Il tempo in tasca: al Museo della Figurina

I calendari portatili: c’è chi li considerava oggetti trascurabili e chi invece ne era attratto fortemente. C’è chi li collezionava e chi li gettava via terminato l’anno a cui erano collegati. C’è chi ormai non li usa proprio più, delegando il registro dei giorni alla funzione calendariale di telefoni e palmari. 
Ma c’è stata un’epoca – a partire dal 1900, lungo i decenni dell’art déco – in cui i calendari tascabili (in un versione arricchita di colori e odori) hanno popolato la vita quotidiana di tante persone, soprattutto di sesso maschile, poiché – come testimoniano memorie, diari, racconti e collezioni – era nella bottega del barbiere che questi oggetti si trovavano.
Piccoli almanacchi in forma di libriccino di 12 o 16 facciate, in cui ogni mese dell’anno era illustrato con figure femminili, scene e dettagli di vita elegante e spensierata, nello stile armonioso dell’epoca d’oro della decorazione grafica e litografica.

Dal 15 settembre 2017 , fino al 18 febbraio 2018, a Modena, nel Museo della Figurina, una mostra permette di vederne dei magnifici esemplari, realizzati da artisti di talento – fra cui De Bellis, Codognato, Umberto Brunelleschi (e molti altri recuperati dalla ricerca), attivi nella prima metà del XX secolo nel campo dell’illustrazione e dell’immagine riprodotta.
L’arte in tasca. Calendarietti, réclame e grafica 1920-1940 è il titolo di questa esposizione, curata da Giacomo Lanzilotta, che usa il “calendarietto del barbiere” come bussola di un percorso espositivo articolato sui temi che il piccolo oggetto interseca: la fisionomia di un gusto e le sue tracce figurative, cinematografiche e letterarie, il fascino per l’esotico, il ruolo della seduzione nella réclame, la profumeria. 


Piccolo per estensione e per considerazione, ma carico di una sua forza immaginifica, il calendarietto del barbiere si presentava infatti profumato con essenze reclamizzate all’interno. 
In quello della profumeria milanese Sirio – illustrato da Costantino Grondano nel 1922 – è la fragranza di acacia a dare al calendario quello che, con termine ora un po’ desueto, è chiamato l’olezzo. 
Il profumo esalta le immagini, aggiunge dimensioni impalpabili alle scene, trasforma il piccolo oggetto cartaceo in un dispositivo sinestetico che apre l’accesso alla memoria e all’immaginazione di chi viene in contatto con esso. Il profumo, collegato al luogo (il salone del barbiere)  e alla funzione di questi oggetti (sorta di proto-gadget pubblicitari) è un elemento interessante anche in relazione al tempo. Dall’esperienza olfattiva narrata da Marcel Proust al principio della Ricerca del tempo perduto, alle recenti considerazioni di Carlo Rovelli e Bjung-Chul Han, l’olfatto emerge come veicolo di un viaggio nella memoria che schiude alla coscienza “ampi spazi di tempo”.
In modo empirico e commerciale, ammiccante e leggero, i calendarietti del barbiere alludevano anch’essi all’odore del tempo, accostando la griglia dei giorni dell’anno nuovo alla linea libera delle forme, alla seduttività dei colori e all’effetto conturbante dei profumi.  

La mostra, prodotta in occasione del festivalfilosofia 2017 (Modena, Carpi, Sassuolo 15-17 settembre), prevede anche dei percorsi olfattivi.
Il catalogo con testi di Giacomo Lanzilotta e Maurizio De Paoli, riccamente illustrato e denso di collegamenti e informazioni inedite, è pubblicato da Franco Cosimo Panini.
Info sul sito funzionalissimo del Museo della Figurina di Modena.

Antonella Sbrilli @asbrilli

I giorni laici di Fabio Magnasciutti

Illustratore e musicista, oltre che insegnante di illustrazione, Fabio Magnasciutti è autore di animazioni per celebri trasmissioni televisive (Che tempo che fa), di disegni per quotidiani e settimanali, di libri (Lapis edizioni),  di locandine e di una serie di vignette dallo stile inconfondibile per tratto, composizione e battute.

FM“Non ho secondi fini” dice una clessidra riempita di sassi,  invece che di sabbia,  in una vignetta-aforisma dal titolo Il tempo stringe. Si trova, insieme a centinaia di altre che giocano con parole e doppi sensi, figure e figure retoriche, nel blog di Magnasciutti. Molte di queste vignette – a esplorare il blog – parlano del tempo, combinando paradossi, modi di dire, luoghi comuni legati a passaggi e feste (Capodanno, i Morti), aspettative personali e politiche, epocali e quotidiane. Presentate  mese per mese, le vignette costruiscono un diario, uno zibaldone di pensieri figurati, di cortocircuiti verbo-visivi, che si possono consultare in sequenza o random, andando da un titolo all’altro (da Ma la tempora a Tempo libero, per esempio). In questa collezione, c’è  un titolo ricorrente che lega la data di un giorno al termine LaiCal. Laical (una parola-valigia formata da Laico e calendario) è un calendario laico “ché ognuno ha i santi che vuole” e postumo, dedicato, ogni giorno, a un personaggio nato quel giorno che abbia avuto influenza e significato (non per forza positivi) sulla vita di Magnasciutti. Ci sono, per fare dei nomi,  Berlinguer e Ilaria Alpi, Henri Rousseau e Bertrand Russell, Picasso e Andrea Pazienza: ognuno ha una lapide grafica e un testo di associazioni, memorie, riflessioni, lampi.  KH

“Originariamente usciva in una sezione del sito dell’Unità ma non avevo ancora previsto la presenza del testo” racconta l’autore, spiegando che “LaiCal è un progetto in divenire, presente, oltre che sul blog sulla mia pagina Facebook. Io stesso non so ancora cosa farne, un libro, delle carte, un’occasione per dei reading con commento musicale…”. In attesa di vedere gli sviluppi, seguiamo i giorni di maggio: alla data di oggi corrisponde la figura dell’artista Keith Haring, l’inventore di figure radianti in spazi grafici stilizzati, in grado di animare  grandi superfici murali e piccoli gadget. Nato domenica 4 maggio 1958,  Haring sarebbe morto il 16 febbraio del 1990, “trentuno anni di fiamma viva / per tutti / su muri matite magliette portachiavi musei cuori / su una bancarella accanto a Snoopy I love New York smile cuori stilizzati / prendetene tutti / di questi uomini dinamici di linea nera” si legge e si vede, eloquentemente, nella pagina di Laical del 4 maggio.
Antonella Sbrilli (@asbrilli)

Immagini: courtesy Fabio Magnasciutti