta varie situazioni fortemente legate alla biografia di D’Annunzio (…) i travagli del protagonista raggiungono la loro conclusione tragica anche in seguito a violente esperienze intellettuali – che si accentrano sul tema ossessivo della Morte – riferite morbosamente all’arte di Wagner e al pensiero di Nietzsche: due ‘modelli’, allora, per lo spirito di D’Annunzio”.
(Dalla quarte di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… La notizia fu recata il 4 (agosto) a Bakùnin quasi insieme da Alceste Faggioli e dallo Storto…”
Riccardo Bacchelli, Il diavolo al Pontelungo

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“… Si trattava quindi del duecentosedicesimo giorno dell’anno 1823. Homboe cercò il calendario: la lettera era stata  impostata a Copenaghen il 4 agosto 1823…”
Denis Guedj, Il Teorema del Pappagallo

3 Agosto

3 agosto 2013

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“E poi lo ricordo bene (come se fosse oggi) il pomeriggio del tre agosto 1902… Una madre può parlare a cuore aperto con un figlio grande… Quanti anni hai adesso?”
“Quarantasette…”.
“Hai la tua età!… Il pomeriggio del tre agosto 1902, dopo che sì, insomma, saresti nato tu, io cantavo come un cardellino, e lui invece aveva la fronte diafana che gli si vedeva trasparire il mal di testa come un serpente attorcigliato al povero cervello..”

Vitaliano Brancati, Paolo il caldo, 1955 (postumo), ed. cons. Mondadori, 1976, p. 204

Paolo Castorini, discendente di una nobile famiglia catanese, è nato il 3 agosto del 1902, ed è segnato – nell’indole – da un’accesa sensualità, un fuoco che richiama il clima rovente del mese di agosto nella città ai piedi dell’Etna. Attratto dalle donne, sin da ragazzo intreccia un’avventura dopo l’altra, in questo dimostrandosi opposto al padre, uomo solitario e dedito agli studi, morto suicida. Anche a Roma, dove si trasferisce, Paolo il caldo è schiavo della sua ossessione sessuale. Quando torna a Catania, il giorno del suo quarantasettesimo compleanno, la madre rievoca la sua nascita, il 3 agosto, “un pomeriggio in cui il vento africano soffiava arroventato”.

Dicono del libro
Paolo il caldo è la storia di un giovane meridionale invasato di ‘gallismo’ che cerca prima in Sicilia e poi a Roma lo sfogo alla propria sensualità. Sullo sfondo delle sue avventure, ora tragiche ora grottesche, sta il decadimento fisico di una famiglia, mentre nel gioco della sensibilità amorosa, nelle delizie e nelle inquietudini della carne s’insinua l’esperienza della corruzione e della vecchiaia, il senso del peccato e della morte”.

(Dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Poi, il tre di agosto, hanno portato un prigioniero, alla cittadella, e io ho cominciato a dirmi che aveva molte qualità…”
Stendhal, La Certosa di Parma

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“… Capitano Ezekiel Hardy che sulla punta della sua lancia fu ucciso da un capodoglio sulle coste del Giappone il 3 agosto 1833…”
Herman Melville, Moby Dick

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“… Alla tigre dei simboli ho opposto / quella vera, del sangue, fiammeggiante, / quella che decima tribù di bufali / e oggi, 3 agosto del ’59, / sopra il pascolo stende la sua lenta / ombra, senonché questo nominarla…”
Jorge Luis Borges, L’altra tigre

2 Agosto

2 agosto 2013

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È il 2 agosto 196… Eccomi da poche ore a New York, in questa città molto intima e geometrica, costruita in stile babilonese e abitata da americani. Ho appena lasciato a Roma il traffico dell’estate nelle vie verso il mare, le piccole auto con le barche di gomma sul tetto o carrozzine per bambini e altri fagotti coperti da veli che salutavano la mia partenza. E la luce sfocata dello scirocco che lega così bene con l’odore acre della nafta, nel piazzale dell’aeroporto, verso i lunghi itinerari. Ho trovato qui il caldo pieno del pomeriggio, ma un cielo terso e ampio; e il silenzio dell’ingresso a Manhattan, nelle vie quasi sgombre, tra i vecchi brown-stones con la scala a ponte levatoio, i recenti palazzoni, i vasti empori, i bar, i negozi in vacanza col cartello Closed nella vetrina spettrale

Ennio Flaiano, Melampus, 1970, Rizzoli 1988, p.19

È il pomeriggio di un 2 agosto – negli anni Sessanta – quando lo sceneggiatore Giorgio Fabro arriva a New York da Roma e inizia il suo diario di lavoro. Gli incontri con registi e scrittori, le feste, le visite ai musei, gli spunti per delle storie, le città e il paesaggio americani sono registrati mese dopo mese, e così anche la fine della sua relazione con Frances Baker, che lo lascia per sposarsi con un altro, e gli affida il suo cane Melampus. È per via del cane, che Fabro incontrerà Liza Baldwin, una ragazza molto più giovane di lui, con cui inizia una relazione via via più singolare, in cui la donna pare subire una metamorfosi canina.  Ma al principio di agosto Giorgio Fabro è ancora ignaro di ciò, riflette sull’America, sulla noia e sulla condizione del viaggio che “è come tenere i rubinetti aperti e vedere il tempo che va via, sprecato, liquido, intrattenibile”. 

Dicono del libro
“Liza Baldwin, una ragazza americana come tante: niente trucco, solo acqua e sapone. Se ne innamora Giorgio Fabro, di mestiere sceneggiatore, un italiano in viaggio negli USA per motivi di lavoro. L’amore fra i due è, però, tutt’altro che qualsiasi. Giorgio scopre che Liza non è quella che appare, ma ‘diversa’, segreta. Liza sa che l’amore non è un rapporto paritario; sa che è un intreccio di dipendenze reciproche. Giorgio è talmente coinvolto nel gioco della ragazza da assecondarlo fin quasi alle soglie della follia (…) Da Melampus, Marco Ferreri ricavò un film, La cagna, interpretato da Catherine Deneuve e Marcello Mastroianni”.

Altre storie che accadono oggi

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“… Era il due agosto quando tagliammo il nostro ultimo legame col mondo esterno nel dare addio all’Esmeralda…”
Arthur Conan Doyle, Il mondo perduto

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“… fu vista una gran luce sulla parte illuminata del disco… gli Inglesi ne ebbero notizia dall’edizione di Nature del 2 agosto…”
Herbert G. Wells, La guerra dei mondi

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“… Il 2 agosto 1824 i cospiratori si riunirono. Il paese era maturo per la rivolta; qualcosa, tuttavia, mancava sempre..”
Jorge Luis Borges, Tema del traditore e dell’eroe

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“… Perché era proprio un tardo pomeriggio di agosto, più precisamente erano le cinque del 2 agosto…”
Georges Simenon, La camera azzurra (segnalazione di Ilic Barocci)

 

 

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“… sabato due agosto ottanta … Così riusciamo a beccare il fatto, la stazione di Bologna è saltata…”
Pier Vittorio Tondelli, Pao Pao

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“… Ma quella sera del due agosto ottanta è stata anche la sera in cui ho rivisto il mio Lele…”
Pier Vittorio Tondelli, Pao Pao

I Agosto

1 agosto 2013

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Il primo agosto. Una sera, una notte e un giorno sono passati senza nulla di particolare. Ora è di nuovo sera, la sera della festa, e già si comincia ad accendere le candele. Alle orecchie delle persone raccolte intorno alla casa giungono da lontano i colpi sordi dei mortaretti. Tobler ha fatto venire alcune bottiglie di vino buono. Il meccanico che sta lavorando alla Cartuccera Automatica è venuto, dal villagio vicino, ai festeggiamenti della famiglia Tobler. Ci sono anche le due donne della falegnameria. Tutti sono venuti nella veranda e hanno incominciato ad assaggiare i vini. Tobler è raggiante per la gioia della notte festiva, già ora, e quanto più il cielo e la terra si oscurano, tanto più luminoso appare quello strano splendore sul suo viso arrossato. Giuseppe accende candele e lampadine, deve accucciarsi sotto  a ogni cespuglio in cerca degli attacchi. Dal villaggio giunge un mormorio di canti e parole come se là, alla distanza di uno scarso chilometro, regnasse una gioia rumorosa. Altri spari! Questa volta tuonano dalla sponda opposta del lago 

Robert Walser, L’assistente, 1908, tr.it. E. Pocar, Einaudi 1978, pp.58-59

Giuseppe (Joseph) Marti, un giovane di pochi mezzi, ha preso servizio in primavera presso la casa dell’ingegner Tobler, in una località sul lago di Zurigo. Si tratterrà per un anno, seguendo gli insuccessi imprenditoriali dell’ingegnere e la lenta decadenza della famiglia, che non impediscono però di godere di alcuni piaceri della vita quotidiana, del paesaggio, della convivialità. Il primo di agosto si celebra la festa nazionale, ai cui preparativi l’assistente contribuisce, aiutando ad allestire le luminarie. La ricorrenza del primo di agosto è festeggiata animatamente con brindisi e fuochi d’artificio, la cui “pioggia di scintille”  – come in una premonizione – ” crepita con molto fracasso ed effetto momentaneo, ma ricade subito nel nulla”. 

Dicono del libro
“L’ assistente che Robert Walser descrive è lui stesso. Il luogo del romanzo che, secondo le parole dell’autore, dovrebbe essere un ‘estratto della vita quotidiana svizzera’, è Wädenswil, un comune sul lago di Zurigo, mezzo industriale e artigiano, mezzo agricolo, dove l’autore venticinquenne lavorò dall’estate 1903 al gennaio 1904, nella villa Stella Vespertina, situata sopra un colle, come impiegato di un ingegnere meccanico”

(C. Seelig, nella Nota del curatore, ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“…’Facciamo in agosto? Al primo d’agosto?’ ‘ Non voglio fissare nessuna data’ fece Kate
David Herbert Lawrence, Il serpente piumato

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“… Fino ad allora a tenermi in piedi era stata l’ostinazione, ma a poco a poco sentii la mia determinazione indebolirsi, finché il primo di agosto mi sentii pronto a cedere…”
Paul Auster, Moon Palace

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“… Passa a trovarmi, gli disse prima che richiudesse la porta. Lui promise di farlo. Era sabato I agosto…”
Michel Houellebecq, Le particelle elementari

 

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“…Hoggi che il Leon arde…”
Ludovico Leporeo, Per il primo d’Agosto

 

 

 

31 Luglio

31 luglio 2013

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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts
Preside: Albus Silente
(Ordine di Merlino, Prima Classe, Grande Mago, Stregone Capo, Supremo Pezzo Grosso, Confed. Internaz. dei Maghi)

Caro Signor Potter,
siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
L’anno scolastico avrà inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa del Suo gufo entro e non oltre il 31 luglio p. v.

Distinti saluti,
Minerva McGonagall
Vicepreside

 Joanne K. Rowling, Harry Potter e la Pietra Filosofale, 1997, tr. it. M. Astrologo, ed. cons. a c. di s. Bartezzaghi, Salani, 2011, pp. 61-62

È allo scoccare del suo undicesimo compleanno, il 31 luglio, che Harry Potter – un orfano ospitato di malavoglia dalla zia materna Petunia e dal marito signor Dursley – viene a conoscenza della sua natura di mago, destinato ad avventure straordinarie, che lo porteranno lontano dal sottoscala di Privet Drive n. 4, dove ha vissuto fino a quel giorno. Il gigante Hagrid, custode della Scuola, lo mette al corrente delle sue doti e di quelle dei suoi genitori, morti in un duello con un mago malvagio, e gli consegna la lettera della Scuola, che gli zii gli avevano impedito di leggere in tutti i modi, giusto in tempo, nel giorno della scadenza: 31 luglio.  Il 31 luglio è anche la data di nascita dell’autrice della saga di Harry Potter, la scrittrice britannica Joanne K. Rowling.

Dicono del libro
Harry Potter è un predestinato: ha una cicatrice a forma di saetta sulla fronte e provoca strani fenomeni, come quello di farsi ricrescere in una notte i capelli inesorabilmente tagliati dai perfidi zii. Ma solo in occasione del suo undicesimo compleanno gli si rivelano la sua natura e il suo destino, e il mondo misterioso cui di diritto appartiene. Un mondo dove regna la magia; un universo popolato da gufi portalettere, scope volanti, caramelle al gusto di cavolini di Bruxelles, ritratti che scappano”

(Dal sito dell’editore Salani)

Altre storie che accadono oggi

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“… L’ultimo giorno di luglio era giunto. Il mese prediletto di Klingsor…”

Hermann Hesse, L’ultima estate di Klingsor

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“… Ancora otto ore e luglio sarebbe terminato, ma il calore delle sue 31 giornate di sole furibondo scorreva ancora…”

Vitaliano Brancati, Paolo il caldo

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“… D’improvviso non era una sera come tutte l’altre che prima s’erano adagiate sulla faccia della terra, come tutte l’altre che dopo verranno. Era il 31 luglio 1914…”
Giuseppe Antonio Borgese, Rubè

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“… Lunedì scorso (31 luglio) eravamo quasi completamente circondati dai ghiacci che serravano la nave…”

Mary Shelley, Frankenstein

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“… Erano le prime ore del pomeriggio di quel 31 di  luglio, e il sole batteva caldo  molto…”
Riccardo Bacchelli, Il diavolo al Pontelungo

30 Luglio

30 luglio 2013

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La ragazza scrive la cartolina. Sulla cartolina, dalla parte della corrispondenza ora c’è il nome della ragazza, la data, 30 luglio 1980 e la data e l’ora in cui lui dovrà tornare tra dieci anni, il 30 luglio 1990, a mezzanotte. Dalla parte dell’illustrazione c’è il punto della spiaggia del giorno prima, all’incrocio tra il sentiero per i campi da tennis, la passeggiata e la rue de Londres, così bella dice lei, la più bella di tutte, la sua preferita, bella come un tunnel di luce del sole davanti al mare 

Marguerite Duras, Yann Andréa Steiner, 1992, tr. it. L. Prato Caruso, Feltrinelli 1993, p.75

Estate del 1980: la storia della convivenza della narratrice con un giovane, Yann, che potrebbe essere suo figlio, è intrecciata con altre storie, immaginate o intuite nella stessa estate nella località delle Roches Noires, nel nord della Francia. In una di queste storie, la giornata del 30 luglio, una giornata in cui il cielo sembra “di lacca azzurra”, è richiamata due volte: nel presente del racconto (il 1980) e nel futuro 1990, in uno strano appuntamento nel tempo fissato su una cartolina comprata nel bazar. 

Dicono del libro
“È una storia vera, come quella dell’Amante, la storia di un’altra passione ‘proibita’, l’amore che Marguerite Duras sta vivendo per Yann Andréa, un giovanotto che potrebbe essere suo figlio. Yann conosce Marguerite alla proiezione di India Song (uno dei film più importanti della Duras cineasta), le scrive per molto tempo, a volte due lettere al giorno. Poi le lettere si interrompono e solo allora, nel vuoto e nella solitudine in cui la mancanza di quelle lettere l’hanno lasciata, Marguerite si decide a rispondergli. Due giorni dopo, nell’estate del 1980, ‘un’estate di pioggia e di vento’, Yann arriva alle Roches Noires ed è questo incontro (da cui inizia la loro convivenza) che Marguerite descrive, intrecciandolo alla sua maniera, con altre due storie”.

(Dalla bandella dell’ed. Feltrinelli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Spero che vorrà intervenire alla festa del trenta di luglio, signora Poyser…”
George Eliot, Adam Bede

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“… Rimasto solo, scrisse sul muro, con un pezzetto di intonaco staccato dal soffitto: ’30 luglio 1816’…”
Alexandre Dumas, Il conte di Montecristo

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“… Sidi b. M. 30 luglio 189.. Ti scrivo sotto una perfezione d’azzurro…”

André Gide, L’immoralista

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“… Uno dei più vecchi ricordi che mi sia possibile di precisare nel tempo, perché si riferisce a un fatto storicamente controllabile, risale al 30 Luglio 1900…”

Giuseppe Tomasi di Lampedusa, I ricordi

 

 

29 Luglio

29 luglio 2013

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Il giorno  29 luglio dell’anno 2157 la temperatura esterna a Parigi era di meno undici gradi. Nevicava esattamente da un mese e sei giorni, e quasi tutti gli edifici della città vecchia erano sepolti. La vita proseguiva però regolarmente sottoterra nelle metropolitane, nelle vie-condotto, nei giardini botanici e nei forum a temperatura costante di otto gradi. Dall’ultimo piano dell’immensa piramide incastonata nel ghiaccio un uomo infreddolito guardava la distesa gelata e spoglia stendersi per chilometri e chilometri, interrotta solo dalla luce di qualche slitta

Stefano Benni, Terra!, 1983, Feltrinelli 1983, p.14

Dopo una serie di guerre mondiali e una crisi energetica, la terra è immersa in una nuova glaciazione. La popolazione di uomini, robot, cyborg, vive in un inverno perenne, in città verticali e paesaggi simulati, mentre il potere è spartito fra grandi alleanze e una piccola federazione. Il 29 luglio del 2157 è la data, a Parigi, di una riunione segreta di questa federazione: si decide l’avvio di una missione verso un pianeta simile alla terra – Terra due – scoperto proprio all’inizio di quel mese. In una gelida giornata di fine luglio, inizia la ricerca, che dai confini dello spazio s’intreccia con i segreti degli Inca, passando per i nodi del tempo: “Una è la vita / dal futuro / torna il passato / dal passato / torna il futuro”. 

Dicono di oggi
“È l’anno 2156: da una Parigi sotterranea e da un mondo ghiacciato dalle guerre nucleari, parte un’incredibile corsa spaziale, verso una nuova Terra più vivibile. Contro la Proteo Tien, la scassatissima astronave sineuropea, e il suo ancor più scassato equipaggio, scendono in campo due colossali imperi: l’Impero militare samurai, con una miniastronave su cui un generale giapponese guida sessanta topi ammaestrati e la Calalbakrab, la reggia volante del tiranno amerorusso, il Grande Scorpione. Intanto a terra, per risolvere un mistero legato alla civiltà inca, si affrontano Fang, un vecchio saggio cinese, e Frank Einstein, un bambino di nove anni genio del computer. La chiave del mistero inca del “cuore della terra” è anche la chiave del viaggio nello spazio”.

(Dalla quarta di copertina dell’ed. Feltrinelli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Lunedì 29 luglio. Il grande giorno è finalmente arrivato. Nel cuore della notte fummo svegliati da un battimani…”
Robert Louis Stevenson, Nei mari del sud

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“… 29 luglio 1900. È una giornata di fine luglio. Un ragazzo di nove anni, smilzo, con gli occhi azzurri trasognati è trascinato per un braccio da una giovane donna…”
Giani Stuparich, Cuore adolescente

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“… 29 luglio 1937 … Non che il tempo qui sia qualcosa di più di una parola…”
Lawrence Durrell, La grotta di Prospero

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“… Yes my baby taken sick on July twenty-nine…”
Sonny Boy Williamson, Ninety Nine (segnalazione di Michele Brescia)

 

 

28 Luglio

28 luglio 2013

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Delle funeste conseguenze che può comportare il convincimento che il 28 luglio cada il 28 luglio.
Isaac aveva convinto suo fratello Julio che il 28 luglio doveva essere festeggiato il 28 luglio! Julio Carbajal esitava. 
“Siamo nel dicembre 2192, Isaac. Huarautambo si prepara per il Natale. Lo stesso padre Chasán sta organizzando un presepio nella chiesa di Yanahuanca.”
Isaac consultò un calendario dell’antichità.
“Siamo nel luglio 1962. Fra quindici giorni si celebra l’indipendenza. Tu festeggia il 28 il 28!”

Manuel Scorza, Cantare di Agapito Robles, 1977, tr. it. A. Morino, ed. cons. Feltrinelli, 1983, p. 98

Durante la tirannia del giudice Montenegro, nella regione peruviana di Huanuco, anche il tempo è stato modificato. I mesi hanno durata variabile, i giorni vanno avanti e indietro secondo l’arbitrio del tiranno, per cui l’anno della vicenda, il 1962, è diventato il 2192. E il mese di luglio, nel quale ricorre l’indipendenza del Perù – 28 luglio 1821 – è diventato periodo natalizio. Mentre l’indio leggendario Agapito Robles prepara la rivolta, i due fratelli Carbajal – uno dei quali è maestro di scuola – consultano un calendario gregoriano, precedente quello imposto dalla dittatura, e con coraggio decidono di festeggiare l’anniversario dell’indipendenza nel giorno in cui cade, il 28 di luglio. Ci vorranno molte lotte per spodestare il tiranno Montenegro e riportare anche il tempo nei suoi binari, ridando a mesi e giorni i nomi consueti e alle date la loro storia. 

Dicono del libro
“il Cantare di Agapito Robles mette a fuoco un particolare episodio della lotta condotta dagli indios. L’obiettivo è la conquista dell’immensa proprietà del giudice Montenegro, il tiranno della regione. Guidata da Agapito Robles, un personaggio già comparso nei romanzi precedenti, la lotta si conclude vittoriosamente: gli indios riescono a impadronirsi del baluardo dal quale il giudice Montenegro proiettava la sua ombra terrorizzante sulla contrada”.
(Dalla quarte di copertina dell’ed. Feltrinelli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Domenica 28 luglio. Karaiti venne a chiedere una replica dei ‘fantasmi’…”

Robert Louis Stevenson, Nei mari del Sud

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“… Dobbiamo rimandare ancora le vacanze, rimandarle alle calende greche, e siamo già al ventotto di luglio…”
Guy de Maupassant, Bel-Ami

27 Luglio

27 luglio 2013

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“E mi fecero aspettare particolarmente a lungo quel giovedì, 27 luglio, aspettare in piedi nell’anticamera per due ore buone; mi ricordo con tanta esattezza anche di questa data per un particolare motivo, perché nell’anticamera dove io – senza potermi sedere, naturalmente – dovetti starmene impalato per due ore, era appeso un calendario, e non so descriverle con quanta avidità di cose stampate, di cose scritte continuai a fissare quella cifra, quella parola, ’27 luglio’ sulla parete; le divoravo quasi nel cervello”

Stefan Zweig, Novella degli scacchi, 1941, tr. it. S. Martini Vigezzi, Garzanti, 1991, p. 65

Su una grande nave passeggeri, il narratore – assistendo a una partita di scacchi giocata da un campione mondiale – incontra il signor B., nel cui passato gli scacchi hanno avuto un ruolo cruciale. Per quattro mesi, il signor B. ha vissuto segregato in una stanza d’albergo, “fuori del tempo, fuori del mondo”. Senza orologio, libri, giornali, matite, senza contatti né distrazioni: è una forma di tortura della Gestapo per indurlo a rivelare delle informazioni. Lasciato nel nulla, in balia dei suoi pensieri, il signor B. trova una temporanea salvezza nell’incontro fortuito – prima di un interrogatorio – con un manuale di scacchi, su cui concentrerà, di lì in avanti, tutta la sua attenzione mentale. Anche il giorno in cui si è imbattuto nel manuale è rimasto impresso nella sua memoria, avendo guardato a lungo, in attesa della chiamata, il calendario con la scritta 27 luglio. 

Dicono del libro
“Stefan Zweig scrisse Novella degli scacchi nel 1941, pochi mesi prima di suicidarsi, insieme con la seconda moglie, nella città brasiliana di Petropolis, il 22 febbraio 1942. La notizia della sua morte fu soffocata da quelle provenienti dai fronti di guerra e così anche la sua ultima, disperata protesta, non fu che un flebile grido, quasi inudibile nel frastuono di quegli anni.”

(Dalla quarta di copertina dell’ed. Garzanti, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il 27 luglio, nella mattinata, una grande folla assisteva alla partenza dello steamer Mozik…”
Jules Verne, La caccia al meteorite

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“… Il pomeriggio del 27 luglio, Smurch fu spedito in una sala dove si trovavano ufficiali dell’esercito…”
James Thurber, Il più grand’uomo del mondo

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“…vaga, di sé dimentico e di tutto, / lungo le calme vie che si ridestano, / oggi, addì ventisette Luglio mille / novecento cinquanta – un milanese”
Sergio Solmi, Entro la densa lente dell’estate

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“… E il 27 luglio 1924 si imbarcarono a Marsiglia, destinazione lidi africani…”
Enrique Vila-Matas, Storia abbreviata della letteratura portatile