25 Febbraio

25 febbraio 2014

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Il mattino del 25 febbraio 1848, si sparse a Chavignolles la notizia, portata da uno  che veniva da Falaise, che Parigi era coperta di barricate; e l’indomani sull’ingresso  dell’edificio comparve l’avviso che era stata proclamata la Repubblica. Questo grande avvenimento impressionò i benestanti. Ma quando si apprese che la  Corte di Cassazione, la Corte d’appello, la Corte dei conti, la Camera di Commercio,  l’Ordine dei notai, quello degli avvocati, il Consiglio di Stato, l’Università, i generali e persino il signor de la Rochejacquelein avevano dato la loro adesione al governo   provvisorio, le fronti si spianarono; e, visto che nella capitale si piantavano alberi della libertà, il consiglio municipale decise che anche a Chavignolles bisognava  piantarne. Nella sua esultanza per il trionfo del popolo, Bouvard ne offrì uno;  quanto a Pécuchet la caduta della monarchia confermava a puntino le sue previsioni:  non poteva che rallegrarsene. Felice di riceverne l’ordine, Gorju s’affrettò a sradicare uno dei pioppi che costeggiavano il prato oltre la Montagnetta; e lo   trasportò fino al Pas de la Vaque, all’entrata del borgo, dove lo si doveva piantare

Gustave Flaubert, Bouvard e Pécuchet, 1881 (post.),  tr. it. C. Sbarbaro, Einaudi 1964, p.122

Nel gennaio del 1839, Bouvard ha eredito una rendita, avvenimento che ha consentito a lui e all’amico Pécuchet – entrambi impiegati parigini di mezza età –  di trasferirsi a Chavignolles, fra Caen e Falaise, per dedicarsi a imprese agrarie e a progetti enciclopedici. Gli anni trascorrono e arriva il 1848, con la rivolta – nel mese di febbraio – delle opposizioni liberali e repubblicane alla monarchia di Luigi Filippo. Avvenimenti di cui, in questo romanzo postumo, Flaubert immagina l’arrivo a Chavignolles,  nello stesso febbraio del ’48.  

Dicono del libro
“La storia dei due impiegati parigini si sviluppa come una parabola. Bouvard e Pécuchet sono due copisti affratellati da una candida passione per le ‘idee’.  Una grossa eredità toccata a Bouvard consente a lui e all’amico di lasciare l’impiego e di trasferirsi in campagna per potersi dedicare a una febbrile ricognizione del sapere umano”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il venticinque febbraio, giorno della partenza, lo zio Piero si alzò alle sette e mezzo e andò alla finestra…”
Antonio Fogazzaro, Piccolo mondo antico

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“… Il mattino del 25 febbraio mi sono messo a dipingere all’impiedi, senza visiera e senza lente, con una dozzina di pennelli e una tavolozza con le ciotoline…”
Georges Perec, Il condottiero (segnalazione di Aldo Spinelli)

24 Febbraio

24 febbraio 2014

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Il giorno pare proprio un riassunto dell’anno. La notte è l’inverno, la mattina e la sera sono la primavera e l’autunno, e il mezzogiorno è l’estate. Lo scricchiolio e il rimbombo del ghiaccio indicano un cambiamento di temperatura. Una bella mattina, seguita a una notte fredda (il 24 febbraio 1850), andai a Flint’s Pond per passarvi la giornata, e con sorpresa osservai che quando colpivo il ghiaccio con la testa della scure, esso  risuonava come un gong per molte pertiche intorno

Henry D. Thoreau,  Walden ovvero vita nei boschi, 1854,  tr. it. P. Sanavio, Rizzoli, Milano, 1994, p. 376

Le date registrate da Thoreau, nei due anni di vita solitaria nei boschi intorno al lago di Walden, riportano soprattutto quello che accade alla natura, quello che succede alle acque e ai ghiacci, alle foglie, agli alberi. La terra, con la sua atmosfera e i suoi cicli ricorrenti, è la protagonista di queste pagine, in cui l’autore costruisce tavole di corrispondenza fra le scansioni del tempo umano e terrestre, interno ed esterno: “Per noi, spunta solo quel giorno in cui siamo svegli. Ce n’è, di giorno, che ancora deve albeggiare!”

Dicono del libro
Nel luglio 1845, Henry David Thoreau, naturalista, filosofo e agrimensore, lasciava la cittadina di Concord dove abitava ed era nato, per andare a vivere in una capanna di legno, nei boschi del vicino lago di Walden. Intendeva compiere un esperimento, mostrare quanto poco costasse vivere. Il gesto, pure se non nuovo nel Massachusetts del XIX secolo, assumeva nella sua arroganza significati politici ed estetici insieme: si inseriva nella scelta di una ‘disubbidienza civile’ a una società di cui Thoreau non condivideva gli ideali mercantili (…) Nella relativa solitudine del lago, analizzando se stesso, i suoi simili e il proprio rapporto con la natura, Thoreau cercava un perduto alfabeto”

(dalla quarta di copertina dell’ed. Rizzoli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il 24 febbraio 1815 la vedetta della Madonna della Guardia segnalò la nave a tre alberi Pharaon proveniente da Smirne…”
Alexandre Dumas, Il conte di Montecristo

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“… Münster, 24 febbraio 1534 La marea è montata fino a questo giorno cruciale …”
Luther Blissett, Q

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“…Avete una bella pausa lunga prima della seconda prova, che avrà luogo la mattina del 24 febbraio alle nove  e mezza…” Joanne K. Rowling, Harry Potter e il calice di fuoco

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“… Sono nato il 24 febbraio, giorno di san Prétextat; mio padre e mia madre, a corto di ispirazione, si sono conformati alle decisioni del calendario…”
Amélie Nothomb, L’igiene dell’assassino

23 Febbraio

23 febbraio 2014

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Così alla fine Anthony entrò, per mezzo di una lettera del nonno, nel Sanctum Americanum dove sedeva il presidente delle Wilson, Hiemer e Hardy al suo ‘tavolo sgombro’ e ne uscì impiegato. Doveva prendere servizio il 23 febbraio. Quest’orgia di due giorni era stata organizzata in tributo a questa circostanza  importante, perché quando Anthony avesse cominciato a lavorare avrebbe dovuto andare a letto presto durante tutta la settimana. […] E ora la mattina: a loro di addizionare gli assegni incassati qua e là in circoli, negozi, ristoranti. A loro di dare aria all’alta stanza azzurra per scacciarne il fetore rancido del vino e delle sigarette, di raccogliere i bicchieri rotti e spazzolare le stoffe macchiate delle poltrone e dei sofà; di dare a Bounds i vestiti e gli abiti da mandare in tintoria; infine di condurre i loro corpi mezzo febbricitanti e soffocati e il loro spirito sbiadito e depresso nell’aria fredda di febbraio, in modo che la vita potesse continuare e  l’indomani mattina alle nove Wilson, Hiemer e Hardy avessero i servigi di un uomo  vigoroso

 Francis Scott Fitzgerald, Belli e dannati, 1922, tr. it. F. Pivano, Mondadori 1973, pp. 183-184

Mentre in Europa si combatte la prima guerra mondiale e negli Stati Uniti comincia ad affermarsi il cinema, scorre la storia del giovane ereditiero americano Anthony Patch e di sua moglie Gloria Gilbert. Le date, nella loro vita, riguardano appuntamenti, feste, viaggi, nei quali la coppia trascorre un tempo d’ozio e di ricerca del divertimento. L’aderenza al calendario è vaga e dipende dai postumi delle feste, che a volte durano diverse giornate consecutive: “che giorno è? Martedì. Martedì? Lo spero. Se è mercoledì devo presentarmi a prendere servizio in quel posto idota”.  Poiché la rendita diminuisce, Anthony ha deciso di provare a fare qualcosa – a lavorare –  e ha chiesto aiuto al nonno Adam. Indirizzato verso la carriera in borsa, deve prendere servizio il 23 febbraio. Nei due giorni che precedono questa data, ha luogo una lunga festa d’addio alla vita non lavorativa, anche se l’impiego, col suo ritmo quotidiano, non durerà a lungo.

Dicono del libro
Belli e dannati è la storia di un deterioramento morale causato dal denaro… Si tratta di Anthony Patch, che in attesa di ereditare la fortuna del nonno conduce una vita sofisticata e dissipata con la moglie Gloria Gilbert e quando viene diseredato si batte in una lunga azione legale che gli assicura trenta milioni di dollari ma lo lascia su una sedia a rotelle, vicino a una Gloria che ha perduto con la bellezza la sua unica virtù (…) Belli e dannati sembra basarsi appunto su due temi che procedono paralleli senza mai congiungersi: la rivolta della gioventù e la mancanza di significato della vita”
(Fernanda Pivano, dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il tempo passava senza che si sapesse come. Il 23 febbraio 1900, sotto un cielo grigio d’inverno, essa festeggiò malinconicamente i suoi ventott’anni…”
Marguerite Yourcenar, Care memorie

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“… Gli altri fatti della mia vita sono puramente accidentali. Il 23 febbraio 1981 è nato il fratellino di Ben…”
Paul Auster, La stanza chiusa (Trilogia di New York)

Diteci di oggi, Carnevale

Gioco Diteci di oggi – Pagina99 we: settimana 22 febbraio – I marzo 2014 (si partecipa fino al 25 febbraio)

Diconodioggi  collabora all’edizione del weekend del giornale Pagina99. E lo fa proponendo dei giochi che partono sul sito web www.pagina99.it e vanno a finire sulle pagina del giornale del sabato, che resta in edicola anche la domenica.
Uno dei giochi è Diteci di oggi, legato alla scrittura, alle date e al tempo.

carnevalCome funziona? Le regole sono semplici: fra le sette frasi che trovate elencate sotto sceglietene una come inizio e una come conclusione di una vostra storia – non più lunga di 600 caratteri – che unisca le due frasi. Si partecipa fino a martedì prossimo (25 febbraio 2014)  inviando i propri contributi all’indirizzo giochi@pagina99.it
Le sette frasi parlano di una domenica di Carnevale e di una festa in maschera, e sono tratte da due racconti diversi, che si svolgono uno nel nord e uno nel sud del mondo:

Era una domenica di Carnevale: chi non aveva in programma per quella notte una festa dove divertirsi?”
A destra e a sinistra pendevano costumi di ogni genere”
Patito del Carnevale, aveva aperto le pompe funebri quella domenica solo per…”
Là fuori il Carnevale con le sue maschere”
Riaffiorarono i fantasmi del ballo in maschera”
Difficile era stato quel Carnevale, sempre più difficile la sua vita”
Era stata quell’anno la loro prima festa da ballo”

Mandate il vostro testo entro martedì 25 febbraio all’indirizzo giochi@pagina99.it Nel numero del giornale di sabato primo marzo, troverete una scelta dei contributi arrivati durante la settimana, i commenti e i riferimenti ai due racconti da cui provengono le citazioni. E buon Carnevale

22 Febbraio

22 febbraio 2014

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Si versò un bicchierino di liquore ed entrò nello studio per compiere il rito serale di cambiare la data sul calendario dello scrittorio. Sabato, 21 febbraio. Santo Cielo!  Era domenica mattina! Domenica, 22 febbraio. Esattamente otto giorni dal dannato affare alla Hanging Rock. Albert, appena terminato di accudire ai cavalli, si buttò tutto vestito sulla branda non rifatta e si addormentò. Gli pareva di avere posato la testa sul guanciale solo da un momento ed era già completamente sveglio e fissava il minuscolo quadrato di luce grigia alla finestra; intanto gli avvenimenti del giorno prima, non più confusi per la stanchezza fisica come lo erano la sera precedente, si collocavano ordinatamente al loro posto come i pezzi di un rompicapo. Ma mancava uno dei pezzi chiave. Qual era? E dove andava sistemato esattamente nel disegno? 

Joan Lindsay, Picnic a Hanging Rock, 1967, tr. it. M.V. Malvano, Sellerio 1993, p.101

L’uomo che cambia la data sul calendario dello scrittoio è il colonnello Fitzhubert, lo zio di Mike, il giovane aristocratico che, con l’amico stalliere Albert, ha visto per l’ultima volta le ragazze scomparse ad Hanging Rock la settimana prima. Durante un picnic organizzato dal collegio Appleyard nel giorno di San Valentino, Miranda, Marion, Irma, Edith e un’insegnante di matematica si sono allontanate in direzione della grande roccia vulcanica, mentre gli orologi sono tutti fermi a mezzogiorno. Solo Edith è tornata indietro, sconvolta da qualcosa che non è in grado di spiegare. Il giovane Mike non si dà pace e continua la ricerca solitaria delle ragazze, mentre lo zio lo aspetta a casa e si accorge che è passato un altro giorno dallo strano accadimento.“Non esiste un solo attimo su questo globo rotante che non sia, per milioni di individui, non misurabile con i comuni sistemi di computo del tempo: un frammento di eternità per sempre privo di rapporto con il tempo e l’orologio”.

Dicono del libro
“Hanging Rock, la roccia vulcanica che sorge isolata e improvvisa nella macchia australiana a nord di Melbourne, fu davvero teatro, nel 1900, dell’evento narrato in questo libro: la scomparsa mai spiegata di due fanciulle e una matura insegnante di college, seguita dalla immediata rovina di tante esistenze a quelle vite collegate (…) ‘Se Picnic a Hanging Rock sia realtà o fantasia, i lettori dovranno deciderlo per proprio conto’ “(dalla bandella dell’ed. Sellerio, op. cit.)

 

Altre storie che accadono oggi

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“… Che giorno è, Bounds? – Il 22 febbraio, credo, signore…”
Francis Scott Fitzgerald, Belli e dannati

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“… Il 22 febbraio ci fu comunicato che saremmo ritornati in Colombia. Avevamo trascorso otto mesi a Mobile, Alabama…”
Gabriel García Márquez, Racconto di un naufrago

21 Febbraio

21 febbraio 2014

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21 febbraio (tardo pomeriggio)
 […] Ora sono io ad arretrare, a cercare di spegnere la mia mente che s’è accesa con troppo fervore. Presto o tardi si parlerà anche della mia scomparsa. Ascolto da vivo i discorsi – compiaciuti o dolenti – che si faranno su di me dopo la mia morte. Il passato non torna. Possibile – mi chiedo stoltamente, o con ingenuità fanciullesca – che tutto ciò che ho vissuto, debba averlo vissuto una sola volta, e così in fretta, senza avvertirne la veloce fuga all’indietro?

Luca Canali, Diario segreto di Giulio Cesare, 1994, Mondadori, pp. 94, 100

L’autore immagina che Giulio Cesare, negli ultimi quaranta giorni della sua vita, abbia registrato le giornate e le notti in un diario, dove si parla di Roma e del suo governo, di famiglia e di memorie. Il 21 febbraio è una giornata di quiete: ricorrono le celebrazioni Ferali, quando “tutte le famiglie ricordano i loro defunti”. Dopo aver portato doni alla tomba della figlia e della prima moglie, e aver salutato Cicerone, Cesare è solo in casa, a riflettere sul tempo, che “avanza inavvertito come un sicario”. 

Dicono del libro
“Abbandonata la terza persona dei commentari guerreschi, nelle pagine di questo apocrifo Cesare si racconta senza reticenze, con asciutta immediatezza. Il diario si apre il 6 febbraio dell’anno 710 dalla fondazione di Roma (44 a.C.), mentre l’ultimo foglio reca la data fatidica del 15 marzo”
(dalla seconda di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Mercoledì 21 febbraio, Visita di Lapointe in rue de Turenne. L’agente nota la valigia…”
Georges Simenon, L’amica della signora Maigret

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“… Un biglietto sulla scrivania. La scrittura assomiglia alla sua: Questo sono io con Augustine, 21 febbraio 1943…” Jonathan Safran Foer, Ogni cosa è illuminata
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“… Quello che Jacob R. mangiò per colazione il mattino del 21 febbraio 1877. Patate fritte con cipolle. Due fette di pane nero…” Jonathan Safran Foer, Ogni cosa è illuminata

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“… Enfield Tennis Academy, 21 febbraio / Anno del Pollo Perdue Wonderchicken…”
David Foster Wallace, Infinite jest

20 Febbraio

20 febbraio 2014

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Fu come se gli avessero assegnato una nuova data di nascita: 20 febbraio 1967. Fu come venire al mondo un’altra volta solo per passare notti insonni con lo sguardo rivolto alle gocce di pioggia che scivolavano luccicando lungo il vetro della finestra. E mentre la madre era nell’altra stanza che dormiva tranquilla in tutta la sua diversità, Homer se ne stava disteso sul letto ad ascoltare il ritmo del proprio respiro, il ritmo che accompagnava il buio tristissimo di quelle ore in cui tutto era immobile a parte la pioggia che veniva giù e le gocce che scivolavano luccicando lungo il vetro della finestra, un unico e immenso momento di eternità. Non dormendo mai

 Tommaso Pincio, Un amore dell’altro mondo, Einaudi 2002, p. 30

La narrazione segue la storia parallela e intrecciata di due giovani: Homer B. Alienson (Boda di secondo nome) e Kurt (che ha un amico immaginario che si chiama Boda). Mentre una serie di indizi porta via via il lettore a individuare in Kurt la figura del musicista Cobain, la storia fa avvicinare e allontanare i due personaggi, rendendo immaginari i dati reali e plausibili quelli immaginari. Quest’oscillazione fra finzione e realtà è puntellata da dettagli importanti, come la data del 20 febbraio 1967 (il giorno di nascita del “vero” Kurt Cobain), richiamata nel libro come una data spartiacque nell’esistenza del personaggio Homer. Le alterazioni del ritmo sonno-veglia e della percezione del tempo prodotte dalle droghe sono una parte cospicua della storia: “venne sfiorato dal dubbio che il sistema potesse alterare il corso del tempo, rallentarlo, incastrarlo, arrestarlo, fino a un punto in cui i giorni, anziché passare come si crede cha facciano, finissero per rovinare uno sull’altro in un gigantesco tamponamento”.

 

Dicono del libro
“Il romanzo che ha dato vita una volta per sempre al fantasma di Kurt Cobain. Ripercorrendo la sconvolgente vicenda di Homer Alienson, l’amico immaginario del leader dei Nirvana, ci tuffiamo come in un caleidoscopio nelle fine di un’epoca”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il 20 febbraio, verso sera, un marinaio di guardia segnalò una fiamma rossastra che si elevava a una prodigiosa altezza…”
Emilio Salgari, Gli scorridori del mare

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“… 20 febbraio…Perché la mia vita è un vero romanzo, e io quando ci penso non posso fare a meno di ripetere sempre fra me il solito ritornello: Ah, se avessi la penna di Salgari…”
Vamba, Il giornalino di Gian Burrasca

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“…Passerò da Parigi tra qualche giorno. Vieni a trovarmi all’albergo di Spagna, il 20 febbraio. Te ne prego!…”
Jean-Paul Sartre, La nausea

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“… La mattina del 20 di febbraio Dirce si svegliò sopra un sogno strano…”
Massimo Bontempelli, Gente nel tempo

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Tuesday, Feb. 20, 2007 The season’s first snow in New York. I buy a newspaper
Jonas Mekas, 365 Day Project

19 Febbraio

19 febbraio 2014

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19 febbraio
Che triste giornata è stata oggi povero monsieur Armand! Stamattina Marguerite si sentiva soffocare, il medico le ha fatto un salasso, e le è tornato un filo di voce. Il medico le ha consigliato di far venire un prete. Lei ha acconsentito,  e lui stesso è andato a chiamarne uno alla chiesa di Saint-Roch.
Nel frattempo, Marguerite mi ha chiamato vicino al suo letto, pregandomi di aprire  l’armadio, poi mi ha indicato una cuffietta, una lunga camicia tutta guarnita di pizzi, e mi ha detto con voce fioca: “Dopo essermi confessata morirò, allora mi vestirai con una civetteria da moribonda”

 Alexandre Dumas figlio, La signora delle camelie, 1848, tr. it. L. Collodi, Newton Compton, 1994, p. 251

È l’amica Julie Duprat a scrivere le ultime lettere di Marguerite Gautier, la signora delle (o dalle) camelie, al suo innamorato Armand Duval, da cui è stata separata da una serie di circostanze melodrammatiche. Convinta dal padre del giovane a lasciarlo, Marguerite è malata, sull’orlo del fallimento, sofferente per il distacco.  Il romanzo è iniziato nel marzo del 1874, alla vendita all’asta dei beni di Marguerite e la vicenda è ricostruita attraverso confessioni, carte, diari e tante lettere, spesso trascritte una dentro l’altra, con le loro date rivelatrici  (“e voi dove siete, mentre scrivo queste righe?”).

Dicono del libro 
“Scritto nel 1848, quando l’autore non aveva che ventiquattro anni, il romanzo La signora delle camelie ha prodotto subito un mito, che occuperà l’immaginario di intere generazioni e riempirà le scene, sia quelle del teatro di prosa, sia quelle del teatro d’opera, e successivamente gli schermi del cinema. Lo stesso Dumas ne fece una versione teatrale, affidandola a Sarah Berhnardt. Pochi anni dopo Giuseppe Verdi saprà farne una trasposizione sublime, in musica, con La Traviata“.
(dalla quarta di copertina dell’ed. Newton Compton, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… 19 febbraio. Dàtemi questa soddisfazione, almeno. Riconoscetelo. Ho il diritto o no di dare del farabutto al mio destino?…”
Achille Campanile, Il diario di Gino Cornabò

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“… 19 febbraio. … Quello che non capisco è perché, da qualche giorno, mi scruta con ironia…”
Raymond Queneau, Il diario intimo di Sally Mara

#TimeBox

“All’inizio di ogni mese dovresti prendere una scatola di cartone, ficcarci dentro tutto e chiuderla quando scade il mese. Poi dovresti metterci la data e spedirla nel New Jersey. Bisognerebbe conservarne le tracce, ma se non ci riesci e la perdi, è meglio – una cosa in meno a cui pensare, un peso mentale in meno.”
Questo raccomandava Andy Warhol nella sua Filosofia di Andy Warhol da A a B e vicerversa (1975, tr. it C. Medici, Abscondita 2009), parlando di spazi, di case, di vuoti, di pensieri e di oggetti.

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Dal 1974 Warhol aveva cominciato a riempire scatole di cartone – quelle che si usano per i traslochi – di riviste, giornali, regali, fotografie, inviti, biglietti. Le Time Capsules di Warhol  sono più di 600 e sono conservate nel museo di Pittsburgh, la città nei pressi della quale Warhol era nato nel 1928. Sarebbe morto a New York nel 1987, il 22 febbraio.
Per ricordarlo, diconodioggi.it propone su Twitter  l’hashtag #TimeBox.
Da oggi fino al 20 febbraio, scrivete in uno o più tweet quel che mettereste – di questi giorni – nella scatola del tempo: avvenimenti, titoli di giornale, oggetti, l’intera scrivania, letture, immagini, incontri… per conservarli, per metterli via, per non pensarci più, per ritrovarli o farli ritrovare.

Tweetbook
Nel giornale Pagina99 we di sabato 22 febbraio, leggete quel che resta di questi giorni nelle #TimeBox dedicate a Warhol. timeboxEd ecco il link al tweetbook di febbraio (via trytweetbook.com)
Antonella Sbrilli (@asbrilli)

L’hashtag #TimeBox è attivo di nuovo, per la durata della mostra Warhol, Roma, Palazzo Cipolla, via del Corso 320 (18 aprile-28 settembre 2014).

 

18 Febbraio

18 febbraio 2014

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D’altro canto, e posta per così dire in disparte dietro la risoluzione di morire, ce n’era un’altra, più segreta, e che al canonico aveva gelosamente nascosto, quella di morire di propria mano. Ma anche qui gli restava ancora un’immensa e schiacciante libertà: egli poteva liberamente attenersi a quella decisione o rinunciarvi, fare i gesto che termina tutto o al contrario accettare la mors ignea per nulla differente dall’agonia di un alchimista che si appicchi il fuoco alla lunga veste venuta inavvedutamente a contatto colle braci del proprio athanor. La scelta tra l’esecuzione o la fine volontaria, sospesa fino all’ultimo a una fibrilla della sua sostanza pensante, non oscillava più tra la morte e una specie di vita, come era accaduto per l’accettare o il rifiutare di ritrattarsi, ma concerneva il mezzo, il luogo e il momento esatto. Spettava a lui decidere se sarebbe finito sulla Piazza Grande tra gli schiamazzi o tranquillamente tra quei muri grigi. A lui, quindi, di ritardare o di affrettare di qualche ora l’azione suprema, di scegliere, se lo voleva, di vedere sorgere il sole d’un certo 18 febbraio 1569, o di finir oggi stesso prima che fosse notte fonda

Marguerite Yourcenar, L’opera al nero, 1968, tr. it. M. Mongardo, Feltrinelli 1986, p. 278

Nella città di Bruges, nel febbraio del 1569, il  filosofo e medico Zenone, accusato di eresia ed empietà, è in prigione, in attesa che venga eseguita la condanna a morte. Ha ricevuto una visita in cui gli è stato proposto di ritrattare e avere salva la vita.  Benché questa proposta rimetta in gioco il futuro, Zenone ha deciso di non accettare. Anzi, la sua decisione è quella di darsi la morte prima che lo vengano a prendere per l’esecuzione, prima che sorga il “sole d’un certo 18 febbraio 1569”.
In una nota al testo, l’autrice Yourcenar commenta che al momento del suicidio del personaggio Zenone, Giordano Bruno  – che sarebbe stato mandato al rogo il 17 febbraio del 1600 – avrebbe avuto circa vent’anni.
Zenone ha meditato spesso sul tempo, ricombinando le cifre degli anni, immaginando il futuro “di cui si sapeva una sola cosa, cioè che sarebbe arrivato” e ragionando sulla misura umana del tempo: “La terra girava ignara del calendario giuliano o dell’era cristiana, tracciando il suo cerchio senza principio né fine come un anello perfettamente liscio”. 

Dicono del libro
L’opera la nero è la storia di un personaggio immaginario, Zenone, medico, alchimista, filosofo, dalla nascita illegittima a Bruges nei primi anni del Cinquecento fino alla catastrofe che ne conclude l’esistenza.

Altre storie che accadono oggi

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“…Veramente il signor Jarmarka era tuttora scapolo, ma proprio il 18 febbraio compivano venticinque anni dal giorno in cui, per poco, non s’era sposato…”
Jan Neruda, I racconti di Mala Strana

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“… Comunque la mostra inaugura il diciotto febbraio, il giorno della nascita di André Breton…”
Richard Kadrey, Addio Houston Street, addio 

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“… Il rovescio della Kaleidoscope non aveva abbattuto il suo morale, come annunciava il ‘Los Angeles Record’  il 18 febbraio 1929…”
Paul Auster, Il libro delle illusioni

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“… le nove e un quarto del 18 febbraio? Sissignore – disse, sollevando il braccio per controllare la data sul suo orologio digitale…”
Murakami Haruki, Tutti i figli di Dio danzano

17 Febbraio

17 febbraio 2014

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Esteban Werfell prese la penna – che era di legno, e che usava esclusivamente per redigere il suo diario – e la intinse nel calamaio.
17 febbraio 1958, scrisse. La sua calligrafia era accurata, elegante. Al di là della finestra il cielo era diventato completamente grigio, e una pioggia sottile, invisibile, scuriva l’edera che rivestiva la casetta dei cigni. Quella visuale lo fece sospirare. Avrebbe preferito un tempo diverso. Non gli piaceva che il parco fosse deserto. Sospirò di nuovo. Poi intinse la penna e si chinò sul quaderno

Bernardo Atxaga, Esteban Werfell, in Obabakoak, 1989, tr. it. S. Piloto di Castri, Einaudi, 1991, p. 7

Il pomeriggio del 17 febbraio, sotto un “cielo nuvoloso, bianco e grigio”, il protagonista del racconto si accinge a scrivere su un quaderno dalla copertina rigida. È il dodicesimo quaderno delle sue riflessioni e delle sue memorie, in cui ripercorre un episodio dell’adolescenza, avvenuto molti anni prima, e il cui significato ha compreso da poco. Ha a che fare con il padre, con una ragazza tedesca con la quale si è scritto per tanti anni (o almeno ha creduto di farlo),  con una lontana immaginazione e soprattutto con il corso del tempo, che – al pari della memoria –  nasconde, seleziona e rivela la rete delle cose accadute.

Dicono del libro
“Obabakoak  è un nome composto dal toponimo Obaba e dal suffisso koak, che in lingua basca sta a indicare un’appartenenza. Letteralmente Obabakoak significa le cose, le vicende, le Storie di Obaba, luogo immaginario, piccolo villaggio sperduto fra i monti, isolato e dimenticato dal resto del mondo. Sinonimo di solitudine, metafora dei Paesi Baschi. Obaba funge da mitico fondale dei racconti del libro, racconti scritti fra memoria e gioco combinatorio”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il diciassette (febbraio) uscimmo col proposito di esaminare meglio il vallone di granito…”
Edgar Allan Poe, Le avventure di Gordon Pym

 

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“… La notte del 17 febbraio 1904, il prigioniero è stato visto da due testimoni. Un altro ha fatto il colpo, un altro me…”

James Joyce, Ulisse

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“… 17 febbraio. Ma ora che ci penso … Mary avrà un baby…”
Raymond Queneau, Il diario intimo di Sally Mara

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“… Era il 17 febbraio 1989…nella regione della Cerdana in mezzo al vasto rilievo dei Pirenei, una tempesta doveva aver spadroneggiato…”
Peter Handke, Un’altra storia di liquefazione (Epopea del baleno)

 

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“…Torchia seguì la stessa sorte della sua opera.Condannato per magia e stregoneria,morì sul rogo il 17 febbraio 1667…”
Arturo Pérez-Reverte, Il Club Dumas

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… Qualche biografo sostiene che il 17  febbraio sia la vera data di nascita di Frédéric Chopin.Ma nell’intreccio delle date ci si può perdere, si può uscire di senno…”
Roberto CotroneoPresto con fuoco

16 Febbraio

16 febbraio 2014

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Il dì 16 febbraio, alle sei di mattina, il signor Vorel aveva dunque aperto il suo negozio “All’Angelo verde”. Già dal giorno prima ogni cosa era al suo posto e il negozio riluceva addirittura tutto bianco e nuovo. Negli scompartimenti e nei sacchi faceva bella mostra la farina, più bianca del muro imbiancato di fresco e brillavano i ceci più gialli degli scaffali intorno, verniciati di arancione. I vicini e le vicine, quando passavano accanto, guardavano dentro con attenzione e qualcuno faceva anche un passo indietro, per vedere ancora una volta. Ma nel negozio non entrava nessuno. “Verranno, verranno”, si disse alle sette il signor Vorel 

Jan Neruda, Come il signor Vorel si affumicò la pipa, 1876, tr. it. J. Vesela Torraca in I racconti di Mala Strana, Marietti 1982, pp. 83-84

Questo racconto breve è ambientato a Praga, in un anno imprecisato intorno al 1840, ma in un giorno ben definito, il 16 febbraio, di cui vengono ripercorse tutte le ore, dalle sei del mattino, quando il signor Vorel apre il negozio di farine, fino all’arrivo della prima e unica cliente. Costruito su figure e situazioni tipiche del quartiere praghese di Mala Strana, il racconto si appoggia alla data, come a un dettaglio significativo per la narrazione: “Il dì 16 febbraio 1840 o qualche anno in più…”.

Dicono del libro
“I Racconti di Mala Strana (1878) sono il suo capolavoro: un capolavoro di umanità e di humour, un epico ritratto del famoso e incantevole quartiere praghese che diviene un concentrato del mondo, la saga picaresca e familiare di una piccola realtà borghese innalzata all’universalità del quotidiano”
(dalla terza di copertina dell’ed. Marietti, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“..Ivria era morta un 16 di febbraio, una giornata in cui a Gerusalemme pioveva a dirotto…”
Amos Oz, Conoscere una donna

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“… La notte fra il 16 e il 17 febbraio fu una notte benedetta…”
Victor Hugo, I miserabili

Diteci di oggi, rompicapo

Gioco Diteci di oggi – Pagina99 we: settimana 15 -22 febbraio 2014 (si partecipa fino al 18 febbraio)

Diconodioggi da questa settimana collabora all’edizione del weekend del giornale Pagina99. E lo fa proponendo dei giochi che partono sul sito web www.pagina99.it e vanno a finire sulle pagina del giornale del sabato, che resta in edicola anche la domenica.

in partenzaUno dei giochi, legato al tempo e alla data, è Diteci di oggi
Le regole sono semplici: ogni settimana, trovate  la pagina di un racconto, in cui sono state cancellate intere frasi. Dalle righe emergono poche parole, fra cui appunto la data. L’invito è a scrivere un brano, lungo fra le 300 e le 600 battute, usando tutti i termini visibili.
Si partecipa fino al martedì successivo, inviando i propri contributi all’indirizzo giochi@pagina99.it


La pagina con cui giochiamo questa settimana parla del 22 febbraio e di un dannato affare, un enigma da risolvere. Molte delle parole originali sono state oscurate. Vi invitiamo a scrivere un testo – lungo dalle 300 alle 600 battute – utilizzando tutte le parole leggibili e rispettando il più possibile l’ordine di apparizione. Mandatelo entro martedì 18 febbraio all’indirizzo giochi@pagina99.it.

Nel numero di Pagina99 we di sabato 22 febbraio, trovate una scelta dei testi arrivati durante la settimana e il commento. Buon rompicapo!
blocchetto 22 febbraio

15 Febbraio

15 febbraio 2014

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Iniziai quel disperato viaggio il 15 febbraio 1715 alle  ore nove del mattino. Il vento era assai favorevole; da principio feci uso soltanto delle mie pagaie, ma poi considerando che mi sarei presto stancato e che il vento avrebbe potuto cadere, m’attentai a issare la mia vela; e così, con l’aiuto della marea, me ne venni innanzi alla velocità di una lega e mezzo all’ora, per quello che potei calcolare. Il mio padrone e i suoi amici rimasero sulla spiaggia fino a quando non m’ebbero perduto di vista; e più volte udii il ronzino sauro (che mi aveva sempre voluto bene) gridar da lontano: Hnuy illa nyha maiah Yahoo, Fai buon viaggio gentile Yahoo

Jonathan Swift, I viaggi di Gulliver, 1726, tr. it. G. Celati, Feltrinelli  1997, p. 282

Lemuel Gulliver, dopo studi di medicina, si è dedicato ai viaggi e ha  già conosciuto gli strani regni di Lilliput, Laputa, Brobdingnag, valutandone le forme di governo e di convivenza. Dopo un periodo trascorso a casa, nel settembre del 1710  si è  imbarcato come capitano sulla nave mercantile Avventura, da cui  è stato fatto sbarcare dai marinai  ammutinati. È approdato così nel paese degli Houyhnhnm, cavalli dai modi civili,  che si distinguono per saggezza e razionalità da certe bestie, chiamate Yahoo, usate per i lavori pesanti e assai simili – nella conformazione fisica – agli uomini. È rimasto in questo paese per diversi anni, nella casa di un cavallo sauro che lo tratta con simpatia, ma ora una decisione dell’Assemblea Generale ha deliberato la sua espulsione. Gulliver lascia con dispiacere la terra degli Houyhnhn, dove aveva potuto vivere in modo naturale, e torna  nella società inglese, con le sue regole, la sua scansione del tempo e la sua scrittura.


Dicono del libro
“Gulliver è un esploratore di mondi alla ricerca dell’ordine sociale migliore possibile; e tutto studia, e tutto annota, attraverso  il filtro deformante di una lente che di volta in volta miniaturizza, ingigantisce, spiazza rispetto alle misure convenzionali”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Feltrinelli, op. cit.)

Una riscrittura di questa pagina dell’artista Aldo Spinelli

Altre storie che accadono oggi

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“… All’alba del 15 (febbraio) si arrampicavano di nuovo sul tetto per cantare la canzone…”
Yasunari Kawabata, Il paese delle nevi

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“… Che giorno è oggi?- 15 febbraio – Se fossimo in marzo potremmo festeggiare la Settimana Santa. – Se lei vuole che siamo in marzo, chi può opporsi?..”
Manuel Scorza, Il cavaliere insonne

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“…Per le abitanti di Appleyard College, la domenica 15 febbraio fu una giornata di ossessionante incertezza: metà sogno, metà realtà…”
Joan Lindsay, Picnic a Hanging Rock

1421965

Al Centre Pompidou di Parigi è conservata un’opera dell’artista Giulio Paolini, una fotografia applicata su tavola il cui titolo è la serie di numeri 1421965.
L’immagine rappresenta una situazione concettuale: nello studio torinese dell’artista, fra barattoli di colore e pennelli, il fotografo Franco Aschieri, di spalle, punta l’obiettivo su Paolini mentre questi, con le braccia allargate, sposta una grande tela bianca. Il fotografo in primo piano e l’artista che proietta la sua ombra sulla tela sono entrambi ripresi da una macchina fotografica posta dietro di loro, con un autoscatto.
I numeri del titolo rimandano alla data del giorno, che era domenica 14 febbraio 1965. Un giorno, in cui un fotografo avrebbe potuto  fotografare un quadro che avrebbe potuto essere dipinto. Una riflessione sul rapporto fra attuale ed eventuale e sul tempo, che induce continuamente a una scelta fra le possibilità.
L’immagine e la scheda dell’opera sono pubblicate nel sito della fondazione Paolini, con il commento di Maddalena Disch.
Antonella Sbrilli (@asbrilli)

14 Febbraio

14 febbraio 2014

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Sull’imbrunire, il pomeriggio di San Valentino, Boldwood sedeva a cena come il solito, accanto a un radioso fuoco di vecchi ceppi. Sulla mensola del focolare, a lui davanti, si trovava un orologio, sormontato da un’aquila con le ali spiegate, e sulle ali dell’aquila era posata la lettera che Batsceba gli aveva spedito. Lo sguardo dello scapolo la fissava con tanta continuità, che il grosso sigillo rosso era divenuto una macchia di sangue sulla retina del suo occhio, e mentre mangiava e beveva, non faceva che rileggerci nella fantasia le parole che vi erano sopra, sebbene fossero troppo lontane per la sua vista.
“Sposami”

Thomas Hardy, Via dalla pazza folla, 1874, tr. it. P. Jahier e M.-L. Rissler Stoneman, Garzanti, 1973 81989), p. 107

Nel tempo  della campagna inglese, i giorni sono identificati dai mutamenti delle stagioni e della luce, dalle feste religiose, dal nome dei santi,  fra cui – in questa storia di innamoramenti – ha un posto d’onore san Valentino, con la sua tradizione di inviare lettere e biglietti. La bella e giovane Batsceba ha inviato uno di questi messaggi, per scherzo, al signor Boldwood, provocando, come conseguenza, una vera proposta di matrimonio, una delle molte che costellano questa storia:“Di nuovo il messaggio di San Valentino! … Non avrei mai dovuto sognarmi di mandarvi quel messaggio”. 

Dicono del libro
“Pubblicato anonimo, a puntate, sul Cornhill Magazine, ebbe subito fortuna: e ha continuato a mantenerla, se  qualche anno fa il cinema inglese ne ha voluto visualizzare, si deve dire con gusto ma senza quella forza calma e quel mistero che ne formano l’incanto, la storia. Che non è priva di punte drammatiche, che procedendo verso l’epilogo assume tinte tragiche, ma alla fine si ricompone: l’equilibrio della piccola comunità rurale che ne è lo scenario, fermo e cangiante, nel succedersi delle stagioni”.
(Dall’introduzione di A. Bertolucci, ed. Garzanti, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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Quale acrostico con abbreviazione del suo nome (Poldy) aveva mandato a Miss Marion (Molly) Tweedy, il 14 febbraio 1888?”
James Joyce, Ulisse

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“… Il 14 febbraio era la “festa della caccia agli uccelli”, una festa di bambini che esprimeva lo spirito più autentico di questo paese della neve…”
Yasunari Kawabata, Il paese delle nevi

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 “…La cosa non lo turbò minimamente. Ci sposammo una settimana dopo, il giorno di San Valentino…”
Truman Capote, L’arpa d’erba

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“… Il 14 febbraio Kimura parlò a mio marito della Polaroid…”
Junichiro Tanizaki, La chiave

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“… Che cosa non darei per il ricordo / D’un portone di villa segreta / Che mio padre spingeva ogni sera / prima di smarrirsi nel sonno / E spinse per l’ultima volta / Il quattordici febbraio del 38…”
Jorge Luis Borges, Elogio del ricordo impossibile

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“… Come regalo per il giorno di San Valentino Jerry le confezionò una pelliccia di criceto…”
Philip Roth, Pastorale americana

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“… Sabato 14 febbraio dell’anno 1900 un gruppo di allieve del collegio Appleyard andò in picnic ad Hanging Rock…”
Peter Weir, Picnic ad Hanging Rock 

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“… wish me a happy Valentine’s day…”
The Ethernal Sunshine of the spotless mind – Se mi lasci ti cancello (segnalazione di Lorena De Amicis)

#aPagina99

L’11 febbraio è uscito in edicola il giornale Pagina99, già presente sul web dall’inizio del 2014. La cifra nel titolo è ricca di significati politici  ed economici, indicando il divario fra l’1% di chi detiene grandi ricchezze e potere e il 99% della popolazione comune. Accostato alla parola pagina, il 99 rimanda anche a un pensiero espresso dallo scrittore Ford Madox Ford, secondo cui leggendo un libro a quella pagina si può dedurre la sua qualità. La pubblicazione Novantanove. Storia di un numero che è diventato un simbolo presenta questi temi ed è disponibile on line.
pagina99In  occasione dell’uscita in edicola delle prime copie, l’account di @pagina_99 e @diconodioggi hanno lanciato l’hahstag #aPagina99 invitando a twittare frasi incontrate nei libri a portata di mano, aperti alla pagina fatidica.
atry Per tutta la giornata dell’11 febbraio, centinaia di tweet (fra i partecipanti anche @TwLucia, l’account di Lucia Mondella dei Promessi Sposi) hanno messo in circolo citazioni da classici italiani e stranieri, da manuali, da repertori, tutti aperti alla pagina 99, in cerca di una frase significativa. Tante partenze, arrivi, avventure, libri nei libri, tante foto di pagine, qualche poesia e – dalla Birmania – le pagine gialle di Yangon.
Antonella Sbrilli (òasbrilli)

Ecco le antologie curate da @atrapurpurea È tempo di…#aPagina99 e #apagina99 
e la raccolta 11Febbraio #apagina99

13 Febbraio

13 febbraio 2014

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Io, Billy Pilgrim, comincia il nastro, morirò, sono morto e sempre morirò il tredici febbraio 1976.
Nell’ora della sua morte, dice, è a Chicago per parlare a una gran folla sul tema dei dischi volanti e della vera natura del tempo

Kurt Vonnegut, Mattatoio n. 5, 1969,  tr. it. L. Brioschi, Feltrinelli, 2003, pp. 133

 Billy Pilgrim, sopravvissuto al bombardamento di Dresda del 13 febbraio del 1945 e tornato negli Stati Uniti, racconta la storia della sua vita, come se le diverse fasi fossero reversibili, continuamente attraversabili e interferenti. In questi viaggi nel tempo, si sposta dall’adolescenza all’età matura; dalla traumatica esperienza della II guerra mondiale al lavoro di ottico; da un incidente aereo a un rapimento degli alieni. L’insensatezza delle guerre e dei massacri è curiosamente commentata, qua e là nel testo, dagli uccelli, con un cinguettio onomatopeico: Poo tee weet. Il tempo, soprattutto, è al centro di riflessioni venate di scienza fantastica: “Tutto il tempo è tutto il tempo. Non cambia”; “Eccoci qua incastonati nell’ambra di questo momento”.
Il giorno 13 febbraio ricorre nella narrazione sia come data storica della distruzione di Dresda, sia come termine (ricorsivo) della vita del protagonista. 

 

Dicono del libro
“Per una decina di giorni, verso la fine della Seconda guerra mondiale, Kurt Vonnegut, americano di origine tedesca (…) batté lande tedesche coperte di neve che il suo piede non aveva mai calcato. Fatto prigioniero durante la battaglia delle Ardenne, ebbe la ventura di assistere al bombardamento di Dresda (…). Da questa dura e incancellabile esperienza nacque Mattatoio n. 5 o La crociata dei bambini, storia semiseria di Billy Pilgrim, americano medio affetto da un disturbo singolare (‘ogni tanto, senza alcuna ragione apparente, si metteva a piangere’) e in possesso di un segreto inconfessabile: la conoscenza della vera natura del tempo. Tutto è, tutto è sempre stato e sempre sarà, passato e futuro sono sempre esistiti e sempre esisteranno, nulla dipende dalla volontà dell’uomo”
(dalla terza di copertina dell’ed. Feltrinelli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“…Il mattino del 13 febbraio che, come sanno, al pari di noi, i lettori di questa veritiera storia…”
Charles Dickens, Il circolo Pickwick

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“…Ne accenneremo soltanto una del 13 febbraio dell’anno 1632…”
Alessandro Manzoni, I promessi sposi

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“… Si era di domenica pomeriggio alla fattoria, il tredici febbraio…”
Thomas Hardy, Via dalla pazza folla

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“… Sabato, 13 febbraio. – Ho incontrato lungo il fiume quella ragazza … Le ho parlato. Intanto che camminava…”
Alain-Fournier, Il gran Meaulnes

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“… Se lei difatti va a vedere la copertina della ‘Domenica del Corriere’ del 13 febbraio 1944…”
Antonio Pennacchi, Canale Mussolini

12 Febbraio

12 febbraio 2014

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La mattina del 12 febbraio 1946, sulla sedia a sdraio del ponte, una carta geografica sulle ginocchia, dice a sua moglie, guardando la superficie dell’oceano: “Ho sbagliato tutto”

Giuseppe Pontiggia,  Vite di uomini non illustri, Mondadori, 1993, p. 211

Questo 12 febbraio è un giorno nella vita di Ghioni Ludovico di Pontelambro, cagionevole di salute, perito chimico presso il Cotonificio Ramponi, di cui diventa per un periodo vicedirettore. Sposato con una donna e attratto dalla sorella; contento del suo lavoro, ma convinto dal cognato ad accettarne un altro in Argentina, per poi tornare – pentito – al suo vecchio cotonificio, Ghioni attraversa i giorni nell’indecisione. In questa, come nelle altre vite di uomini non illustri raccontate nel libro, le date abbondano: nascite, morti, matrimoni, viaggi, tradimenti, assunzioni, i giorni memorabili delle vite di tutti. 

Dicono del libro
“Vite immaginarie di personaggi immaginari, nell’Italia compresa tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Duemila: donne e uomini dal destino oscuro, di cui vengono rievocate, con precisione ‘storica’, le esperienze che hanno reso memorabile ai loro occhi l’esistenza (…) Il libro ha voluto raccontare queste storie con la scansione cronologica delle biografie illustri, ma applicata a personaggi anonimi e a una cronaca spesso interiore”
(dalla seconda di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“…12 febbraio. Eravamo sul lungofiume, ai bordi del Tamigi…”
Henri-Pierre Roché, Le due inglesi e il continente

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“… il 12 febbraio 1952 un giovane Carvalho vide la santa recuperare la sua postazione…”
Quim Aranda, Piacere, Pepe Carvalho

pittura
Paul Delaroche, L’esecuzione di Lady Jane Grey, il 12 febbraio 1554, olio su tela, 1833
Londra, National Gallery

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“…12 febbraio di Bettino, poi Di Lorenzo, poi Goria…”
Davide Riondino, La ballata del si e del no (Segnalazione di Michele Brescia)

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“… Era il 12 febbraio, in gioco c’era il mio futuro…”
Kaso e Maxi B, 6 febbraio (segnalazione di Michele Brescia)

11 Febbraio

11 febbraio 2014

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Genova, 11 Febbraro
Ecco il Sole più bello! Tutte le mie fibre sono in un tremito soave perché risentono la giocondità di questo Cielo raggiante e salubre. Sono pure contento di essere partito! Proseguirò fra poche ore; non so ancora dirti dove mi fermerò, né quando terminerà il mio viaggio: ma per il 16 sarò in Tolone

Ugo Foscolo, Ultime lettere di Jacopo Ortis, 1802, Rizzoli, 1992, p. 150

Una delle tante lettere che il giovane studente Jacopo Ortis invia all’amico Lorenzo, con i suoi pensieri, le sue sofferenze politiche e amorose, le decisioni repentine. È il febbraio 1799 e Jacopo ha deciso di partire per la Francia, dove però non arriverà. Ha informato l’amico con una lunga lettera da Milano, datata 6 febbraio (Foscolo era nato a Zante il 6 febbraio del 1778). Ora, l’11 dello stesso mese, il ragazzo è a Genova, indeciso sulla meta e sulla durata del suo viaggio. 

Dicono del libro
“Iniziato nel 1798 (ma un primo abbozzo il Foscolo lo aveva già steso, diciottenne, nell’esilio dei colli Euganei), il romanzo rimase interrotto per la fuga del poeta da Bologna in seguito all’arrivo degli Austriaci. Ripreso nell”800, fu compiuto e pubblicato nel 1802, con immediato successo. Romanzo-diario o, come scrisse il poeta, ‘diario delle proprie angosciose passioni’: e non solo per la trama, scopertamente autobiografica, ma per l’immediatezza con cui vi si riflettono, quasi a strati successivi, gli umori e le esperienze esistenziali di un’indole istintiva e appassionata”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Rizzoli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… L’11 febbraio l’U-653 raggiunse altri dieci U-Boot in una nuova linea di pattuglia a metà Atlantico…”
Robert Harris, Enigma

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“… Lunedì 11 febbraio. Mi mancano solo sei mesi e ventotto giorni alla pensione…”
Mario Benedetti, La tregua (segnalazione di Federico Bona)