5 Giugno

5 giugno 2014

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Alle tre e trenta della notte del 5 giugno 1992, il miglior telepate del Sistema Solare scomparve dalla mappa situata negli uffici della Runciter Associates a New York City. Ciò diede inizio agli squilli dei videofoni. L’organizzazione di Runciter aveva perso le tracce di troppo psi appartenenti al gruppo di Hollis negli ultimi due mesi; quell’ultima sparizione era la goccia finale.
“Signor Runciter? Dolente di disturbarla.”
Il tecnico incaricato del turno notturno alla sala delle mappe tossicchiò nervosamente, mentre la massiccia testa scompigliata di Glen Runciter si sollevava a riempire il videoschermo

Philip K. Dick, Ubik, 1969, tr. it. G. Montanari, Fanucci Editore, 1998, p. 245

Ha inizio con una videochiamata a Glen Runciter, il 5 giugno del 1992, la vicenda narrata in Ubik. In quello che nel 1969 – quando il libro è stato pubblicato – sembra un anno ancora lontano, fra la vita e la morte c’è uno stadio intermedio in cui vivi e semivivi possono comunicare; gli individui hanno sviluppato talenti telepatici e anti-telepatici, capacità di leggere nel pensiero e di contrastare la lettura, mentre lo spray Ubik (dal latino ubique, ovunque) inverte il deterioramento della materia. Regressioni nel tempo lineare che s’innestano una nell’altra e scambi di stato fra chi è vivo e chi è morto mettono continuamente in dubbio la consistenza della realtà; la fine torna all’inizio. E tutto comincia con una chiamata a Glen Runciteralle tre e mezza del mattino del 5 giugno.  

Dicono del libro
“Come fa Glen Runciter, titolare di un’agenzia di anti-telepati a comunicare con sua moglie Ella per avere i suoi consigli dall’aldilà, da un mondo informe e allucinante di semi-vita o non-morte? E perché mai dopo ogni collegamento con Runciter la semi-vita di Ella si va affievolendo sempre più? Che cosa afferra improvvisamente Joe Chip dal suo mondo del 1992 e lo scaglia violentemente nell’America degli anni Trenta? E come è possibile che Joe riceva dei misteriosi e cupi messaggi dal suo capo (Come se fossero ironiche manifestazioni di un Dio biblico), quando questi è stato ormai ucciso da una bomba esplosa sulla Luna? In un’opera unica e irripetibile, che viene considerata unanimamente come il massimo capolavoro del suo autore Philip K. Dick, scrittore tra i più grandi e visionari che la fantascienza abbia mai avuto, ripropone le tematiche che lo resero così famoso: la vita oltre la morte, i poteri psi, e soprattutto la mancanza di un tessuto connettivo vero al di sotto della realtà apparente delle cose, la mancanza di un principio divino che si oppone all’entropia dell’universo”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Fanucci, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Tirò dal taschino della giubba un taccuino e scrisse: “Conosciuto tenente astemio in liquori. 5 giugno 1916…”
Emilio Lussu, Un anno sull’Altipiano

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“…Poi, la sera del cinque di giugno, Maestro Yehudi ebbe un’idea che mutò il corso delle cose…”
Paul Auster, Mr Vertigo

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”… Sono stato qui incarcerato il 5 giugno 1913 e sono stato trattato bene. Josef Marecek, commerciante di Vrsovice…”
J. Hasek, Le vicende del bravo soldato Svejk (segnalazione di Scibbolet)

Diteci di oggi, Stop

Gioco Diteci di oggi – Pagina99 we: settimana 7 – 14 giugno 2014 (si partecipa fino a lunedì 9 giugno)

Diconodioggi collabora con il giornale Pagina99 con Diteci di oggi: una rubrica di giochi e interazioni che hanno a che fare con la scrittura e con il tempo raccontato, in particolare con le date. Il gioco di questa settimana prende spunto da una pagina di Raymond Chandler.

my-telegram.com

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“Vidi che era un telegramma, spedito da El Paso il 14 giugno alle 9 e 19 antimeridiane: Varco frontiera per ottenere divorzio messicano Stop sposerò Chris Stop buona fortuna e addio”.
In questo brano del romanzo di Raymond Chandler The Lady in the Lake (1943), uno snodo della storia è affidato a un telegramma, dove le frasi sono separate da Stop.
L’invito di questa settimana è a inventare o a sintetizzare una storia proprio in un telegramma, non più lungo di 30 parole, da inviare entro lunedì 9 giugno all’indirizzo giochi@pagina99.it
Appuntamento conclusivo poi col giornale in edicola, sabato 14 giugno, per una scelta e un commento.

 

4 Giugno

4 giugno 2014

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Alla maggior parte dei passeggeri di prima classe della Tobakoff, il pomeriggio del 4 giugno 1901, nell’Atlantico, sul meridiano dell’Islanda e alla latitudine di Ardis, non sembrava propizio agli svaghi all’aria aperta: il cielo di un vivido blu cobalto era solcato da continue folate d’aria gelida e l’acqua della vecchia piscina inondava ritmicamente le piastrelle verdi del bordo; ma Lucette era una ragazza intrepida, abituata ai venti corroboranti non meno che alla detestabile luce del sole

Vladimir Nabokov, Ada o ardore, 1969, tr. it. M. Crepax, Adelphi,  p. 492

La cronaca familiare raccontata da Nabokov nel romanzo Ada o ardore è intricata come un bosco. Le relazioni fra coniugi, cugini, genitori, figli e figlie, fratelli e sorelle, sono presentate all’inizio del libro in un albero genealogico che, però, non dice tutta la verità sui legami di sangue. Nel corso della vicenda, ci si accorge che i due protagonisti principali – Van e Ada, legati da un’attrazione prodigiosa – sono più che cugini. Anche lo spazio e il tempo non coincidono con le nozioni comuni: la Terra è una terra aumentata, dove luoghi esistenti si sovrappongono ad altri fantastici e il Tempo è addirittura l’oggetto di un racconto nel racconto. Le date sono scelte con cura da Nabokov, che nasconde il suo compleanno (23 aprile) e quello della moglie Vera (5 gennaio) nella trama.
Il 4 giugno – si è verso la fine della vicenda – Van è imbarcato su una nave, dove si trova anche la sorella minore di Ada, Lucette, che va incontro al suo destino.

Dicono del libro
Quest’opera di Nabokov è stata rappresentata dalla bottega teatrale Fanny & Alexander, di Chiara Lagani e Luigi De Angelis, in una serie di spettacoli che seguono diverse tracce nella mole complessa del romanzo. Sul 4 giugno, l’ultimo giorno di Lucette, Chiara Lagani ha scritto questo commento per Diconodioggi:
“Pour Elle (Poor L.)
4 giugno
Oggi è un giorno fatale, di prefigurazioni. Il giorno prima di oggi Van si è imbarcato sulla Tobakoff. Quando si imbarca Van non sa ancora che Lucette, innamorata infelice, è nella lista passeggeri. Oggi pomeriggio Van prenderà il sole sul ponte della nave, con lei. Mentre prende il sole Van non sa ancora che questa sarà l’ultima luce-Lucette. Il cielo è vivido, cobalto. Quel cielo, solcato di gelo, non sa ancora d’esser specchio di un mare solcato di lucette intermittenti. L’acqua della piscina inonda il bordo verde. Non sa l’acqua gelida d’alludere a un abisso. Oggi Lucette si tufferà, nella piscina. Non sa che quel tuffo è il preludio a un altro tuffo, definitivo, in cui resterà impigliata, piccola luce nel nero. Oceanus Nox.”  (c.l.)

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Altre storie che accadono oggi

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“… prestito del 21 maggio (vigilia di Pentecoste ) 1904, con restituzione il 4 giugno 1904; ritardo di 13 giorni (tela nera, etichetta bianca per classificazione)…”
James Joyce, Ulisse

tn-1“…Era il pomeriggio del 4 giugno 1944. Stavano tutti fermi sotto la pensilina della scuola Giovanni Cagliero all’angolo tra via delle Cave e la Tuscolana…”
Ascanio Celestini, Storie di uno scemo di guerra

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“… Il diario di Ellen Ash. 4 giugno 1859. La casa riecheggia silenziosa in assenza del mio caro Randolph…”
Antonia S. Byatt, Possessione

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“… non ha reagito così le ultime due volte che la polizia è venuta a prenderci per il 4 giugno…”
Ma Jian, Pechino è in coma (segnalazione di ag @alegissi)

pittura
Giovanni Fattori, Il campo italiano dopo la battaglia di Magenta (4 giugno 1859), olio su tela, 1861-62, Firenze, Galleria d’Arte moderna

Gerolamo Induno, La battaglia di Magenta (4 giugno 1859), olio su tela, 1861, Milano, Museo del Risorgimento

3 Giugno

3 giugno 2014

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Ma nel calendario non mancano le date e con un po’ d’immaginazione ognuna di esse potrebbe adattarsi al buon proponimento. Ricordo, perché mi parve contenesse un imperativo estremamente categorico, la seguente: “Terzo giorno del sesto mese del 1912 ore 24”. Suona come se ogni cifra raddoppiasse la posta

Italo Svevo, La coscienza di Zeno, 1923, ed. Giunti, 1994, p. 15

Nei suoi tentativi di smettere di fumare – che lo hanno portato anche in una casa di cura – Zeno Cosini annette una grande importanza alla data dell’ultima sigaretta. “Le mie giornate finirono coll’essere piene di sigarette e di propositi di non fumare più”. Le date delle tante ultime sigarette sono segnate sulle pareti, sui libri, sulla ghiaia: sono collegate ad avvenimenti storici, anniversari pubblici e privati o sono scelte in base a concordanze e relazioni fra le cifre, come questa del 3. 6. 12 ore 24, in cui la sequenza aritmetica è ironicamente (e inutilmente) salutata come un buon segno per la riuscita del proposito. 

Dicono del libro
“Il libro è composto di lunghi episodi. Zeno è un malato immaginario, un abulico pieno di buon senso, un uomo che si lascia vivere ma in realtà imbocca sempre la via più giusta. Fumatore accanito accetta di entrare in una casa di cura per disintossicarsi, ma poi riesce a evadere e riprende a fumare. Ricco e quasi disoccupato decide di sposarsi. Frequenta la famiglia Malfenti dove sono disponibili tre ragazze da marito. È respinto dalla più giovane, ferma il suo interesse sulla più bella, Ada”
(dalla prefazione di Eugenio Montale all’ed. Dall’Oglio 1976)

Altre storie che accadono oggi

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“…non lasciai mai la nave finché non giungemmo ai Downs, il che avvenne il 3 giugno 1706, circa nove medi dopo la mia fuga”
Jonathan Swift, I viaggi di Gulliver

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“…3, giugno. Domani è la festa nazionale. Oggi è un lutto nazionale. Ieri sera è morto Garibaldi. Sai chi era?…”
Edmondo De Amicis, Cuore

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“…Incominciò dalla sera prima. La sera del 3 giugno 1944 quando lui e suo padre Giulio se ne stavano a mangiare dalla sora Irma…”
Ascanio Celestini, Storie di uno scemo di guerra

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“… 3 giugno. Viva Vargas! Oggi siamo fuggiti sulle colline…”
Woody Allen, Saperla lunga 

2 Giugno

2 giugno 2014

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Adesso Quinn  non era in nessun luogo.  Non aveva niente, non sapeva niente. Non soltanto era stato rimandato alla partenza; ora si trovava prima della partenza, in un punto così antecedente alla partenza da essere peggio di qualunque arrivo immaginabile.
Il suo orologio faceva quasi le sei. Tornò a casa per la stessa strada dell’andata, allungando il passo di isolato in isolato. Prima di raggiungere la sua via, aveva incominciato a correre. È il due di giugno, disse fra sé. Cerca di ricordarlo. Questa è New York, e domani sarà il tre di giugno. Se tutto va bene, l’indomani sarà il quattro giugno. Ma niente è sicuro

Paul Auster, Città di vetro, 1985, tr. it. M. Bocchiola, Trilogia di New York, Einaudi, 1996, p. 109

La vicenda di Daniel Quinn, scrittore di romanzi gialli che firma con lo pseudonimo di William  Wilson (nome tratto da un racconto di Edgar Allan Poe), è iniziata nel mese di maggio. In una telefonata notturna, Quinn è stato interpellato col nome di Paul Auster e incaricato- come fosse un detective – di una strana inchiesta. Deve proteggere un uomo, Peter Stillman, dal padre – omonimo – che lo ha tenuto segregato per anni per fare degli esperimenti sul linguaggio. Pedinamenti, ricerche, dialoghi fra persone e personaggi, nomi e pseudonimi, hanno luogo nella città di New York all’insegna del doppio e del dubbio, mentre maggio diventa giugno e offre, con la sequenza dei giorni, un appiglio, forse. 

Dicono del libro
“In una città stravolta e allucinata, in cui ogni cosa si confonde e chiunque è sostituibile, i protagonisti di queste storie conducono ciascuno un’inchiesta misteriosa e dall’esito imprevedibile. Tutto può cominciare con una telefonata nel cuore della notte, come nel caso di Daniel Quinn (Città di vetro), autore di romanzi polizieschi che accetta la sfida che gli si presenta e si cala nei panni di un detective sconosciuto.”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Partii per il Villaggio di N il 2 giugno. Ormai all’arsenale lo stato di cose era diventato una tale baraonda, che il minimo pretesto era sufficiente per ottenere una licenza…”
Yukio Mishima, Confessioni di una maschera

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“… Quando ci sono le elezioni? Il 2 giugno – rispose il padre – Vinceremo di sicuro…”
Carlo Cassola, La ragazza di Bube

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“… Erano anni che non tornava a Marsiglia. Ora non aveva più scelta. Era il 2 giugno, pioveva…”
Jean-Claude Izzo, Casino totale

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“… Francis e io ci siamo sposati il 2 giugno, a Puerto Plata…”
Aldo Nove, Puerto Plata Market

I Giugno

1 giugno 2014

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Il primo di giugno dell’anno scorso Fontamara rimase per la prima volta senza illuminazione elettrica. Il due di giugno, il tre di giugno, il quattro di giugno, Fontamara continuò a rimanere senza illuminazione elettrica. Così nei giorni seguenti e nei mesi seguenti, finché Fontamara si riabituò al regime del chiaro di luna. Per arrivare dal chiaro di luna alla luce elettrica, Fontamara aveva messo un centinaio di anni, attraverso l’olio di oliva e il petrolio. Per tornare dalla luce elettrica al chiaro di luna bastò una sera

Ignazio Silone, Fontamara, 1933-34 (1953), Mondadori 1988, p. 15

Nel piccolo paese della Marsica a cui lo scrittore Ignazio Silone dà il nome di Fontamara, il tempo è scandito dai lavori dei campi e della pastorizia, e da poche feste religiose. L’avvento del Fascismo – che sostituisce il vecchio sindaco col podestà – peggiora il gramo bilancio delle vite degli abitanti del paese, esasperando i soprusi dei proprietari nei confronti dei cafoni al punto da instillare – da ultimo – un seme di rivolta. La vicenda, narrata da più voci che si danno il cambio nei diversi capitoli, ha inizio il primo di giugno, quando la corrente elettrica, la cui bolletta nessuno poteva più pagare, viene staccata. Altre brutte sorprese – fra cui la deviazione del ruscello per irrigare i campi – attendono i fontamaresi, in quel mese di giugno già arido e polveroso. 

Dicono del libro
“La vicenda si inquadra nei primi anni della dittatura fascista a Fontamara, ‘un antico e oscuro luogo di contadini poveri situato nella Marsica, a settentrione del prosciugato lago Fucino’. La scala sociale del paese conosce solo due condizioni: quella dei ‘cafoni’ – i ‘braccianti, i manovali, gli artigiani poveri’ – e quella dei piccoli proprietari, ma sono solo i primi a subire i soprusi e le ingiustizie, divenuti per loro così antichi da sembrare naturali come la neve e il vento. Fontamara registra la scintilla della ribellione, personificata da Berardo Viola, che assurge a emblema di un nuovo, seppure ancora impreciso e velleitario, livello di dignità.”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“…Era il primo di giugno; tuttavia il mattino era nuvoloso e freddo; la pioggia batteva con violenza contro i vetri…”
Charlotte Brontë, Jane Eyre

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“… Quel venerdì sera, primo giugno 1961, avevo deciso di festeggiare da solo la fine dello Spring Term…”
Mario Soldati, La sposa americana

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“… La somma era di 87.472.033.61 dollari al I giugno 1964, tanto per dire un giorno…”
Kurt Vonnegut, Perle ai porci

31 Maggio

31 maggio 2014

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Non posso rispondere a una lettera di un 31 maggio, il numero 31 non si deve assolutamente usare né profanare. Cosa crede questo signore di Monaco? Come può richiamare la mia attenzione sul 31 maggio! che gli importa del mio 31 maggio! Esco svelta dalla stanza, la signorina Jellinek non deve accorgersi che comincio a piangere, deve catalogare e ordinare, non deve dare proprio nessuna risposta a questo signore. Per tutte le risposte c’è tempo, c’è tempo fin dopo l’estate, in bagno mi viene in mente un’altra volta, io, con una tremenda angoscia, con una fretta pazzesca, scriverò oggi un’altra lettera decisiva, implorante, ma da sola. La signorina Jellinek deve fare il conto delle ore, non ho tempo adesso, ci auguriamo una buona estate. Suona il telefono, ma la signorina Jellinek deve andare. Di nuovo, buona estate! Buone vacanze! Molti saluti al dott. Krawanja, anche se non lo conosco personalmente. Il telefono squilla

Ingeborg Bachmann, Malina, 1971, tr. it. M. G. Manucci, Adelphi 1973 (ed. cons.1987), p.132

Dopo aver presentato i personaggi della storia: Ivan, i due bambini, Malina e sé stessa, la narratrice presenta il luogo: Vienna, e il tempo: Oggi. “Solo sulla data ho dovuto riflettere a lungo, perché è quasi impossibile per me dire ‘oggi’, sebbene ogni giorno si dica, anzi si debba dire ‘oggi’”. L’impossibilità di concepire e nominare quest’unità di tempo è un tema importante della narrazione, fatta di pensieri, memorie, sogni, trascrizioni di telefonate, dialoghi e lettere, lettere ricevute e inviate, come questa arrivata il 31 maggio, data che scatena di nuovo l’angoscia del tempo e una catena di riflessioni su oggi, ieri, domani. “Ma non è ancora domani. Prima che emergano ieri e domani debbo farli tacere in me. È oggi. Sono qui e oggi.”

Dicono del libro
Malina si presenta come la storia di un abnorme triangolo amoroso e di un abnorme assassinio. Due vertici del triangolo sono qui, di fatto, la stessa persona: ciascuna è il Doppio dell’altra; quanto all’assassinio, non lascia nessuna traccia e avviene in circostanze che nessun romanzo poliziesco ammetterà mai. La scena è Vienna, oggi: rapide deviazioni nel tempo e nello spazio ci mostrano le ultime reliquie della squisita Austria aristocratica o i foschi sfondi della Vienna del dopoguerra, dedita a un mercato nero generalizzato, alla pratica della ‘prostituzione universale’. Della narratrice si sa, indirettamente, che scrive; l’uomo che è il suo Doppio, Malina, e che vive silenziosamente con lei, è anch’egli scrittore, ma ‘per potersi mimetizzare’, lavora al Museo dell’Esercito, il luogo che condensa la passata gloria dell’Impero”
(dal risvolto di copertina dell’ed. Adelphi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Gitanillo de Triana, l’ho visto uccidere da un toro a Madrid la domenica pomeriggio del 31 maggio 1931…”
Ernest Hemingway, Morte nel pomeriggio (segnalato da Sandra Muzzolini)

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“… Van le rispose che sarebbe partito il giorno dopo per l’Inghilterra, e che il 3 giugno (quel giorno era il 31 maggio) avrebbe preso l’Admiral Tobakoff …”
Vladimir Nabokov, Ada

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“…La partenza di Neville e Nodier, che doveva avvenire subito dopo le nozze, fissate per il 31 maggio, fu anticipata…”
Anna Maria Ortese, Il cardillo addolorato

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“… May 31st when it comin’ it hurts Remember the dead and it makes me curse”
Public enemy, Hitler day (segnalazione di Michele Brescia)

30 Maggio

30 maggio 2014

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Oggi è il 30 maggio, stasera alla televisione c’è la partita Roma-Liverpool. Peccato che dovrò guardarla in francese, se mettessi sul canale italiano gli altri sarebbero furiosi. Il cielo è pieno di nuvole bianche, la finestra è aperta e guardo la gru immobile. Tutto quello che ho davanti sta per scomparire. Ho buttato giù i foglietti del calendario da tavolo, e ho guardato i giorni svolazzare al rallentatore coi loro numerini rossi

  Beppe Sebaste, Café Suisse e altri luoghi di sosta, 1992, Feltrinelli 1992, p.133

Le giornate – in questa narrazione – non sono solo la cornice dove collocare le esperienze una dopo l’altra, ma hanno un loro preciso carattere e una loro evanescente consistenza. Lo scrittore le osserva e le attraversa al pari della città in cui si trova, dei locali, dei luoghi aperti e chiusi. “È buona l’aria” in questo 30 maggio che, finché non diventa un foglietto del calendario da staccare, riserva le grandi e piccole prodigiose sorprese di ogni giorno. 

Dicono di libro
“Il libro di Sebaste parla ininterrottamente del mondo che ci sta attorno, nei suoi aspetti più sensibili, meno astratti, attraverso l’ascolto e la visione. Sono tanti numerini d’un composito cabaret, che valgono come luoghi di sosta effettivi, cioè luoghi dove fermarsi sospesi nell’abbandono del momento. L’esigenza del libro di Sebaste è questa, che sia possibile trovare lo stato sospeso della visione nello scorrere della vita. In questo senso il suo tema di fondo ci riguarda tutti da vicino. E’ la possibilità di abitare il mondo in cui viviamo senza sentirci in esilio, nel grande prodigio della sua (del mondo) esistenza”

(G. Celati, dalla quarta di copertina dell’ed. Feltrinelli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Si trattava di un paio di fogli protocollo e di un vecchio cartello per le concessioni minerarie datato 30 maggio 1879, parte stampato e parte vergato a mano…”
Robert Louis Stevenson, Gli accampati di Silverado

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“… Nel New Hampshire il 30 maggio è per decreto Giorno di Digiuno, ma non nelle due Caroline…”
Vladimir Nabokov, Lolita (segnalazione di Sandra Muzzolini)

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“… 30 maggio. Non ho detto che me lo sentivo? Son morto da due giorni. Però niente  cambiato, aveva ragione lei…”
Tommaso Landolfi, Cancroregina

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“… E cosa era andato a fare, adesso, Paride, il 30 di maggio? Era andato a buttarsi giù dal settimo piano…”
Paolo Nori, La banda del formaggio (segnalazione di @Blogdispiccioli)

29 Maggio

29 maggio 2014

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Manca ancora un’epopea (no, non è vero, ne mancano ancora molte): quella delle lucciole. Per esempio ieri, nella notte tra il 29 e il 30 maggio 1988, tra Cormòns e il paese di Brazzano, in Friuli, “all’improvviso” ne comparvero varie su una strada che passa attraverso i campi. Non erano incandescenti, ma si limitavano a scintillare; restavano immobili lungo la strada, a illuminare e a rischiarare per terra con i loro addomi lucenti, per poi dirigersi come aeroplani anche nell’erba folta e là lampeggiare tra i fili. Una di esse si posò sul palmo della mano del passeggiatore notturno: gli illuminava le linee, gettando una luce intensa proprio accanto a quella della vita

Peter Handke, Epopea delle lucciole, 1990, tr. it. L. Salerno in Epopea del baleno,  Guanda, 1993, p. 27

L’epopea, tradizionalmente, è la narrazione di gesta eroiche e per estensione, secondo il vocabolario, la parola indica una serie di fatti degni, appunto, di essere immortalati in un poema. Il narratore di queste pagine registra con accuratezza diverse cose di cui è stato testimone: nevicate; bagliori nel cielo; incontri con piccoli animali. Per ognuna di queste personali epopee, concentrate sui dettagli della vita, segnala la data, perché il carattere della giornata in cui il fatto è accaduto non vada perso. Come l’incontro inaspettato con le lucciole (e con il ricordo di Pasolini) nella campagna friulana, alla fine di maggio. 

Dicono del libro
“Il volo di due farfalle una mattina di primavera; un balenio fantasmagorico nel cielo dell’isola iugoslava di Veglia; l’incontro di un viaggiatore  con un lustrascarpe sul lungomare di Spalato; una fitta nevicata sul paesaggio incantato del Giappone; un luminoso frullar di lucciole in una notte di maggio vicino a Cormòns, in Friuli: Peter Handke è tra gli scrittori di oggi, forse, quello che sa osservare con più chiarezza e precisione i fenomeni naturali e l’aspetto fisico degli eventi”
(dalla bandella dell’ed. Guanda, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il nostro sultano aveva deciso di assalire Costantinopoli in un giorno fissato. Il 29 maggio 1453 – disse la duchessa…”
Emilio Salgari, Capitan Tempesta

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“… È impossibile non riconoscere in lei la passante, in quel momento molto silenziosa, del 29 maggio 1934…”
André Breton, L’amour fou 

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“… Fu concepita nell’alba del 29 maggio 1934, una domenica, dopo una rappresentazione de Il grande dio Brown di Eugene O’Neill…”
Manuel Puig, Fattaccio a Buenos Aires

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“… Io mi chiamo Elvira, sono nata sulla costa, il 29 maggio, di domenica ma non so in che anno…”
Isabel Allende, Eva Luna

Diteci di oggi, Perduti

Gioco Diteci di oggi – Pagina99 we: settimana 31 maggio – 7 giugno 2014 (si partecipa fino a lunedì 2 giugno)

Diconodioggi collabora con il giornale Pagina99, con Diteci di oggi: una rubrica di giochi e interazioni che hanno a che fare con la scrittura e con il tempo raccontato, in particolare con le date.

Pazienza, Aficionados, 1981

Pazienza, Aficionados, 1981

Il gioco del prossimo numero è ispirato a una tavola di Aficionados, “una storia di guerra italiana” inventata da Andrea Pazienza, il grande disegnatore scomparso il 16 giugno 1988.

È la storia di una pattuglia di quattro soldati italiani in Algeria, che fra il 6 e il 7 giugno del ‘42 parte in ricognizione nel deserto dalla parte sbagliata, riuscendo a scansare le “schegge di una guerra immonda” grazie a una demenziale e meritata fortuna.

“…l’alba li trova soddisfatti e, come già sappiamo, definitivamente perduti”: l’invito è a immaginare un’avventura, in 800 caratteri, che termini con questa frase, da inviare entro lunedì 2 giugno a giochi@pagina99.it .

Appuntamento poi col giornale in edicola, sabato 7 giugno, per una scelta e un commento.

Dal blog di Franco Chirico: L’ucronia li ha travolti prima

28 Maggio

28 maggio 2014

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“Lei conosce Cappellini Arturo detto Bube?”
“Sì.”
“Lo conosce bene?”
“Certo: è il mio fidanzato.”
“Quanto tempo è che lo conosce?”
“L’ho conosciuto l’anno scorso di questi tempi. No, un po’ dopo…”
“E in che modo vi siete conosciuti?”
“Lui era partigiano insieme a mio fratello Sante, che è stato ammazzato dai tedeschi; e così, dopo il passaggio della guerra, è venuto a conoscere la mia famiglia.” Era stato il padre a istruirla così: “Digli che sei sorella di un partigiano caduto; è sempre una cosa che gli fa impressione, a quei brutti musi.”
“Quando l’ha visto l’ultima volta?”
“Saranno … quindici giorni.”
“Mi dica il giorno preciso.”
“Era… di venerdì.”
“Venerdì 28 maggio?”
“Sì” rispose Mara.

Carlo Cassola, La ragazza di Bube, 1960, Mondadori, 1968, p. 135

Appena finita la seconda guerra mondiale, il giovane ex partigiano Bube, detto il Vendicatore, è rimasto coinvolto in una rissa con un maresciallo e ha ucciso il figlio di questi. Mentre la polizia lo cerca e i compagni del partito comunista coprono i suoi spostamenti, Bube incontra Mara Castellucci, sorella di un suo amico rimasto ucciso durante la lotta per la Liberazione. Mara ha sedici anni e non immagina che l’incontro segnerà la sua intera vita, mettendola di fronte a scelte coraggiose, che la porteranno nelle aule di giustizia e nei parlatori delle carceri. E anche nella Tenenza del paese di Colle, dove è interrogata lei stessa sulla giornata del 28 maggio, una giornata come tante della primavera toscana, che diventa una data trascritta in un verbale. 

Dicono del libro
“Nella Ragazza di Bube, sullo sfondo di una Toscana ancora sconvolta dalla guerra, si racconta la storia d’amore tra Mara, una contadina semplice e istintiva del volterrano, e Bube, un ex partigiano che nel clima arroventato di quegli anni si rende colpevole di un delitto ormai assurdo. Sebbene la guerra sia finita, egli si sente ancora un ‘vendicatore’ – così lo chiamavano da partigiano – e uccide, convinto di dover continuare a riparare individualmente a tutte le ingiustizie.”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… 28 maggio. C’è una possibilità di fuga, o almeno di poter mandare notizie a casa…”
Bram Stoker, Dracula

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“… Le più grandi risate le abbiamo fatte la sera del 28 Maggio, pochi minuti prima che io fossi ferito…”
Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo

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“… Mercoledì 28 maggio. Due mesi fa. Insieme cantavamo Julio Iglesias…”
Aldo Nove, Puerto Plata Market

 

27 Maggio

27 maggio 2014

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Rileggo le righe precedenti e non posso fare a meno di notarvi una certa inquietudine, una certa pesantezza di respiro fin troppo significativa di quello stato d’animo in cui oggi, il 27 maggio 1943, due anni dopo la morte di Leverkühn, vale a dire due anni dopo che da una notte già fonda egli è entrato nella profondissima, io, qui a Freising sull’Isar, nel mio vecchio studio, mi accingo a iniziare la biografia dell’infelice amico che – oh possa esser così – riposa in Dio…

  Thomas Mann, Doctor Faustus, 1947, tr. it. E. Pocar, Mondadori 1984, p.19

La vita del compositore tedesco Adrian Leverkühn narrata da un amico è il sottotitolo del Doctor Faustus, la storia di un musicista la cui esistenza attraversa e riverbera le vicende della Germania della prima metà del Novecento. Dopo studi di teologia, Adrian si è dedicato alla composizione musicale; ha contratto – quasi volontariamente – la sifilide da una prostituta e, durante un soggiorno a Palestrina, ha avuto un allucinatorio incontro col diavolo, con il quale ha stretto, come Faust, un patto sul tempo: ventiquattro anni di creatività straordinaria e poi la dannazione, che arriva già in vita come perdita di sé per i postumi della malattia. La vicenda – dopo la morte di Adrian – è raccontata dall’amico Serenus Zeitblom, che comincia il suo resoconto in data 27 maggio 1943. Un altro musicista legato al diavolo – Niccolò Paganini – era morto poco più di cento anni prima, nel 1840, il 27 maggio. 

Dicono del libro
“Opera tra le più significative di un grande scrittore, il Doctor Faustus è la tragica storia di Adrian Leverkühn, un musicista tedesco che come Faust ottiene dal demonio anni di meravigliosa attività intellettuale in cambio della dannazione eterna. Scritto alla fine dell’ultima guerra e nell’immediato dopoguerra, il libro non poteva esprimere meglio l’atmosfera disperata di quella che fu la catastrofe della Germania.”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Un sogno simile mi è capitato di farlo nella notte del 27 maggio…”
Yamamoto Tsunetomo, Hagakure

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“… Una volta, il 27 maggio, in fuga dinanzi a una fregata britannica, s’incaglio nei pressi di Aarhus…”
Karen Blixen, La cena a Elsinore (Sette storie gotiche)

26 Maggio

26 maggio 2014

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Giovedì 26 maggio, per un improvviso cedimento di cardini, la chiudenda del ponte dei Molini si sganciò pericolando sul lago. Il conte Tommaso alzò quegli occhi freddi e mi ingiunse di andare a chiamare maestro Bernardino. Venisse con i suoi strumenti d’ingegnere in cancelleria per disegnare i modi dei ripari e insegnarli agli artigiani. Non poteva esimersi, c’era bisogno di tutti. Con la sua solita maniera allusiva mio padre disse che il momento era venuto e si avviò, portando la sua cassetta di strumenti, verso il Palazzo. Io, sebbene affaticato, andai alla mia consueta ricognizione delle barche sotto Castello, al ponte San Giorgio. 
Mi ricordo bene quella mattina di sole che pareva stregato da nuvole basse strisciate di colori plumbei che promettevano tempesta

Maria Bellonci, Delitto di Stato, 1972, in Tu vipera gentile, Mondadori, 1977, p. 80

La vicenda si svolge a Mantova fra il 1627 e il 1637 ed è raccontata da due diverse voci. La prima è quella del conte Tommaso Striggi, consigliere del Duca, che affida alle carte il resoconto delle sue azioni a difesa del ducato, a partire dall’uccisione del nano Ferrandino, che ha portato con sé una catena di altri delitti e conseguenze nefaste. L’altra voce è di Paride Maffei, il suo giovane segretario, che presenta con sguardo diverso i fatti, le persone coinvolte – fra cui i suoi familiari e l’affascinante Flaminia, amante del Duca e poi sposa di Tommaso -, mentre la città di Mantova è alle soglie della decadenza, preda dei lanzichenecchi e della peste. Ricorrono nel racconto diversi giorni di maggio, profumati di gelsomini, volubili o – come questo 26  raccontato da Paride – illuminati da una luce stregata, foriera di colpi di scena. 

Dicono del libro
“Sotto il titolo Tu vipera gentile, primo verso di un’antica canzone viscontea, Maria Bellonci presenta tre grandi racconti. Delitto di Stato che ha per sfondo la sommossa e controriformistica Mantova del Seicento tra ombre e luci caravaggesche; Soccorso a Dorotea storia limpida e crudele di un’adolescenza travolta in un ferreo contrasto di ambizioni politiche e di inutili difese tra Sforza e Gonzaga; e Tu vipera gentile, racconto visconteo che si muove sullo sfondo di una Milano tra Medioevo e primo Rinascimento”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Ma siamo appena al 26 maggio, e fino alla fine di giugno…”
Jules Verne, Viaggio al centro della Terra

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“…Il 26 maggio si prolunga ed esce dalle regole. Il nostro rassicurante sistema si scombussola un po’…”
Jean Cocteau, Il giro del mondo in 80 giorni

25 Maggio

25 maggio 2014

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Questi documenti rivelavano tutto di me, eppure non rivelavano nulla. Rivelavano dov’ero nata. Rivelavano che ero nata il venticinque maggio 1949. Rivelavano quanto ero alta. Rivelavano che la mia pelle e i miei occhi avevano lo stesso colore, marrone, sebbene non chiarissero se avevano la stessa sfumatura. Tutti questi documenti dicevano che mi chiamavo Lucy – Lucy Josephine Potter. Io odiavo tutti e tre questi nomi

Jamaica Kincaid, Lucy, 1990, tr. it. A. Di Gregorio, Guanda, 1992, p. 134

Da una piccola isola dei Caraibi dove ha vissuto fino alla maggiore età, Lucy si è trasferita negli Stati Uniti, come governante di quattro bambine. È arrivata in quella parte della terra “in cui l’anno, con tutti i suoi trecentosessantacinque giorni, si divideva in quattro stagioni distinte”. E un anno ha trascorso in casa della famiglia americana. Quando riflette sulla sua data di nascita –  il 25 maggio, che è anche la data di nascita della scrittrice – ha appena cambiato casa e lavoro, cercando di depurare il presente  dai segnali  e dalle presenze del passato. 

Dicono del libro
“A diciannove anni, Lucy decide di lasciare la sua famiglia e l’isola dei Caraibi dove è nata, per andare a vivere – au pair in una quasi impeccabile famiglia della media borghesia East – negli Stati Uniti. Sembra l’avvio di una vicenda paradigmatica, di una storia con evidentissime corrispondenze anche mediterranee. E in certo senso lo è: Lucy incarna, sia pur con singolare grazia, l’aspirazione di ogni ventenne del terzo e quarto mondo ad approdare e a stabilirsi in una delle nazioni ricche dell’occidente”
(dal risvolto di copertina dell’ed. Guanda, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Dunque c’era un uomo, c’erano molti uomini che s’alzavano il 25 maggio come s’erano alzati il 24, identici, immutati, ricordando la prima scena di guerra…”
Giuseppe Antonio Borgese, Rubè

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“… Il venticinque di maggio 1980 (ricordo con precisione la data) ho ricevuto da Ayalah come dono d’addio il libro di Bruno Schulz Le botteghe color cannella…”
David Grossman, Vedi alla voce: amore

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“… Accadde il 25 maggio, in una bella sera al principio dell’estate. Ero stato assegnato a una squadra di paracadutisti…”
Yukio Mishima, Sole e acciaio

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“… Il banchetto ebbe luogo il 25 maggio 1883, e un gran mazzo di fiori di campo segnò il posto del poeta assente…”
Marguerite Yourcenar, Care memorie

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“… oggi è il 25 maggio del ’31…”
Le Orme, 25 maggio 1931 (segnalazione di Michele Brescia)

24 Maggio

24 maggio 2014

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Ci fu comunque un giorno in cui sospetto che non dovetti annoiarmi tanto e quel giorno poteva essere solo il 24 maggio, data in cui non scrissi nulla nel diario che interruppi per sempre.
Cosa poteva essere successo per farmelo interrompere così all’improvviso?
(…)
Ora che sapevo del Giudizio Universale che nel maggio del ’63, a un’età del tutto simile alla mia, Lancastre diceva di avere intravisto da adolescente, non fu strano che mi domandassi se non poteva essere esattamente il 24 maggio di quell’anno il giorno in cui lui pensò di aver assistito a quelle scene. E ciò mi fornì il pretesto per telefonare a Vilnius e domandargli se conosceva la data esatta del giorno in cui suo padre aveva avuto quelle strane visioni bibliche in calle Enrique Granados. Se mi avesse risposto che era il 24 maggio, non sarebbe stata una coincidenza da sottovalutare

Enrique Vila-Matas, Un’aria da Dylan, 2012, tr. it. E. Liverani, Einaudi 2012, pp. 269-70

L’idea che il Giudizio Universale sia già avvenuto e che tutti facciano finta di non saperlo è antica ed è richiamata dal narratore di questa intricata storia, dopo aver saputo che lo scrittore Juan Lancastre (di cui sta scrivendo una biografia), ha sostenuto di aver assistito ai preparativi per il Giudizio Universale. La scena si sarebbe svolta a Barcellona, nel maggio del 1963, quando Lancastre aveva quattordici anni. Colpito da questo racconto, il narratore ricorda di aver tenuto un diario, in quella stessa primavera, e di averlo interrotto alla data del 24 maggio, una data in cui può essere accaduto a Barcellona qualcosa di straordinario. Una rivelazione della natura del tempo, o dei tempi, che si infiltrano nella mente di chi inventa storie e le mescola con la realtà. La verifica dell’esattezza della data con il figlio di Lancastre non porta a nulla di sicuro, e il tempo si conferma coerente col nome della piccola orologeria Tempus Fugit, situata in calle Buenos Aires, all’angolo con Villaroel.
Il 24 maggio (del 1941) è la data di nascita di Bob Dylan, l’artista che risuona nel titolo e a cui il figlio di Lancastre somiglia sorprendentemente (v. commento).

Dicono del libro
“Vilnius Lancastre, novello Amleto a Barcellona, ha una spiccata somiglianza con Bob Dylan, l’ambizioso progetto di redigere un Archivio Generale del Fallimento, nonché quello di fondare una società di emuli di Oblomov che facciano dell’indolenza totale una forma d’arte che consenta loro di generare non più di una sola idea al giorno. Per contro, il narratore è un prolifico scrittore che, dopo essersi dedicato tutta la vita alla produttività letteraria, si pente e si prepara a tacere definitivamente, anche nella vita reale. Ma non può non cedere all’invito di Vilnius e della fidanzata Debora che gli affidano la stesura delle memorie apocrife del famoso scrittore Juan Lancastre, padre di Vilnius, morto in circostanze sospette.”
(dal risvolto di copertina dell’ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il 24 maggio 1863 (era una domenica), mio zio, il professor Lidenbrock, rientrò a precipizio in casa sua, una casetta sita al numero 19 della Königstrasse…”
Jules Verne, Viaggio al centro della Terra (segnalazione di G. S. Carpitano)

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“… Dunque c’era un uomo, c’erano molti uomini che s’alzavano il 25 maggio come s’erano alzati il 24, identici, immutati, ricordando la prima scena di guerra come si ricorda un acquazzone o un parapiglia?…”
Giuseppe Antonio Borgese, Rubè

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“…Il bombardamento aereo della notte del 24 maggio, non meno micidiale di quanto era stato quello del 9 marzo, mi spinse a prendere una decisione definitiva…”
Yukio Mishima, Confessioni di una maschera

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“… You planned to leave me cold But you’ll never get your wish On the 24th of May I’ll gather up your reins…”
Blue Öyster Cult, The Revenge of Vera Gemini  (segnalazione di Michele Brescia)

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“…Un sacco di sbacchettoni dicono che il 24 maggio, a mezzanotte, finisce il mondo…”
Wu Ming, 54 (segnalazione di Valeria Possi)

23 Maggio

23 maggio 2014

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  La donna cominciò a contare sulle dita. Continuò a contare per un poco.
– Cosa state contando? – egli domandò. Ma ella continuava a contare.
– Era il 23 maggio.
– State contando i giorni, vero? Non dimenticate che luglio e agosto sono due mesi lunghi uno dopo l’altro.
È il centonovantanovesimo giorno. Esattamente centonovantanove giorni.
– Come ricordavate che era il 23 maggio?
– Non ho che da guardare nel mio diario.
– Tenete un diario?
– È sempre divertente leggere un vecchio diario. Ma io non nascondo niente quando lo scrivo, e talvolta mi vergogno io stessa a rileggerlo

Yasunari Kawabata, Il paese delle nevi, 1934-1947, tr. it. L. Lamberti, Sawa Nakamura Deangelis, Einaudi, Torino, pp. 39-40

Dalla città di Tokyo, Shimamura è tornato in una località termale sui monti. Nell’albergo ritrova Komako, una geisha conosciuta in un suo precedente soggiorno alle terme, esattamente 199 giorni prima, il 23 di maggio. Tanto è importante la cognizione del tempo per la donna, che nei suoi diari annota a matita, su due colonne, tutto quello che le accade, dal mattino fino al momento in cui si addormenta. Anche l’uomo, complice l’atmosfera sospesa del viaggio e della montagna,  si trova a riflettere sul passato e si domanda se “il fuggevole paesaggio non si potesse intendere come un simbolo del trascorrere del tempo”.

Dicono del libro
“Scritto nel 1934, ma completato solo nel 1947, mostra al suo meglio l’arte sottile di Kawabata, poeta dei sentimenti che innesta sulla linea classica dei poemi seicenteschi del suo paese le suggestioni che gli vengono da una appassionata frequentazione della cultura occidentale. Il ‘paese delle nevi’ è il paradiso terrestre sulla costa occidentale della maggior isola del Giappone, dove la neve è alta quindici piedi, e sorgono terme squisite, e delicati luoghi di villeggiatura. In questa scena si dipana la storia di Shimamura, ricco e raffinato esteta, e di Komako, geisha delle terme.”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Oggi, giovedì 23 maggio, alle ore 12,30, sulla terrazza del Kursalon al Parco municipale, il signor Hubert Marischka del Theater an der Wien bacerà la signora che avrà fatto la maggior offerta per l’ottavo prestito di guerra…”
Karl Kraus, Gli ultimi giorni dell’umanità

“… il 23 maggio, il giorno in cui l’Italia ci ha dichiarato guerra…”
J. Hašek, Le vicende del bravo soldato Švejk (segnalato da Scibbolet – Traduzione @Scibbolet)

 

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“…This is the 23rd of April, no May, 23rd of May…”
Johnny Cash, My wife June at the See of Galilee (segnalazione di Michele Brescia)

22 Maggio

22 maggio 2014

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Infine ritornarono Natale, Capodanno… la primavera, e il 22 maggio lasciai l’isola con il kayak carico di provviste; il mare appariva ormai piuttosto sgombro, e il ghiaccio era così levigato, che a un certo punto riuscii a farci scivolare sopra l’imbarcazione, spinto abbastanza velocemente dal vento

Matthew P. Shiel, La nube purpurea, 1901, tr. It. R. Wilcock, Adelphi, 1967, pp. 65-66

175 milioni di dollari sono il premio che verrà assegnato al primo uomo che raggiungerà il Polo Nord, i 90° gradi di latitudine. La solida nave Boreal si è messa in viaggio con diciassette uomini di equipaggio, fra cui il medico Adam Jeffson, esperto di botanica e meteorologia. La spedizione è in viaggio da più due anni e sono accaduti diversi fatti inquietanti, fra i quali è difficile distinguere quali siano allucinazioni: aurore boreali, presenze animali, colonne di ghiaccio intorno a cui pare di vedere una scritta in caratteri misteriosi e addirittura “una lunga data”. Ma il fenomeno più strano è un vapore purpureo profumato di peschi che accompagna l’esplorazione di Adam Jeffson, rimasto via via solo, in mezzo a distese di ghiaccio coperte di carcasse di animali. Il 22 maggio, piena primavera, si avventura col suo kayak sulla strada del ritorno, piena di sorprese apocalittiche.

Dicono del libro
“Pubblicata nel 1901, riscoperta una prima volta, in America, nel 1928 – quando si arrivò a pubblicare quattro romanzi di Shiel nello stesso giorno – e poi nel 1948, La nube purpurea è senza dubbio il capolavoro di M. P. Shiel, la cui opera è stata esaltata da scrittori quali Arnold Bennett, Hugh Walpole, H. G. Wells, Dashiel Hammett.”

Altre storie che accadono oggi

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“… 22 maggio 1937 Di sera le acque azzurre della laguna carpiscono il chiaro di luna…”
Lawrence Durrell, La grotta di Prospero

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“… 22 maggio. Ecco passati due mesi da quando ho cominciato le presenti note. Due mesi: un’eternità? Piuttosto un attimo….”
Tommaso Landolfi, Cancroregina

Diteci di oggi, “attenzione”

Gioco Diteci di oggi – Pagina99 we: settimana 24 – 31  maggio 2014 (si partecipa fino a lunedì 26 maggio)

Diconodioggi collabora con il giornale Pagina99, con Diteci di oggi: una rubrica di giochi e interazioni che hanno a che fare con la scrittura e con il tempo raccontato, in particolare con le date.

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Ecco il gioco di questa settimana:
Facile parlare di un luogo, più difficile parlare del tempo, specialmente se questo tempo è Oggi, “una cosa sempre nuova, incalzante”, come si legge in una pagina del romanzo Malina (ed. it. Adelphi) della scrittrice austriaca Ingeborg Bachmann: “è quasi impossibile pe rme dire ‘oggi’, sebbene ogni giorno si dica, anzi, si debba dire ‘oggi’…”  “Come può richiamare la mia attenzione sul 31 maggio! … È oggi. Sono qui e oggi”.
L’invito per il prossimo gioco è a fare attenzione al termine Oggi e a provare a spiegarlo, definirlo, raccontarlo, in un testo di non più di 800 caratteri, da inviare entro lunedì 26 maggio a giochi@pagina99.it .
Appuntamento col giornale in edicola, sabato 31 maggio, per una scelta dei testi arrivati e un commento.

todayIl gioco prosegue su Twitter, con l’hashtag #oggi, grazie a Francesca Chiusaroli, che gli dedica un post nel suo blog Scritture brevi

Ed ecco l’antologia di @atrapurpurea Waiting for Today

21 Maggio

21 maggio 2014

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“E poi, il 21 di maggio, Flush seppe che il giorno era venuto. Poiché quel martedì, il 21 di maggio, Madamigella Barrett si scrutò attentamente allo specchio; con arte squisita si adornò dei suoi scialli indiani; disse alla Wilson di accostar la poltrona, ma non troppo accosto; diede un tocco a questo, a quest’altro e a quest’altro ancora; e si levò a sedere eretta fra i suoi cuscini. Flush le si accucciò ai piedi, zitto zitto. Soli, insieme, attesero”

Virginia Woolf, Flush, 1933, tr. it. A. Scalero, La Tartaruga edizioni, 1991, pp. 42-43

Da quando Elizabeth Barrett ha conosciuto quello che diventerà suo marito, Robert Browning, le giornate del cocker spaniel di nome Flush non sono più le stesse. Arrivato in casa Barrett nel 1842, Flush si è adattato a vivere nella camera della Barrett, la quale, cagionevole di salute, non esce quasi mai. Rinunciando alla sua natura di cane cacciatore, Flush ha imparato a capire la sua padrona, che ricambia l’affetto con attenzioni e poesie. Da qualche mese, le lettere del signor Browning hanno portato dei cambiamenti nella routine sempre uguale delle giornate, cambiamenti che preoccupano Flush (“E che cosa avrebbe portato con sé quell’orrida primavera?”) e che preludono alla prima visita dell’uomo in casa Barrett, alle due e mezzo del pomeriggio di martedì 21 maggio. 

Dicono del libro
“Scritto nel 1933, Flush è la storia di un cane. Non un cane qualsiasi, ma il cocker spaniel di Elizabeth Barrett, una delle più famose poetesse inglesi, nata nel 1806 e morta nel 1861. C’è, nella National Portrait Gallery di Londra, un ritratto di Elizabeth Barrett; il viso circondato da pesanti riccioli scuri, gli occhi grandi e brillanti, la bocca larga e sorridente, non ricordano forse vagamente i bei riccioli e i grandi occhi brillanti del giovane spaniel di nome Flush? Fra questi due esseri esiste una somiglianza e Virginia Woolf ci racconta attraverso la storia dell’uno quella dell’altra.”
(dal risvolto di copertina dell’edizione La Tartaruga, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… L’ultima domanda venne posta per la prima volta, quasi per scherzo, il 21 maggio 2061…”
Isaac Asimov, L’ultima domanda

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“… Peppermill avrebbe condotto Bel il 21 maggio, verso le quattro. Dovevo riempire in qualche modo l’abisso del pomeriggio…”
Vladimir Nabokov, Guarda gli arlecchini!

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“… C’era, naturalmente, una sua fotografia all’incoronazione di Miss New Jersey la sera di Sabato 21 maggio 1949, Dawn in abito da sera…”
Philip Roth, Pastorale americana

Cangiullo

Francesco Cangiullo, Pisa, 1914, tempera su carta, 57 x 74 cm.

20 Maggio

20 maggio 2014

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Il venti di maggio, alle otto della sera, tutt’e sei le batterie della brigata d’artiglieria di stanza a N., in via di trasferirsi al campo, sostarono a pernottare nel paesino di Mjestèčki. Proprio al colmo della baraonda, mentre alcuni degli ufficiali s’affancendavano intorno ai cannoni, e altri, radunati così a cavallo sulla piazza presso il sagrato, ascoltavano le indicazioni dei furieri d’alloggiamento, di dietro alla chiesa apparve un cavallerizzo in panni borghesi, su una strana cavalcatura. Era una cavallina color isabella, di piccola statura, bella di collo e corta di coda, la quale non incedeva diritta, ma un po’ di sbieco, e scandiva con le zampe certi piccoli movimenti di danza, da parer che le battessero le zampe col frustino. Quando fu accosto agli ufficiali, il cavallerizzo si sollevò il cappello, e disse: “Sua Eccellenza il luogotenente generale von Rabbeck, proprietario di queste terre, invita i signori ufficiali a favorire immediatamente in casa sua, per una tazza di tè…”. La cavallina fece un inchino, si rimise a danzare e, sempre di sbieco, tornò sui suoi passi; il cavaliere, ancora una volta, si sollevò il cappello, e, di lì a un istante, lui e la sua strana cavalcatura dileguavano là di dietro alla chiesa.

Anton Čechov, Un bacio, 1887, tr. it. A. Villa, in Racconti, Einaudi 1974, vol. II, p.282

Il timido capitano Rjabòvič, in sosta con la sua compagnia, si trova a vivere un’avventura inaspettata in casa del luogotenente von Rabbeck, che ha invitato a cena tutti gli ufficiali, la sera del 20 di maggio. Mentre si aggira per la vasta casa, cercando di tornare dalla sala del biliardo al salone, il capitano entra per sbaglio in una stanza buia, dove una donna gli getta le braccia al collo e lo bacia, per poi ritrarsi subito, appena si accorge che egli non è la persona che stava aspettando. Da quell’incontro, la scialba vita di Rjabòvič – almeno per un po’ – cambia. Con la curiosità di indovinare chi possa essere la sconosciuta, ripercorre i dettagli della serata di maggio, finestre aperte, cognac, musica, profumi di lillà, di rose, di pioppi.  È maggio anche all’inizio della vicenda di un’altra opera di Čechov, Il giardino dei ciliegi.

Dicono del libro
“Nei racconti di Čechov vive l’intero popolo russo. La ricca galleria delle maschere tragiche o comiche è illuminata da un umorismo che non è mai fine a se stesso: intriso di pietà e di amarezza riesce a disegnare in pochi tratti un personaggio, una condizione umana.”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“Che c’è, Pietro? niente ancora si vede? – domandava il 20 maggio 1859, uscendo senza berretto sulla bassa scalinata dell’albergo sulla strada maestra…”
Ivan Turgenev, Padri e figli (segnalazione di @gscarpitano)

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“…La mattina del 20 maggio, Andrea Sperelli risaliva il Corso inondato dal sole…”
Gabriele D’Annunzio, Il piacere

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“20 maggio 1928. Ora è invulnerabile come gli dèi / Nulla sulla terra può ferirlo”
Jorge Luis Borges, 20 maggio 1928