30 Novembre

30 novembre 2014

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“Si finisce sempre per essere assassinati, se non si ottiene la propria nobiltà direttamente dagli Dèi, e dal cuore del cielo il proprio potere.”
“È così che sono nobile, anch’io” diss’ella.
Ma non era convinta. E con maggior decisione tornò al suo pensiero d’andarsene.
Scrisse a Città del Messico per prenotarsi una cabina da Vera Cruz a Southampton: sarebbe partita l’ultimo di novembre

David Herbert Lawrence, Il serpente piumato, 1926, tr. it. E. Vittorini, ed. cons. Mondadori, 1969, p. 554

L’irlandese Kate è arrivata in Messico la domenica dopo Pasqua e nel tempo trascorso nel paese ha conosciuto, non senza inquietudine, tradizioni e possibilità di vita del tutto diverse da quelle europee. Si è sposata con Cipriano, un generale che, insieme con l’amico Ramon, lavora per la rinascita del culto di Quetzalcoatl, il dio-serpente piumato, sullo sfondo dell’instabile situazione politica messicana. Attratta e spaventata dalla forza che emana dal Messico, Kate a volte crede “di essere risalita a un’èra primigenia della coscienza umana, quando gli uomini, pieni di oscure volontà e indifferenti alla morte, avevano la loro forza spirituale nel sangue e nella colonna vertebrale, non nel cervello…”. A volte, è presa dai ricordi della sua vita precedente, come le accade, in un assolato giorno di novembre, pensando all’avvicinarsi del Natale nel paesaggio inglese. Incerta, sempre in bilico sul presente/serpente del tempo, prenota – e sono le ultime pagine del libro, ma non della storia -un biglietto di ritorno per il 30 novembre.

Dicono del libro
“Il serpente piumato è il romanzo che diede a David Herbert Lawrence larga fama. Ne è protagonista una donna intelligente e moderna che si lascia sottomettere, pur attraverso infinite ribellioni, al mistero segreto delle cose. Storia di una sconfitta dell’intelletto dinanzi alla natura, si svolge intorno al duplice fascino di una lentissima trasformazione psicologica da una parte, e di un meraviglioso crescendo d’atmosfera dall’altra: poiché questo romanzo ha per sfondo il Messico e sa renderlo vivo nei suoi abitanti, nei suoi costumi e nella sua tremenda solitudine tropicale”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Fu solamente il 30 novembre che la prima raffica di vento si fece sentire…”

Emilio Salgari, Gli scorridori del mare

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“… che avrebbe fatto Fernando Pessoa se avesse potuto leggere, due mesi prima. L’autore di Mensagem morirà il 30 novembre prossimo per una colica epatica…”
José Saramago, L’anno della morte di Ricardo Reis

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“… La mattina del 30 novembre, mancando notizie da Montreal, Arnold mi consegnò una lettera da recapitare al generale Montgomery… Anche il freddo era delizioso in quella bianca mattina”
Gore Vidal, Burr

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“…. Colette si è sposata il 30 novembre a mezzogiorno. La famiglia si è riunita per un grande pranzo…”
Irène Némirovsky, Il calore del sangue

29 Novembre

29 novembre 2014

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29.11
Una cattiva notte, la mattina quindi un po’ legnoso. Telefonata dalle poste e telegrafi. Brutto tratto di crinale, pieno di traffico, in direzione di Neufra. Per la più breve, traverso i campi, è quasi impossibile. Su a Bitz una bufera spaventosa, tutto sotto la neve. Dopo Bitz, su per un bosco. Si scatena una furibonda tormenta, dentro il bosco i fiocchi vengono dall’alto, mulinando, in un vortice; ma fuori, in campo aperto io non mi azzardo più, là la neve arriva orizzontale. E dire che non è ancora dicembre

Werner Herzog, Sentieri nel ghiaccio, 1978, tr, it. A. M. Carpi, Guanda, 1980, pp. 29-30

È il penultimo giorno di novembre del 1974, il 29 – come oggi – di quarant’anni fa. Herzog è partito da una settimana per raggiungere a piedi Parigi dalla Germania, convinto che il suo pellegrinaggio possa aiutare l’amica Lotte, che abita a Parigi ed è gravemente malata, a restare in vita. Il clima è ostile, mentre l’uomo attraversa boschi e paesi solitari, attento allo stato dei suoi piedi e della scarpe, che devono accompagnarlo nel lungo tragitto.
A questo testo, è legato il gioco di Pagina99 della settimana 22-29 novembre:#librincammino. Nel giornale in edicola oggi è possibile leggere una selezione dei contributi arrivati via mail e via twitter. 

Dicono del libro
“Questo libro è la storia di un viaggio in certo modo straordinario: il viaggio a piedi intrapreso nell’inverno 1974 da Werner Herzog, per recarsi da Monaco a Parigi, dove lo aspettava un’amica malata, Lotte Eisner, storica e studiosa del cinema tedesco. Una testimonianza d’affetto che, secondo Herzog, avrebbe dovuto contribuire a tenere in vita una persona cara. Strade, boschi, paesi squassati da temporali e bufere di neve, villaggi deserti e campi disabitati: questo il paesaggio che percorriamo insieme a un uomo che compie il più anacronistico dei gesti. Il racconto di Herzog ha la capacità di rappresentare in modo nuovo quell’Europa che attraversiamo in treno, in auto o sorvoliamo in aereo, quell’Europa di cui cogliamo di solito solo i paesaggi urbani, le fabbriche, le autostrade, i quartieri industriali. È un’Europa restituita a una quasi inconcepibile naturalità, a una dimensione arcaica e segreta. E al contempo queste avventure, questi incontri, queste scoperte che si situano in una sorprendente ‘terra di nessuno’, si accostano a un modello aulico, fanno rivivere in modo singolare il mito del viaggio come prova e il tema dell’eroica peregrinazione”.
(Dalla scheda del libro nel sito ibs)

 

 

Altre storie che accadono oggi

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“… Il 29 novembre pranzai piuttosto tardi, alle otto di sera; ero seduto a gambe incrociate, come solevo fare quando il mare era calmo…”
Matthew P. Shiel, La nube purpurea

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“… Il 29 novembre nevicava intensamente su tutta la Scania…”
Henning Mankell, La mano (segnalazione di @ClabHouse)

28 Novembre

28 novembre 2014

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Mente umana non può concepire quello che sta avvenendo a Mosca. Sette bancarellisti della Sùcharevka sono già al fresco per aver diffuso voci sulla imminente fine del mondo provocata dai bolscevichi. Dar’ja Petrovna ne ha parlato indicando perfino la data esatta: il 28 novembre 1925, festività di Santo Stefano Martire, la terra si scontrerà con l’asse celeste

Michail Bulgakov, Cuore di cane, 1925, tr. it. M. Olsoufieva, Garzanti 1974, p.90

Pallino, un cane randagio affamato e pulcioso, e molto esperto della dura vita  di strada nella Mosca della rivoluzione bolscevica, è stato accolto in casa del professor Preobrazenskij, uno scienziato che sperimenta tecniche chirurgiche di ringiovanimento. Dopo qualche giorno di bella vita, Pallino è l’oggetto di un’operazione: gli vengono innestate ghiandole genitali e ipofisi di un uomo appena morto in una rissa. Invece di ringiovanire, però,  il cane si trasforma in una specie di  essere umano: piccolo e sgraziato, il nuovo Pallino è in grado di parlare – usando il repertorio di parolacce sentito nella sua precedente vita canina – e addirittura di leggere. La notizia di questo evento portentoso alimenta il caos che regna a Mosca, aggiungendosi alle voci di fine del mondo, prevista per il giorno di Santo Stefano il giovane, monaco orientale commemorato il 28 novembre. 

Dicono del libro
“A Mosca, negli anni della NEP, un cane viene trasformato in essere umano, ma il bisturi del chirurgo ha creato un sottoessere, pieno degli istinti più bassi. Allo stesso modo, si conclude, sono fallite nel compromesso e nel fiasco totale le grandi speranze bolsceviche di una umanità nuova, ottenibile rapidamente”
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Garzanti, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Enrico è partito il 28 novembre 1909, imbarcandosi a Trieste per l’Argentina. senza avvisare quasi nessuno…”
Claudio Magris, Un altro mare

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“… Quando ne compirai 70?. Il ventotto novembre. Allora sarà magnifico, Taylor. Quel giorno diventerai uno dei nostri” esclamò Charmian…”
Muriel Spark, Memento mori

 

27 Novembre

27 novembre 2014

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Il Visconte di Valmont alla Marchesa di Merteuil […]

Addio, incantevole amica; non sigillerò questa lettera che alle due, nella speranza di poterci accludere la desiderata risposta.
Alle due del pomeriggio.
Niente ancora, e l’ora incalza; non ho tempo di aggiungere altro; ma stavolta mi neghereste ancora i più teneri baci dell’amore?

Parigi, 27 novembre 17**

Choderlos de Laclos, I legami pericolosi, 1782, tr. it. P. Bianconi, Rizzoli 1976, pp.330-31

L’intreccio di vicende dei Legami pericolosi emerge dalle lettere che i protagonisti si scambiano, dall’agosto al dicembre di un anno del Settecento, con un epilogo nel gennaio dell’anno successivo. Dal carteggio fra il libertino Visconte di Valmont e la cinica Marchesa di Merteuil si conoscono i piani per sedurre la giovane Cecilia Volanges, innamorata del cavalier Danceny, ma promessa sposa a un altro, e soprattutto per sedurre la leale signora di Tourvel. Le strategie attuate dal Visconte e dalla Marchesa – al fine di esercitare il potere sul prossimo attraverso una raffinata trama di piaceri e di inganni – sfuggono però di mano.
Il 27 novembre Valmont attende – ora dopo ora – una risposta dalla signora di Tourvel, per comunicarla alla sua complice, la Marchesa. Ma la risposta non arriva e l’intrigo si avvia ad essere rivelato, con conseguenza fatali per tutti i protagonisti. 

Dicono del libro
“Il perfetto intrigo creato da Laclos nel suo unico romanzo è stato definito in molti modi: una partita a scacchi, un trattato di strategia erotica – non bisogna dimenticare che Laclos era ufficiale d’artiglieria e terminò la sua carriera come generale napoleonico -, un balletto del Desiderio e della Vanità, un monito di virtù, un incitamento al vizio. Certo nei Legami pericolosi c’è un po’ di tutto questo: una concezione profondamente pessimistica dell’uomo, che ha avuto superbe espressioni letterarie, da La Rochefoucauld a Stendhal, e una vena libertina che lo avvicina a Sade. Giorno dopo giorno i due predatori, la marchesa di Merteuil e Valmont, tessono la rete micidiale per le tenere vittime predestinate, Cecilia e la signora di Tourvel”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Rizzoli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… 27 novembre. Mi sono alzato tardi e, ormai sveglio, sono rimasto a lungo a letto cedendo alla pigrizia…”
Lev Tolstoj, Guerra e pace

 

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“… laddove essendosi ciò svolto l’ultima volta il 27 novembre 1893, ovvero 5 settimane prima del 29 dicembre, data della nascita d’un secondo erede…”
James Joyce, Ulisse

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“… 27 novembre 1889. L’anziana donna trotterellò silenziosamente lungo oscuri corridoi e salì le scale, soffermandosi incerta su vari pianerottoli…”
Antonia S. Byatt, Possessione

26 Novembre

26 novembre 2014

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martedì, 26.11

Idee un po’ più chiare dopoché a Kirchheim ho comprato una carta Shell. Nella notte una bella bufera, la mattina neve dappertutto, sfrangiata, che si scioglieva. Pioggia, tormenta sono ancora gli ordini minori. La baracca conteneva, a guardar bene, correggiato e rastrello per fieno, appesi alle pareti, per fare il rustico, e anche dei bastoni da passeggio con applicate delle placchette, rastrelli in croce, e un foglio di calendario con Playmate del mese di settembre. Sopra la finestra foto degli abitanti, fatte all’automatico, mi ricordano molto gente come Zef e Schinkel. L’uomo del distributore mi guardava con un’aria così irreale che io mi sono precipitato alla toilette per convincermi davanti allo specchio che ho ancora un aspetto umano. Ma sì, adesso mi faccio trascinare dalla bufera intorno al distributore fintantoché non mi spuntano le ali. Questa notte sarò re nella prossima casa violata; sarà la mia fortezza. Una sveglia da cucina, una volta messa in moto, annuncia in grande stile l’Ultima Fine. Il vento di fuori fruga il bosco. Questa mattina la notte era sospinta, come un’annegata, da fredde onde grigie

Werner Herzog, Sentieri nel ghiaccio, 1978, tr. it. A. M. Carpi, Guanda 1982, p.23


Martedì 26 novembre  è il quarto giorno del viaggio che Herzog ha intrapreso per arrivare da Monaco a Parigi. Sta viaggiando a piedi, nella strana convinzione che il suo pellegrinaggio solitario e faticoso possa aiutare l’amica Lotte, che abita a Parigi ed è gravemente malata, a restare in vita. Piove, nevica e fa molto freddo, mentre Herzog attraversa i boschi e i paesi della Baviera. Ha dormito in una casetta di vacanza, in cui è entrato “senza rompere niente”, trovando delle carte da gioco e il calendario di novembre. Il 26 ha ripreso la marcia, in direzione ovest e con l’aiuto di una mappa stradale della Shell. 

Dicono del libro
“Questo libro è la storia di un viaggio in certo modo straordinario: il viaggio a piedi intrapreso nell’inverno 1974 da Werner Herzog, per recarsi da Monaco a Parigi, dove lo aspettava un’amica malata, Lotte Eisner, storica e studiosa del cinema tedesco. Una testimonianza d’affetto che, secondo Herzog, avrebbe dovuto contribuire a tenere in vita una persona cara. Strade, boschi, paesi squassati da temporali e bufere di neve, villaggi deserti e campi disabitati: questo il paesaggio che percorriamo insieme a un uomo che compie il più anacronistico dei gesti. Il racconto di Herzog ha la capacità di rappresentare in modo nuovo quell’Europa che attraversiamo in treno, in auto o sorvoliamo in aereo, quell’Europa di cui cogliamo di solito solo i paesaggi urbani, le fabbriche, le autostrade, i quartieri industriali. È un’Europa restituita a una quasi inconcepibile naturalità, a una dimensione arcaica e segreta. E al contempo queste avventure, questi incontri, queste scoperte che si situano in una sorprendente ‘terra di nessuno’, si accostano a un modello aulico, fanno rivivere in modo singolare il mito del viaggio come prova e il tema dell’eroica peregrinazione”.
(Dalla scheda del libro nel sito ibs)

Altre storie che accadono oggi

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“… 26 novembre Talvolta mi dico: Il tuo destino è unico…”
Wolfgang Goethe, I dolori del giovane Werther

 

25 Novembre

25 novembre 2014

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Il diciannovesimo compleanno di Mario Incandenza sarà mercoledì 25 novembre, il giorno prima del Ringraziamento. La sua insonnia peggiora con l’entrare nella terza settimana dello iato di Madame Psychosis e il tentativo della Wyyy di riproporre la povera Miss Diagnosis, che ha iniziato una lettura in latino della Rivelazione di Giovanni che è così imbarazzante da farti sentire in pena per lei. Per un paio di notti Mario cerca di addormentarsi nel salotto della CdP con la Wods, una stazione Am che trasmette narcotizzanti arrangiamenti orchestrali di vecchie canzoni dei Carpenters. Il che rende le cose ancora più difficili. È strano sentire che ti manca qualcuno che forse non conosci neanche

David Foster Wallace, Infinite Jest, 1996, tr. it. E. Nesi (con la coll. di A. Villoresi e G. Giua), Einaudi, 2006, p. 706

Nel tempo raccontato in Infinite Jest, un tempo futuro in cui la geografia politica del Nordamerica è profondamente modificata, gli anni sono sponsorizzati da aziende di prodotti alimentari, medicali, elettrodomestici. L’anno a cui si riferisce questa pagina – indicato in italiano dall’acronimo APAD – prende il nome dal Pannolone per Adulti Depend  e interseca il calendario reale fra il 2008 e il 2009. Il secondogenito della famiglia Incandenza, Mario, un ragazzo disabile, compirà diciannove anni la vigilia del Giorno del Ringraziamento, che cade il quarto giovedì di novembre, mese di giornate “grigie, fredde e ventose”, col cielo colore “vetro sporco”. Mario fa parte della famiglia di James Incandenza, fondatore dell’Ensfield Tennis Academy e autore del film  perduto che dà il titolo al libro, oggetto di infinito intrattenimento e dipendenza.  Detto Booboo dal fratello più piccolo Hal, allievo dell’accademia di tennis, Mario ha competenze tecniche nelle riprese cinematografiche e una passione per il programma radiofonico – trasmesso dalla Wyyy – di Madame Psychosis. A qualche giorno dal suo compleanno Mario si è trasferito per la notte nella CdP, la casa del preside, in ascolto della radio. Madame Psychosis è sostituita, ma Mario si imbatte passeggiando nella registrazione di una vecchia puntata del programma, un programma in cui sembra di ascoltare “una persona triste” che legge ad alta voce lettere ingiallite, tirate fuori “da una scatola da scarpe durante un pomeriggio piovoso”. 

Dicono del libro
“In un futuro non troppo remoto e che somiglia in modo preoccupante al nostro presente, la merce, l’intrattenimento e la pubblicità hanno ormai occupato anche gli interstizi della vita quotidiana. Le droghe sono diffuse ovunque, come una panacea alla noia e alla disperazione. Finché sul mercato irrompe un film misterioso, Infinite Jest, cosí appassionante e ipnotico da cancellare in un istante ogni desiderio se non quello di guardarne le immagini all’infinito, fino alla morte. Nella caccia che si scatena attorno a questa che è la droga perfetta finiscono coinvolti i residenti di una casa di recupero per tossicodipendenti e gli studenti di un’Accademia del Tennis; e ancora imbroglioni, travestiti, artisti falliti, giocatori di football professionistico, medici, bibliofili, studiosi di cinema, cospiratori. DFW costruisce una vera e propria enciclopedia dei nostri tempi, e ci regala un’opera insieme universale e profondamente generazionale, una autentica nuova commedia umana”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il giorno di santa Caterina (25 novembre), onomastico di C. C., andai a messa nella chiesa del convento…” Giacomo Casanova, Storia della mia vita

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“… Al prossimo 25 novembre butterò nel fuoco questi fogli e cercherò di dimenticarli…”
Georges Bernanos, Diario di un curato di campagna

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“… Eppure sul calendario c’era scritto 25 novembre, interi mesi si erano consumati…”
Dino Buzzati, Il deserto dei Tartari

24 Novembre

24 novembre 2014

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“La prima prova è studiata perché voi dimostriate la vostra audacia” disse a Harry, Cedric, Fleur e Krum, “quindi non vi diremo di che cosa si tratta. Il coraggio di fronte all’ignoto è una qualità importante in un mago… molto importante…”
“La prima prova avrà luogo il 24 novembre, davanti agli altri studenti e alla commissione giudicatrice. Ai campioni non è permesso di chiedere o accettare aiuti di nessun genere dai loro insegnanti per portare a termine le prove del Torneo. I campioni affronteranno la prima sfida armati solo di bacchetta magica

Joanne K. Rowling, Harry Potter e il calice di fuoco, 2000, tr. it. B. Masini, Salani, Editore, 2001, p. 241

 

Dicono del libro

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23 Novembre

23 novembre 2014

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Tutti lo credevano morto. Nel 1988, quando pubblicai il libro sui suoi film, di Hector Mann non si avevano più notizie da quasi sessant’anni. Salvo un pugno di storici e patiti del cinema di un tempo, pochi sembravano anche solo al corrente che fosse esistito. Doppio o niente, l’ultima delle dodici comiche realizzate da Mann sullo scorcio finale del periodo del muto, apparve in sala il 23 novembre 1928. Due mesi dopo, senza aver salutato nemmeno uno dei suoi amici e compagni di lavoro, senza aver lasciato una lettera o informato chicchessia dei suoi progetti, uscì dalla sua casa di North Orange Drive e non fu mai più visto

Paul Auster, Il libro delle illusioni, 2002, tr. it. M. Bocchiola, Einaudi, 2003, p. 3

La storia raccontata nel Libro delle illusioni comincia con la data dell’ultima proiezione, in una sala cinematografica, di Doppio o niente, una comica dell’attore Hector Mann, un divo del cinema muto. Il 23 novembre del 1928 è l’ultima data rintracciabile nella vita dell’uomo, scomparso senza lasciare traccia. Le vicende di Mann e dei suoi film vengono ricostruite – sessant’anni dopo – dal narratore della storia, il professor Zimmer, che trova in essi un nuovo motivo di interesse per la vita, dopo aver perso la sua famiglia in un incidente. È in novembre che Zimmer ricomincia a viaggiare e di nuovo in novembre (il giorno del Ringraziamento) ha un attacco di cuore, verso la fine della narrazione. 

Dicono del libro
“Che fine ha fatto Hector Mann? Era una stella di Hollywood, all’epoca del cinema muto, ma poi è scomparso nel nulla. Molti anni dopo David Zimmer ripercorre le tracce della sua incredibile storia. Ma qualcuno non vuole che la verità venga a galla. Hector Mann ha concepito la vita come un’opera d’arte, e Zimmer scopre a proprie spese che l’arte può dare e togliere la vita”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Einaudi, op. cit.)

 

Altre storie che accadono oggi

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“… Il ventitré, esattamente. Non ti ricordi cosa è accaduto il ventitré novembre? Hai dimenticato l’anniversario?…” Michail Saltykov-Šcedrin, I signori Golovljov

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“… Difatti il Generale Grant il 23 novembre passava il 180° meridiano, quello sul quale si trovano, nell’emisfero australe, gli antipodi di Londra…”
Jules Verne, Il giro del mondo in 80 giorni

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“… L’atto di illuminazione che s’incendia in un cielo di solitudine.Pascal nella sua stanza la notte del 23 novembre 1654…”
Paul Auster, L’invenzione della solitudine (Il libro della memoria)

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“…La luce s’era levata così limpida, che pareva d’essere in aprile, invece che al 23 novembre…”
Elsa Morante, L’isola di Arturo (segnalazione di Ilaria Restivo)
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“… La data del 23 novembre, più che scritta è scavata dentro la mia mente…”
Piero Chiara,  Vedrò Singapore? (segnalazione di @evacruciani)

.VIDEO-GIOCHI

Paper, please

È il 23 novembre  nel video-gioco Papers, please (segnalazione di @appalachi)

22 Novembre

22 novembre 2014

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18:00 Speciale TV. La Virtual Reality TV presenta L’assassinio Kennedy. Indossate il vostro caschetto e lasciatevi portare a Dallas, il 22 novembre 1963. Prima sparerete con il fucile dell’assassino dalla finestra del Deposito di libri, e poi scenderete fra Jackie e JFK sulla limousine presidenziale quando la pallottola raggiungerà il bersaglio. Solo per abbonati speciali: sentirete il tessuto cerebrale del presidente in piena faccia o asciugherete le lacrime di Jackie con il vostro fazzoletto

James G. Ballard, Una guida alla morte virtuale, 1992, tr. it. L. Briasco, Tutti i racconti vol. 3 1969-1992, Fanucci, 2007, p. 640

“La vita intelligente sulla terra si è estinta  nelle ultime ore del Ventesimo secolo” e fra le poche tracce rimaste – non inutile a comprendere i motivi dell’estinzione – c’è una guida ai programmi televisivi trasmessi in una città qualunque dell’emisfero nord, in un giorno del 1999. Un abbonato standard del servizio poteva accedere – dalle sei della mattina alle cinque della mattina successiva – a programmi di notizie allarmanti, previsioni delle condizioni meteo negli interni, porno per tutti i gusti, crimini in diretta, giochi frustranti. Ma il pezzo forte era lo speciale delle sei del pomeriggio: grazie a un’applicazione di Realtà Virtuale, l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy a Dallas – il 22 novembre del 1963 – poteva essere vissuto in modalità immersiva, da diversi inquietanti e macabri punti di vista. 


Dicono del libro
“I racconti di questo maestro della short story contemporanea sono diventati veri e propri classici della letteratura dell’immaginario; anticipano di anni tematiche successivamente sviluppate da James G. Ballard nei romanzi della maturità, e vi si possono scorgere alcune delle riflessioni più ardite e dirompenti dello scrittore inglese”.
(Dalla quarte di copertina dell’ed. Fanucci, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… 22 novembre 1930 Era una giornata fredda e limpida e alla radio stava per cominciare uno dei loro programmi preferiti..”
Fannie Flagg, Pomodori verdi fritti al Caffè di Whitle Stop

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“…Puoi fare in modo di trovarti da solo vicino al fuoco nella Torre di Grifondoro il 22 novembre all’una di notte?…”
Joanne K. Rowling, Harry Potter e il calice di fuoco

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“… 22 novembre 1928. Ieri sera è morta suor Clotilde. La morte è un argomento sul quale non mi sono indugiato sovente in questo ineguale diario della mia vita imperfetta…”
Archibald J. Cronin, Le chiavi del Regno

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“… Il capitano Hamaji Ezoe, agente militare del Giappone a Urga, arrivò a Pechino il 22 novembre, a bordo di una macchina della ditta Andersen, Meyer & Co…”
Vladimir Pozner, Il barone sanguinario

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“… She was born in November 1963, the day Aldous Huxley died…”
Sheryl Crow, Run Baby Run (segnalazione di @mlfarinata)

 

 

21 Novembre

21 novembre 2014

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Era il ventuno novembre; una folla immensa e festosa traboccava di contrada in contrada sul corso di Porta Orientale e di là fuori nel campo del Lazzaretto, battezzato novellamente pel campo della Federazione. Tuonavano le artiglierie, migliaia di bandiere tricolori sventolavano; era uno scampanio a festa, un gridare, un lanciar di cappelli, un agitarsi di fazzoletti di teste di braccia in quella calca allegra tumultuosa e non pertanto calma e dignitosa. Né io né l’Aglaura ebbimo cuore di fermarci in una camera mentre alla luce del sole, alla libera aria del cielo doveva inaugurarsi poco stante il governo stabile ed italiano della Repubblica Cisalpina. Posto giù il mio fagotto e senza ch’ella volesse deporre il travestimento virile ci mescolammo alla gente, contentissimi di esser giunti in tempo di quel solenne e memorabile spettacolo

Ippolito Nievo, Le Confessioni d’un Italiano, 1867 (post.), ed. cons. Rizzoli, 2010, p. 608

 

Carlo Altoviti, detto Carlino, è “testimone ed attore d’un bel capitolo di storia”,  dalla rivoluzione all’arrivo dei Francesi in Italia, dalla caduta di Napoleone ai moti del 1848. Un capitolo di storia osservato all’inizio da una postazione laterale, il castello dei conti di Fratta nella bassa friulana, dove Carlo – orfano di madre e figlio di un gentiluomo-avventuriero –  trascorre l’infanzia e l’adolescenza, innamorato della Pisana, figlia dei conti. Crescendo, Carlo si muove fra Padova, Venezia, Milano e si trova coinvolto nei cambiamenti politici che l’arrivo di Napoleone comporta. Avventure private e rivolgimenti pubblici si mescolano nelle giornate del 1797 quando Carlo approda a Milano, proprio durante l’insediamento ufficiale delle due Camere di Consiglio della Repubblica Cisalpina, il 21 novembre, giornata di sole e di festa popolare. 

Dicono del libro
“Romanzo per molto tempo conosciuto col titolo di Confessioni di un ottuagenario, titolo voluto dagli editori, che lo pubblicarono postumo nel 1867, perché i lettori non avessero il dubbio si trattasse di un libro di propaganda politica. Il protagonista, Carlo Altoviti (Carlino) che l’autore dice essere nato nel 1775, narra nel 1858, i propri casi intrecciandoli con quelli dell’Italia, dal crollo della società settecentesca sotto i colpi dei nuovi tempi rivoluzionari, al temprarsi della nazione italiana durante la Restaurazione, alle prove di libertà sui campi di battaglia”.
(Dalla scheda del libro ne sito ibs)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il 21 novembre 1995 ho fatto il gran passo. Un tantino sordida, ho scelto il giorno in cui finivo un tascabile molto divertente…”
Annie François, La lettrice

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“… Era la mattina del 21 novembre: aiutammo a preparare panini e paratha…”
Salman Rushdie, I figli della mezzanotte

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“… la misurazione di Talete poté essere effettuata solo…Estrasse dalla tasca un prontuario e lo sfogliò…il 21 novembre o il 20 gennaio, a scelta…”
Denis Guedj, Il Teorema del pappagallo

 

20 Novembre

20 novembre 2014

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Io, Amy Curtis March, essendo in piena coscienza delle mie facoltà mentali, lascio e delego tutta la mia proprietà terrestre divisa in questo modo: […] Desidero che la mia compagna favorita Kitty Bryan abbia il grembiulino di seta celeste e l’anellino d’oro con un bacio affettuoso. Ad Anna lascio la scatola che ha sempre desiderato e tutti i miei rammendi sperando che: Di me si ricorderà quando quello vedrà. E adesso, avendo disposto della mia proprietà, spero che tutti saranno contenti e non biasimeranno i morti. Perdono a tutti e spero che quando suonerà la tromba ci rivedremo tutti. Amen. E questo testamento io firmo oggi, 20 novembre, Anno Domini 1861. 

Amy Curtis March

Louisa May Alcott, Piccole donne, 1868-69, tr. it. A. Mazzoni, Giunti 1994, p.180-181

Piccole donne racconta un anno nella vita della famiglia March, durante la guerra di Secessione americana. Mentre il padre è al fronte, la madre e le quattro sorelle vivono in una città non specificata del New England, probabilmente in Massachusetts. Iniziata a Natale, la storia delle avventure domestiche di Meg, Jo, Beth e Amy incontra i primi veri drammi (anche se a lieto fine) nel novembre successivo, quando un telegramma annuncia il ferimento del padre. Nello stesso periodo, la sorella Beth si ammala di scarlattina e la più piccola, Amy, è mandata dalla zia per evitare il contagio. Nella casa severa della donna, la giovanissima Amy pensa per la prima volta alla morte e redige un infantile testamento, sigillato e firmato dall’amico Teddy e dalla cameriera Estella, il ventesimo giorno di novembre, anno del Signore.


Dicono del libro
Piccole donne è il primo dei romanzi che, sullo sfondo di un’America ottocentesca, racconta la storia delle sorelle March, bambine e poi fanciulle e spose, fra cui emerge Jo, la sensibile protagonista di questo libro. Il romanzo scritto da Louisa May Alcott ha passato i cento anni, ma conserva tuttora una sua fresca vitalità”.
(Dalla scheda del libro nel sito ibs)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il 20 novembre fu un gran giorno per la Fortuna II…”
Karen Blixen, La cena a Elsinore


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“… A Aix ho ripreso la vita con Vivy, il 20 novembre scorso…”
Mario Soldati, Salmace

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“… 20 novembre. Il marziano sino ad oggi ha ricevuto circa duecentomila lettere…”
Ennio Flaiano, Un marziano a Roma

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“… 20 novembre 1940. Pioveva a Chicago a Artis O. Peavey stava correndo lungo la strada…”
Fannie Flagg, Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop

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“… Quando sei nato? Il dodici settembre. E tu? Il 20 novembre. Come ti chiami? Michele. Michele Amitrano. Tu che classe fai?…”
Niccolò Ammaniti, Io non ho paura

19 Novembre

19 novembre 2014

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NOTIZIE DI SLAGTOWN

(GIORNALE NEGRO DI BIRMINGHAM)

DI MILTON JAMES

19 novembre 1940

(…) Dal mondo della canzone. Black and Tan Fantasy, l’ultimo disco di Duke Ellington, edito dalla casa discografica Decca, ha suscitato grande interesse per il suo carattere di novità. In Creola il pianista suola un boogie-woogie tanto strano quanto efficace

Fannie Flagg, Pomodori verdi fritti al Caffè di Whitle Stop, 1987, tr. it. O. Crosio, Bompiani, 1994, pp. 208, 209

 

La vita in Alabama negli anni della Grande Depressione è raccontata parallelamente da una vecchia signora in una casa di riposo – che pesca nella sua memoria parlando con una visitatrice – e dalle notizie dei giornali locali dell’epoca.  Il centro della storia è il Caffè di Whistle Stop, un locale di legno di pino vicino alla stazione ferroviaria, poco più di una baracca, che però riesce a tenere viva la piccola comunità che gli ruota intorno. È grazie alle due donne che lo gestiscono, Ruth e Idgie, indipendenti e con uno spiccato senso della giustizia, che il Caffè diventa un punto di riferimento per neri e bianchi, vagabondi e viaggiatori, che trovano cibo, liquori, accoglienza e fiducia. I coloriti racconti della signora  sono intervallati dai resoconti del Bollettino di Whistle Stop e da quelli del Giornale negro di Birmingham che riporta i successi dei musicisti di colore, l’arrivo di Cab Calloway in città e – il 19 novembre del 1940 – la notizia dell’uscita di un disco di Duke Ellington. 

Dicono del libro
“L’infelice vita della complessata Evelyn Couch riceve un’inattesa svolta quando entra in contatto con un’anziana assai originale ricoverata in ospizio, Virginia Threadgoode. I ricordi di Virginia materializzano la calda vita di affetti che animava, tanti anni prima, il Caffè di Whistle Stop, Alabama, aperto da una singolare coppia al femminile, la dolce Ruth e la temeraria Idgie, e frequentato da stravaganti sognatori, uomini di colore, poetici banditi, vittime della Grande Depressione”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Bompiani, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… 19 novembre. Anno del pannolone per adulti Depened…”
David Foster Wallace, Infinite Jest

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“… 19 novembre Incontro Amerigo Bartoli. Si parla del tempo…”
Ennio Flaiano, Un marziano a Roma

 

18 Novembre

18 novembre 2014

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Se non avrete nulla in contrario a ricevermi in casa vostra, mi concederò il piacere di fare visita a voi e alla vostra famiglia lunedì 18 Novembre alle ore sedici, e potrò anche abusare della vostra ospitalità fino al sabato della settimana seguente, cosa che mi è lecita fare senza inconvenienti di sorta, giacché non dispiace a Lady Catherine che per qualche ragione io mi assenti una domenica, sempre che vi sia un altro ecclesiastico a sostituirmi nelle funzioni. Porgo un deferente omaggio alla vostra signora e alle vostre figlie, e rimango, signore, il vostro affezionatissimo amico, 
W. Collins
“E così, aspettiamoci per le quattro il nostro portatore di pace”, disse Mr Bennet ripiegando la lettera

Jane Austen, Orgoglio e pregiudizio,1813, tr. it. I. Maranesi, Garzanti 1991, p. 50

Nella complessa rete di parentele e relazioni del romanzo Orgoglio e pregiudizio, William Collins – l’autore di questa lettera – è il noioso cugino di Mr Bennet e poiché questi non ha avuto figli maschi, ma cinque femmine, è lui che erediterà la tenuta di Longbourn. Nella lettera, Collins annuncia la sua visita in casa Bennet per lunedì 18 novembre: ha intenzione di chiedere in moglie una delle figlie del cugino. Siccome la primogenita Jane è già impegnata, la scelta cade sulla secondogenita Elizabeth, detta Lizzy. Brillante e indipendente, Elizabeth rifiuta decisamente e con coraggio la proposta e affronta l’intricato cammino che la porterà a sposare  l’interessante, ricco e leale Fitzwilliam D’Arcy. 

Dicono del libro
“Pubblicato nel 1813, Orgoglio e pregiudizio è l’opera più popolare della Austen, la più perfetta per equilibrio di struttura narrativa e smalto di stile», scrive Attilio Bertolucci nell’introduzione.’Intorno al personaggio di Elizabeth, bella senza essere bellissima, intelligente e ferma senza essere dura, viene fuori nella sua verità l’Inghilterra di prima della rivoluzione industriale, col verde dei suoi boschi, col fango delle sue stagioni autunnali, col rosso delle sue uniformi militari’.”
(Dalla scheda del libro nel sito Garzanti)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il disegno, datato 18 novembre 1926, comporta un ritratto simbolico di lei e di me…”
André Breton, Nadja

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“… Il 18 novembre 1958 fu il giorno più cupo della breve vita di Nasser Ali Khan…”
Marjane Satrapi, Pollo alle prugne

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“… Lunedì 18 novembre 1996 Non mi piacciono le visite in ospedale…”
Daniel Pennac, Storia di un corpo (segnalazione di @francofri)

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“… La mattina del 18 novembre… i numeri del contachilometri scattano sulla cifra 1000, tonda tonda…”
Giorgio Bettinelli, Brum Brum (segnalazione di Sandra Muzzolini)

17 Novembre

17 novembre 2014

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Quattro uomini si gettarono in fretta in una imbarcazione. la folla li incoraggiava, l’ansia era di nuovo in tutti i cuori. L’uomo non era risalito alla superficie. Era scomparso in mare senza provocarvi un’increspatura, come se fosse caduto in una botte d’olio. Si sondò, ci si tuffò. Invano. Si cercò fino a sera: non si ritrovò neppure il corpo.
L’indomani, il giornale di Tolone recava queste righe:
“17 novembre 1823. Ieri un forzato, di corvée a bordo dell’Orion, dopo aver soccorso un marinaio, è caduto in mare ed è annegato. Il suo cadavere non è stato ritrovato. Si suppone che possa essersi impigliato nei piloni della punta dell’Arsenale. Quell’uomo portava il numero di matricola 9430 e si chiamava Jean Valjean”

Victor Hugo, I miserabili, 1862, tr. it. Liù Saraz, ed, cons. Garzanti, 1990, p. 401

Dicono del libro
“Sarebbe riduttivo considerare I miserabili semplicemente la storia della redenzione di un ex galeotto e della sua continua fuga dalla polizia. Questo romanzo corale è piuttosto il ritratto vibrante di una società in fermento, il grande affresco storico della Francia ottocentesca e la celebrazione commossa della sua gente che, pur schiacciata dalla miseria e oppressa dall’ingiustizia, non perde mai la cognizione della propria umanità”.
(Dalla scheda del libro nel sito Garzanti)

Altre storie che accadono oggi

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“L’indomani, 17 novembre, al mio risveglio sentii che il Nautilus era perfettamente immobile”
Jules Verne,Ventimila leghe sotto i mari

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“…Sapevo che in novembre doveva andare in India, ma l’avevo dimenticato. S’è imbarcato il diciassette per la Nigeria, in Africa…”
Edward M. Forster, Casa Howard

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“… Non lo conosce, ora non è sicura di averlo mai conosciuto. Il 17 novembre saranno otto anni che sono sposati…”
Joyce Carol Oates, Un’educazione sentimentale

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“… Il diciassette novembre. Studenti contro la dittatura. Quello è successo nel ’73, credo…” 
Don DeLillo, I nomi (segnalazione di Sandra Muzzolini)

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“… 17 novembre. Tutto scorre: e il tempo lo ingoia…”
Nicola Lecca, Le lacrime scritte (Concerti senza orchestra)

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“… In fondo da quel 17 novembre erano passati soltanto pochi giorni, di cui poteva ancora ricordare ogni attimo…”
Melania G. Mazzucco, Lei così amata

16 Novembre

16 novembre 2014

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Il giorno più cupo della mia vide l’alba nell’Arizona occidentale il sedici di novembre. Era una mattinata asciutta come tutte le altre, e verso le dieci stavamo attraversando il confine con la California per incominciare a risalire il fiume Mojave e avvicinarci alla costa. Quando superammo quella pietra miliare del tragitto e ci preparammo ad affrontare l’ultima tappa del viaggio, io mi concessi un sommesso hurrà celebrativo. Il maestro procedeva a velocità spedita e pensavamo di essere a Los Angeles in tempo per la cena

Paul Auster, Mr Vertigo, 1994, tr. it. S. Basso, Einaudi1995, p. 204

Dicono del libro
“Walt è un povero orfano senza futuro nella St.Louis degli anni Venti, ma possiede un dono naturale, e trova qualcuno deciso a sfruttarlo. Maestro Yehudi, mezzo stregone e mezzo ciarlatano, è l’ebreo ungherese che in tanti anni di duro tirocinio gli insegnerà la meravigliosa arte di volare facendo di lui un’attrazione da circo. Nelle sue peregrinazioni il bambino volante si ritrova tra incursioni del Ku Klux Klan, storie di gangster, giocatori di baseball e, nella Chicago degli anni Trenta, finisce con l’aprire un locale destinato a diventare famoso, il Mr Vertigo. Finché un giorno Walt ritorna normale e smette di essere un fenomeno. Ed è allora che il destino si compie in tutta la sua grandezza: riconoscendo nella storia di Dizzie Dean, campione in declino che non sa smettere di giocare, la propria storia, Walt comprende che importante non è solo volare ma anche capire quando si deve tornare a terra e vivere con dignità la vita di ogni uomo, del più anonimo e banale degli uomini”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Einaudi, op. cit.)

 

Altre storie che accadono oggi

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“… Alla mattina del 16 novembre, Useppe ebbe il primo, grave accesso della malattia che lo minava…”
Elsa Morante, La storia

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“… La presidentessa di Tourvel alla sig.ra di Rosemonde…Valmont è innocente; non si può essere colpevoli con tanto amore nel cuore. Parigi, 16 novembre 17**…”
Choderlos de Laclos, I legami pericolosi 

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“…16 novembre. Caffè 1,50 pranzo 5,30 fiammiferi controvento 0,20 métro 1 cena 5,50 giornale 0,15…”
Raymond Queneau, Gli ultimi giorni

 

 

 

15 Novembre

15 novembre 2014

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Verso il 15 novembre la season era in piena fioritura: l’Opera e i vari teatri spiegavano tutte le loro attrazioni, gli inviti a pranzo cominciavano ad accumularsi e si fissavano le date dei grandi balli. E, verso quell’epoca, la signora Archer diceva puntualmente che New York era molto cambiata

Edith Wharton, L’età dell’innocenza, 1920, tr. it. A. d’Agostino Schanzer, ed. cons. Feltrinelli, 1960, p. 295

A novembre riprendono le attività sociali della New York della fine dell’Ottocento, in cui si muovono i protagonisti del romanzo L’età dell’innocenza. Le famiglie benestanti che combinano matrimoni fra gli eredi, controllando il comportamento degli individui ribelli alle consuetudini, hanno riaperto le case di città agli incontri. Per il giovane avvocato Newland Archer è il secondo anno di nozze con May, una donna gradevole e convenzionale, eclissata – nel suo desiderio – dalla cugina Ellen, che ha vissuto in Europa esperienze molto diverse da quelle della buona società newyorkese. Anche a New York si sente l’eco delle novità che arrivano da oltreoceano, invenzioni, mode, nuovi comportamenti si affacciano sulla Quinta Strada, mentre è in arrivo il Giorno del Ringraziamento, che cade il quarto giovedì di novembre. 

Dicono del libro
“Al centro di questo romanzo c’è una figura di donna tenera, eppure volitiva, desiderosa di affermare la propria individualità, disposta ad affrontare molto in nome della libertà di amare l’uomo che ha scelto e destinata a veder naufragare il suo sogno contro l’ostile rifiuto di una società schiava dei pregiudizi. La cornice è il dorato mondo dell’aristocrazia newyorkese di fine secolo, un mondo brillante e animatissimo che però condanna senza remissione alla solitudine chiunque voglia sottrarsi alle sue convenzioni”.
(Dalla scheda del libro nel sito della Feltrinelli)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il quindici novembre, alle sei di sera, partì per Algeri, sul Charlemagne, insieme al cognato…”
Pietro Citati, Storia prima felice, poi dolentissima e funesta

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“… Il 15 novembre, un venerdì mattina, Graham Bendix entrò tranquillamente nel suo club, il Rainbow, a Piccadilly, verso le 10,30, e chiese se ci fosse posta per lui..”
Anthony Berkeley, Il caso dei cioccolatini avvelenati

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L’arringa del 15 novembre 1962, Animal House

14 Novembre

14 novembre 2014

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Non sto più dietro al calendario. Direte: ma il sogno del 14 novembre scorso? Ci sono intervalli, ma fra un sogno e l’altro, non ne rimane coscienza. Il mondo intorno a noi si dissolve, lasciando qua e là chiazze di tempo. Il mondo è un cancro che si divora… Penso a quando il grande silenzio scenderà su tutto e dappertutto; allora infine trionferà la musica. E quando tutto si sarà ritratto in grembo al tempo, tornerà il caos, ed il caos è la partitura su cui è scritta la realtà. Tania, tu sei il mio caos. Ecco perché canto. Non io, è il mondo che muore, che depone la pelle temporale. Ma io ancora vivo, ancora ti scalcio in grembo, sono ancora una realtà di cui si possa scrivere

 Henry Miller, Tropico del cancro, 1934, tr. it. L. Bianciardi, Feltrinelli 1973, p.16

 

È l’autunno del secondo anno a Parigi per il protagonista di Tropico del Cancro, un giovane americano senza “soldi, né risorse, né speranze”, ma con la sicurezza di essere un artista. A Parigi, nei primi anni Trenta, abita in un albergo dal nome italiano, Villa Borghese, gestito dall’amico Boris che compare proprio all’inizio del romanzo, con le sue idee sul Tempo e i pidocchi. Insieme a Boris, compaiono gli amici e le amiche di Montparnasse, fra cui Tania, evocata in questa pagina che parla di sogni, di sesso e ancora di tempo. 

Dicono del libro
“Romanzo in prima persona, o meglio vera e propria autobiografia con il ritmo narrativo di un romanzo, l’opera racconta, con linguaggio fluidamente realistico, la vita e le imprese dell’autore e dei suoi amici, aspiranti artisti, nei quartieri poveri della Parigi degli anni ’30. Una storia piena di alberghi modesti, di stanze infestate dalle cimici, di risse e di sbornie ricorrenti, di emigrati, di truffe e di postriboli, ma soprattutto un’avventura umana di straordinario spessore, un simbolico viaggio lontano da tutte le convenzioni, alla scoperta della propria identità. Apparso nel 1934 a Parigi, il libro conquistò subito notorietà più per i suoi presunti contenuti pornografici che per il suo straordinario e innovativo valore letterario”.
(Dalla scheda del libro nel sito Feltrinelli)

Altre storie che accadono oggi

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“… A metà novembre – erano giunti fino a Capri e a Sorrento – avevano fine le vacanze di Innstetten (…) Arrivarono a Berlino al mattino del 14…”
Theodor Fontane, Effi Briest

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“… Di’, carissimo – gli domandò Bisi, accartocciando una voce amorevole e nasale di circostanza – che giorno è oggi? Il 14 novembre 1916, signor maggiore…”
Giuseppe Antonio Borgese, Rubè

 

 De Pisis

Filippo De Pisis, Mercoledì 14 novembre 1917 (segnalazione di Michele Brescia)

13 Novembre

13 novembre 2014

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A Buenos Aires lo Zahir è una moneta comune, da venti centesimi; graffi di coltello o di temperino tagliano le lettere NT e il numero due; 1929 è la data incisa sul rovescio. (A Guzerat, alla fine del secolo XVIII, fu Zahir una tigre; in Giava, un cieco della moschea di Surakarta, che fu lapidato dai fedeli; in Persia, un astrolabio che Nadir Shah fece gettare in mare; nelle prigioni del Mahdi, intorno al 1892, una piccola bussola avvolta in un brandello di turbante, che Rudolf Cari von Slatin toccò; nella moschea di Cordova, secondo Zotenberg, una vena nel marmo di uno dei milleduecento pilastri; nel ghetto di Tetuàn, il fondo di un pozzo).
Oggi è il tredici di novembre; il giorno sette di giugno, all’alba, lo Zahir giunse alle mie mani; non sono più quello che ero allora, ma ancora mi è dato ricordare, e forse narrare, l’accaduto. Ancora, seppure parzialmente, sono Borges

Jorge Luis Borges, Lo Zahir (1947) in L’Aleph, 1949, tr. it. F. Tentori Montalto, in Tutte le opere, I Meridiani Mondadori, 1985, I, p. 847

Dopo aver passato la notte vegliando l’amica Teodelina Villar, in un giorno di giugno, come resto di un’aranciata ordinata in una mescita di Buenos Aires, il narratore di questa storia – che si chiama Borges come l’autore- riceve una moneta da 20 centesimi. Da quel momento,  il piccolo oggetto diventa un’ossessione, un pensiero a cui non si riesce a sfuggire, un’immagine forte come un incantesimo, a cui gli Arabi danno il nome di Zahir. Chi incontra lo Zahir – sotto qualunque forma – non può pensare ad altro, fino a dimenticare il mondo reale, guadagnando, però, forse, la visione di tutti i “futuri possibili”. L’oggi in cui il narratore scrive è – come oggi – un 13 di novembre. 

Dicono del libro
“i racconti di questo libro appartengono al genere fantastico”.
(Dal’Epilogo di Borges nell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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 “… Quello stesso giorno, 13 di novembre, arriva un espresso al signor podestà di Lecco…”
Alessandro Manzoni, I promessi sposi

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“… il vapore Noemijolea, di 6.000 tonnellate, in partenza da Vera Cruz la notte dal 12 al 13 di novembre, 1938, con un carico di antimonio e caffè, diretto a Freetown, Africa Occidentale Britannica, procederà per quella rotta…”
Malcolm Lowry, Sotto il vulcano

12 Novembre

12 novembre 2014

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Quando ebbe richiuso la porta della stanza dietro di sé, si rese conto che lì non c’era altri che lui. Cercò di distruggere la sua solitudine mettendo in ordine gli oggetti da toeletta, i vestiti, i libri. Tentò di entusiasmarsi pensando che abitava in Rue de Caboul e che questa città è la capitale dell’Afghanistan, ma senza riuscirvi. Sentiva lo sciacquone scaricare di continuo. Collocò un tavolino sotto la lampada, prese un quaderno nuovo di zecca e si sedette di fronte alla pagina bianca che graffiò con la sua scrittura. Vincent Tuquedenne sapeva che quel giorno era un gran giorno e che inaugurava una nuova fase della sua vita. Perciò gli serviva per il suo diario un quaderno nuovo. Sul primo foglio annotò, molto semplicemente, Diario del 12 novembre 1920

Raymond Queneau, Gli ultimi giorni, 1936, tr. it. F. Bergamasco, ed. cons. Newton Compton, 2012, p. 42

A partire da ottobre, un ottobre del 1920 che, per colpa della prima guerra mondiale, non è più come prima (“le granate hanno mandato le stagioni a gambe all’aria”) compaiono via via i protagonisti del romanzo Gli ultimi giorni. Prima il signor Brabbant, poi il vecchio  professore di storia Tolut, che ritroviamo nel salotto di casa Brennuire qualche giorno dopo, l’undici di novembre (“due anni e due giorni dopo che Guillaume Apollinaire è morto”),  insieme al giovane studente Rohel. Il giorno successivo, il dodici novembre, arriva a Parigi da Le Havre un altro studente, Vincent Tuquedenne, per iscriversi al primo anno del corso di Lettere alla Sorbona. Dopo aver trascorso la giornata camminando, torna nella modesta stanza dell’albergo vicino alla stazione Saint-Lazare e si accinge a raccontare quella prima giornata. Una poesia Novembre 1920 e un tentativo di Diario del 12 novembre 1920 sono il risultato del suo primo impatto con Parigi, dove si muovono, insieme a lui e alle stagioni che ciclicamente ritornano, diversi destini. 

 

Dicono del libro
Nella Parigi del quartiere latino, della Sorbona e dei piccoli caffè, giovani e vechi ingannano il tempo tra conversazioni di filosofia e letteratura. E il tempo è il vero protagonista di questo gustoso romanzo, inteso ciclicamente come ritorno e alternanza ma anche come unica e ineludibile direzione che consegna l’uomo alla vecchiaia e alla morte. Ciascuno ha la propria idea e la propria prospettiva: gli studentelli carichi di speranza, gli anziani frequentatori del café Soufflet, il barista astrologo perso nei suoi calcoli sulla fine imminente dell’universo, il malinconico poeta Tuquedenne. Gli ultimi giorni è un capolavoro di costruzione a incastro, in cui si intrecciano le storie, i racconti e le opinioni, narrati con stile sempre accorto e misurato, per restituire al lettore il senso multiforme, ora gioioso ora tragico, dello scorrere del tempo”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Newton Compton, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il giovedì dodici novembre, il commendatore Visanio e la signora Trigliona celebrarono in gran pompa il battesimo del piccolo Nivasio…”
Alberto Savinio, Infanzia di Nivasio Dolcemare

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“… Quando Fernand de Beaumont si suicidò, il dodici novembre del 1935, Bartlebooth era nel Mediterraneo…”
Georges Perec, La vita istruzioni per l’uso

11 Novembre

11 novembre 2014

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“Ho promesso di sposarti quando sarò maggiorenne, e tanto basta. Ho una parola sola. Ho promesso di sposarti appena avrò ventun anni, e non tollero che si continui ad angustiarmi. Di angustie ne ho a sufficienza. A parte la mia parola, non è probabile che ti lasci, dopo aver speso tutti questi soldi. E poi sono inglese, e non mi rimangio mai la parola. Jacky, sii ragionevole. Certo che ti sposerò. Soltanto smettila di tormentarmi.”
“Quand’è il tuo compleanno, Len?”
“Te l’ho detto e ridetto, l’undici novembre prossimo. Ora togliti un momento dalle mie ginocchia; qualcuno deve preparare la cena, suppongo”

Edward M. Forster, Casa Howard, 1910, tr. it. L. Chiarelli, ed. cons. Feltrinelli, 1991, p. 56


In un seminterrato di una strada chiamata Camelia Road, in un quartiere periferico di Londra, vive il giovane Leonard Bast. Modesto impiegato di una compagnia di assicurazioni, Leonard – detto Len – cerca di migliorare la sua posizione sociale e la sua cultura in un periodo – l’inizio del ‘900 – in cui le differenze fra i ceti sono forti. A un concerto alla Queen’s Hall, ha appena conosciuto  le sorelle Margaret e Helen Schlegel, vivaci intellettuali di origine tedesca, rappresentanti di una borghesia aperta alle relazioni fra classi sociali diverse. Dalla casa in centro delle sorelle, Leonard è arrivato, a piedi, alla sua abitazione, che condivide con una donna più grande di lui, Jacky. Insoddisfatto di questa relazione, Leonard ha comunque promesso alla sua compagna di sposarla, non appena la maggiore età gli consentirà di farlo senza il consenso della famiglia. Leonard Bast diventerà maggiorenne di lì a poco, un 11 novembre, un giorno di un mese più volte richiamato nel romanzo Casa Howard, mese di partenze e cambiamenti di vite. 

 

Dicono del libro
“La ricchezza del romanzo sta tutta nella pregnanza di una narrazione piena di tensioni, in parte irrisolte perché lo stesso Forster è partecipe di esse e il ‘solo connettere’ del sottotitolo del romanzo gli è impossibile solo in parte, come egli ben sa. Ma forse il fascino di Casa Howard sta proprio in questa difficoltà a risolvere contraddizioni ancora irrisolvibili. Ciò nonostante, dice Virginia Woolf (ed è noto che Forster s’ispirò inizialmente per le due eroine del romanzo, Margaret e Helen, alla giovinezza di Virginia e della sorella Vanessa), ‘la pianificazione della storia è magistrale. Quella cosa indefinibile ma tanto importante, l’atmosfera del libro, riluce di intelligenza; non a un barlume di fandonia, non a un atomo di falsità è consentito di depositarsi. E di nuovo, ma su di un campo di battaglia più ampio, continua il conflitto che ha luogo in tutti i romanzi di Forster – il conflitto fra le cose che importano e le cose che non importano, fra la realtà e la falsità, fra la verità e la menzogna’.”
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Feltrinelli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… L’11 novembre, di primo mattino, l’aria fresca che invase l’interno del Nautilus mi disse che eravamo risaliti in superficie per rinnovare le provviste di ossigeno…”
Jules Verne, Ventimila leghe sotto i mari

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“… Sono esattamente due anni e due giorni che Guillaume Apollinaire è morto…”
Raymond Queneau, Gli ultimi giorni

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“… Era un 11 novembre, festa del re e di San Martino…”
Sandro De Feo, La giudia

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“… Non racconto una storia (che mi sfugge per metà) con una cronologia precisa, ‘venne l’11 novembre’, o approssimativa, ‘trascorsero settimane’…”
Annie Ernaux, Passione semplice