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Oggi
autunno, Fogazzaro, Jacobsen, Stoker
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Il sei novembre, dopo colazione, Franco prese le sue grosse forbici da giardiniere per fare il solito sterminio di seccumi nel giardinetto e sulla terrazza. Era un’ora di tanta bellezza, di tanta pace da stringere il cuore. Non una foglia che si muovesse; purissima, cristallina l’aria da ponente; sfumanti a levante, dentro lievi vapori, le montagne fra Osteno e Porlezza; la casa sfolgorata dal sole e dai riverberi tremoli del lago; il sole assai caldo ma i crisantemi del giardinetto, gli ulivi, gli allori della costa più visibili fra il rosseggiar delle foglie caduche, certa segreta frescura dell’aria imbalsamata d’olea fragrans, il silenzio d’ogni vento, le aeree montagne del lago di Como bianche di neve accordantisi malinconicamente a dire che la cara stagione moriva
Antonio Fogazzaro, Piccolo mondo antico, 1895, ed. cons. Garzanti, 1981, p. 163
Siamo a metà della storia raccontata in Piccolo mondo antico, storia che si svolge in Valsolda, fra il 1850 e il 1859, alle soglie della seconda guerra di indipendenza. Franco Maironi – di nascosto e contro il volere della nonna, unica parente rimasta – ha sposato Luisa e poco dopo è nata Maria. I rapporti con la famiglia d’origine sono interrotti, anche perché il giovane – così come sua moglie e lo zio Piero – sono di idee liberali e anti-austriache. Il sei novembre, a cui si riferisce questa pagina, è una giornata soleggiata nel giardino della casa dove la coppia vive con la bambina. Lo zio Piero – appena destituito dal suo incarico di ingegnere con l’accusa di essere un suddito infedele dell’Austria – sta per arrivare, mentre Franco lavora in giardino, nella luce novembrina del lago.
Dicono del libro
Dicono del libro
“L’opera più risolta della narrativa fogazzariana: una storia d’amore coniugale nel microcosmo della Valsolda, la crisi della borghesia alle soglie dello stato unitario”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Garzanti, op. cit.)
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Oggi
Fogazzaro, Goya, memoria, ritorno
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Finalmente, voltando e rivoltando per ogni verso lo specchietto, s’avvide di qualche segno tracciato a punta di diamante sul vetro. Erano lettere e cifre segnate da una mano incerta. Con paziente attenzione Marina arrivò a leggere la seguente laconica scritta:
“Io – 2 MAGGIO 1802”
Parve a Marina che una luce lontana e fioca sorgesse nell’anima sua. 1802! Non viveva in quel tempo al Palazzo la infelice prigioniera, la pazza della leggenda? Forse era lei. Quel guanto, quei capelli erano reliquie sue. Ma nascoste da chi? Marina, quasi senza sapere che si facesse, afferrò il libro di preghiere e ne sfogliò le pagine. Ne cade un foglio ripiegato, tutto, tutto coperto di caratteri giallognoli, sbiaditissimi e vi legge:
2 maggio 1802
PER RICORDARMI. Ch’io mi ricordi, nel nome di Dio! Altrimenti perché rinascere?
Antonio Fogazzaro, Malombra, 1881, Mondadori 1992, p.93
Dopo che la sua famiglia è andata in rovina, la giovane Marina di Malombra vive nella villa sul lago dello zio, in una camera che è stata abitata da un’antenata, Cecilia, su cui si narrano leggende sinistre. Tutta concentrata sulla sua interiorità, nell’atmosfera solitaria del luogo, Marina comincia ad avere l’impressione di avere già vissuto delle situazioni che le accadono finché non trova, nella sua camera, uno specchietto con una data e una lettera. Nello scritto Cecilia, molti anni prima – un due di maggio – ha lasciato un messaggio diretto a chi, leggendolo nel futuro, avrebbe ricordato (o creduto di ricordare) la sua vita precedente.
Dicono del libro
Dicono del libro
“Una sera in fondo al cassetto del suo secrétaire, Marina di Malombra scorge in un libro di preghiere un foglio sbiadito. ‘Qualunque sia il tuo nome’ vi sta scritto ‘tu che hai ritrovato e leggi queste parole, conosci in te l’anima mia infelice. Avanti di nascere hai sofferto tanto, tanto… col nome di Cecilia.’ Cecilia è un’antenata di Marina, reclusa dal marito per espiare una colpa d’amore. Sull’onda di un’ossessione che a poco a poco la travolge, Marina crede di riconoscere nello zio con cui vive la reincarnazione del marito di Cecilia e in un giovane scrittore, Corrado Silla, quella dell’antico amante.”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)
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Oggi
Bulgakov, Fogazzaro, memoria
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Un giorno, precisamente il 24 aprile, andai verso il tramonto al cimitero protestante di Porta S. Paolo, che non conoscevo ancora. Lo camelie e le azalee erano in fiore e le vecchie mura con l’erbe selvatiche, con le rose gialle, con i gruppi di cipressi erano così belle all’ultimo sole! Presso alla pietra di Percy Bysshe Shelley trovai nell’erba un libretto col titolo: Luisa. Forse l’avevano smarrito alcuni signori usciti quando entravo io. L’apersi, e gli occhi, mi caddero sul passo dove si accenna alla leggenda del Diletto, che mi duole ancora di non conoscer bene, di non sapere a qual popolo appartenga. Mi fece, forse anche per il luogo e l’ora, una impressione tale, mi sentii così improvvisamente rivivere il cuore che n’ebbi sgomento e affanno. Non volevo! Deposi tosto il libro dove l’avevo trovato
Antonio Fogazzaro, Il mistero del poeta, Galli, Milano 1888,
ed. Liber Liber
Dicono del libro
“Il mistero del poeta narra il difficile rapporto amoroso tra un poeta e la bionda e fredda Violet Yves. In questo breve romanzo ritroviamo motivi e temi tipici deIl’opera fogazzariana: il gusto per gli sfondi aristocratici in cui si muovono figure raffinate e sensibili, la tendenza alla creazione di situazioni ambigue, erotiche e religiose, e un certo consenso alle teorie spiritistiche”.
(Dalla scheda nel sito Ibs.)