“Time-taking exercises”

Retreating Horizon of Time in Quarantine (L’orizzonte in ritirata del tempo in quarantena) è il titolo molto eloquente di un articolo di Dan Chiasson apparso il 19 marzo 2020 sul sito del New Yorker. Segnalato da Carol Fischer dell’International Society for the Study of Time, il pezzo raccoglie esempi variegati degli effetti che la quarantena da Covid19 sta producendo nel rapporto con il tempo. In un periodo di forzato isolamento in sé stessi, le persone pongono maggiore attenzione allo “sfruttamento” e al “potenziamento” delle lunghe ore a disposizione, raffinando le scelte, soprattutto quelle che riguardano la lettura e la scrittura. Complici anche i social network, gli esperimenti di lettura collettiva aumentano, offrendo tanti programmi scadenzati a cui partecipare, che possono provocare – insieme alla soddisfazione – anche un misto di ansia e ripetitività. 
In cerca di forme per passare il tempo l’autore richiama una serie di esperienze del passato, oggetto di un suo interesse anche collezionistico. Si tratta di libri e quaderni fatti a mano da persone che si sono trovate alle prese con un tempo estremamente lungo da riempire. Fra questi, Chiasson cita il Cahier de Chansons, un quaderno di canzoni, realizzato alla fine della seconda guerra mondiale da un ufficiale francese prigioniero in uno stalag tedesco. E poi due fascicoli di un misterioso periodico di epoca vittoriana, sempre fatto in casa, che raccoglie racconti, puzzle, indovinelli, poesie, disegni e altri “time-taking exercises”, espedienti fantasiosi ed esercizi disciplinati per occupare il tempo, forse di un’estate ottocentesca. C’è anche un gioco ancora irrisolto su cui l’autore invita a perdere tempo: lo trovate qui.

 

 

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