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AI, Daniela Cotimbo, Pastificio Cerere, Re: humanism, Time, timeline
È affidato anche a una borsa shopper il messaggio della mostra Timeline Shift, curata da Daniela Cotimbo presso il Pastificio Cerere di Roma, che espone le opere premiate dall’associazione culturale Re: humanism per la quarta edizione (2025) del suo Art Prize.
“Move beyond the wrong timeline”, dice la scritta bianca su stoffa nera, sintetizzando il tema centrale del concorso e dell’esposizione: l’invito a immaginare come infrangere le forme sbagliate della sequenza temporale. Tanto più nell’epoca in cui i programmi di Intelligenza artificiale modificano masse e sequenze di dati nei loro spazi latenti, di dimensioni incommensurabili per la percezione umana, anche in termini temporali.
Nel 2012, il potente allestimento multimediale di William Kentridge, The Refusal of Time, aveva offerto una meditazione sul tempo normato da orologi e fusi orari, sorveglianza e colonialismo; nel 2013 Jonathan Crary aveva affidato a 24/7 la sua critica all’erosione del tempo del riposo nell’epoca del profitto e della visibilità senza pause. Più vicino, nel 2021, Pascal Chabot (Avoir le temps. Essai de chronosophie) ha proposto una “cronosofia” spiraliforme per districarsi fra il destino biologico dell’essere viventi, l’imperativo del progresso, la scadenza ecologica e l’ipertempo tecnologico.
Sono quattro aspetti che fatalmente si ritrovano in tante ricerche artistiche attuali e che non sfuggono al progetto di Timeline Shift, come si legge nella presentazione della mostra:
“le opere di questa quarta edizione, con la loro molteplicità di punti di vista, dimostrano che in un mondo in cui la conflittualità sembra condurre verso un’apocalisse umana, ecologica e culturale, è ancora possibile attivare strategie di resistenza e alimentare immaginari capaci di andare oltre le logiche corrosive di questa timeline sbagliata“

Nelle pagine web di Re: humanism è possibile avvicinarsi al modo in cui, in ciascuna delle opere esposte, l’elemento del tempo è affrontato sul piano delle scelte tecniche e linguistiche, poetiche e politiche. Qui intanto segnaliamo, in attesa di tornarci con approfondimenti, le opere Ever di Amanda E. Metzger (un complesso meccanismo generativo sul tema del diario e della memoria artificiale) e One day I saw the sunset ten thousand times di Isabel Merchante, che genera tramonti algoritmici proiettati in uno spazio fisico, “uno sguardo automatizzato che ritorna incessantemente a una visione di qualcosa che non è mai esistito”. E portiamo nel tempo quotidiano la borsa di stoffa con il suo statement, come un memento a deviare, quando possibile, dalla sequenza obbligata dei giorni, e a trattare anche la cronologia come una tela.

La mostra Timeline Shift, a cura di Daniela Cotimbo, Roma, Pastificio Cerere, 18 giugno-30 luglio 2025 – Re: humanism
(a.s.)
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corso, Massimo Adario, Sapienza, Sbrilli, tempo, timeline, visualizzare informazioni
Nessun giorno senza una linea, nessuna lezione senza un appunto: si possono prendere appunti in tanti modi, rincorrendo frasi sul filo dell’ascolto, disegnando schemi o nuvole di parole, tracciando frecce che uniscono isole di concetti, disegnando pensieri e forme.
L’architetto Massimo Adario, in veste di allievo del mio corso di Storia dell’arte contemporanea alla Sapienza (Arte e tempo, anno accademico 2015-2016), ha voluto visualizzare un anno di studio – da ottobre a giugno – in una formidabile timeline che riporta, giorno dopo giorno, le lezioni impartite durante il corso, collegate alle visite a mostre, ai post di questo blog sul tempo, agli incontri artistici avvenuti durante quel periodo.
Il risultato è questo: 4 metri e 70 centimetri di stampa che concentrano e svolgono nello spazio un tempo, con i suoi strati sovrapposti, successivi e contestuali, con i ritorni e gli anticipi, le incursioni, gli incisi.

Diario di Massimo Adario -PDF-
Una timeline che è anche un un diario: è questo infatti il titolo che Massimo Adario dà al suo lavoro Diario 12.10.2015 / 06.06.2016.

Se il lungo nastro pieno di immagini, di date e di link è per l’autore un diario, per chi ha tenuto o seguito il corso ha il valore di uno strumento di memoria: le foto con didascalia, messe in fila lungo la sequenza delle giornate e collegate da linee tratteggiate funzionano da classici “luoghi” in cui andare a recuperare i ricordi di informazioni ascoltate e di esperienza fatte in quelle date.
Ma oltre alla qualità diaristica e mnemonica, questa timeline offre direzioni di lettura anche a chi non sappia molto dell’argomento trattato, cioè l’interpretazione del tempo da parte degli artisti contemporanei. E lo fa grazie alla forma di visualizzazione scelta dall’autore, al modo in cui le informazioni sono localizzate, rese contigue e parlanti.

Anche a non sapere che l’artista giapponese On Kawara ha dipinto le date o che il polacco Roman Opalka ha riempito tele di numeri progressivi, colpisce la loro vicinanza (nelle lezioni di novembre 2015), e il collegamento (non importa chi l’abbia suggerito) con il codice che scorre in una schermata del film Matrix. 
In un altro punto della timeline, le griglie regolari – in cui artisti come Hanne Darboven e Gerhard Richter hanno riversato la varietà della storia – sono messe accanto alle opere di artisti minimal e collegate dall’autore alle opere architettoniche di Herzog & De Meuron e di Ai Wei Wei, opere – come scrive Adario – “in cui il Tempo è parte integrante”.
Contiguità, coincidenze, collegamenti si addensano in certe porzioni della timeline, si diradano in altre, aprono porte verso direzioni diverse, tornano lungo la linea diritta, alternando e mescolando qualità dello spazio e del tempo, della memoria e della vista, del ragionamento e dell’intuizione.
Antonella Sbrilli (@asbrilli)