In un tempo così breve: 5 secondi di Andrea Martinucci
“a marble rolling across wooden floor could be as portentous as a passing comet”
John Ashbery, 1967
Se ne era accorto alla fine degli anni Sessanta l’economista e informatico statunitense Herbert A. Simon (Premio Turing 1975 e Premio Nobel per l’Economia nel 1978) che la ricchezza crescente di informazioni, nel mondo occidentale, avrebbe portato a un deficit di attenzione. Emanuele Bevilacqua, esperto di media che ha dedicato diverse ricerche a Herbert, è arrivato a creare una newsletter – Attention as Art / L’attenzione come arte – su questa risorsa “preziosa e necessaria, costantemente interrotta dal flusso delle informazioni”.
E all’arte dell’attenzione fanno riferimento – in un senso esplicito e trasfigurato – due opere dell’artista romano Andrea Martinucci, entrambe intitolate 5 secondi: una mostra, svoltasi da febbraio ad aprile 2025 presso la Fondazione Baruchello di Roma e un libro, collegato a doppio filo alla mostra, ma anche indipendente da essa (Arbor Editions).
Curata da Serena Schioppa, la mostra si presentava come un dispositivo per “riflettere su un lasso di tempo brevissimo, offrendo l’opportunità di rallentare, fermarsi e cogliere l’imprevedibilità del quotidiano”. Il fulcro di questo dispositivo artistico era la registrazione visiva di un’azione compiuta dall’artista nella piazza del Duomo a Milano. In piedi sull’acciottolato, vestito di scuro, l’uomo incrocia dei passanti, compie dei movimenti con le braccia, solleva e dondola una busta di plastica bianca, finché questa non si lacera e le arance contenute in essa cadono per terra. Il “tentativo di esaurimento” di questo piccolo evento sono 120 immagini in formato A3, stampate in inchiostro nero su carta argentata e srotolate lungo i 35 metri del pavimento della Fondazione Baruchello, “adiacenti una all’altra come in una timeline di montaggio ancora aperta” (Maria Alicata). Dai primi fogli scuri emerge come un ectoplasma la sagoma della busta, seguono i “fotogrammi” dell’evento, che culmina nella caduta delle arance a terra; il terreno, a quel punto, diventa un fondale sempre più nero su cui i frutti si dispongono come astri nel cosmo (quante volte si usano gli agrumi per simulare il sistema solare di fronte a un pubblico di bambini!). E forse anche per richiamare agli occhi la citrinitas delle arance, in mostra erano presenti tre tele di Martinucci del 2024, ad acrilico giallo intenso.
Chi guarda le 120 immagini sistemate a terra, spostandosi da una all’altra – scrive la curatrice Schioppa – è invitato a prestare attenzione a ogni dettaglio, ma anche a interrogarsi sulla veridicità percettiva della scena, sull’effettiva durata dei 5 secondi, sul loro essere anche il prodotto di montaggio e di immaginazione, di partiture e di ritmi.
5 secondi – abbiamo detto – è poi il libro realizzato in occasione della mostra, che ne restituisce il concetto e le immagini, trasformandoli grazie a un altro dispositivo peculiare, che viene dalla tradizione cartotecnica. Curato dalla ricercatrice Lisa Andreani, il libro sceglie di coniugare una prima parte saggistico-narrativa (con i contributi di Serena Schioppa, di Carla Subrizi, di Maria Alicata, di Damiano Gullì in dialogo con Martinucci, della stessa Andreani) e una seconda parte “animata”. In questa parte le immagini dell’azione sono montate a blocchetto in modo che possano essere sfogliate come un flipbook, dove i passaggi graduali da una pagina all’altra danno l’illusione del movimento continuo. Entriamo qui nella zona dei così detti movable books, quella tipologia editoriale che prevede la manipolazione inusuale del supporto, l’apertura eccentrica del libro, in forma di giostra o leporello, la messa in azione di flap e volvelle, che aumentano le pagine di combinazioni e possibilità, intersecando le dimensioni del gioco filosofico, del precinema, dell’intrattenimento interattivo. Non a caso 5 secondi appare per i tipi di Arbor Editions, dell’editore Edoardo Visalli, che si dedica a multipli e libri d’artista, oggetti ed ephemera e ha scelto la forma del flipbook in diverse occasioni (Amuser Duchamp, Retard, The Crossing).
In conclusione, in quarta di copertina del volume si trova questa sinossi:
“Come accade in 5 secondi, potremmo interrogarci se la caduta di un sacchetto contenente arance, in un ordinario tragitto quotidiano, non sia altro che un segnale, una metafora, di una caduta interiore, un possibile cambiamento radicale dello stato attuale delle cose. Una caduta, un piccolo accidente capace di riavviare il ciclo, oppure una caduta che generi uno stravolgimento irreversibile del sempre uguale”.
Leggendola, il pensiero va alla celebre e tanto spesso citata poesia di Wisława Szymborska, Disattenzione (2005). La poetessa polacca Premio Nobel si rammarica di non aver dato la giusta attenzione al giorno trascorso: “Ho svolto attività quotidiane / come se ciò fosse dovuto”, mentre “Uno dopo l’altro avvenivano cambiamenti / perfino nell’ambito ristretto d’un batter d’occhio”.
Un po’ d’attenzione ci è richiesta dal cosmo, se non altro per educazione, continua Szymborska, e dunque è necessario non dare per scontata nessuna porzione del tempo quotidiano, 24 ore, 1440 minuti, 86.400 secondi.
Da qui in avanti, 5 di questi secondi sono attenzionati da Andrea Martinucci in piedi sulla piazza, con la busta che si rompe e le arance che si trasformano in pianeti.
Antonella Sbrilli
aprile 2025
Riferimenti:
– 5 secondi. Andrea Martinucci, a cura di L. Andreani, Arbor Editions, Roma 2025
– Emanuele Bevilacqua ha introdotto e curato la prima traduzione italiana del testo di Herbert Simon nel volume Il labirinto dell’attenzione. Progettare organizzazioni per un mondo ricco di informazioni, trad. di P. Tassi, Luca Sossella editore 2019. Attention as Art si trova su substacks.
– Sui movable books: POP-APP. Scienza, arte e gioco nella storia dei libri animati dalla carta alle app, a cura di Gianfranco Crupi e Pompeo Vagliani, Torino, Fondazione Tancredi di Barolo, 2019.
– La poesia Disattenzione di Wisława Szymborska fa parte della raccolta Due punti (2005, tr. it. a cura di P. Marchesani, Adelphi 2006).