L’altezza del tempo: Measuring The Universe di Roman Ondak

di Cecilia Fabbri

“È come un orologio che indica ore e minuti: ogni momento ha lo stesso grado di importanza”: così l’artista concettuale slovacco Roman Ondak definisce la sua opera Measuring The Universe, presentata alla Pinakothek der Moderne a Monaco nel 2007, replicata nel 2009 al MoMA di New York e alla Tate St. Ives nel 2011.

L’opera è costruita grazie un processo collettivo in cui i visitatori vengono invitati a lasciare un segno della loro altezza sulla parete bianca della sala: un addetto traccia una lineetta con un pennarello nero insieme al nome della persona coinvolta e alla data del giorno della segnatura. Queste linee vanno così moltiplicandosi e sovrapponendosi fino a coprire gran parte delle pareti, addensandosi nella fascia centrale, creando un effetto di stratificazione e di accumulo visivo che dà corpo all’interazione tra il pubblico e l’opera, trasformando i visitatori da semplici fruitori a co-creatori dell’opera. L’atto di misurare qualcosa di apparentemente banale come l’altezza, diventa una metafora più ampia dell’unicità della persona e, al contempo, della comunanza umana: l’identità viene assorbita dalla massa di segni, sottolineando i confini sfumati tra comunità e individualità.

Nell’intervista di Klaus Biesenbach (Roman Ondak, “Flash Art”, 2017), l’artista afferma che “questa performance trasforma in un evento pubblico l’abitudine domestica di registrare l’altezza dei bambini” (sullo stipite di una porta), cosa che Ondak stesso dice di fare con i suoi due figli. L’artista considera questa azione come il primo documento personale dell’infanzia del bambino e come il primo momento in cui un bambino – che non si imbatte con la preoccupazione del passare del tempo degli adulti – si relaziona con il concetto di tempo. Protagonista dell’opera diviene così non solo lo spazio, ma soprattutto il tempo e il suo trascorrere: è una crescita in divenire. Un tassello alla volta, accresce il valore effimero e temporaneo dove la sovrapposizione di segni crea una sorta di “passaggio” di identità, una linea del tempo umana. Ondak infatti spiega che ogni momento ha lo stesso grado di importanza e che l’opera mantiene il medesimo stato sia con un singolo segno sul muro sia con migliaia. Alla domanda dell’intervistatore se l’opera esiste fin dal primo momento, oppure nasce al comparire di più tracce sul muro, l’autore afferma che comincia con la prima misurazione e finisce quando l’ultimo visitatore viene misurato.
Aggiunge: “È quasi come se me ne stessi seduto per un giorno intero a un caffè all’angolo di una strada affollata a guardare la gente che passa e provassi a identificare e ricordare tutti. Trasferendo tutto ciò sul piano della performance, cerco di visualizzare quello che questa massa di gente rappresenta. La sala espositiva, dove le misurazioni avvengono ogni giorno, funziona un po’ come un contenitore del ‘qui e ora’. Mostra l’esistenza di un potenziale invisibile che trasforma la presenza delle persone in un oggetto fisico.”

Fondamentale nel suo lavoro è proprio questo avvicinamento con l’altro, sia per la creazione materiale dell’opera sia per un livello partecipativo ed emotivo. Nella video intervista del MoMA Ondak spiega: “Pensavo a questo momento molto periferico e marginale della vita quotidiana da ampliare e trasformare nel contesto della mostra, ogni visitatore che entra nella mia stanza è il benvenuto per essere misurato e la partecipazione delle persone è molto spontanea quindi non dobbiamo convincere le persone a prendervi parte, è il contrario, le persone vorrebbero davvero partecipare quindi è molto vivace l’interazione, molto rilassata, tra i visitatori e le guardie, o il museo, o me stesso, non ci sono mai interruzioni tra le misurazioni.”

Come suggerisce il titolo Measuring The Universe, è attraverso la nostra scala che misuriamo il mondo e, con l’aumentare dell’età, cambiano l’esperienza e la comprensione del tempo e del mondo stesso.
Spiega ancora Ondak: “Riguarda tutto il mistero di come le persone si comportano in generale. Non è un mistero all’interno del mio lavoro, ma è un mistero della vita di tutti i giorni, sai: perché abbiamo dei partner, perché abbiamo delle famiglie, degli amici, perché ci piace questo e non ci piace quello. In qualche modo il mistero di queste relazioni è ciò che mi porta a cercare modi per trasformarle in opere d’arte”.

Cecilia Fabbri, 3 dicembre 2024

Altri riferimenti:
Philomena Epps, Roman Ondák born 1966 Good Feelings in Good Times 2007, Tate, 2016
Stefanie Gommel, ROMAN ONDÁK, In the Space between Art and Life, 2012
Roman Ondak nel sito della Tate: https://www.tate.org.uk/art/artists/roman-ondak-7622
Roman Ondak nel sito del MoMa: https://moma.org/collection/works/128840
Roman Ondak nel sito della galleria Kurimanzutto https://kurimanzutto.com/artists/roman-ondak#tab:slideshow;slide:5
Roman Ondak nel sito della Galleria Ester Schipper: https://estherschipper.com/artists/61-roman-ondak/works/10875/

 

3 Dicembre | December 3rd

3 dicembre 2024

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On occasion he had even been entrusted with the rectification of  ‘The Times’ leading articles, which were written entirely in Newspeak. He unrolled the message that he had set aside earlier. It ran: 
times 3.12.83 reportingbb dayorder doubleplusungood refs unpersons rewrite fullwise upsub antefiling
In Oldspeak (or standard English) this might be rendered:
The reporting of Big Brother’s Order for the Day in ‘The Times’ of December 3rd 1983 is extremely unsatisfactory and makes references to non-existent persons. Rewrite it in full and submit your draft to higher authority before filing. Winston read through the offending article. Big Brother’s Order for the Day, it seemed, had been chiefly devoted to praising the work of an organization known as FFCC, which supplied cigarettes and other comforts to the sailors in the Floating Fortresses.

George Orwell, 1984, 1949

Certe volte gli era stata affidata persino la rettifica degli articoli di fondo del Times, che erano scritti interamente in neolingua. Srotolò la comunicazione che aveva messa da parte prima. Diceva:
times 3. 12. 83. Riproduz ordogior gf bispluserrata nonesisper riscrinter pristes supautor anteinclucoll.  

In archelingua (ovvero nella lingua normale) tale comunicazione si poteva rendere così:
La riproduzione dell’Ordine del Giorno del Grande Fratello pubblicata nel Times del 3 dicembre 1983 è del tutto insoddisfacente e allude addirittura a persone che non esistono. Riscriverlo da capo e sottoporre tale prima stesura all’autorità superiore prima di includerla nella collezione. Winston lesse per intero l’articolo incriminato. L’Ordine del Giorno del Grande Fratello era dedicato principalmente a lodare l’operato di una organizzazione conosciuta con la sigla SSFG che riforniva sigarette e altri generi voluttuari ai marinai della Fortezza Galleggiante

George Orwell, 1984, 1949, tr. it. G. Baldini, Mondadori, 1989, p. 48

Nella società futura dominata dal Grande Fratello e dalle sue tecniche pervasive di controllo, Londra  è una delle province dell’iperstato di Oceania, in conflitto permanente con Eurasia. La lingua ufficiale è la Neolingua, che deve via via sostituire l’Archelingua, eliminando ogni possibilità di pensiero eretico e indipendente. Winston Smith, un uomo di quasi qurant’anni, è impiegato al Ministero della Verità con il compito di correggere i documenti non conformi alle direttive del regime. In aprile, con un gesto di autonomia che egli stesso non sa spiegarsi, Winston ha cominciato a scrivere un diario, azione non vietata ma punibile con la morte. Per chi sta correndo il pericolo di scrivere il diario? si chiede Winston, immaginando un tempo in cui “quel che è fatto non può essere disfatto”, come accade invece negli uffici del Ministero, in cui  le notizie – per esempio quelle del Times del 3 dicembre – vengono riscritte e rimesse in circolo: “Non appena tutte le correzioni  che si rendevano necessarie a ogni numero del Times  erano state messe insieme e verificate, quel numero veniva ristampato di nuovo, la copia originale distrutta, e la copia corretta collocata nelle collezioni al suo posto”, alterando così per sempre il passato e la memoria. 

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2 Dicembre | 2. Dezember

2 dicembre 2024

 

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In Deutschland soll im Jahre 1918, u. zw. in den Tagen um den 15. VI. herum, eine große, der Welt die Größe und Macht Deutschlands ins Gedächtnis prägende Feier des dann eingetretenen 30jährigen Regierungsjubiläums Kaiser Wilhelms II. stattfinden; obwohl es bis dahin noch mehrere Jahre sind, weiß man doch aus verläßlicher Quelle, daß heute schon Vorbereitungen dazu getroffen werden, wenn auch selbstverständlich vorläufig ganz inoffiziell. Nun weißt Du wohl auch, daß in dem gleichen Jahre unser verehrungswürdiger Kaiser das 70jährige Jubiläum Seiner Thronbesteigung feiert und daß dieses Datum auf den 2. Dezember fällt.

Robert Musil, Der Mann ohne Eigenschaften, 1930-33

Nell’anno 1918, e precisamente nei giorni intorno al 15 giugno, si svolgeranno in Germania feste solenni per il trentesimo anno di regno dell’imperatore Guglielmo II, feste che dovranno  attestare al mondo intero la grandezza e la potenza germaniche. Quantunque manchino ancora parecchi anni a tale data, si sa da fonti degne di fede che si stanno già facendo preparativi, per ora naturalmente non ufficiali. Ora tu ben sai che nello stesso anno il nostro augusto Imperatore celebrerà il settantesimo giubileo della sua ascesa al trono e che l’anniversario cade il 2 dicembre. 

Robert Musil, L’uomo senza qualità, 1930-1933, tr. it. A. Rho, ed. cons. Einaudi 1972, vo. I, p. 73

Siamo nel 1913, a qualche anno di distanza dalla “magica data della svolta del secolo”, quel passaggio fra l’Ottocento e il Novecento, che aveva seminato illusioni di grandi novità, come se il tempo tornasse giovane. Nell’Austria imperial-regia, con i suoi vasti territori, le tante popolazioni, la struttura burocratica, le aperture  liberali,  vive Ulrich Anders, un uomo di trentadue anni, la cui “intelligenza affascinata dall’esattezza scientifica e dall’infinita indeterminatezza della realtà, dissolve ogni decisione in lucida ironia”. Su iniziativa del padre, Ulrich viene nominato segretario di un comitato che deve organizzare – con largo anticipo – i festeggiamenti del settantesimo anno di regno del vecchio imperatore Francesco Giuseppe, salito al trono il 2 dicembre del 1848. L’anniversario cade dunque nel 1918, lo stesso anno in cui in Germania si celebra l’imperatore Guglielmo II. In vista di questa competizione fra le due scadenze, si mette in moto a Vienna una azione parallela, un meccanismo complesso quanto vago di decisioni che non giungeranno mai allo scopo, segnando quella data, il 1918, la dissoluzione dell’impero austro-ungarico.

 

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I Dicembre

1 dicembre 2024

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Il primo dicembre 1987, dopo aver osservato a lungo le figure intagliate nel legno del portale della cattedrale di Spalato, tra cui Giovanni, triste, che all’ultima Cena reclina il capo sulla spalla di Gesù, e allo stesso tempo cerca conforto anche con una mano – variante sul tema – nella manica del suo maestro, il viaggiatore scese alla passeggiata della spiaggia, illuminata dal sole, dove vide un decrepito lustrascarpe, che disoccupato ormai da lungo tempo, iniziava a pulire le proprie scarpe. A dire il vero ne avevano anche bisogno. E quell’uomo le lustrava scrupolosamente, come avrebbe fatto per chiunque altro – non era capace altrimenti -, con calma, riflessivamente, un lembo di pelle alla volta. E le sue scarpe, tanto amorevolmente passate, alla fine cominciarono a rilucere, per poi splendere all’ombra della palma sotto cui era seduto

Peter Handke, Il lustrascarpe di Spalato, 1990, in Epopea del baleno, tr. it. L. Salerno, Guanda 1993, p.11

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30 Novembre | the last day of November

30 novembre 2024

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‘Unless one gets one’s nobility from the gods and turns to the middle of the sky for one’s power, one will be murdered at last.’
‘I do get my nobility that way,’ she said.
But she did not quite believe it. And she made up her mind still more definitely, to go away.
She wrote to Mexico City, and engaged a berth from Vera Cruz to Southampton: she would sail on the last day of November.

David Herbert Lawrence, The Plumed Serpent, 1926

“Si finisce sempre per essere assassinati, se non si ottiene la propria nobiltà direttamente dagli Dèi, e dal cuore del cielo il proprio potere.”
“È così che sono nobile, anch’io” diss’ella.
Ma non era convinta. E con maggior decisione tornò al suo pensiero d’andarsene.
Scrisse a Città del Messico per prenotarsi una cabina da Vera Cruz a Southampton: sarebbe partita l’ultimo di novembre

David Herbert Lawrence, Il serpente piumato, 1926, tr. it. E. Vittorini, ed. cons. Mondadori, 1969, p. 554

L’irlandese Kate è arrivata in Messico la domenica dopo Pasqua e nel tempo trascorso nel paese ha conosciuto, non senza inquietudine, tradizioni e possibilità di vita del tutto diverse da quelle europee. Si è sposata con Cipriano, un generale che, insieme con l’amico Ramon, lavora per la rinascita del culto di Quetzalcoatl, il dio-serpente piumato, sullo sfondo dell’instabile situazione politica messicana. Attratta e spaventata dalla forza che emana dal Messico, Kate a volte crede “di essere risalita a un’èra primigenia della coscienza umana, quando gli uomini, pieni di oscure volontà e indifferenti alla morte, avevano la loro forza spirituale nel sangue e nella colonna vertebrale, non nel cervello…”. A volte, è presa dai ricordi della sua vita precedente, come le accade, in un assolato giorno di novembre, pensando all’avvicinarsi del Natale nel paesaggio inglese. Incerta, sempre in bilico sul presente/serpente del tempo, prenota – e sono le ultime pagine del libro, ma non della storia -un biglietto di ritorno per il 30 novembre. 

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29 Novembre

29 novembre 2024

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29.11
Una cattiva notte, la mattina quindi un po’ legnoso. Telefonata dalle poste e telegrafi. Brutto tratto di crinale, pieno di traffico, in direzione di Neufra. Per la più breve, traverso i campi, è quasi impossibile. Su a Bitz una bufera spaventosa, tutto sotto la neve. Dopo Bitz, su per un bosco. Si scatena una furibonda tormenta, dentro il bosco i fiocchi vengono dall’alto, mulinando, in un vortice; ma fuori, in campo aperto io non mi azzardo più, là la neve arriva orizzontale. E dire che non è ancora dicembre

Werner Herzog, Sentieri nel ghiaccio, 1978, tr, it. A. M. Carpi, Guanda, 1980, pp. 29-30

È il penultimo giorno di novembre del 1974, il 29 – come oggi – di quarant’anni fa. Herzog è partito da una settimana per raggiungere a piedi Parigi dalla Germania, convinto che il suo pellegrinaggio possa aiutare l’amica Lotte, che abita a Parigi ed è gravemente malata, a restare in vita. Il clima è ostile, mentre l’uomo attraversa boschi e paesi solitari, attento allo stato dei suoi piedi e della scarpe, che devono accompagnarlo nel lungo tragitto.

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28 Novembre

28 novembre 2024

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Mente umana non può concepire quello che sta avvenendo a Mosca. Sette bancarellisti della Sùcharevka sono già al fresco per aver diffuso voci sulla imminente fine del mondo provocata dai bolscevichi. Dar’ja Petrovna ne ha parlato indicando perfino la data esatta: il 28 novembre 1925, festività di Santo Stefano Martire, la terra si scontrerà con l’asse celeste

Michail Bulgakov, Cuore di cane, 1925, tr. it. M. Olsoufieva, Garzanti 1974, p.90

Pallino, un cane randagio affamato e pulcioso, e molto esperto della dura vita  di strada nella Mosca della rivoluzione bolscevica, è stato accolto in casa del professor Preobrazenskij, uno scienziato che sperimenta tecniche chirurgiche di ringiovanimento. Dopo qualche giorno di bella vita, Pallino è l’oggetto di un’operazione: gli vengono innestate ghiandole genitali e ipofisi di un uomo appena morto in una rissa. Invece di ringiovanire, però,  il cane si trasforma in una specie di  essere umano: piccolo e sgraziato, il nuovo Pallino è in grado di parlare – usando il repertorio di parolacce sentito nella sua precedente vita canina – e addirittura di leggere. La notizia di questo evento portentoso alimenta il caos che regna a Mosca, aggiungendosi alle voci di fine del mondo, prevista per il giorno di Santo Stefano il giovane, monaco orientale commemorato il 28 novembre. 

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27 Novembre | 27 Novembre

27 novembre 2024

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Le Vicomte de VALMONT à la Marquise de MERTEUIL […]

Adieu, ma charmante amie; je ne fermerai cette lettre qu’à deux heures, dans l’espoir de pouvoir y joindre la réponse désirée.

A deux heures après midi.

Toujours rien, l’heure me presse beaucoup; je n’ai pas le temps d’ajouter un mot, mais cette fois, refuserez-vous encore les plus tendres baisers d’amour?

Paris, ce 27 novembre 17**.

Choderlos de Laclos, Les liaisons dangereuses, 1782

Il Visconte di Valmont alla Marchesa di Merteuil […]

Addio, incantevole amica; non sigillerò questa lettera che alle due, nella speranza di poterci accludere la desiderata risposta.
Alle due del pomeriggio.
Niente ancora, e l’ora incalza; non ho tempo di aggiungere altro; ma stavolta mi neghereste ancora i più teneri baci dell’amore?

Parigi, 27 novembre 17**

Choderlos de Laclos, I legami pericolosi, 1782, tr. it. P. Bianconi, Rizzoli 1976, pp.330-31

L’intreccio di vicende dei Legami pericolosi emerge dalle lettere che i protagonisti si scambiano, dall’agosto al dicembre di un anno del Settecento, con un epilogo nel gennaio dell’anno successivo. Dal carteggio fra il libertino Visconte di Valmont e la cinica Marchesa di Merteuil si conoscono i piani per sedurre la giovane Cecilia Volanges, innamorata del cavalier Danceny, ma promessa sposa a un altro, e soprattutto per sedurre la leale signora di Tourvel. Le strategie attuate dal Visconte e dalla Marchesa – al fine di esercitare il potere sul prossimo attraverso una raffinata trama di piaceri e di inganni – sfuggono però di mano.
Il 27 novembre Valmont attende – ora dopo ora – una risposta dalla signora di Tourvel, per comunicarla alla sua complice, la Marchesa. Ma la risposta non arriva e l’intrigo si avvia ad essere rivelato, con conseguenza fatali per tutti i protagonisti. 

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Tempo dodici. Un libro di Marco Malvaldi

Lo scrittore e chimico Marco Malvaldi, autore della saga del BarLume (Sellerio) e di argute incursioni trasversali nel mondo della cultura, dedica un piccolo volume di dodici capitoli al numero 12. Un numero “dai molti significati, a volte contraddittori, anche all’interno della matematica”, un numero che accompagna le attività di contare e di raggruppare, di accordare gli strumenti, di crittografare e decifrare messaggi e di seguire lo scorrere del tempo. 
Dei dodici capitoli, tutti in qualche modo correlati da sottili rimandi, aperti da sinossi e da citazioni musicali, cinefile e storiche, scegliamo il capitolo tre: Dodici diviso sei, dodici per far passare il tempo.
Dopo aver illustrato, nei primi due capitoli, l’affermarsi del dodici nella pratica del raggruppare le cose in uno stesso insieme e l’origine della dozzina dal metodo condiviso di contare sulle falangi delle dita, l’autore si volge alla presenza del 12 nelle scansioni temporali.
La sinossi del capitolo terzo annuncia che “si parlerà di come talvolta raggruppare i numeri in modo ciclico dia maggior informazione – sapere che oggi è il giorno 737.002 dalla nascita di Cristo non è molto utile, mentre sapere che è il 10 novembre ci dice molte più cose. E anche i mesi, guarda caso, sono dodici“.  E in esergo al testo, compare giustamente il ritornello della Canzone dei dodici mesi di Francesco Guccini. 
Con grande sintesi, Malvaldi percorre le vicissitudini delle scansioni orarie e annuali dei Babilonesi, che individuarono il dodici per suddividere la durata del giorno, della notte e dell’anno e si imbatterono nelle difficoltà dovute ai cicli lunari di 28 giorni e a quelli solari di 365. Prosegue con la lunga storia della ricerca di intervalli, andamenti e costanti, basati sull’osservazione dei reciproci rapporti fra natura e corpo umano, che ha portato alle forme attuali di suddivisione del tempo.
Nei capitoli centrali, sul crinale fra matematica, storia e humor, Malvaldi affronta il tema della rilevanza del dodici nella combinazione di suoni, da Pitagora a Gioseffo Zarlino, da Frescobaldi a Simon Stevin (1548-1620), l’ingegnere e matematico fiammingo che descrisse una scala basata sulla divisione dell’ottava in dodici semitoni uguali, mettendo a punto il l sistema di accordatura detto “temperamento equabile”. Lo stesso sistema trovato, nel medesimo periodo, dal principe cinese Chu T’sai-Yu per risolvere il problema dell’accordatura di dodici flauti di bambù. Nel corso di una cerimonia rituale i suoni dei flauti dovevano intonarsi e fluire in modo uniforme “a rappresentare il naturale e sempre costante scorrere del tempo e della fasi lunari”.  Per questo motivo, che collega la dimensione naturale e il suono, il testo cinese si intitola I dodici semitoni e la loro coordinazione nel calendario. Ed ecco che – spiega Malvaldi – “il circolo delle quinte, che viene risolto dividendo un’ottava in dodici, è a tutti gli effetti un ciclo, così come l’anno viene diviso in dodici mesi e lo scorrere del giorno in dodici ore, in cerchi sempre diversi ma sempre simbolicamente uguali”.
Il libro prosegue con l’importanza del dodici nelle tecniche di cifratura (“una maniera estremamente affascinante di mettersi d’accordo su come condividere un segreto”) e si conclude con l’osservazione di una coincidenza notata dallo sguardo di Malvaldi: il ricorrere di gruppi di dodici persone unite in un’impresa, da Quella sporca dozzina, ai dodici giurati, agli Apostoli. 
(as)

Marco Malvaldi, Dodici. Un numero che mette d’accordo, Il Mulino, Bologna 2024

26 Novembre

26 novembre 2024

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Siccome quest’anno non succede niente nella mia vita, trascrivo giorno per giorno, il diario dell’anno passato, mi aveva detto un’amica. Al 26 novembre di oggi trascrivo quello che mi è successo il 26 novembre dell’anno scorso.

Georgi Gospodinov, Cronorifugio, 2020, tr. it. G. Dell’Agata, Voland 2021, p.279

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25 Novembre | 25 November

25 novembre 2024

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Mario Incandenza’s nineteenth birthday will be Wednesday 25 November, the day before Thanksgiving. His insomnia worsens as Madame Psychosis’s hiatus enters its third week and WYYY tries bringing back poor Miss Diagnosis again, who’s started in on a Pig-Latin reading of the Revelation of John that makes you so embarrassed for her it’s uncomfortable. For a couple nights in the HmH living room he tries falling asleep to WODS, an AM-fringe outfit that plays narcotizing orchestral arrangements of old Carpenters songs. It makes things worse. It’s weird to feel like you miss someone you’re not even sure you know.

David Foster. Wallace, Infinite Jest, 1996

Il diciannovesimo compleanno di Mario Incandenza sarà mercoledì 25 novembre, il giorno prima del Ringraziamento. La sua insonnia peggiora con l’entrare nella terza settimana dello iato di Madame Psychosis e il tentativo della Wyyy di riproporre la povera Miss Diagnosis, che ha iniziato una lettura in latino della Rivelazione di Giovanni che è così imbarazzante da farti sentire in pena per lei. Per un paio di notti Mario cerca di addormentarsi nel salotto della CdP con la Wods, una stazione Am che trasmette narcotizzanti arrangiamenti orchestrali di vecchie canzoni dei Carpenters. Il che rende le cose ancora più difficili. È strano sentire che ti manca qualcuno che forse non conosci neanche

David Foster Wallace, Infinite Jest, 1996, tr. it. E. Nesi (con la coll. di A. Villoresi e G. Giua), Einaudi, 2006, p. 706

Nel tempo raccontato in Infinite Jest, un tempo futuro in cui la geografia politica del Nordamerica è profondamente modificata, gli anni sono sponsorizzati da aziende di prodotti alimentari, medicali, elettrodomestici. L’anno a cui si riferisce questa pagina – indicato in italiano dall’acronimo APAD – prende il nome dal Pannolone per Adulti Depend  e interseca il calendario reale fra il 2008 e il 2009. Il secondogenito della famiglia Incandenza, Mario, un ragazzo disabile, compirà diciannove anni la vigilia del Giorno del Ringraziamento, che cade il quarto giovedì di novembre, mese di giornate “grigie, fredde e ventose”, col cielo colore “vetro sporco”. Mario fa parte della famiglia di James Incandenza, fondatore dell’Ensfield Tennis Academy e autore del film  perduto che dà il titolo al libro, oggetto di infinito intrattenimento e dipendenza.  Detto Booboo dal fratello più piccolo Hal, allievo dell’accademia di tennis, Mario ha competenze tecniche nelle riprese cinematografiche e una passione per il programma radiofonico – trasmesso dalla Wyyy – di Madame Psychosis. A qualche giorno dal suo compleanno Mario si è trasferito per la notte nella CdP, la casa del preside, in ascolto della radio. Madame Psychosis è sostituita, ma Mario si imbatte passeggiando nella registrazione di una vecchia puntata del programma, un programma in cui sembra di ascoltare “una persona triste” che legge ad alta voce lettere ingiallite, tirate fuori “da una scatola da scarpe durante un pomeriggio piovoso”. 

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24 Novembre

24 novembre 2024

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“La prima prova è studiata perché voi dimostriate la vostra audacia” disse a Harry, Cedric, Fleur e Krum, “quindi non vi diremo di che cosa si tratta. Il coraggio di fronte all’ignoto è una qualità importante in un mago… molto importante…”
“La prima prova avrà luogo il 24 novembre, davanti agli altri studenti e alla commissione giudicatrice. Ai campioni non è permesso di chiedere o accettare aiuti di nessun genere dai loro insegnanti per portare a termine le prove del Torneo. I campioni affronteranno la prima sfida armati solo di bacchetta magica

Joanne K. Rowling, Harry Potter e il calice di fuoco, 2000, tr. it. B. Masini, Salani, Editore, 2001, p. 241

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23 Novembre | November 23

23 novembre 2024

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Everyone thought he was dead. When my book about his films was published in 1988, Hector Mann had not been heard from in almost sixty years. Except for a handful of historians and old-time movie buffs, few people seemed to know that he had ever existed. Double or Nothing, the last of the twelve two-reel comedies he made at the end of the silent era, was released on November 23, 1928. Two months later, without saying good-bye to any of his friends or associates, without leaving behind a letter or informing anyone of his plans, he walked out of his rented house on North Orange Drive and was never seen again. 

Paul Auster, The Book of Illusions, 2002

Tutti lo credevano morto. Nel 1988, quando pubblicai il libro sui suoi film, di Hector Mann non si avevano più notizie da quasi sessant’anni. Salvo un pugno di storici e patiti del cinema di un tempo, pochi sembravano anche solo al corrente che fosse esistito. Doppio o niente, l’ultima delle dodici comiche realizzate da Mann sullo scorcio finale del periodo del muto, apparve in sala il 23 novembre 1928. Due mesi dopo, senza aver salutato nemmeno uno dei suoi amici e compagni di lavoro, senza aver lasciato una lettera o informato chicchessia dei suoi progetti, uscì dalla sua casa di North Orange Drive e non fu mai più visto

Paul Auster, Il libro delle illusioni, 2002, tr. it. M. Bocchiola, Einaudi, 2003, p. 3

La storia raccontata nel Libro delle illusioni comincia con la data dell’ultima proiezione, in una sala cinematografica, di Doppio o niente, una comica dell’attore Hector Mann, un divo del cinema muto. Il 23 novembre del 1928 è l’ultima data rintracciabile nella vita dell’uomo, scomparso senza lasciare traccia. Le vicende di Mann e dei suoi film vengono ricostruite – sessant’anni dopo – dal narratore della storia, il professor Zimmer, che trova in essi un nuovo motivo di interesse per la vita, dopo aver perso la sua famiglia in un incidente. È in novembre che Zimmer ricomincia a viaggiare e di nuovo in novembre (il giorno del Ringraziamento) ha un attacco di cuore, verso la fine della narrazione. 

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22 Novembre | November 22

22 novembre 2024

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6.00 Today’s Special. Virtual Reality TV presents ‘The Kennedy Assassination.’ The Virtual Reality head–set takes you to Dallas, Texas, on November 22, 1963. First you fire the assassin’s rifle from the Book Depository window, and then you sit between Jackie and JFK in the Presidential limo as the bullet strikes. For premium subscribers only – feel the Presidential brain tissue spatter your face OR wipe Jackie’s tears onto your handkerchief.

James G. Ballard, A Guide To Virtual Death, 1992

18:00 Speciale TV. La Virtual Reality TV presenta L’assassinio Kennedy. Indossate il vostro caschetto e lasciatevi portare a Dallas, il 22 novembre 1963. Prima sparerete con il fucile dell’assassino dalla finestra del Deposito di libri, e poi scenderete fra Jackie e JFK sulla limousine presidenziale quando la pallottola raggiungerà il bersaglio. Solo per abbonati speciali: sentirete il tessuto cerebrale del presidente in piena faccia o asciugherete le lacrime di Jackie con il vostro fazzoletto

James G. Ballard, Una guida alla morte virtuale, 1992, tr. it. L. Briasco, Tutti i racconti vol. 3 1969-1992, Fanucci, 2007, p. 640

“La vita intelligente sulla terra si è estinta  nelle ultime ore del Ventesimo secolo” e fra le poche tracce rimaste – non inutile a comprendere i motivi dell’estinzione – c’è una guida ai programmi televisivi trasmessi in una città qualunque dell’emisfero nord, in un giorno del 1999. Un abbonato standard del servizio poteva accedere – dalle sei della mattina alle cinque della mattina successiva – a programmi di notizie allarmanti, previsioni delle condizioni meteo negli interni, porno per tutti i gusti, crimini in diretta, giochi frustranti. Ma il pezzo forte era lo speciale delle sei del pomeriggio: grazie a un’applicazione di Realtà Virtuale, l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy a Dallas – il 22 novembre del 1963 – poteva essere vissuto in modalità immersiva, da diversi inquietanti e macabri punti di vista. 

 

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21 Novembre

21 novembre 2024

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Era il ventuno novembre; una folla immensa e festosa traboccava di contrada in contrada sul corso di Porta Orientale e di là fuori nel campo del Lazzaretto, battezzato novellamente pel campo della Federazione. Tuonavano le artiglierie, migliaia di bandiere tricolori sventolavano; era uno scampanio a festa, un gridare, un lanciar di cappelli, un agitarsi di fazzoletti di teste di braccia in quella calca allegra tumultuosa e non pertanto calma e dignitosa. Né io né l’Aglaura ebbimo cuore di fermarci in una camera mentre alla luce del sole, alla libera aria del cielo doveva inaugurarsi poco stante il governo stabile ed italiano della Repubblica Cisalpina. Posto giù il mio fagotto e senza ch’ella volesse deporre il travestimento virile ci mescolammo alla gente, contentissimi di esser giunti in tempo di quel solenne e memorabile spettacolo

Ippolito Nievo, Le Confessioni d’un Italiano, 1867 (post.), ed. cons. Rizzoli, 2010, p. 608

 

Carlo Altoviti, detto Carlino, è “testimone ed attore d’un bel capitolo di storia”,  dalla rivoluzione all’arrivo dei Francesi in Italia, dalla caduta di Napoleone ai moti del 1848. Un capitolo di storia osservato all’inizio da una postazione laterale, il castello dei conti di Fratta nella bassa friulana, dove Carlo – orfano di madre e figlio di un gentiluomo-avventuriero –  trascorre l’infanzia e l’adolescenza, innamorato della Pisana, figlia dei conti. Crescendo, Carlo si muove fra Padova, Venezia, Milano e si trova coinvolto nei cambiamenti politici che l’arrivo di Napoleone comporta. Avventure private e rivolgimenti pubblici si mescolano nelle giornate del 1797 quando Carlo approda a Milano, proprio durante l’insediamento ufficiale delle due Camere di Consiglio della Repubblica Cisalpina, il 21 novembre, giornata di sole e di festa popolare. 

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20 Novembre | 20th November

20 novembre 2024

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To Hannah I give the bandbox she wanted and all the patchwork I leave hoping she ‘will remember me, when it you see’.
And now having disposed of my most valuable property I hope all will be satisfied and not blame the dead. I forgive everyone, and trust we may all meet when the trump shall sound. Amen.To this will and testiment I set my hand and seal on this 20th day of Nov. Anni Domino 1861. 
Amy Curtis March

Louisa May Alcott, Little Women, 1868-69

Ad Anna lascio la scatola che ha sempre desiderato e tutti i miei rammendi sperando che: Di me si ricorderà quando quello vedrà. E adesso, avendo disposto della mia proprietà, spero che tutti saranno contenti e non biasimeranno i morti. Perdono a tutti e spero che quando suonerà la tromba ci rivedremo tutti. Amen. E questo testamento io firmo oggi, 20 novembre, Anno Domini 1861. 

Amy Curtis March

Louisa May Alcott, Piccole donne, 1868-69, tr. it. A. Mazzoni, Giunti 1994, p.180-181

Piccole donne racconta un anno nella vita della famiglia March, durante la guerra di Secessione americana. Mentre il padre è al fronte, la madre e le quattro sorelle vivono in una città non specificata del New England, probabilmente in Massachusetts. Iniziata a Natale, la storia delle avventure domestiche di Meg, Jo, Beth e Amy incontra i primi veri drammi (anche se a lieto fine) nel novembre successivo, quando un telegramma annuncia il ferimento del padre. Nello stesso periodo, la sorella Beth si ammala di scarlattina e la più piccola, Amy, è mandata dalla zia per evitare il contagio. Nella casa severa della donna, la giovanissima Amy pensa per la prima volta alla morte e redige un infantile testamento, sigillato e firmato dall’amico Teddy e dalla cameriera Estella, il ventesimo giorno di novembre, anno del Signore.

 

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19 Novembre | November 19

19 novembre 2024

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Slagtown News Flotsam & Jetsam
by Mr. Milton James
November 19. 1940

Platter News
Ellington’s “Black and Tan Fantasy” is a new Decca release of considerable interest and novelty. The pianist in “Creole” gets on a boogie-woogie kick that’s old but effective.

Fannie Flagg, Fried Green Tomatoes at the Whistle Stop Cafè, 1987

NOTIZIE DI SLAGTOWN

(GIORNALE NEGRO DI BIRMINGHAM)

DI MILTON JAMES

19 novembre 1940

(…) Dal mondo della canzone. Black and Tan Fantasy, l’ultimo disco di Duke Ellington, edito dalla casa discografica Decca, ha suscitato grande interesse per il suo carattere di novità. In Creola il pianista suola un boogie-woogie tanto strano quanto efficace

Fannie Flagg, Pomodori verdi fritti al Caffè di Whitle Stop, 1987, tr. it. O. Crosio, Bompiani, 1994, pp. 208, 209

 

La vita in Alabama negli anni della Grande Depressione è raccontata parallelamente da una vecchia signora in una casa di riposo – che pesca nella sua memoria parlando con una visitatrice – e dalle notizie dei giornali locali dell’epoca.  Il centro della storia è il Caffè di Whistle Stop, un locale di legno di pino vicino alla stazione ferroviaria, poco più di una baracca, che però riesce a tenere viva la piccola comunità che gli ruota intorno. È grazie alle due donne che lo gestiscono, Ruth e Idgie, indipendenti e con uno spiccato senso della giustizia, che il Caffè diventa un punto di riferimento per neri e bianchi, vagabondi e viaggiatori, che trovano cibo, liquori, accoglienza e fiducia. I coloriti racconti della signora  sono intervallati dai resoconti del Bollettino di Whistle Stop e da quelli del Giornale negro di Birmingham che riporta i successi dei musicisti di colore, l’arrivo di Cab Calloway in città e – il 19 novembre del 1940 – la notizia dell’uscita di un disco di Duke Ellington. 

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18 Novembre | November 18th

18 novembre 2024

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If you should have no objection to receive me into your house, I propose myself the satisfaction of waiting on you and your family, Monday, November 18th, by four o’clock, and shall probably trespass on your hospitality till the Saturday se’ennight following, which I can do without any inconvenience, as Lady Catherine is far from objecting to my occasional absence on a Sunday, provided that some other clergyman is engaged to do the duty of the day.—I remain, dear sir, with respectful compliments to your lady and daughters, your well-wisher and friend, WILLIAM COLLINS”
At four o’clock, therefore, we may expect this peace-making gentleman,” said Mr. Bennet, as he folded up the letter. 

Jane Austen, Pride and Prejudice, 1813

Se non avrete nulla in contrario a ricevermi in casa vostra, mi concederò il piacere di fare visita a voi e alla vostra famiglia lunedì 18 Novembre alle ore sedici, e potrò anche abusare della vostra ospitalità fino al sabato della settimana seguente, cosa che mi è lecita fare senza inconvenienti di sorta, giacché non dispiace a Lady Catherine che per qualche ragione io mi assenti una domenica, sempre che vi sia un altro ecclesiastico a sostituirmi nelle funzioni. Porgo un deferente omaggio alla vostra signora e alle vostre figlie, e rimango, signore, il vostro affezionatissimo amico, 
W. Collins
“E così, aspettiamoci per le quattro il nostro portatore di pace”, disse Mr Bennet ripiegando la lettera

Jane Austen, Orgoglio e pregiudizio,1813, tr. it. I. Maranesi, Garzanti 1991, p. 50

Nella complessa rete di parentele e relazioni del romanzo Orgoglio e pregiudizio, William Collins – l’autore di questa lettera – è il noioso cugino di Mr Bennet e poiché questi non ha avuto figli maschi, ma cinque femmine, è lui che erediterà la tenuta di Longbourn. Nella lettera, Collins annuncia la sua visita in casa Bennet per lunedì 18 novembre: ha intenzione di chiedere in moglie una delle figlie del cugino. Siccome la primogenita Jane è già impegnata, la scelta cade sulla secondogenita Elizabeth, detta Lizzy. Brillante e indipendente, Elizabeth rifiuta decisamente e con coraggio la proposta e affronta l’intricato cammino che la porterà a sposare  l’interessante, ricco e leale Fitzwilliam D’Arcy. 

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17 Novembre | 17 Novembre

17 novembre 2024

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Quatre hommes se jetèrent en hâte dans une embarcation. La foule les encourageait, l’anxiété était de nouveau dans toutes les âmes. L’homme n’était pas remonté à la surface. Il avait disparu dans la mer sans y faire un pli, comme s’il fût tombé dans une tonne d’huile. On sonda, on plongea. Ce fut en vain. On chercha jusqu’au soir; on ne retrouva pas même le corps. Le lendemain, le journal de Toulon imprimait ces quelques livres: «17 novembre 1823. Hier, un forçat, de corvée à bord de l’Orion, en revenant de porter secours à un matelot, est tombé à la mer et s’est noyé. On n’a pu retrouver son cadavre. On présume qu’il se sera engagé sous le pilotis de la pointe de l’Arsenal. Cet homme était écroué sous le nº 9430 et se nommait Jean Valjean.»

Victor Hugo, Le Misérables, 1862

Quattro uomini si gettarono in fretta in una imbarcazione. la folla li incoraggiava, l’ansia era di nuovo in tutti i cuori. L’uomo non era risalito alla superficie. Era scomparso in mare senza provocarvi un’increspatura, come se fosse caduto in una botte d’olio. Si sondò, ci si tuffò. Invano. Si cercò fino a sera: non si ritrovò neppure il corpo.
L’indomani, il giornale di Tolone recava queste righe:
“17 novembre 1823. Ieri un forzato, di corvée a bordo dell’Orion, dopo aver soccorso un marinaio, è caduto in mare ed è annegato. Il suo cadavere non è stato ritrovato. Si suppone che possa essersi impigliato nei piloni della punta dell’Arsenale. Quell’uomo portava il numero di matricola 9430 e si chiamava Jean Valjean”

Victor Hugo, I miserabili, 1862, tr. it. Liù Saraz, ed, cons. Garzanti, 1990, p. 401

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16 Novembre | November sixteenth

16 novembre 2024

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The darkest day of my life dawned in western Arizona on November sixteenth. It was a bone-dry morning like all the others, and by ten o’clock we were crossing the California border to begin our glide through the Mojave toward the coast. I let out a little whoop od celebration when we passed that milestone and then settled in for that last leg of the journey. The master was clipping along at a nice speed, and we figures we’d make it to Los Angeles in time for dinner. 

Paul Auster, Mr Vertigo, 1994

Il giorno più cupo della mia vita vide l’alba nell’Arizona occidentale il sedici di novembre. Era una mattinata asciutta come tutte le altre, e verso le dieci stavamo attraversando il confine con la California per incominciare a risalire il fiume Mojave e avvicinarci alla costa. Quando superammo quella pietra miliare del tragitto e ci preparammo ad affrontare l’ultima tappa del viaggio, io mi concessi un sommesso hurrà celebrativo. Il maestro procedeva a velocità spedita e pensavamo di essere a Los Angeles in tempo per la cena

Paul Auster, Mr Vertigo, 1994, tr. it. S. Basso, Einaudi1995, p. 204

Dicono del libro
“Walt è un povero orfano senza futuro nella St.Louis degli anni Venti, ma possiede un dono naturale, e trova qualcuno deciso a sfruttarlo. Maestro Yehudi, mezzo stregone e mezzo ciarlatano, è l’ebreo ungherese che in tanti anni di duro tirocinio gli insegnerà la meravigliosa arte di volare facendo di lui un’attrazione da circo. Nelle sue peregrinazioni il bambino volante si ritrova tra incursioni del Ku Klux Klan, storie di gangster, giocatori di baseball e, nella Chicago degli anni Trenta, finisce con l’aprire un locale destinato a diventare famoso, il Mr Vertigo. Finché un giorno Walt ritorna normale e smette di essere un fenomeno. Ed è allora che il destino si compie in tutta la sua grandezza: riconoscendo nella storia di Dizzie Dean, campione in declino che non sa smettere di giocare, la propria storia, Walt comprende che importante non è solo volare ma anche capire quando si deve tornare a terra e vivere con dignità la vita di ogni uomo, del più anonimo e banale degli uomini”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Einaudi, op. cit.)

 

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