22 Gennaio

22 gennaio 2014

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Non seppe resistere alla tentazione di prendere un trenino per Soria, di attraversare i campi di Castiglia, di recarsi in pellegrinaggio in un luogo sobrio e essenziale dove lo chiamava una poesia. La camera della pensione Cuevas era rimasta intatta: un tavolo, una sedia, un letto, un attaccapanni. Vagò commosso, per le stradette di quella cittadina modesta, circondata dal deserto lunare della Castiglia; poi in una libreria antiquaria, dopo ripetute insistenze, trovò un ritratto di Machado con una dedica autografa in un angolo: 22 gennaio 1939. Il poeta stava fuggendo verso la frontiera, verso la morte, stretto dal cerchio franchista

Antonio Tabucchi, Il rancore e le nuvole, 1985, in Piccoli equivoci senza importanza, ed. cons. Feltrinelli, 1988, p. 90

Nella faticosa carriera accademica – e nell’altrettanto disagevole vita familiare – del protagonista, il viaggio in Spagna segna una svolta, che lo porterà a cogliere occasioni di rivincita e di successo. Nume tutelare della sua nuova condizione è il grande poeta spagnolo Machado, che insegnò nella città di Soria, dove – nel racconto – viene ritrovata la fotografia con la dedica del 22 gennaio 1939, un mese prima che il poeta morisse, fuggendo dalla Spagna verso la Francia. 

Dicono del libro
“Malintesi, incertezze, comprensioni tardive, inutili rimpianti, ricordi forse ingannevoli, errori sciocchi e irrimediabili: le cose fuori luogo esercitano su di me un’attrazione irresistibile (…) Il rancore e le nuvole è un racconto realistico”
(Antonio Tabucchi)

Altre storie che accadono oggi

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“… 22 gennaio. Signori, colpo di scena: avevo rubato il mio ombrello. Si può essere più iettati di così?…”
Achille Campanile, Il diario di Gino Cornabò

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“… alle 8,30 del mattino di mercoledì 22 gennaio, Robyn Penrose uscì di casa di pessimo umore e nel pieno di una bufera…” David Lodge, Ottimo lavoro, professore!

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“… Nella notte dal 22 al 23 gennaio, un vasto bagliore incendiò l’orizzonte visibile dalla terrazza orientale di Kaltenborn…”
Michel Tournier, Il re degli ontani

21 Gennaio

21 gennaio 2014

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21 gennaio 1932. Sul treno per Bloemfontein. Mi arrendo, la creatura sta vincendo. Contro la sua astuzia diabolica i miei trucchi non funzionano. Stamattina è ricomparsa fuori della finestra, ma non ha neanche sfiorato le tendine. Al contrario, si è tenuta a distanza senza posarsi e ha cominciato a ronzare in cerchi… due alla volta, seguiti da una pausa in aria. Dopo diverse esibizioni di questo tipo, è volata via sopra i tetti della città

Howard Phillips Lovecraft, La morte alata, 1934, tr. it. Tutti i romanzi e i racconti, a c. di G. Pilo e S. Fusco, Newton Compton, 1993 (versione e-book 2011)

In un gennaio sudafricano si svolge l’epilogo della vicenda, ricostruita attraverso le annotazioni del diario del dottor  Thomas Slauenwite, specializzato in febbri infettive. Il medico ha ucciso un collega, per un antico sgarbo accademico, usando una mosca velenosa che la leggenda dice si impossessi dell’anima di chi ha punto. Il 21 di gennaio, Slauenwite comincia a sospettare che una mosca lo perseguiti. Cerca scampo nella città sudafricana di Bloemfontein, ma si accorge che l’insetto lo segue, e pare dotato di intelligenza umana, capace addirittura di tracciare numeri e segni. Il racconto si chiuderà di lì a due giorni, con un colpo di scena, nella “calura del mese di gennaio” dell’emisfero sud.

Dicono del libro
“Terrore insondabile e soprannaturale, inquietanti e apocalittiche visioni: tutto l’immaginario di follia e orrore di Howard P. Lovecraft è raccolto in queste pagine densissime. Interi universi prendono forma dalla sua sapiente penna, governati da leggi fisiche ignote, popolati da creature inimmaginabili e da terrificanti minacce. L’uomo è solo al centro di un cosmo nel quale il terrore proviene dagli abissi della mente come dai più remoti recessi dello spazio, un mondo nel quale la paura è la dimensione dell’essere. Tutto ciò sottintende la teoria lovecraftiana secondo cui smascherare e affrontare i propri incubi più angoscianti è l’unico modo per esorcizzarli”
(dall’ed. Newton Compton, op. cit.)

 

Altre storie che accadono oggi

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“… potrete attendere senza pericolo tempo migliori. Tra un anno, il 21 gennaio…”
Honoré de Balzac, Un episodio ai tempi del Terrore

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“… Gennaio 21, sabato. Solo uno poteva ridere mentre Derossi diceva dei funerali del Re, e Franti rise…”
Edmondo De Amicis, Cuore

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“… Il mattino del 21 gennaio, Lu Ci-min, l’ermetico capo della Cina… ateo com’era, si tolse la vita”
Dino Buzzati, La lezione del 1980

 

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“… La mattina del 21 gennaio 1941, un gruppo di ufficiali e soldati s’è svegliato sentendo dei cannoni che sparavano…”
Gianni Celati, Vita d’un narratore sconosciuto

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“… È nato il 21 gennaio 1919, Ben, c’è scritto sul necrologio…”
Daniel Pennac, Il paradiso degli orchi (segnalazione di Matteo Piccioni)

20 Gennaio

20 gennaio 2014

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 “Non ti ricordi? Noi eravamo insieme in questo castello: ma sono memorie terribili! Non le evochiamo.”
“Sarebbe impossibile; io le ho dimenticate.”
“Le ricorderai dopo la tua morte”.
“Quando?”
“Fra venti anni, al venti di gennaio; i nostri destini, come le nostre vite, non potranno ricongiungersi prima di quel giorno.”

Igino Ugo Tarchetti, Le leggende del castello nero, 1869, in Racconti fantastici, Bompiani, 1993, p. 62

 Ambientato fra il 1830 e il 1850, questo breve racconto tocca  le corde del fantastico: la memoria di vite precedenti, oggetti che vengono dal passato, apparizioni, sogni, presagi, meditazioni sul tempo (“E d’altra parte come sentiamo noi di vivere nell’istante?”). Proprio in sogno, il protagonista viene a conoscere fatti che lo hanno riguardato trecento anni prima e, insieme, la data della sua morte. La cifra 20, ripetuta in più occasioni, chiuderà anche il racconto. 

Dicono del libro
“Tarchetti fu tra gli esponenti più caratteristici della Scapigliatura; entrato nella storia letteraria per una sua particolare nebulosità romantica, amato forse più per la sua vitalità artistica e per quello che avrebbe potuto dire e non ebbe il tempo di dire, morendo a meno di trent’anni. I cinque Racconti fantastici … assumono il valore di tracce dell’uomo Tarchetti”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Bompiani, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Un pomeriggio (era il 20 gennaio 1839) Bouvard che, come al solito, si trovava seduto al suo tavolo d’ufficio, ricevette una lettera…”
Gustave Flaubert, Bouvard e Pécuchet

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“… 20 gennaio 1938. L’io vischioso. Mi vien data una buona, una buonissima notizia e mi tira gioiosamente su di morale…”
Michel Tournier, Il re degli ontani

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“… Non occupa alcun posto nel tempo della nostra storia, solo una data, 20 gennaio…”
Annie Ernaux, Passione semplice

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20 de enero, La Oreja de Van Gogh (segnalazione di Michele Brescia)

19 Gennaio

19 gennaio 2014

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E così fu deciso. Lasciai la scuola a Natale e il 19 gennaio, giorno del mio compleanno, circa un anno dopo che Konradin era entrato nella mia vita, partii per l’America. Prima della partenza ricevetti due lettere. La prima, in versi, era il prodotto degli sforzi congiunti di Bollacher e di Schulz: 
Piccolo Yid – vogliamo dirti addio / che tu raggiunga all’inferno i senzadio / Piccolo Yid – ma dove te ne andrai? / Nel paese da cui non si torna giammai? / Piccolo Yid – non farti più vedere / se vuoi crepare con le ossa intere.
La seconda invece, diceva:

Mio caro Hans, questa è una lettera difficile. Prima di tutto voglio dirti quanto mi dispiaccia che tu stia per partire per l’America. Non dev’essere facile per te, che ami tanto la Germania, ricominciare una nuova vita in un paese con cui né io né te abbiamo niente in comune e mi immagino l’amarezza e l’infelicità che devi provare. Tuttavia, questa è la soluzione più saggia, date le circostanze

Fred Uhlman, L’amico ritrovato, 1971, tr. it. M. Castagnone, Feltrinelli 1986, p. 83

La data del 19 gennaio segna la fine di una fase felice della vita di Hans, giovane studente ebreo, mandato dalla famiglia negli Stati Uniti per salvarsi dalle persecuzioni naziste incombenti. È la data della partenza, che lo allontana dall’amico Konradin (l’amico che “ritroverà”, in un modo inaspettato e toccante alla fine del racconto); è la data del suo compleanno ed  è anche la data di nascita dello scrittore Fred Uhlman, nato a Stoccarda il 19 gennaio del 1901. 

Dicono del libro
“Due ragazzi sedicenni frequentano la stessa scuola esclusiva. L’uno è figlio di un medico ebreo, l’altro è di ricca famiglia aristocratica. Tra loro nasce un’amicizia del cuore, un’intesa perfetta e magica. Un anno dopo, il loro legame è spezzato. Questo accade in Germani, nel 1933… Racconto di straordinaria finezza e suggestione, L’amico ritrovato è apparso nel 1971 negli Stati Uniti”
(dalla quarta di copertina delled. Feltrinelli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“…Le cinque erano appena suonate, quel mattino del 19 gennaio, quando Bessie entrò con una candela…”
Charlotte Brontë, Jane Eyre

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“… Così fino al diciannove gennaio. Fu una di quelle giornate di Buenos Aires in cui l’uomo si sente non soltanto maltrattato e oltraggiato dall’estate…”
Jorge Luis Borges, There are more things. Il libro di sabbia

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“Io che prendo il sole a Torino il 19 gennaio 1969”
Alighiero Boetti

18 Gennaio

18 gennaio 2014

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Era il diciotto gennaio del trentasette. A tarda sera, su una neve scrocchiante indurita dai passi, mentre il cielo sembrava promettere ancora neve, tanta neve quanta ne può desiderare solo chi sa come essa gli sia propizia, vidi Jan Bronski attraversare la strada e, a monte del mio appostamento, passare senza levare lo sguardo davanti alla gioielleria, poi, dopo un attimo di esitazione, fermarsi come obbedendo a un richiamo; si voltò – o meglio fu voltato – ed ecco Jan fermo davanti alla vetrina, sotto i silenti aceri dai rami carichi di neve

Günter Grass, Il tamburo di latta, 1959, tr. it. L. Secci, V. Ruberl, ed. cons. Feltrinelli 1974, p. 126

Decenni di storia europea sono ripercorsi in questo romanzo, dalla fine dell’Ottocento al secondo dopoguerra, osservati dalla città di Danzica (la città dello scrittore Grass) e narrati dal personaggio di Oskar Matzerath. Nato, nella narrazione, i primi di settembre del 1924, forse frutto della relazione adulterina della madre con il cugino Jan Bronski, Oskar ha deciso di fermare la sua crescita all’età (e all’altezza) dei tre anni, coltivando un antagonismo nei confronti del mondo, che si esprime nell’ossessione verso un tamburo di latta, da cui non si separa mai, e nella capacità di spaccare i vetri con la voce. Nell’anno 1937, in pieno regime nazionalsocialista, Oskar si dedica a far cadere in tentazione concittadini e parenti, aprendo – con la sua voce potente – delle fessure nei vetri delle gioiellerie, attraverso cui le persone, inevitabilmente, sottraggono preziosi e si trasformano in ladri. La sera del 18 gennaio, in un paesaggio innevato, Oskar sta per tentare il suo presunto padre Jan, che ruberà una collana di rubini per la mamma.
La data del 18 gennaio richiama, nella storia germanica, la proclamazione di Gugliemo I imperatore, nel 1871. 

Dicono del libro
“In questo fragoroso romanzo è narrata la storia del nano, paranoico, mistico Oskar Matzerath, il quale, chiuso in un manicomio in seguito a memorabili eventi, decide di narrare, di rievocare sul suo tamburo, la sua vita, che si intreccia intimamente con la storia della Germania della prima metà del secolo”
(dalla quarta di copertina ed. Feltrinelli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… 18 gennaio. Il mattino continuammo in direzione sud, con tempo favorevole come prima. Mare liscio come olio…”
Edgar Allan Poe, Le avventure di Gordon Pym

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“… hanno l’onore di invitare i signori Loisel alla serata che si svolgerà lunedì 18 gennaio…”
Guy de Maupassant, La collana

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“… Il 18 gennaio morì Bruce Chatwin, a Nizza, in casa della sua amica Shirley Conran…”
Salman Rushdie, Joseph Anton (segnalazione di @SimoneLiuzzi)

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“… Così oggi lei pensa che siamo al 18 gennaio 1991, pensa che sia inverno e che si combatta nel Golfo. Errore volgare!…”
Amélie Nothomb, Igiene dell’assassino

17 Gennaio

17 gennaio 2014

Il 17 gennaio 2014 partecipa a #ArtsBirthday, il compleanno dell’arte: qui le informazioni

 

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Il 17 gennaio 188…il titolare dell’albergo Mauritania, sito in questa città, denunciò alla polizia la morte improvvisa di un ospite dell’albergo, Ferapònt Smielkòv, mercante siberiano di seconda categoria. Il medico della quarta divisione rilasciò il certificato che la morte dello Smielkòv era dovuta ad un aneurisma provocato dall’abuso di bevande alcoliche; e il cadavere venne inumato.
Ma alcuni giorni dopo, un compaesano e amico di Smielkòv, il mercante siberiano Timochin, arrivato da Pietroburgo, informatosi sulle circostanze in cui il decesso era avvenuto, enunciò il sospetto che lo Smielkòv fosse stato avvelenato a scopo di rapina. Fu perciò aperta un’inchiesta dalla quale risultò quanto segue:
1. Che lo Smielkòv, poco prima di morire, aveva ritirato dalla banca la somma di 3800 rubli d’argento, mentre dopo la sua morte risultarono in suo possesso soltanto 312 rubli e 16 copeche.
2. Che lo Smielkòv aveva trascorso tutto il giorno e tutta la notte antecedenti al suo decesso, in compagnia della prostituta Liubka, alias Jekatierina Màslova, parte nella casa di tolleranza e parte nell’albergo Mauritania

Lev Tolstoj, Resurrezione, 1899, tr. it. C. Terzi Pizzorno, ed. cons. Rizzoli 1952, p. 47 (in commercio: Mondadori)

Lo scrittore russo Vladimir Nabokov, non senza ironia, annota in un suo romanzo (Il dono) le tipologie di date usate dagli autori: “molti romanzi, per esempio tutti quelli tedeschi, iniziano con una data, ma solo gli  autori russi, in virtù dell’originale onestà della nostra letteratura, tacciono l’ultima cifra”.  Tolstoj non fa eccezione, tace la cifra finale dell’anno, ma segnala il giorno, un 17 gennaio, in cui la prostituta Màslova, una delle protagoniste del romanzo Resurrezione viene coinvolta in un delitto che la porterà in tribunale. Lì, fra i giurati, ritrova il nobile che la sedusse da ragazzina, segnando la sua esistenza futura. Mentre l’uomo riflette sulla catena di conseguenze delle sue azioni, la data del 17 gennaio risuona più volte nell’aula di giustizia. 

Dicono del libro
“Basato su un episodio realmente accaduto al procuratore Koni, amico di Tolstoj, Resurrezione narra la vicenda del giovane aristocratico Nehjiudov che, giurato a un processo, si trova di fronte la donna che lui ha sedotto, provocandone la caduta e spingendola sulla via del crimine. Divorato dal rimorso, abbandona la propria vita agiata per seguirla durante la deportazione, dona le terre ai contadini e le propone di sposarla ma, respinto, si rifugia nel Vangelo. Pubblicato a partire dal 1898 ma a lungo meditato, Resurrezione è il romanzo della crisi spirituale di Tolstoj che, ormai settantenne, arriva a rinnegare gli scritti precedenti e legittima la letteratura solo se suscita sentimenti di fratellanza e amore”
(dall’edizione Mondadori cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Conrad Moricand nato a Parigi, il 17 gennaio 1887, alle sette o alle sette e un quarto pomeridiane…”
Henry Miller, Paradiso perduto

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“… Il 17 gennaio sarà il mio compleanno e io, come sempre non lo festeggerò…”
Aurelio Picca, L’esame di maturità

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“…il 17 gennaio è nato un bel bambino…”
Tre allegri ragazzi morti, Come mi vuoi (segnalazione di Michele Brescia)

16 Gennaio

16 gennaio 2014

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Il 16 gennaio, alle sei e trenta, il Marchica uccise, in ogni particolare seguendo il piano preparato dal Pizzuco, Salvatore Colasberna. Ma ci fu un intoppo nell’incontro, a metà della via Cavour, mentre il Marchica fuggiva, col suo concittadino Paolo Nicolosi, il quale nettamente lo riconobbe, e anzi lo chiamò per nome. Ne ebbe inquietudine: e questa sua inquietudine comunicò al Pizzuco quando, subito dopo, venne a raggiungerlo nella casa di campagna. Il Pizzuco si agitò, bestemmiò; poi, calmatosi, disse: “Non ti preoccupare, ci pensiamo noi”. A bordo di un camioncino di sua proprietà, il Pizzuco lo accompagnò fino alla contrada Granci, a poco meno di un chilometro da B.: ma prima gli consegnò, a saldo, altre centocinquantamila lire, che con quelle dell’anticipo facevano le trecentomila pattuite

Leonardo Sciascia, Il giorno della civetta, 1961, ed. cons. Einaudi 1972, p. 73

Il giorno della civetta inizia, in un paese indicato solo con l’iniziale S., con l’omicidio di un uomo alla fermata dell’autobus per Palermo, alle sei e trenta, “nel grigio dell’alba”. Alla stessa ora un altro uomo, che si è imbattuto per caso nel sicario in fuga, scompare e verrà ritrovato morto anch’egli.  Solo verso la metà della narrazione, viene indicata la data del delitto, il 16 gennaio. Nei giorni successivi, si svolgono le indagini, guidate dal capitano Bellodi, originario di Parma. Malgrado reticenze e depistaggi, l’inchiesta arriva a individuare assassini e mandanti degli omicidi, ma protezioni politiche, che dalla Sicilia giungono a Roma, ne “sfasciano”, con falsi alibi, i risultati. 

 


Dicono del libro
“Ho scritto questo racconto nell’estate del 1960. Allora il Governo non solo di disinteressava del fenomeno della mafia, ma esplicitamente lo negava. (…) La mafia insomma  altro non è che una borghesia parassitaria, una borghesia che non imprende, ma soltanto sfrutta. Il giorno della civetta, in effetti, non è che un ‘per esempio’ di questa definizione. Cioè: l’ho scritto, allora, con questa intenzione. Ma forse è anche un buon racconto”
(Leonardo Sciascia)

Altre storie che accadono oggi

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“… 16 gennaio Giornata deliziosamente tranquilla…”
Saul Bellow, L’uomo in bilico

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“… A Tomi, sul Mar Nero, una notte del 16 gennaio dopo Cristo, una notte di gelo e di bufera…”
Antonio Tabucchi, Sogni di sogni

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“e già dal 16 gennaio /che come uno spettacolo va avanti / l’evento invocato tanto atteso…”
Assalti Frontali, Baghdad 1.9.9.1.  (segnalazione di Michele Brescia)

15 Gennaio

15 gennaio 2014

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Il 15 gennaio la Fortuna II, insieme alla corsara Three Friends, aveva catturato sei legni nemici, e con essi faceva rotta verso Drogden, per metterli in vendita a Copenaghen, quando una delle navi andò a incagliarsi sul Middelgrund. Era un grosso brigantino carico di tela da vele, valutato sui centomila risdalleri; al mattino di quel giorno i corsari lo avevano tagliato fuori da un convoglio inglese. I vascelli inglesi li inseguivano tuttora e di fronte all’incidente inviarono subito in soccorso al brigantino un forte distaccamento composto di sei scialuppe. I corsari, dal canto loro, non erano affatto disposti a cederlo, e attaccarono gli inglesi, i quali furono ricacciati da un fuoco di mitraglia, e dovettero rinunciare al recupero. Ma il brigantino era perduto in tutti i modi. Il capitano d’una delle corsare che l’aveva abbordato, alla vista delle scialuppe nemiche, le cui forze erano in soprannumero, vi aveva appiccato il fuoco affinché non tornasse a ricadere nelle mani degli inglesi. L’incendio divampò così violento che la nave non poté essere salvata, e per tutta la notte quelli di Copenaghen poterono vedere lo smisurato terribile falò, lassù al nord

Karen Blixen, La cena a Elsinore, 1934, tr. it. A. Scalero, A. Motti, in Sette storie gotiche, ed. cons. Bompiani, 1985, p. 218,  (altra ed.: Adelphi)

Nella quinta delle sue Sette storie gotiche, Karen Blixen racconta le vicende dei tre figli della famiglia De Coninck: le gemelle Fanny ed Eliza, invecchiate senza sposarsi, e l’avventuroso Morten, che ha perso la vita lontano dalla Danimarca, e torna come fantasma nella casa di Elsinore. Da ragazzo, come altri marinai della sua nazione, ha armato un battello  corsaro, la Fortuna II, che ha ingaggiato diverse battaglie contro le navi inglesi. “Grandi tempi erano quelli, per chi aveva coraggio”  e le date delle sue gesta sono memorabili. Fra queste, il 15 gennaio di un anno al principio dell’Ottocento, il cui ricordo permane mentre la pendola prosegue con il suo ticchettio “come per andare avanti, tanto per far qualcosa, per tutta l’eternità”.

Dicono del libro
“Prima opera narrativa di Karen Blixen, la scrittrice danese che esordì in questo genere a cinquant’anni, Sette storie gotiche è una straordinaria successione di ‘racconti lunghi’ ambientati tra la fine del ‘700 e la metà dell’800 in Italia, Francia o Germania. Fantastici arabeschi tipicamente nordici, queste ‘fiabe per adulti’ si svolgono sempre su scenari magici e grandiosi, dove, assieme ad eroi ed eroine, dame di corte, badesse e principi, non mancano tuttavia figure grottesche e bizzarre. (…) conduce con eccezionale intensità narrativa splendide storie di destini intrecciati, per vie pericolose e inaccessibili e che rivelano al fondo l’assoluta ambiguità della vita”
(dalla quarta di copertina dell’edizione Bompiani, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

 

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“… Per il quindici di Gennaio il mio bilancio era chiuso. Un vero disastro!…”
Italo Svevo, La coscienza di Zeno

 

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“… Quando Hector entrò nella Central Station, la mattina del 15 gennaio, i suoi baffi erano già spariti…”
Paul Auster, Il libro delle illusioni

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“… Manuela mi ha raccontato dell’opera lirica in cui doveva suonare il quindici gennaio a Ferrara…”
Andrea De Carlo, Arcodamore

 

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“Aprire una finestra il 15 di gennaio? Se lo scordi. L’ossigeno la ucciderebbe”
Amélie Nothomb, Igiene dell’assassino (segnalazione, su Twitter, di @emi_bar)

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“… Può far bene parlare del vento del 15 gennaio, del suo alzarsi così all’improvviso…”
Amari, Il vento del 15 gennaio (segnalazione di Michele Brescia)

 

January 17th #ArtsBirthday la festa di compleanno dell’arte

Why, all over the world, people celebrate Art’s Birthday  on January 17th (in 2014 art will be 1.000.051 years old)? Read this post and, if you like, join the celebration on Twitter with #ArtsBirthday (info below)

The inventor of art’s birthday is the artist Robert Filliou (1926-1987) born at Sauve, France, on January 17th. After the end of WW2, a master in economics in Usa and travels in many countries- Japan, Korea, Spain, Egypt, Denmark – that made him a cosmopolite and a pacifist interested in oriental thought, Filliou approached Fluxus. 
Since the beginning of the Sixties, Fluxus collects researches on music, poetry, performance, all over the world, and spreads like a virus, like an emergent feature impossible to frame, like a form of permanent and cooperative creativity.
A poet, creator of portable artworks inspired to game, chance, paradox; a promoter of relational art projects based on unusual point of views on time, society, economics, Filliou proposes the notions of Création Permanente and  Fête permanente or  Eternal Network. In 1963 he imagines the beginning of art in a remote period – 1.000.000 years before – ironically fixing the event in a precise date, the day of his own birthday, January 17th. He proposes to celebrate the anniversary with holidays lasting longer and longer, in order to make festivity coincides with working days, artists with spectators, in a great eternal network.

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Robert Filliou, “ It all started a 17th of January one million years ago” (Whispered History of Art)

After 51 years since 1963, on January 17th 2014, art is 1.000.051 years old.
artsbirthday.net registers world wide participations to the anniversary, with radio broadcasts, live video streamings, performances, dinners, parties scheduled between January 15th and 19th 2014.
@diconodioggi proposes to celebrate on Twitter, using #ArtsBirthday.
 On January 17th write in a weet who and what you’ll bring with you at Art’s Birthday: colors,forms, artists, artworks, details, museums, places, non places, from prehistory up to today.

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Celebrating from Italy, 2014: Laura Leuzzi, Stefano Scialotti …

Chronology
 and history of Art’s Birthday
About Fluxus: alfaFluxus. L’arte della sovversione continua, ed. Manuela Gandini, “alfabeta 2”, December 2012, n. 25

Perché il 17 gennaio si festeggia – in tutto il mondo – il compleanno dell’arte (1.000.051 anni)? 
Per saperlo, leggete il post e, se volete, partecipate ai festeggiamenti su Twitter con l’hashtag #ArtsBirthday (le regole in fondo a questo post).

L’inventore del compleanno dell’arte è l’artista Robert Filliou (1926-1987) nato a Sauve, in Francia, il 17 gennaio. Dopo la resistenza, la fine della seconda guerra mondiale, gli studi di economia politica negli Stati Uniti e soggiorni in diversi paesi – fra cui Giappone, Corea, Spagna, Egitto, Danimarca – che ne fanno un cosmopolita pacifista e zen, Filliou si avvicina al movimento Fluxus.
Dall’inizio degli anni Sessanta, Fluxus collega ricerche musicali, poetiche, performative di artisti di tutto il mondo, diffondendosi come un virus; un carattere emergente impossibile da fissare; una forma di creatività continua e collaborativa.
Poeta, creatore di opere portatili e giocabili, di paradossi e progetti partecipativi, di punti di vista laterali sul tempo, sulla società e sull’economia, Filliou inventa le nozioni di Création Permanente e  di Fête permanente o  Eternal Network. Nel 1963 fissa l’inizio dell’arte in un’epoca remota – 1.000.000 di anni prima – e, ironicamente, in una data precisa, quella del suo stesso compleanno, il 17 gennaio. Invita a festeggiare l’anniversario con un periodo sempre più lungo di vacanza, finché i giorni feriali sarebbero coincisi con i festivi, gli artisti con il pubblico, in una grande rete di connessioni e comunicazioni.

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Robert Filliou, “ It all started a 17th of January one million years ago” (Whispered History of Art)

Dal 1963, sono passati 51 anni e dunque nel 2014, il 17 gennaio, l’arte compie 1.000.051 anni. La rete artsbirthday.net raccoglie la partecipazione all’anniversario di artisti di tutto il mondo, con performance, trasmissioni radio, dirette streaming, feste, previste fra il 15 e il 19 gennaio 2014.

@diconodioggi invita a festeggiare su Twitter, utilizzando l’hashtag #ArtsBirthday.
Il 17 gennaio, scrivete in uno o più tweet a @diconodioggi (senza dimenticare l’hashtag #ArtsBirthday) cosa e chi portereste con voi alla festa di compleanno dell’arte: colori, forme, artiste e artisti, opere di ogni tipo, dettagli, musei, luoghi e non-luoghi, dalla preistoria a oggi.

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Festeggiano dall’Italia nel 2014: Laura Leuzzi, Aldo Spinelli, Stefano Scialotti…

Cronologia e storia dei festeggiamenti dell’Art’s Birthday
Su Fluxus: alfaFluxus. L’arte della sovversione continua, a cura di Manuela Gandini, supplemento ad “alfabeta 2”, dicembre 2012, n. 25

L’antologia di @atrapurpurea My #ArtsBirthday
ArtsBirthday su #scritturebrevi
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ntonella Sbrilli (@asbrilli)

14 Gennaio

14 gennaio 2014

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Il quattordici gennaio del 1922, Emma Zunz, di ritorno dalla fabbrica di tessuti Tarbuch e Loewenthal, trovò in fondo all’ingresso una lettera, col timbro del Brasile, dalla quale seppe che suo padre era morto. La ingannarono, a prima vista, il francobollo e la busta; poi, la inquietò la calligrafia sconosciuta. Nove o dieci righe scarabocchiate cercavano di riempire il foglio

Jorge Luis Borges, Emma Zunz, 1949, tr. it. F. Tentori Montalto, I Meridiani, Mondadori 1985, I, p. 813

Uno dei racconti della raccolta L’Aleph, Emma Zunz  narra l’elaborata e dolorosa vendetta di una figlia che vuole rendere giustizia al padre ingiustamente accusato di un furto. Lo “splendido argomento” – così lo definisce lo stesso Borges – del racconto si intreccia con il tema del tempo e del trovarsi nei giorni.  Quando il 14 gennaio la giovane Emma viene a sapere che il padre è morto il 3 dello stesso mese, la notizia le fa desiderare di “trovarsi già al giorno dopo”, desiderio inutile “perché la morte di suo padre era la sola cosa che fosse accaduta al mondo e che sarebbe continuata ad accadere, senza fine”.  E ancora “i fatti gravi stanno fuori del tempo, sia perché in essi il passato rimane come scisso dal futuro, sia perché le parti che li formano non paiono consecutive”.
Il 14 gennaio compare anche nel racconto
L’anziana signora (Il manoscritto di Brodie)

Dicono del libro
“All’infuori di Emma Zunz  (il cui splendido argomento, tanto superiore alla sua timida esecuzione, mi fu dato da Cecilia Ingenieros) e di Storia del guerriero e della prigioniera che si propone d’interpretare due fatti degni di fede, i racconti di questo libro appartengono al genere fantastico”
(Jorge Luis Borges)

 

Altre storie che accadono oggi

“.. Il 14 gennaio sbarcavo sano e salvo a Dover…”
Daniel Defoe, Robinson Crusoe

 

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“… Sulla copertina di ‘Time’, del 14 gennaio 1996, c’era la sua immagine…”
Philip K. Dick, Tempo fuori luogo

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“… fino alla notte del 14 gennaio 1929 non avrebbe mai pensato di doversene andare dalla California…”
Paul Auster, Il libro delle illusioni

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“… 14 gennaio E’ ancora una volta domenica. Sono tutti usciti, oggi, subito dopo colazione…”
Alba De Cespedes, Quaderno proibito (segnalazione di Emiliano Ruocco ‏@EMILI4NS)
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“… Mi domanda che giorno è, gli rispondo che è il 14 gennaio, che siamo a Milano…”
Michele Dalai, Le più strepitose cadute della mia vita (segnalazione di Federica @cutierudegirl)

pittura
Un quadro di On Kawara, della serie dell’oggi, JAN. 14, 2011

13 Gennaio

13 gennaio 2014

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Il tredici gennaio del milleottocentosessantacinque, a mezzogiorno e mezzo, a Elena Ivanovna, la consorte di Ivan Matveič, mio colto amico e collega e in parte anche lontano parente, venne il desiderio di vedere il coccodrillo che veniva mostrato, dietro pagamento di una certa somma, nel Passage. Avendo già in tasca il biglietto per un viaggio all’estero (che voleva intraprendere non tanto per motivi di salute, quanto per curiosità) e avendo di conseguenza già ottenuto un congedo dal servizio ed essendo dunque quel mattino assolutamente libero, Ivan Matveič non solo non si oppose alla realizzazione del desiderio della sua consorte, ma anzi fu anch’egli infiammato da quella curiosità. “Splendida idea” disse tutto contento “andiamo a vedere il coccodrillo! 

Fëdor Dostoevskij, Il coccodrillo, 1865, tr. it. C. Moroni, in Racconti, Mondadori, 1991, p. 667

Molti racconti cominciano con una data e Dostoevskij  esordisce con una data precisa, radicata  nel tempo-spazio dell’inverno russo; introduce così il lettore nel patto di finzione, presentando uno dopo l’altro l’ora, la città di San Pietroburgo, la galleria detta Passage, gli antefatti dell’avvenimento. Poi la storia prende una piega singolare e lo straordinario si introduce nella trama di questo racconto non finito. 

Dicono del libro
“Un avvenimento insolito, o un passaggio nel Passage, racconto veritiero di come un signore, di una certa età e di un certo aspetto, fu inghiottito vivo e tutto intero dal coccodrillo del Passage, e di ciò che ne seguì”
(Dostoevskij)

Altre storie che accadono oggi

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“…  La notte fra il 12 e il 13 gennaio 1872 rifeci il misterioso sogno…”
Antonio 
Fogazzaro, Il mistero del poeta

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“… Era il 13 gennaio del 183… quando il signor Stockdale, il giovane in questione, fece il suo umile ingresso nel villaggio…”
Thomas Hardy, Il predicatore distratto

 

12 Gennaio

12 gennaio 2014

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Sabato 12 gennaio 1991
Di ritorno da casa dei Verne, un dente rotto. E’ sicuro: il molare superiore sinistro. La lingua va a controllare, rintraccia uno spigolo sospetto,  si scosta, poi torna, proprio così, il Cervino in bocca. 

Daniel Pennac, Storia di un corpo, 2012, tr. it. Y. Melaouah, Feltrinelli, Milano 2012, p. 249

Dicono del libro
“Al centro di queste pagine regna, con tutta la sua fisicità, il corpo dell’io narrante che ci accompagna nel mondo, facendocelo scoprire attraverso i sensi (…) Giorno dopo giorno, con poche righe asciutte o ampie frasi a coprire svariate pagine, il narratore ci racconta un viaggio straordinario, il viaggio di una vita, con tutte le sue strepitose scoperte, con le sue grandezze e le sue miserie”
(dalla bandella ed. Feltrinelli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

 

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“…12 gennaio. Infila le mani in tasca. Lo stiamo disavvezzando al turpiloquio…”
Michail Bulgakov, Cuore di cane

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“Scrivo sulle pagine bianche del suo diario, dopo la lettera che dice ’12 gennaio 1965..”
Gianni RiottaUna gita ai Mani (Cambio di stagione)

 

 

 

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Friday Jan. 12, 2007 I do not feel / like doing anything / today. I want to / listen to music
Jonas Mekas, 365 Day project

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“…I’m a HAL 9000 computer. I became operational at the H.A.L. plant in Urbana, Illinois, on the 12th of January 1992…”
Stanley Kubrick, 2001. A Space Odyssey

 

 

11 Gennaio

11 gennaio 2014

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11 gennaio, 1955. Per un po’ camminai avanti e indietro attraversando la piazza nella tempesta di neve. Poi tornai nella mia stanza e mi liberai del giubbotto. Volevo cercare le parole sul dizionario. Mi tolsi gli stivali e lanciai il berretto sul lavandino. Volevo cercare le parole. Volevo cercare velleità e quotidiano e impararle a memoria, queste stronze di parole, una volta per sempre, impararne l’ortografia, la pronuncia, ripeterle ad alta voce, sillaba per sillaba – vocalizzare, produrre suoni vocali, emettere suoni, pronunciare le parole per quello che valevano. Questo è l’unico modo di sfuggire alle cose che hanno fatto di te quello che sei

Don DeLillo, Underworld, 1997, tr. it. Delfina Vezzoli, Einaudi, 1999, p.572,580

Questa frase segna la conclusione del lungo incontro che Nick Shay, uno dei personaggi-chiave di Underworld, ha avuto con padre Paulus, nel college sperimentale dei Gesuiti, in campagna, dove si trova, appena maggiorenne, dopo il riformatorio. Una frase di padre Paulus lo aveva particolarmente colpito quell’11 gennaio: “Lo vedi, come restano nascoste le cose di tutti i giorni? Perché non sappiamo come si chiamano”

Dicono del libro
“Un romanzo che fa esplodere la storia, i miti e la vita quotidiana dell’ America del dopoguerra e ne ricompone i resti.
In una vorticosa alternanza di epoche e figure, Delillo costruisce un puzzle di sequenze narrative dove protagonisti e comparse hanno lo stesso spazio, dove personaggi di finzione convivono con Lenny Bruce e con J. Edgar Hoover, il potente capo dell’Fbi. Seguendo i passaggi di mano di una pallina da baseball, cimelio di una famosa partita tra Giants e Dodgers, si finisce da una costa all’altra, da un’etnia all’altra, in un destino collettivo dominato dalle immagini e dai rifiuti. Scorie nucleari, pattume generico, feticci sentimentali, erotici, artistici.
Un affresco dell’America di ieri, di oggi e di domani come nei migliori film di Altman, ma con in piú la forza di una scrittura che ha fatto definire questo romanzo «il capolavoro della letteratura americana contemporanea.» ”
(quarta di copertina, ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

 

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“… ha debuttato al Teatro Verdi l’11 gennaio 1894 nella Carmen, dove ha la parte di Micaela…”
Fausta Cialente, Le quattro ragazze Wieselberger

 

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“… Facemmo rotta dritti a ovest e, l’11 gennaio, doppiammo il capo Wessel …”
Jules Verne, Ventimila leghe sotto i mari

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“…Era l’undici di gennaio, vero? La sera che sono nato io…”
Paul Auster, Moon Palace (segnalazione di Laura Leuzzi)

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Fabrizio De André, Preghiera in gennaio

 

 

 

 

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11 gennaio, 1955. Per un po’ camminai avanti e indietro attraversando la piazza nella tempesta di neve. Poi tornai nella mia stanza e mi liberai del giubbotto. Volevo cercare le parole sul dizionario. Mi tolsi gli stivali e lanciai il berretto sul lavandino. Volevo cercare le parole. Volevo cercare velleità e quotidiano e impararle a memoria, queste stronze di parole, una volta per sempre, impararne l’ortografia, la pronuncia, ripeterle ad alta voce, sillaba per sillaba – vocalizzare, produrre suoni vocali, emettere suoni, pronunciare le parole per quello che valevano. Questo è l’unico modo di sfuggire alle cose che hanno fatto di te quello che sei

Don DeLillo, Underworld, 1997, tr. it. Delfina Vezzoli, Einaudi, 1999, p.572,580

Questa frase segna la conclusione del lungo incontro che Nick Shay, uno dei personaggi-chiave di Underworld, ha avuto con padre Paulus, nel college sperimentale dei Gesuiti, in campagna, dove si trova, appena maggiorenne, dopo il riformatorio. Una frase di padre Paulus lo aveva particolarmente colpito quell’11 gennaio: “Lo vedi, come restano nascoste le cose di tutti i giorni? Perché non sappiamo come si chiamano”

Dicono del libro
“Un romanzo che fa esplodere la storia, i miti e la vita quotidiana dell’ America del dopoguerra e ne ricompone i resti.
In una vorticosa alternanza di epoche e figure, Delillo costruisce un puzzle di sequenze narrative dove protagonisti e comparse hanno lo stesso spazio, dove personaggi di finzione convivono con Lenny Bruce e con J. Edgar Hoover, il potente capo dell’Fbi. Seguendo i passaggi di mano di una pallina da baseball, cimelio di una famosa partita tra Giants e Dodgers, si finisce da una costa all’altra, da un’etnia all’altra, in un destino collettivo dominato dalle immagini e dai rifiuti. Scorie nucleari, pattume generico, feticci sentimentali, erotici, artistici.
Un affresco dell’America di ieri, di oggi e di domani come nei migliori film di Altman, ma con in piú la forza di una scrittura che ha fatto definire questo romanzo «il capolavoro della letteratura americana contemporanea.» ”
(quarta di copertina, ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… ha debuttato al Teatro Verdi l’11 gennaio 1894 nella Carmen, dove ha la parte di Micaela…”
Fausta Cialente, Le quattro ragazze Wieselberger

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“… Facemmo rotta dritti a ovest e, l’11 gennaio, doppiammo il capo Wessel …”
Jules Verne, Ventimila leghe sotto i mari

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“…Era l’undici di gennaio, vero? La sera che sono nato io…”
Paul Auster, Moon Palace (segnalazione di Laura Leuzzi)

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Fabrizio De André, Preghiera in gennaio

10 Gennaio

10 gennaio 2014

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Né adagio né presto altri tre mesi erano passati. Natale si era già dissolto nella lontananza, anche il nuovo anno era venuto portando per qualche minuto agli uomini strane speranze. Giovanni Drogo già si preparava a partire. Occorreva ancora la formalità della visita medica, come gli aveva promesso il maggiore Matti, e poi sarebbe potuto andare. Egli continuava a ripetersi che questo era un avvenimento lieto, che in città lo aspettava una vita facile, divertente e forse felice, eppure non era contento. Il mattino del 10 gennaio entrò nell’ufficio del dottore, all’ultimo piano della Fortezza

Dino Buzzati, Il deserto dei Tartari, 1940, Mondadori, 1984, pp. 84-85

Finita l’Accademia militare, il tenente Giovanni Drogo è arrivato alla Fortezza Bastiani in settembre, con la sensazione che la sua vera vita avesse inizio allora. Trascorsi tre mesi e le feste, Drogo decide di chiedere un permesso per tornare nella sua città. Per questo si presenta alla visita medica il mattino del 10 gennaio. Ma qualcosa, alla fine, gli fa cambiare idea e resta alla Fortezza, dove il tempo si consuma “con il suo immobile ritmo”, fra abitudini, attese di azioni eroiche di cui non si crea l’occasione, ripetizioni di situazioni simili. Uno dei temi di questo racconto è la scansione irregolare del tempo, che appare continuamente come una risorsa inesauribile e come qualcosa che è sfuggito per sempre. 

 

Dicono del libro
“La magia costituisce il lievito delle pagine migliori di Buzzati e restituisce il suono più vero della scoperta.” Così scrive Alberico Sala presentando il romanzo Il deserto dei tartari, il più famoso romanzo di Buzzati. Il tema della vita come rinunzia è tipica dell’arte dello scrittore veneto-milanese che, senza mai perdere di vista l’elemento reale, in questo suo romanzo ricrea il clima rarefatto dell’allegoria. Giovanni Drogo, tenente di prima nomina destinato a Forte Bastiani, si avvia alla meta con l’indefinibile presentimento che qualcosa nella sua vita stia portando a una totale sulitudine. La fortezza, enorme, gialla, situata ai limiti del deserto, una volta regno dei mitici nemici, i Tartari, lo accoglie con la sua maestosa imponenza. Il tenete Drogo viene contaminato da quel clima eroico di avidità di gloria, che sembra pietrificare, in un’attesa perenne, ufficiali e soldati”

 

Altre storie che accadono oggi

 

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“… E ora arriviamo alle otto di sera del 10 di gennaio. La notte è buia e ventosa; ha nevicato…”
Matthew Phipps Shiel, Il principe Zaleski

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“… Oggi, 10 gennaio 1610, l’umanità scrive nel suo diario: abolito il cielo!…”
Bertolt Brecht, Vita di Galileo (segnalazione di Michele Brescia)

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“… Quella di venerdì 10 gennaio 1975 era una di quelle serate che si può solo sperare che si ripetano…”
Maj Sjöwall, Per Wahlöö, Terroristi (segnalazione di Laura Leuzzi)

 

9 Gennaio

9 gennaio 2014

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Quattro giorni or sono, il nove gennaio, ricevetti con la posta del pomeriggio una lettera raccomandata il cui indirizzo rivelava la calligrafia del mio collega, e vecchio compagno di scuola, Henry Jekyll. Ne fui sorpreso non poco poiché non avevamo mai avuto l’abitudine di ricorrere a scambi epistolari. Oltretutto l’avevo incontrato la sera prima trattenendomi con lui a cena, e, per quanto potessi immaginare, non c’era nulla nei nostri rapporti che richiedesse una simile procedura formale. Il contenuto della missiva aumentò il mio stupore

Robert L. Stevenson, Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, 1886, tr. it. A. Brilli, Mondadori, 1993, p. 52

 

Verso le tre di un mattino d’inverno”, “in una tipica notte di marzo gelida e ventosa”, in giornate buie, senza paesaggio, si svolge lo strano caso del medico Henry Jekyll che, sperimentando droghe che alterano la personalità, si trasforma nel pericoloso criminale Edward Hyde. La reversibilità di questa trasformazione diventa via via più difficile e Hyde, verso le undici di una sera d’ottobre, uccide un uomo. Mentre Jekyll è sopraffatto dal suo rovescio, cercano di portargli aiuto l’amico avvocato Utterson e  il collega Lanyon. La data del 9 gennaio è riportata proprio nel memoriale del dottor Lanyon, che sarà testimone in diretta della metamorfosi Jekyll-Hyde e avrà fra le mani il taccuino del dottore, fitto di centinaia di date che riportano i suoi inquietanti esperimenti.

Dicono del libro
“La storia di Jekyll e Hyde segna il culmine della fascinosa indagine stevensoniana sulla scissione della personalità, di quello scandalo che, come notava G. K. Chesterton, ci obbliga a riconoscere non tanto che sotto la pelle di un uomo ce ne sono due, quanto che due uomini sono la medesima persona”
Attilio Brilli (prefazione ed. Mondadori, op. cit.)

 

Altre storie che accadono oggi

 

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“… il Giorno del Giudizio Universale aveva già avuto luogo il 9 gennaio del 1757….”
Enrique Vila-Matas, Un’aria da Dylan

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“…Mi svegliai in un letto sconosciuto la mattina del 9 (gennaio), e da allora la mia vita ricominciò…”
Paul Auster, Il libro delle illusioni

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“… Sono nata il 9 gennaio 1908, alle quattro del mattino…”
Simone de Beauvoir, Memorie d’una ragazza perbene
(segnalazione di @La_peau_douce)« »

 

8 Gennaio

8 gennaio 2014
00:00o23:54

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Rividi Schlaggenberg nell’anno nuovo, il sabato dopo l’Epifania, l’8 gennaio; e solo per pochi minuti, di notte, fra altra gente. Quella sera c’era una delle solite grandi baldorie o gozzoviglie in massa, preparate dal capitano di cavalleria barone von Eulenfeld, cui partecipava gente presa da tutte le parti e trasportata addirittura in automobile. (…) Era un terribile pandemonio che si scatenava attraverso i piccoli bar e caffè del centro, come attraverso le osterie suburbane e alla fine, dopo un avvicendarsi d’innumerevoli tappezzerie, caffè, bettole, alloggi privati, ateliers, cabarets e locali notturni di ogni specie, il tutto si concludeva in una di quelle perfette nebulose alla Eulenfeld che, anche per la “sbornia” (così la chiamava il capitano) a cose fatte spesso non era facile localizzare

Heimito von Doderer, I demoni, 1956, tr. it. C. Bovero, Einaudi, 1979, vol. I, p.64

 

Dicono del libro
“L’opera di Heimito von Doderer (Vienna 1896-1966) segna l’epilogo della grande tradizione narrativa che, sviluppatasi all’ombra dell’impero absburgico in dissoluzione, culmina nei romanzi di Musil e di Broch. Ed è la risposta a quell’esperienza storica, che viene interpretata da Doderer come conseguenza di un predominio sempre piu manifesto della «falsa coscienza» ideologica. Nei «Demoni» l’autore tenta un’interpretazione personalissima – affascinante, anche se talora sconcertante – dell’alienazione che sta alla radice di buona parte della letteratura d’avanguardia. Se ne discosta tuttavia perché conserva nella sua narrazione tutto ciò che manca di solito al romanzo contemporaneo: un mondo ricco di colori e pieno di vitalità, che sprigiona una forza consolatrice e rassicurante, una padronanza assoluta del mondo poetico, una sapiente maestria nel muovere un’imponente schiera di personaggi, i cui destini intrecciati formano il tessuto imprevedibile della vita”

 

Altre storie che accadono oggi

 

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“… L’8 (gennaio) si verificò una cosa singolare. Il conte finalmente acconsentì a vedere Maude Cibras…
Matthew Phipps Shiel, La stirpe degli Orven. Il principe Zaleski

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Ben McLaughlin, January 8 2001: The People of Britain will get a chance to see a total lunar eclipse tomorrow night, 2001, olio su tavola

 

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Ascanio dall’8 di gennaio e le date in fondo al tubo 

 

7 Gennaio

7 gennaio 2014

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Per le anatre avevo inventato una specie di amo, fatto con spille e con acini di granturco, che mettevo a galleggiare nell’acqua sopra delle foglie che tenevo fissate con una bacchetta infilzata nel fango della riva; ma erano poche le anatre che abboccavano e se una rimaneva prigioniera, le altre andavano via con i loro voli che disegnavano una lettera altissima nel cielo.
Queste lettere delle anatre erano altri segnali del mutare dell’invernata, finché mi trovai al 7 gennaio, giorno del mio compleanno

Paolo Volponi, La macchina mondiale, 1965, Garzanti 1973, p. 206

Dal suo angolo di campagna marchigiana, Anteo Crocioni – scienziato e filosofo autodidatta, fine osservatore della natura – riflette sul sistema dell’esistente, sulle generazioni di individui che, come macchine autopoietiche, producono altri individui, ripetendo autonomamente l’opera dei progettisti dell’universo. Lavora a un trattato sulla “genesi e sulla palingenesi”, per la costituzione di una “nuova Accademia dell’Amicizia”, corredato di schemi e disegni, e ragiona sulla costruzione di macchine esperte in grado di migliorare l’evoluzione dell’uomo stesso. Emarginato e avversato dalla famiglia di origine e da quella della moglie Massimina, che scappa a Roma, Anteo pellegrina fra le Marche e la capitale, sempre inseguendo le sue ricerche e la donna amata, finché viene rimandato a casa con un foglio di via. Il giorno del compleanno, 7 gennaio, è una data immersa nella natura, nella neve, nelle tracce degli animali. Una data naturale, tanto diversa dalle date burocratiche dei verbali dei tribunali, con cui il romanzo si apre, e da quelle di cronaca nera, che si affollano verso la fine della storia. 

Dicono del libro
“La macchina mondiale (1965) è il secondo romanzo di Paolo Volponi, che vi intreccia magistralmente i temi e i modi espressivi che gli sono cari: il rapporto fra mondo contadino e mondo industriale-cittadino, la carica eversiva dell’ideologia contro i ritardi, le chiusure e le sordità morali della società italiana, la fervida sperimentazione linguistica e stilistica. Per Volponi, come per Anteo, la vera pazzia è di quanti accettano l’infelicità e l’ingiustizia senza accorgersi della possibilità di una vita rinnovata e felice”.

Altre storie che accadono oggi

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“… Tuttavia il mattino successivo, sette gennaio, un martedì, la cerca riprese…”
Rainer Maria Rilke, I quaderni di Malte Laurids Brigge

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“…7 Gennaio, 1855 Oggi è l’ultimo giorno che passeremo qui a Monte Ilice. Domattina partiremo per Catania…”
Giovanni Verga, Storia di una capinera (segnalazione di @seanmichealhall)

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“… Il 7 gennaio, alle 4 e 14 a.m., sobriamente camuffato da andino boliviano, salii sul Panamericano…”
Jorge Luis Borges, Adolfo Bioy Casares, Le notti di Goliadkin

Sherlock Holmes e il 6 gennaio: indizi di un compleanno

Sherlock Holmes e il 6 gennaio: indizi di un compleanno
di Caterina Marrone

The game is afoot, “il gioco è in atto”, “la partita è cominciata”. Questa è la frase shakespeariana (dall’Enrico V) con la quale Sherlock Holmes, ne L’avventura di Abbey Grange,  interloquisce con Watson. E questa è la frase con la quale gli sherlockiani di tutto il mondo spesso iniziano i loro meeting. Il gioco è cominciato! Ma quale gioco?
Un gioco che prevede due regole di base: 1. Sherlock Holmes è vivo; e 2. il dr. Watson è l’autore del Canone, la collezione originaria dei racconti.  Orbene, se Holmes è vivo bisognerà pur sapere qualcosa di più di un uomo tanto speciale,  per esempio: in che giorno è nato?  in che anno?Holmes Sulla sua data di nascita si è ingaggiata, nel tempo, una vera e propria gara (o gioco) per poi stabilire, da parte del suo pseudo-biografo più importante, W. S. Baring-Gould (1913-1967) – con la generale approvazione della maggioranza degli sherlockiani USA – che il famoso investigatore era nato il 6 gennaio, la Dodicesima Notte (dopo il Natale) del 1854. Si lasci da parte l’anno, che qualche sua ragione ce l’ha e che concorda con il parere di un altro pseudo-biografo M. Hardwick (1916-2003), e ci si concentri invece sul giorno, il 6 gennaio, l’Epifania, che sembra provenire dal nulla. Tale data si origina dal fatto che, secondo Baring-Gould, nel Canone, Holmes cita per due volte una frase tratta proprio dalla commedia La Dodicesima Notte di Shakespeare e che, per ciò, l’opera doveva essere  assai cara al detective. E perché gli era così congeniale?  Elementare! (frase celebre ma fuori Canone). Ma perché Sherlock era nato proprio in quella notte! Era il suo compleanno!  Non è priva di humor questa “deduzione” (si ricordi il metodo deduttivo holmesiano) che, procedendo però da premesse  incerte, non può che diventare illazione. Cos’ha di particolare il 6 gennaio? Ammettendo il trasporto di Holmes per il Bardo inglese, citato 28 volte nel Canone,  che rapporto c’è o può esserci tra Shakespeare, la Dodicesima Notte e Holmes?
ShakespeareAlcuni studiosi pensano che Shakespeare abbia scritto La Dodicesima Notte espressamente per le celebrazioni del periodo che assommava sia feste pagane sia cristiane legate al solstizio  d’inverno, culminanti nella dodicesima notte dopo il Natale. Era un’occasione per bere, per banchettare, per scambiarsi ruoli, per divertirsi, e il tradizionale plum pudding inglese, o Dolce della Dodicesima Notte, in cui si nascondeva un fagiolo nell’impasto del dolce che sarebbe poi stato trovato dal più fortunato,  può ben essere visto come paradigmatico della magia di quella nottata. Chi lo trovava veniva eletto Re del Fagiolo o della Dodicesima Notte e aveva per sudditi i partecipanti al banchetto; in chiave femminile poi era un pisello ad essere messo nel dolce e la donna che lo trovava diventava Regina del Pisello. In alcune zone, ancor oggi, nel plum pudding si mette  una moneta, un anello o un ditale.  È una notte speciale questa, buona per nascite speciali e fuori dal comune. Di fatto però il 6 gennaio è sì una data fittizia e immaginaria per il compleanno di Sherlock Holmes, ma è anche convenzionalmente abbastanza accettata, ove più ove meno:  le incongruenze, si sa, nel gusto del gioco si estinguono volentieri per poi risorgere al momento opportuno. E il bello sta proprio qui, nel fatto che, siccome non tutti i fans di Holmes sono completamente d’accordo sul giorno dell’Epifania come dies natalis di Holmes, si continui a congetturare e a discutere. È  così che the game is afoot. (c. m.)

6 Gennaio

6 gennaio 2014

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Sono già oggi trascorsi trecentoquarantotto anni sei mesi e diciannove giorni da che i parigini si svegliarono al frastuono di tutte le campane che suonavano a distesa nella tripla cerchia della Cité, dell’Université e dell’intera città.
Il 6 gennaio 1482 non è però un giorno che la storia ricordi. Nulla di rimarchevole nell’evento che così scuoteva, fin dal mattino, le campane e i borghesi di Parigi. Non si trattava né di un assalto di piccardi o di borgognoni, né di un reliquiario portato in processione, nè di una rivolta di scolari nella vigna di Laas, né di un ingresso del nostro temutissimo signor Messere il re, nemmeno di una bella impiccagione di briganti e di brigantesse in Place de la Justice a Parigi (…)
Il 6 gennaio, il che metteva in subbuglio tutto il popolo di Parigi, come dice Jean de Troyes, ricorrevano entrambe le solennità, fatte coincidere da tempo immemorabile, dell’Epifania e della Festa dei Folli

Victor Hugo, Notre-Dame de Paris, 1831, tr. it. F. Scotto, ed. cons. Gruppo editoriale L’Espresso, 2003, pp. 5-6

Un mare di gente invade le strade di Parigi  il 6 gennaio 1482, giorno dell’Epifania, data in cui hanno inizio le vicende del romanzo Notre-Dame de Paris di Victor Hugo. È un giorno di feste e di rituali che si tengono in diversi luoghi – aperti e chiusi –  della città, fra cui il palazzo di Giustizia, nella cui sala immensa si affollano migliaia di parigini. Aspettano sin dal mattino presto di assistere al ‘mistero’, una sacra rappresentazione di cui è autore il poeta Pierre Gringoire. Ma lo spettacolo più atteso è l’elezione del re dei folli, una tradizione popolare che incorona – nel “livido chiarore” di quel 6 gennaio – il gobbo Quasimodo, campanaro della cattedrale, mentre  fa la sua comparsa la zingara Esmeralda e l’intreccio degli avvenimenti si mette in moto.

Dicono del libro
“Hugo ci fa credere che i protagonisti della vicenda siano esseri umani, mentre in verità – ma il titolo ne dovrebbe già essere spia – il personaggio centrale e incombente della storia è cuna chiesa. Che lì rimane malgrado le sue trasformazioni, ingoia ed espelle, nel senso più letterale del termine (leggetevi gli ultimi capitoli), il magma degli insetti bipedi che l’attorniano, e sola sopravvive tetragona _ Hugo lo ha pur detto – come una sfinge”.
(Dallintroduzione di U. Eco all’ed. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… A partire dall’Epifania, sedevamo ogni notte alla bianca parata del tavolo risplendente di calendari e di argenti, facendo solitari senza fine….”
Bruno Schulz, La cometa

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“… Oggi per me è una bellissima giornata. Viva la Befana!…”
Vamba, Il giornalino di Gian Burrasca

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“… 6 gennaio. le feste natalizie sono trascorse come al solito melanconicamente…”
Ennio Flaiano, Un marziano a Roma

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“… perché è il colmo che anche il giorno della Befana si debba fare politica…”
Manuel Vázquez Montalbán, Assassinio al Comitato Centrale

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“… ‘Si chiama teofania’, disse Fat. ‘O epifania’. ‘L’Epifania’ disse Sherri, adattando la voce al ritmo lento del suo ferro da stiro, ‘ è una festa che si celebra il 6 gennaio…”
Philip Dick, Valis

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“… Oggi è il 6 gennaio: festa della Befana. Domani tornerò a scuola…”
Aurelio Picca, L’esame di maturità

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“… Riveniva a suonare il giorno dell’Epifania, quando arrivano i Re Magi…”
Antonio Pennacchi, Canale Mussolini

5 Gennaio

5 gennaio 2014

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Volle il fato che in una notte fredda e senza luna, e di insistente e fine pioggia d’alto mare, distante parecchie miglia dalla costa sud di Babàkua, il grande pittore Panizo del Valle, che indossava un impermeabile grigio quasi identico al mio, andasse ad appoggiarsi al parapetto dove stavo appoggiato anch’io, su quella nave così fiera del suo passato (nientemeno il Bel Ami con la sua storica chiglia), che ci portava in quel remoto paese dove io ero così rispettato e amato e dove avevo pilotato – che bei giorni quelli in cui si cammina senza sapere che il tempo cammina con noi – una fantastica baleniera.
Era la notte del cinque gennaio del 1917

Enrique Vila-Matas, Mi dicono che dica chi sono (Suicidi esemplari), 1991, tr. it. L. Panunzio Cipriani, Sellerio, 1994 p. 137

Nella notte nebbiosa del 5 gennaio, su una nave che sta per approdare nell’isola di Babàkua, uno strano dialogo ha luogo fra il narratore  – che si presenta come marinaio – e un pittore, che sta andando per la prima volta nel luogo da cui provengono tanti soggetti dei suoi quadri. Via via che sul ponte della nave  la conversazione prosegue, il marinaio-narratore si rivela insidioso e allarmante per il pittore, presentandogli i difetti del paese in cui stanno per approdare, e la malignità dei suoi abitanti, che il pittore ha ritratto in passato. Le insidie, le ambiguità, gli allarmi si riflettono anche nelle frasi alla rovescia che il narratore pronuncia e nel suo nome e cognome “Satam Alive” in cui risuona il termine diavolo. Intanto la nave raggiunge il porto e la vicenda si avvia a compiersi. 

Dicono del libro
“Di dieci, ignoti, suicidi Vila-Matas finge in questo libro la cronaca: in dieci città diverse, di uomini non illustri che cercavano nella vita ‘estraña y hostil’ una mappa privata. Non per sfuggire dolori e disperazioni, ma praticando un’arte di scomparire che ha nel suicidio, commesso o devotamente contemplato, il perfezionamento”.
(Dalla bandella dell’ed. Sellerio, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“…. arrivai a Parigi la mattina del 5 gennaio 1757, di mercoledì; mai in vita mia feci viaggio più gradevole…”
Giacomo Casanova, Fuga dai Piombi


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“… Il 5 gennaio 1888 … egli fu rinvenuto su una piccola imbarcazione dal nome illeggibile…”
Herbert G. Wells, L’isola del dottor Moreau


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“… e una mattina, era la vigilia dell’Epifania, il 5 gennaio del 1900, una data impossibile da dimenticare…”
Vasco Pratolini, Metello
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“.. L’affaire di Marina e Demon cominciò il giorno del compleanno di lui, di lei e di Daniel Veen: il 5 gennaio 1868…”
Vladimir Nabokov, Ada 

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“… I giorni passarono con una rapidità spaventosa; dovevamo ripartire il 5 gennaio…”
Michel Houellebecq, Piattaforma