21 Giugno | 21. Juni

21 giugno 2024

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“Selbstverständlich.”
“Nein, das ist eine Eulenspiegel! Im Winter wachsen die Tage, und wenn der längste kommt, 21. Juni, Sommersanfang, dann geht es schon wieder bergab, sie werden schon wieder kürzer, und es geht gegen den Winter. Du nennst das selbstverständlich, aber wenn mal davon absieht, dass es selbstverständlich ist, dann kann einem angst und bange werden, momentweise, und man möchte krampfhaft nach etwas greifen. Es ist, als ob Eulenspiegel es so eingerichtet hätte, dass zu Wintersanfang eigentlich der Frühling beginnt und zu Sommersanfang eigentlich der Herbst… Man wird ja an der Nase herumgezogen, im Kreise herumgehockt mit der Aussicht auf etwas, was schon wieder Wendepunkt ist… Wendepunkt im Kreise. Denn das sind lauter ausdehnungslose Wendepunkte, woraus der Kreise besteht, die Biegung ist unlesbar, es gibt keine Richtungsdauer, und die Ewigkeit ist nicht ‘geradeaus, geradeaus’, sondern ‘Karussell, Karussell.”

Thomas Mann, Die Zauberberg, 1924

“Naturale!”
“Niente affatto, è una beffa, invece! A partire dall’inverno i giorni si allungano, e quando arriva il più lungo di essi, il 21 giugno, ossia l’inizio dell’estate, subito cominciano a calare, si accorciano e si va verso l’inverno. Tu dici che tutto questo è naturale, ma se provi a prescindere dall’idea che sia naturale, rischi, a tratti, di provare angoscia e paura, e con tutte le tue forze vorresti aggrapparti a qualcosa. È come se un burlone avesse arrangiato le cose in modo tale da far cominciare la primavera all’inizio dell’inverno e l’autunno all’inizio dell’estate… Veniamo menati per il naso e presi letteralmente in giro dalla speranza di qualcosa che è nuovamente una svolta… una svolta in un cerchio. E infatti il cerchio consiste solo di svolte che non hanno estensione, la curvatura non è misurabile, la direzione è priva di durata, e l’eternità non è ‘avanti, sempre avanti’, bensì ‘in tondo, sempre in tondo’.”

Thomas Mann, La montagna magica, 1924, tr. it. R. Colorni, Mondadori 2010, ed. cons. 2011, p. 547

Ventuno giorni doveva durare la visita di Hans Castorp al cugino Joachim, malato di tubercolosi e ricoverato in un sanatorio sulle Alpi svizzere. Ma proprio prima di ripartire, Hans si scopre anch’egli ammalato e rimane nella casa di cura per anni, stringendo relazioni con gli altri ospiti e acquisendo il ritmo cadenzato e dilatato della vita sulla montagna magica, o incantata. Il mistero del tempo si introduce in ogni discorso, dalla domanda “Che cos’è mai un giorno?”, alla descrizione delle stagioni che “si confondono, per così dire, e non si attengono al calendario”, fino alle riflessioni come questa sul paradosso del 21 giugno.   

 

Dicono del libro

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I Ottobre | I Oktober

1 ottobre 2023

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Der Oktober brach an, wie neue Monate anzubrechen pflegen, – es ist an und für sich ein vollkommen bescheidenes und geräuschloses Anbrechen, ohne Zeichen und Feuermale, ein stilles Sicheinschleisen also eigentlich, das der Aufmerksamkeit, wenn sie nicht strenge Ordnung hält, leicht entgeht. Die Zeit hat in Wirklichkeit keine Einschnitte, es gibt kein Gewitter oder Drommetengetön beim Beginn eines neuen Monats oder Jahres, und selbst bei dem eines neuen Säkulums sind es nur wir Menschen, die schiessen und läuten. In Hans Castorps Fall glich der erste Oktobertag auf ein Haar dem letzen Septembertage; er war ebenso kalt und unfreundlich wie dieser, und die nächstfolgenden waren es auch. 

Thomas Mann, Der Zauberberg, 1924

L’ottobre venne come sogliono venire i nuovi mesi; il suo è un arrivo modesto e silenzioso sotto tutti i rapporti, senza segni esteriori, un muto insinuarsi dunque, che sfugge facilmente all’attenzione se questa non mantiene un ordine severo. Il tempo in realtà non ha suddivisioni, non ci sono tempeste, non v’è rumoreggiare di tuoni all’inizio del nuovo mese o del nuovo anno, ed anche a quello del nuovo secolo; siamo soltanto noi uomini che spariamo e tuoniamo. Nel caso di Giovanni Castorp, il primo giorno di ottobre fu identico agli ultimi giorni di settembre, fu altrettanto immusonito e freddo come quelli e come gli altri che lo seguirono

Thomas Mann, La montagna incantata, 1924, tr. it. G. Giachetti-Sorteni, Dall’Oglio 1930 (1976), vol. I, p.249

Sulla montagna incantata (o magica, secondo una recente traduzione), il tempo è chiamato continuamente in causa. Sia il tempo meteorologico, poiché su quella montagna delle Alpi svizzere si trova il sanatorio per le malattie dei polmoni, i cui ospiti sono i protagonisti del romanzo, sia – soprattutto – il tempo del calendario. Il soggiorno del giovane ingegnere Giovanni Castorp – in visita a un cugino – doveva durare meno di un mese, e invece – scopertosi malato – si prolunga per anni, trasformando abitudini e aspettative. Mentre le stagioni cambiano, i giorni avanzano come le lancette di un enorme orologio, e il tempo è sentito come una beffa, un mistero, un trucco senza spiegazione.

Dicono del libro

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