Tempo, archivio, natura a Carrara

Linea e cerchio, storia e natura, archivi e paesaggio: intorno a queste polarità si svolge la ricerca collettiva – coordinata dall’artista Chiara Camoni – che porta all’apertura della mostra Del tempo lineare e del tempo ciclico ovvero della storia e della natura, visitabile dal 7 giugno al 7 luglio 2018 al CAP (Centro Arti Plastiche) di Carrara. 
Nata da una residenza dell’artista – piacentina di nascita e residente nella zona delle Alpi Apuane – sul tema del dialogo fra archivi storici e creatività contemporanea, la mostra espone i risultati di un intenso lavoro corale condotto sui materiali dell’Archivio Zaccagna, conservato nella Biblioteca dell’Accademia di Belle Arti di Carrara. 


Geologo e mineralogista, Domenico Zaccagna (Carrara, 3 settembre 1851 – Roma, 1940) fu autore di accurate mappature delle Alpi Apuane e ora le carte e i documenti conservati nell’Archivio sono la chiave d’accesso alla storia e al paesaggio che raccontano e registrano.
Insieme con Chiara Comani – da sempre interessata al tempo lento della natura e ai suoi rapporti col tempo convenzionale – un gruppo variegato di partecipanti si è attivato in escursioni ed esplorazioni incentrate sui luoghi e sui paesaggi emersi dall’Archivio.  

I risultati delle esplorazioni sono stati poi elaborati creativamente per mezzo di disegni, fotografie, stampe vegetali, durante i laboratori, che dunque precedono la mostra e ne costituiscono la materia prima, insieme alle carte provenienti dal passato, alla memoria comune, al paesaggio apuano.

AA. VV. Del tempo lineare e del tempo ciclico, ovvero della storia e della natura (a cura di Chiara Camoni)
Dal 7 giugno al 7 luglio 2018 – Centro Arti Plastiche di Carrara
Su Chiara Comani si può leggere in diconodioggi Dieci giorni scomparsi e ritrovati

Il Tempo sotto vetro in un libro di Roberta Aureli (Bulzoni editore)

Fra i diversi motivi per i quali leggere il libro di Roberta Aureli, La campana di vetro. Trasformazione della “camera di compensazione per sogni e visioni” nelle pratiche artistiche contemporanee (Bulzoni editore, Roma 2017), c’è un capitolo sul Tempo.
Dopo aver ripercorso la storia della campana di vetro – ambivalente oggetto d’arredo, cupola da salotto che racchiude ogni sorta di memorabilia privati o naturali – risalendo dalle case vittoriane fino alle visioni dei Surrealisti; dopo aver trattato nei dettagli le scatole-vetrina di Joseph Cornell e il loro riverbero che da New York arriva anche in Italia, in certe opere di Munari, Dangelo, Del Pezzo; dopo aver rintracciato il retaggio della campana di vetro nelle poetiche della miniatura, della meraviglia, del frammento, della mutilazione, della reliquia, variamente declinate a cavallo della grande guerra, Roberta Aureli si rivolge all’epoca contemporanea, allestendo una mostra ideale di “campane di vetro” reinterpretate da una rosa di artisti ed artiste internazionali. Qui troviamo le messe in scena di David LaChapelle, gli “accostamenti impervi” di Pablo Mesa Capella, i giocattoli di Lucas Mongiello, l’estetica bonsai di Aiba Takanori. E molte altre significative esperienze, che riconducono una parte consistente della ricerca attuale alla fascinazione per la Wunderkammer, agli sconfinamenti nell’immaginario scientifico e fantascientifico, alle simulazioni di habitat e di universi sotto vetro.
Aureli Campana di vetroÈ nel sesto capitolo, dall’eloquente titolo Custodire il tempo, che la dimensione temporale – evocata dalla funzione conservatrice della campana di vetro  – si rivela come contenuto stesso delle opere. Il capitolo si apre con una citazione dal trattato che Ernst Jünger dedicò nel 1954 alle clessidre, Il libro dell’orologio a polvere:  “Il tempo dilegua ma non svanisce”. L’artista al centro del capitolo è Chiara Camoni (Piacenza, 1974), presentata con alcune imprese emblematiche: l’esposizione del 2006 dal titolo (Di)segnare il tempo, in cui erano raccolti centinaia di disegni realizzati e firmati dalla nonna dell’artista, che per mezzo di una fitta trama di stelle e asterischi, ” aveva segnato sulla carta il tempo”, scandendo “come un metronomo il passare dei giorni”.
Nei lavori di Camoni “c’è il tempo dei ritmi e delle scansioni, il tempo della lotta contro la materia, il tempo lungo e paziente della creazione artigianale; c’è il tempo dei calendari e, soprattutto, il tempo condiviso con coloro ai quali l’artista delega il lavoro” – scrive Roberta Aureli – soffermandosi poi sull’opera Clessidra, presentata in una mostra del 2004. Si tratta di una clessidra sistemata – per l’occasione della mostra –  dentro una campana di vetro di misura molto maggiore rispetto a quella necessaria per contenere il piccolo oggetto, che appare simile ai segnatempo che corredano tanti giochi da tavolo. La sproporzione fra lo scorrere del tempo e la possibilità di controllarlo e misurarlo si lega così ai passatempi, ai giochi e ai ritmi con cui lo si riempie.
La trattazione di Roberta Aureli prosegue – dopo il capitolo sul Tempo – con una serie sorprendente di rivisitazioni della campana di vetro, che spaziano dall’Europa agli Stati Uniti, all’Australia, alla Cina, al Brasile (The Eight Day di Eduardo Kac), con un forte nucleo britannico (Damien Hirst, Kate McGwire, Janie Graham e Georgia Russell, Justine Smith, Jake e Dinos Chapman); per l’Italia spiccano David Casini, con le sue miniature di ecomostri e utopie politiche allestite sotto vetro e Sebastiano Mauri, con i suoi arrangiamenti di mondi in cui convivono creature aliene e terrestri, divine e umane. Il libro si chiude con riferimenti a campane di vetro metaforiche e futuribili, invisibili cupole colossali capaci di racchiudere intere comunità, bolle di cristallo esplorabili nello spazio-tempo.
Antonella Sbrilli (@asbrilli)

Il blog di Roberta Aureli, PlaychesswithMarcel.tumblr.com

Dieci giorni scomparsi e ritrovati, di Chiara Camoni

Dieci giorni cancellati da calendari, agende, libri di conti, diari: sono quelli fra il 5 e il 14 ottobre 1582, quando entrò in vigore la Riforma del calendario di Papa Gregorio XIII.
Elaborata per correggere l’invecchiamento del calendario istituito da Giulio Cesare, sistemare i calcoli sull’Equinozio e sulla data della Pasqua, la Riforma che introduce il calendario gregoriano ha avuto il suo peso sul senso del tempo.
Il francese Michel de Montaigne, per esempio, annotava di non riuscire ad adattarsi  al cambiamento, tanto da essere con la mente  sempre dieci giorni avanti oppure dieci giorni indietro (Saggi, libro III, capitolo X).
E nel libro di Umberto Eco, Il pendolo di Foucault, lo sfasamento di dieci giorni fra i calendari in vigore dopo la Riforma – che fu accettata prima, e in diverse fasi, dai paesi cattolici e più avanti in quelli protestanti –  ha la sua rilevanza nella vicenda.

Camoni

Nel 2003, l’artista Chiara Camoni, nata a Piacenza e residente in Toscana, riprende le fila di quella storia.
“Appena scopro i documenti che testimoniano questa operazione sul tempo, cerco di capire che fine hanno fatto i dieci giorni. Mi rendo conto che nessuno li ha mai reclamati. Me ne posso quindi legalmente appropriare!”.
Disegna così due medaglioni con i profili affrontati, quello di Papa Gregorio XIII e il suo, e prepara degli atti di restituzione di quei dieci giorni, da consegnare durante una performance, che ha luogo in diverse sedi (Cartiere Vannucci,  Galleria Blanchaert di Milano) fra il 2003 e il 2004.

Camoni 2

“Potrei regalare un giorno a qualcuno, o magari venderglielo” scrive l’autrice nel decalogo di intenzioni collegato a questa performance che – come molte altre sue opere da (Di)segnare il tempo a Clessidra, a Notturni – ha a che fare con il tempo, la scansione di giorni e notti, la regolarità, la ripetizione, la durata.
“Gentile Principessa, sono sinceramente dolente di non potervi restituire l’ultimo giorno di giovinezza che io vi debbo…” scrive il mago gentiluomo del racconto di Giovanni Papini, Il giorno non restituito: per donare tempo alla figlia malata, l’uomo convince giovani donne a donargli 365 giorni per poi restituirli, uno a uno, negli anni successivi, quando le donatrici sono diventate vecchie. E non sempre la restituzione riesce.
La magia omeopatica di Chiara Camoni restituisce giorni  potenziali, riserve di 24 ore, con cui fare qualcosa, anche solo riflettere sul tempo attraverso un pezzetto di tempo.

Camoni macro 2016
Sia durante lo svolgimento della performance, sia soprattutto dopo, alla distanza, l’artista ha ricevuto riscontri in forma di fotografie, messaggi, pensieri su questo dono o baratto proposto ai visitatori, che hanno avuto da lei  l’input ad aggiungere, invece cha a togliere, giorni dal calendario.
Nel corso della mostra Dall’oggi al domani. 24 ore nell’arte contemporanea (Museo Macro di Roma, via Nizza dal 29 aprile al 2 ottobre 2016) la performance è effettuata tutti i venerdì, sabato e domenica, alle ore 11 e alle ore 16:30, da studenti del Dipartimento di Storia dell’arte e Spettacolo.

Antonella Sbrilli @asbrilli

Immagini: courtesy Chiara Camoni e Macro