Frottage del tempo: Xu Bing a Roma

Tutti e tutte, da piccoli abbiamo praticato, senza conoscerne il nome, la tecnica del frottage (strofinamento), passando pastelli e matite morbide su fogli di carta appoggiati a superfici e oggetti diversi, per vedere emergere forme, macchie e dettagli. Reso famoso negli anni Venti dalle pratiche surrealiste di Max Ernst, il frottage, in inglese rubbing, ha una lunga tradizione in Cina, dove è stato usato come dispositivo di copia e duplicazione, con scopi didattici e documentali, sin dalla dinastia Han. Uno dei più significativi artisti cinesi contemporanei, Xu Bing (1955), ha usato il frottage in modo monumentale, poetico e innovativo in due grandi imprese creative. La prima risale al periodo 1988-1991, quando l’artista applicò la tecnica dello strofinamento a una torre della Grande Muraglia (Ghost Pounding the Wall). Per trasferire la texture della muratura sulla carta, insieme con i suoi collaboratori, Xu Bing ha ricoperto la superficie con un sottile strato di materia plastica, poi con un’ampia stesa di carta Xuan su cui sono stati pressati tamponi di cotone imbevuti di inchiostro. “Fragile e vulnerabile” – scrive Ilaria Puri Purini – il risultato di questo processo, che incorpora il presente e gli strati del passato rendendo “portatili” monumenti inamovibili,  ha bisogno di molto lavoro per essere condotto a termine, esposto e conservato. 

Dopo più di trent’anni dal frottage realizzato in Cina, la tecnica è stata applicata alla regina delle strade romane, la via Appia. Invitato dall’American Academy di Roma per un periodo di residenza nel 2024, Xu Bing ha replicato lo straordinario procedimento su un tratto della via Appia nei pressi di Marino. Con il team di studenti e studentesse, il selciato della strada è stato esplorato, ripulito, ricoperto di carta e tamponato di inchiostro. Il rotolo di 22 metri che ne è risultato riporta il pattern dei basoli, gli interstizi terrosi, le tracce vegetali. 

La mostra all’America Academy accoglie nella prima stanza il lavoro antico fatto sulla torre della Muraglia, riunito sulle pareti con invisibili puntine e nella seconda quello recente sulla via Appia, che cade da una parete al pavimento come una pelle minerale.  Il muro (the Wall) e la strada (the Road), sono così messi in dialogo in due ambienti contigui, a mostrare la circolarità di una ricerca decennale che accosta classico e contemporaneo, orientale e occidentale, matrice e ripetizione, comunicazione e archeologia.
All’ingresso delle sale, un video illustra l’esecuzione del lavoro, restituendo anche il suono che i tamponi inchiostrati fanno sul terreno a seconda della pressione e del ritmo di chi li usa. Ogni frottage cattura la forma umbratile dell’oggetto sottostante in maniera diversa, mentre l’oggetto stesso cambia nel flusso del tempo. Ogni frottage, essendo venuto in contatto diretto con gli oggetti originali, conserva per osmosi le informazioni materiche, le tracce temporali e le forme visibili di una cultura, immettendole in una rete comunicativa che trapassa i confini. 

Il 29 maggio:  conversazione di Xu Bing con Ornella de Nigris (Studi orientali, Università di Siena).

A Moment in Time: Xu Bing in Rome
A cura di Ilaria Puri Purini con Lexi Eberspacher
American Academy in Rome, via Angela Masina, 5
22 Maggio – 27 giugno 2024

Vie del tempo. Un gioco di Stefano Bartezzaghi

Lisbona rua 1 de dezembroEra il 1997: Stefano Bartezzaghi, nella sua rubrica La posta in gioco su “La Stampa”, proponeva ai suoi lettori l’impresa delle Vie del tempo, una raccolta di “giorni instradati, ovvero vie che, nelle varie città d’Italia e del vasto mondo, ricordano non un nome ma una data”. Uno stradario di date, un calendario di strade in cui possono rientrare anche le strade citate  nelle storie, come, ad esempio, la Rua do Primeiro de Dezembro, nella Lisbona di Saramago.