24 Settembre

24 settembre 2024

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24 settembre
Mi sono svegliato tardi e senza appetito. Meglio così perché i soldi che mi restano sono pochi. La pioggia non è diminuita. Alla reception, quando chiedo di Frau Else, mi dicono che è a Barcellona o a Girona, al Gran Hospital, insieme al marito. Sulla gravità delle condizioni di quest’ultimo il commento è inequivocabile: sta morendo. La mia colazione è consistita in un latte e caffè e un croissant. Nel ristorante rimaneva solo un cameriere per servire cinque vecchi surinamesi e me.
L’Hotel del Mar, di colpo, si è svuotato. A metà pomeriggio, seduto sul balcone, mi sono reso conto che il mio orologio non funzionava. Ho cercato di caricarlo, gli ho dato qualche botta, ma non c’è stato niente da fare. Da quanto tempo è fermo? La cosa ha un qualche significato? Lo spero

Roberto Bolaño, Il Terzo Reich, 2010 (postumo), tr. it. I. Carmignani, Adelphi, 2010, p. 308

Il diario del giovane tedesco Udo Berger – in vacanza con la fidanzata in un albergo sulla Costa Brava – è cominciato il 20 di agosto e termina dopo poco più di un mese, insieme con la stagione balneare. Durante quel periodo si è dedicato a un wargame sul Terzo Reich, montato su un grande tavolo nella sua stanza. Oltre a Frau Else, la proprietaria dell’albergo, Udo conosce strani personaggi, con cui ingaggia partite piene di tensione, mentre il tempo del gioco si insinua in quello della vicenda. Fino alla fine del suo soggiorno, il 24 settembre, vigilia della partenza.

Dicono del libro

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Abele Malpiedi: “è ora”, di Elena Lago

Abele Malpiedi, artista recanatese trapiantato a Milano, classe 1986, ha inventato, brevettato e prodotto un orologio privo dei suoi elementi funzionali: non ha né lancette né batteria. È presente, all’interno, il meccanismo della corona che però, se viene caricata, gira a vuoto.

Presentato al Salone del Mobile del 2014 ed esposto – nella variante a parete – al Museo del Novecento di Milano dal marzo 2016, ha un minimale quadrante a sfondo bianco con una concisa frase in nero al centro: è ora, per ricordarci che è sempre l’ora giusta per agire. Nella versione in inglese, la scritta IT’S TIME, è bianca su sfondo nero e le lettere sono disposte come i numeri, attorno al quadrante. Orologi da polso, a muro o sveglie, tutti contrassegnati da questa sorta di sollecitazione che ci rende protagonisti di un’insolita dimensione temporale. Non più un orologio “spaventoso e impassibile”, ma un “orologio concettuale” a cui è stata tolta la sua principale funzione, quella di misurare e scandire il tempo. Il curioso oggetto di Malpiedi ci permette, infatti, di immergerci in una temporalità diversa, non più regolata da numeri, ticchettii e scadenze, ma solo dal nostro impulso ad agire e a vivere il momento presente, forse regalandoci più tempo e di una qualità migliore. È l’hic et nunc che conta e che ci esorta a non dipendere né dal passato né dal futuro. In fondo, come ricorda l’artista, “la vita è un eterno gerundio”.

Malpiedi da polso
L’orologio, dio sinistro, spaventoso e impassibile  / ci minaccia col dito e dice: «Ricordati!» Così Baudelaire descriveva l’orologio in una poesia del 1860: una inesorabile minaccia che ci ricorda il passare del tempo, “giocatore avido”. Chi non ha mai pensato, almeno una volta nella vita, di rompere tutti gli orologi come il Capitan Uncino di Spielberg, tacitando quel fastidioso ticchettio, fermando, almeno apparentemente, il tempo che passa?

Nella serie di opere lanciata da Malpiedi, il perpetuo movimento circolare delle lancette scompare, lasciando il posto ad un tempo interno, scandito dai nostri umori e dalle nostre esigenze e che spesso ci porta addirittura a perdere il conto dei giorni della settimana. L’artista crede in un tempo costellato di accidentalità, “ad esempio quando finisco un quadro e allo stesso tempo finisce anche l’album musicale che avevo messo su […] non è una semplice coincidenza, ma qualcosa di più elevato […]. È molto importante saper cogliere gli attimi per entrare nel giusto ritmo.”
L’invito è quello ad “ascoltare il nostro tempo” e l’artista ha ideato anche un altro strumento per farlo, oltre al “non-orologio”: gli Occhiali riflessivi, le cui lenti sono oscurate all’esterno, mentre all’interno sono schermate da una superficie riflettente che ci permette di guardare i nostri occhi che si avvicinano sempre di più, mentre inforchiamo gli occhiali. È un oggetto affascinante che produce una sensazione di straniamento e allo stesso tempo di divertimento. Siamo sulla scia dell’opera di Penone Rovesciare i propri occhi, del 1970, un autoritratto fotografico in cui gli occhi sono ricoperti da lenti a contatto specchianti: l’artista è cieco, ha rovesciato i suoi occhi, ma può indagare nella profondità della sua interiorità e permetterci allo stesso tempo di rifletterci nelle sue iridi. Non vede, ma ci fa vedere. Abele Malpiedi dà la possibilità di indossare gli occhiali per rifletterci e riflettere, per “rovesciarci” in noi stessi e nel nostro tempo, quando sentiamo che è ora.
Elena Lago

Immagini: Courtesy Abele Malpiedi
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u facebook èora

Literary clock

Un esperimento di ricerca collaborativa sul tempo, precisamente sulle 24 ore che compongono un giorno e una notte: è Literary clock, il progetto lanciato dal quotidiano inglese The Guardian a tutti i lettori interessati alle descrizioni del tempo nella letteratura.

Wizard of Id by Parker & Hart

Wizard of Id by Parker & Hart

Il progetto è ispirato all’opera dell’artista Christian Marclay The Clock, un film-collage che monta frammenti di pellicole in cui sono visibili orologi che segnano le diverse ore della giornata: un film-installazione che dura 24 ore e viene proiettato in tempo-reale, in modo che le ore degli spettatori e quelle della finzione coincidano. I curatori di Literary clock hanno iniziato nel 2011 a raccogliere citazioni che riguardano ciascuno dei 1440 minuti di un giorno e una notte. Con l’aiuto dei lettori, la gran parte dell’impresa è stata svolta e Literary clock è stato presentato all’Edinburgh International Book Festival del 2013. I minuti mancanti, i più difficili, quelli delle ore notturne, sono l’oggetto della caccia al tesoro proposta dal Guardian in questi giorni. Diconodioggi.it, che lavora sulla scala del giorno e non del del minuto, accetta volentieri la sfida e la rilancia ai suoi lettori.

Il link a Literaryclock. A constant ticking clock made of literary quotations, con le spiegazioni del modo in cui è stato completato (ultima visita gennaio 2022, grazie a un tweet di @larsen)
a.s.

Oggi: Elogio dell’orologio di Maria Sebregondi

Sebregondi 1987

Maria Sebregondi, Elogio dell’orologio (Orologio ad Haiku), 1987

Traduttrice di Queneau, artista dell’Oplepo (Opificio di Letteratura Potenziale), autrice di Etimologiario, Maria Sebregondi nel 1987 ha realizzato un Elogio dell’orologio (Orologio ad Haiku), litografia fustellata in 20 esemplari. Si tratta di una composizione che richiama il calligramma, perché le parole sono disposte in modo da rappresentare graficamente ciò che significano (come nell’opera di Apollinaire, La Cravate e la montre). Un calligramma composto di haiku, componimenti poetici di tre versi di 5, 7 e 5 sillabe che – in questo caso – parlano del tempo. Alle undici, per esempio, si legge: Gira la sfera / illusoria allegria / orna la vita
Ad aumentare la consistenza verbo-visiva, grafica e poetica, di quest’opera, le iniziali di ciascun verso formano un acrostico che ripete per due volte, in senso orario (dalle 12 alle 5 e dalle 6 alle 11),  il titolo dell’opera Elogio dell’orologio. Le 18 lettere di questa frase sono disposte in modo che le ore opposte nel quadrante presentino le stesse 3 lettere  iniziali di ciascuna “terzina”. La parola oggi, anche se non è mai scritta risuona, come una parola-tema, nei versi e soprattutto nel titolo, nascosta tra le lettere che possono anagrammarsi come: “Olio le ore, lodo l’oggi”.

L’opera è esposta alla mostra Dall’oggi al domani. 24 ore nell’arte contemporanea al Museo Macro di Roma, via Nizza, dal 29 aprile al 2 ottobre 2016.
Antonella Sbrilli (@asbrilli)