Alla ricerca di una cronosofia

 

Cronosofia: una saggezza del tempo che si dimostri adatta alle forme che il rapporto con la dimensione temporale ha preso nel mondo contemporaneo, dove quattro regimi competono e si affollano sulle nostre vite: il Fato ineludibile dei ritmi biologici, l’imperativo del Progresso, l’onnipresenza tirannica dell’Ipertempo tecnologico, la minaccia della Scadenza legata alla catastrofe ecologica.
Il filosofo belga Pascal Chabot, nel suo saggio Avoir le temps. Essai de chronosophie, propone un affondo in queste forme del tempo, comparando la loro presenza, seguendone le trasformazioni, registrando le singolarità.
Si addentra nell’analisi degli schemi del tempo, quelle “strutture civili” condivise da gruppi sociali nelle varie epoche; lavora – consapevole che il tema “mette duramente a prova il nostro linguaggio” – sulle parole e le metafore del tempo; si appoggia a creazioni artistiche (i glifi di Nazca, la lanterna di Borromini, il monumento di Tatlin, la Spiral Jetty di Smithson, fino a Sphere Spirals di Escher) per illustrare le sue considerazioni sulla spirale che unisce forme cicliche e lineari.
Passando agilmente da considerazioni filosofiche a esempi della nostra via quotidiana, da fonti mitologiche a manufatti e dispositivi della tecnica, dalla sociologia alla finanza, Chabot conduce il lettore al punto apicale del suo ragionamento.
Nel capitolo dedicato alla figura della Scadenza, la frase “non avere tempo” – da cui il saggio aveva avuto inizio – si espande dalla condizione individuale alla prospettiva della sopravvivenza del genere umano sulla terra, generando nuovi sentimenti, come ad esempio “l’afuturalgia, il dolore di sentirsi privati di un futuro”. Lungi da atteggiamenti apocalittici e riduzionisti, Chabot invita a ragionare sulla necessità di pensare in quattro dimensioni, affrontare insieme i quattro schemi, fondere il diacronico e il sincronico in una “meta-spirale” aperta e complessa.
L’ultimo paragrafo è dedicato al concetto dell’Occasione, il momento opportuno, il kairos del pensiero greco. “L’Occasione” – dice Chabot – “è come un’uscita dal tempo”, è il momento della risoluzione veloce, dell’agire, del cogliere un’opportunità; è anche il tramite per “uscire dalla filosofia, per concretizzare la cronosofia”.

Pascal Chabot, Avere tempo. Saggio di cronosofia (2021), tr. it. S. Bertolini, Treccani Libri 2023

Giorno dopo giorno. Alice Guareschi

Il tubo arriva per posta e dentro, arrotolato, c’è un foglio di carta avoriata, un poster 50 x 70. Una volta disteso, mostra il suo messaggio: una frase di tre parole, composta al centro in modo che emerga – prima ancora della frase –  la consistenza dei gruppi di lettere in cui l’artista Alice Guareschi ha suddiviso e ricomposto le tre parole, che sono “Giorno dopo giorno”. Un sintagma di uso consueto prelevato dal linguaggio; una unità di misura lessicale che suggerisce il ritmo e la misura del tempo circadiano che scandisce le nostre vite;  un modo di dire e raccontare la ripetizione.
E anche una frase di sedici lettere: questo numero fa subito pensare ai quadrati magici di Alighiero Boetti in cui le lettere sono disposte in griglie di 4 righe e 4 colonne, le parole  (dare tempo al tempo / dall’oggi al domani) sono scritte in verticale e gli incroci regolari consentono scorrimenti ortogonali e diagonali dello schema. 
Nella sua opera, Alice Guareschi (nata a Parma nel 1976)  scompone la sua frase in quattro blocchetti che tagliano le parole in gruppi irregolari e li dispone uno sull’altro  (giorn / nod / opo / gior / no), producendo una lettura serpentina e lievemente instabile, che dona all’insieme una illusoria plasticità dinamica.
Realizzata nel 2022, quest’opera fa parte del progetto Utopia dell’Enciclopedia Treccani, che chiede ad artisti e artiste di interpretare visualmente un lemma a scelta fra gli oltre 150.000 del Vocabolario Treccani, “per completare l’impresa utopistica di creare un vocabolario di immagini”, e mettere a disposizione una collezione di poster d’artista acquistabili.
Nella pagina web dedicata al progetto, si possono visionare le parole che hanno trovato già la loro rielaborazione d’autore, fra di esse Ascolto del collettivo Claire Fontaine, Farfalla di Emilio Isgrò, Emigrazione di Giuseppe Stampone, Persona di Francesco Arena, la stessa Utopia, di Elisabetta Benassi e altre, che aggiungono dimensioni visive e concettuali alla nostra lingua.

Il lemma scelto da Alice Guareschi è Giorno e nel verso del poster è riportata per intero la voce del dizionario Treccani, ciò che rende il foglio una medaglia a due facce, da mantenere visibili entrambe.

Come si legge nelle note informative del progetto Utopia, “Alice Guareschi sceglie il lemma giorno, riprendendo la frase palindroma giorno dopo giorno, già protagonista di una sua opera di arte pubblica installata in modo permanente dal 2019 nella periferia sud di Milano”.
Invitata a partecipare al progetto Open (Bando Periferie 2018 del Comune di Milano), Guareschi ha infatti proposto – per quell’incarico – la 
scritta giorno dopo giorno, realizzata al neon in tre esemplari di colore blu, verde e rosa, installati in tre punti nei quartieri Chiesa Rossa e Stadera.
“Giorno dopo giorno è una scritta palindroma, che si può leggere sia in un verso che nell’altro; è una scritta aperta, che continua oltre sé stessa e può essere ripetuta all’infinito, come infinito è il tempo cosmico al di là delle scansioni numeriche del nostro calendario; è una scritta che non ha un soggetto definito, perché riguarda tutti, anche se ognuno a suo modo, a seconda della storia personale o più banalmente dell’umore del momento; è una scritta semplice, eppure complessa, perché allude alla vita quotidiana nelle sue molteplici, e a volte imprevedibili, sfaccettature”.
Mentre la scritta al neon corre in orizzontale, alludendo agli statement concettuali e alle suggestioni pop, quella disposta sul foglio rientra nella ricca tradizione della poesia visiva che manipola e ricombina gli elementi del linguaggio.
Come è stato scritto con acume “le lettere, ora nere su sfondo bianco, si fanno sobrie e minimal, mentre l’intervento di solo testo – quasi un ex libris – riduce all’essenziale la componente gestuale, cancellando ogni immagine e sottraendo elementi al fine di moltiplicare, ancora una volta, i possibili significati”.
Scorrendo l’archivio dell’artista, emergono poliedrici percorsi nel tema del tempo, delle sue misure e dei suoi intervalli, riflessi in opere come Every day, every morning, every day (2007),  I giorni e le ore (2010), 2005 (basato su un calendario), Ogni orologio è un labirinto (2014). 
(a.s.)