Tim Etchells TimE.

L’arrivo del 2021 è stato salutato a Roma da una notevole serie di interventi artistici in cui il tema del tempo emerge con forza. Fra le opere scelte (qui le informazioni), c’è quella visibile nell’immagine di apertura: l’installazione dell’artista britannico Tim Etchells. Una imponente scritta al neon – montata al Circo Massimo – dice “This precise moment in time as seen from the future”.
Un pensiero sul tempo, come molti che l’artista-performer-scrittore ha elaborato negli anni (e del resto se leggiamo di seguito il suo nome e l’iniziale del cognome, il tempo – TimE. – appare immediatamente).
Come riporta nel suo accuratissimo sito, le scritte sono una sorta di “open-ended thought-experiment”, un esperimento aperto, in cui chi legge è sollecitato a muoversi sottilmente nel tempo e nel linguaggio.
In particolare, “Questo preciso momento nel tempo, come se fosse visto dal futuro” viene da un’opera del 2016, As Seen, in cui si chiede a chi guarda “di considerare l’istante esatto, in cui vede l’opera, come se quell’istante fosse osservato da un momento successivo nel tempo”.

Nel loop che si crea in questa esperienza, lo spettatore è preso simultaneamente all’interno di due incontri,  “uno con l’opera in sé e l’altro con l’immaginazione del momento futuro in cui guarderà indietro a quell’incontro”.
Etchells invita così a un esercizio di ginnastica temporale, memore di Borges e dei tanti tesori concettuali accumulati nella psicologia e nella filosofia del linguaggio: fermarsi a guardare il presente come se quel presente fosse già nel futuro.
Una situazione aperta e incompletabile, un dispositivo per entrare in risonanza con minime frazioni di tempo, che ci sfuggono, ma di cui l’esca visiva creata dall’artista ci rende, per un preciso momento, consapevoli. 

Qui il sito dell’artista 
Qui l’intervista di Exibart a Francesca Macrì e Claudia Sorace, curatrici artistiche del progetto Oltre tutto del Comune di Roma per il Capodanno 2021
(as)

Past + Future

“Quando il presente diventa passato? Quando finisce oggi e inizia domani? E come definiamo lo spazio che si trova nel mezzo, prima che uno sia determinato come conseguenza dell’altro?”
Sono le domande che l’artista australiana Sara Morawetz pone per presentare la serie di opere Tenses. I tempi, i tempi dei verbi, la natura dei termini che indicano la percezione condivisa e personale del tempo sono il soggetto di questa serie di opere che risale al 2017 e che costituisce una delle fasi della ricerca, artistica e scientifica, che Sara Morawetz conduce sul tempo e sulla sua misurazione. 


In questa serie di opere, i termini Today, YesterdayPresent, PastFuture sono stampati neri su fondo bianco con la tecnica della stampa lenticolare, una tecnica per cui, muovendosi davanti all’immagine, il visitatore percepisce una forma che sfuma in un’altra. Nel caso delle parole, lo stato di transizione fra l’una e l’altra produce sovrapposizioni, stati indeterminati, in cui la leggibilità e il senso diventano eventi casuali, effimeri e mutanti mentre l’occhio trascorre sulla superficie.


In questi passaggi, capita che le lettere creino delle sequenze sensate, del tutto inaspettate: per chi parla italiano, nello scatto che si vede riprodotto in questo post, la somma dinamica di PAST e FUTURE produce a un certo punto la sequenza leggibile PAURE, che apre a suggestioni e interpretazioni impreviste dall’autrice, ma cariche di senso per chi parla appunto italiano.

Il tema del passaggio fra uno stato attuale, il presente dell’ora, e un prima, rimanda il pensiero all’opera del fotografo Duane Michals, Now becoming Then (1978), corredata di una legenda che coniuga le neuroscienze (il momento presente è una costruzione della mente) e i pensieri sul tempo di Sant’Agostino: “When I say, ‘this is now’, it becomes then. There is no now, it appears to us as a moment, but the moment itself is an illusion. It is and isn’t, and this illusion is a series of about-to-be’s and has-beens, that put together seem an event. It is a construction, an invention of our minds”.


Il procedimento concettuale di una parola che sfuma nell’altra lasciando una traccia comune ricorda poi la fusione algebrica di A GUEST + A HOST = A GHOST di Marcel Duchamp. Anche gli anni fatti di giorni in trasparenza nei calendari compositi di Alighiero Boetti si affacciano in questi accostamenti che cercano di catturare lo “space in-between“, l’istante di passaggio fra prima, adesso, dopo. Abituati ad esistere nel flusso, fermarsi a ragionare sui punti di passaggio fra le immense misure del passato e del futuro, del PAST e del FUTURE,  può ragionevolmente suscitare le PAURE che i due termini contengono a un certo stadio della loro fusione.

Il sito dell’artista: http://saramorawetz.com

Su Diconodioggi si parla di Sara Morawetz in occasione della sua opera-ricerca How the Stars Stand  e della conferenza tenuta alla Sapienza di Roma nel corso di Antonella Sbrilli.

a.s.